Minestrone con
miglio e lenticchie rosse decorticate
Sull’Aventino, uno
tra i più panoramici sette colli di Roma, solevano rifugiarsi i plebei nei
periodi più duri delle lotte con i patrizi e, in seguito all’infame omicidio di
Giacomo Matteotti, i deputati libertari si riunirono su quel monte per manifestare
il proprio dissenso all’ascesa (contenibile) del fascismo, dunque di quel
regime che violò qualunque idea di Stato, ribaltando il concetto di giustizia e
dando vita ad una delle più atroci e squallide dittature della, paradossalmente
breve, storia patria. A conclusione della Seconda guerra mondiale il mondo
intero si interrogò sul modo in cui sarebbe stato opportuno punire i criminali
che avevano governato distruggendo qualunque possibilità di fiducia nelle
istituzioni, calpestando i diritti umani, massacrando persone, umiliando oppositori
e commettendo le più atroci efferatezze. I vincitori volevano dimostrare che
uccidere, massacrare, distruggere era sbagliato e contrario a ciò che dovrebbe
costituire le fondamenta della fiducia tra persone che si costituiscono in Stato
civile, che si organizzano e costruiscono una società quotidianamente. Oltre a
sporadici atti di vendetta, si optò, a livello generale ed istituzionale per un
processo che venne celebrato a Norimberga per riaffermare la concretezza e la
giustezza del diritto, dello Stato di diritto in opposizione alla barbarie e al
rovesciamento del senso dello Stato in direzione illiberale e illibertaria. Venne
ribadito il principio per cui chiunque è innocente fino a prova, all’interno di
un tribunale che rappresenta i diritti di tutti coloro che compongono lo Stato,
del contrario. I presunti criminali erano colpevoli oltre ogni ragionevole
dubbio. Molti affermarono che fu un processo farsa ma in realtà costituì il
primo vero momento di riaffermazione della solidarietà tra Popoli liberi in cui
le istituzioni sono utili al cittadino. Il 17 luglio 1998 sullo stesso colle su
cui si erano barricate le forze democratiche durante la crisi del 1924 seguita
all’omicidio vigliacco di un politico italiano, i rappresentanti degli Stati che,
dopo la seconda guerra mondiale, si erano raggruppati in una organizzazione
sovranazionale, le Nazioni Unite, per evitare ulteriori guerre e cercare, più o
meno e per quanto possibile, di perseguire la pace nel mondo, raggiunsero un
accordo sull’istituzione di un tribunale permanente con giurisdizione sovranazionale.
Il trattato
prese il nome di Statuto di Roma della Corte penale internazionale, una corte,
appunto, con il compito di assicurare alla giustizia gli eventuali criminali
che avessero deciso di sovvertire l’ordinamento dello Stato andando a
macchiarsi di delitti tanto orrendi da essere considerati commessi contro l’intera
umanità.
L’intenzione era
ottima, la realizzazione alquanto migliorabile e minata alla base da una serie
di opposizioni eccellenti, tra cui Stati Uniti d’America, Cina, Russia e
Israele.
Questa ricetta è
ispirata alla libertà, necessaria come l’aria, l’acqua, il cibo, l’arte, la
salute, la pace e la bellezza.
Patate
Acqua
Sale iodato
Sedano
Lenticchie rosse
decorticate
Miglio
Lattuga
Cipolla rossa di
Tropea fresca
Bietina
Sbucciare le
patate, lavare la lattuga, il sedano e la bietina, tagliare la verdura a
pezzetti. Porre tutto in pentola, aggiungere la cipolla affettata, il miglio e
le lenticchie rosse decorticate, salare, coprire con acqua abbondante ma non
troppa, far cuocere a fuoco medio.