Panpizza rosmarino
Quando un*
criminale supera i limiti della sopportazione sociale, si innesca l’istinto
brutale del linciaggio, il desiderio tribale della distruzione totemica. In
molti Paesi questa pratica è considerata non soltanto brutale ma immorale e
dannosa al fine ultimo del sistema giudiziario, cioè garantire pace sociale ed
equità delle condizioni di partecipazione alla vita civica per varie ragioni,
la prima essendo che sulla irragionevolezza della violenza deve prevalere la giustizia
dello Stato di diritto. Un concetto che potrebbe sembrare molto moderno e che
invece in Italia è cultura consolidata, per lo meno in alcune regioni. Il 30
novembre 1786, tre anni prima della Rivoluzione Francese, infatti il fratello
di Maria Antonietta, Leopoldo II d’Asburgo-Lorena o Pietro Leopoldo I granduca
di Toscana, abolì la pena di morte, la tortura, le corporazioni e il reato di
lesa maestà. La sua era una famiglia un po’ particolare: le due sorelle, Maria
Antonietta e Maria Carolina, erano rispettivamente regine di Francia e di Napoli,
i genitori Francesco I e Maria Teresa d’Austria. Aveva idee differenti dalle
sue parenti, in particolare da Maria Antonietta, essendo stata Maria Carolina per
un periodo della sua vita abbastanza illuminata, e trovò in Toscana terreno
fertile per mettere in pratica le sue idee libertarie, tra cui una riforma dell’economia.
L’abolizione della pena di morte e della tortura sono stati passi fondamentali
per l’affermazione di una cultura della pace fondata non su un presunto diritto
divino ma sulla possibilità della società stessa di essere giusta. Quando lo
Stato uccide non afferma la propria forza bensì la propria impotenza. Questo è
uno dei principi alla base del diritto penale internazionale per cui qualunque
persona, anche dittatori e dittatrici, hanno diritto ad un giusto processo, che
preveda la difesa dell’imputat* e non soltanto l’accusa. Ai metodi brutali e
arbitrari delle dittature si oppone la cultura del diritto e il ristabilimento
della pace sociale e di quelle condizioni di equità nella partecipazione civica
spazzate via dalle dittature.
Ricetta molto liberamente
ispirata al pan ramerino fiorentino.
Mix di tre
farine, integrali e semola in proporzione adeguata all’impasto
Latte 0,1%
Una noce di burro
Rosmarino appena
raccolto
Lievitino
(farina integrale, lievito di birra, acqua)
Preparare il
lievitino mescolando acqua, farina, lievito di birra, far lievitare per qualche
ora, unirne una parte al mix di farine e aggiungere rosmarino, burro e latte
quanto ne richiede l’impasto affinché rimanga molto morbido sebben strutturato.
Lasciar lievitare una notte e un giorno. Impastare di nuovo, se necessario
aggiungere farina e/o acqua così da ottenere un impasto morbido ma più sodo del
primo impasto. Lasciar lievitare una notte direttamente in teglia, leggermente
oliata o con carta forno, infornare la mattina in forno molto per caldo per il
tempo necessario alla cottura, solitamente circa 45’.
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