venerdì 30 settembre 2016

Rollè di tacchino

Rollè di tacchino

Le grandi ricorrenze civili spesso hanno a che fare con il naturale scorrere delle stagioni e del tempo, scandiscono rituali collettivi e si esplicitano in forme di grandi celebrazioni, che spesso includono anche le più alte cariche dello Stato e della religione.
In alcuni Paesi, tra cui gli Stati Uniti d’America, in cui il patriottismo dichiarato è più evidente che in altri luoghi, quali l’Italia, nazione antica che avrebbe bene di che andar fiera in cui il tricolore sventola prevalentemente durante i campionati di calcio, le ricorrenze civili sono considerate alla stregua di quelle religiose.
Il quattro luglio, ad esempio, è un modo per organizzare barbecue e riunioni di famiglia, per festeggiare, insomma, una ‘giornata sacra’ un ‘holiday’.
La sacralità è sovente distinta dalla quotidianità riprendendo, attualizzandolo in forma moderna, il concetto che è alla base della ritualità e del cristianesimo, ossia che la mondanità, ciò che è del mondo, gli umani affanni, pertiene alla dimensione umana, mentre l’assolutezza dell’eternità pertiene la condizione divina, quindi sacra. Nel cattolicesimo che si è sviluppato durante il Medio Evo il concetto si è andato cristallizzando con una netta divisione tra le pertinenze divine, che spesso coincidevano con quelle ecclesiastiche, dunque papali, ergo romane e quelle ‘secolari’, afferenti all’Imperatore o a chi per esso, che nella società feudale si traduceva in una grande moltitudine di personaggi, reali, nobili, feudatari, militari, vassalli, valvassori, valvassini, etc.
La distinzione tra sacralità e quotidianità nell’accezione medievale è in fondo alla base delle idee moderne di società, di cui certamente le democrazie occidentali sono un esempio lampante, quindi della distinzione tra ciò che afferisce alla sfera privata, alla meditazione religiosa, e ciò che fa parte di quella molteplicità di significati che è lo Stato laico. La laicità dello Stato e la libertà di religione e di culto, o di non religione e di non culto, è ovviamente un pilastro dell’ordinamento delle nazioni democratiche che si fonda sul principio di eguaglianza dei cittadini, che costituiscono lo Stato, dinanzi alla legge.
Eppure nelle società contemporanee e moderne sempre più la mondanità e la religiosità si uniscono in forme di speculazione capitalistica e monetaria che a molti fanno storcere il naso e gridare alla desacralizzazione del sacro.
Prima del Natale i negozi di tutto il mondo, anche di Paesi molto lontani da Roma, si riempiono di lucine e di beni da acquistare con offerte per il periodo natalizio e super offerte per far trascorrere il Natale nel modo più ‘natalizio’ possibile, perché lo Spirito del Natale è, in fondo, quella vocina buona che fa scoprire ad ogni Scrooge il suo bisogno di amare e di essere amati.
Si potrebbe dire per par condicio, negli Stati Uniti prima del quattro luglio imperversano offerte e volantini che incitano a trascorrere la ricorrenza nel modo più ‘statunitense’ possibile perché, in fondo, la bandiera a stelle e strisce unisce tutti i cittadini statunitensi nella convinzione di essere ‘cives’, cittadini del Paese a Sud del Canada e a Nord del Messico.
La ‘giornata sacra’ è, dunque anche la ricorrenza civile che non ha a che fare con le religioni eppure le modalità di festeggiamento sono le medesime.
Questa ricetta, a base del più ‘statunitense’ degli ingredienti per le festività, il tacchino, è ispirata alla sacralità delle celebrazioni religiose e civili e alla sempre maggiore reificazione, mercificazione, di ciò che afferisce ai festeggiamenti.


Rollè di tacchino
Olio extravergine di oliva
Sale grigio di Bretagna
Cipollina bianca
Aglio rosso di Sulmona del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Vino bianco
Rosmarino
Salvia


In una pentola dal fondo spesso porre l’olio e il rollè di tacchino, sigillarlo, aggiungere le erbe aromatiche, la cipolla e l’aglio tagliati a fettine sottili. Far insaporire, coprire con il vino bianco e far bollire, quindi abbassare la fiamma, salare e coprire. Cuocere per poco meno di due ore. 

giovedì 29 settembre 2016

Scrippelle mozzarella e pomodoro con farina di riso e grano saraceno

Scrippelle mozzarella e pomodoro con farina di riso e grano saraceno

Il femminismo non è una parolaccia, è, o meglio dovrebbe essere, ridondante, qualcosa di cui non c’è necessità perché esprime un concetto talmente radicato nelle società libere da non dover specificare che è ancora necessario battersi per affermare i principi basilari della libertà.
Per molti, e molte, il femminismo è però ancor oggi una parola oscura, qualcosa da temere e da cui proteggersi quale foriera di azioni atte a minare la stabilità stessa delle società, a ben guardare anche e forse è il caso di dire soprattutto di quelle cosiddette libere e aperte. Nelle altre l’oppressione è intrinseca all’ordinamento stesso di entità che contrastano il concetto stesso di Stato.
La parola è considerata ancor più indecente se associata a quello che si potrebbe definire il simbolo della nuova politica, incarnata da personaggi del calibro di Papa Francesco e Justin Trudeau, ‘gentilezza’.
Gentilezza quale chiave delle dottrine politiche? Gentilezza e femminismo quali elementi determinanti per gestire uno Stato nazionale, talmente grande da essere considerato il secondo più esteso nel Pianeta?
Quale scandalo! Eppure non ci vuole tanto a capire che il rispetto e la gentilezza sono le prime regole basilari di qualunque governo.
Questa ricetta è ispirata alla gentilezza, al femminismo e al rispetto dell’ambiente, quali chiavi di volta, speriamo, della nuova politica internazionale.

Uova
Latte
Acqua
Farina di riso
Farina di grano saraceno
Foglie verdi di cipollina essiccate
Gomasio
Panna di miglio
Olio extravergine di oliva
Sale
Origano siciliano
Pomodori freschi
Mozzarella

Preparare l’impasto delle scrippelle nel solito modo, quindi mescolando le uova, la farina, il latte e l’acqua fino ad ottenere un composto della giusta densità, utilizzando però una miscela di farina di riso, in maggioranza, e di grano saraceno che darà una pastella più collosa e leggermente più lenta rispetto a quella usuale.
Scaldare una padella antiaderente passando un tovagliolo inumidito d’olio e cominciare a cuocere le scrippelle. A parte lavare, tagliare a dadotti e condire con sale, olio e origano i pomodori, sfilacciare la mozzarella.

Oliare dunque una teglia, aggiungervi le scrippelle, riempirle con mozzarella e pomodori nella giusta misura, richiudere le scrippelle, quando la teglia sarà pronta cospargere con panna di miglio, quindi con gomasio bio e foglie verdi di cipollina essiccate. Infornare in forno già caldo a circa 180°C o 200°C per meno di mezz’ora. 

mercoledì 28 settembre 2016

Bistecchine di soia aglio, olio e pomodoro

Bistecchine di soia aglio, olio e pomodoro

“Quello che […] mi ha fatto innamorare dell’Orchestra della Scala [di Milano] è che ho sentito che non c’è dettaglio che sia troppo piccolo per non interessare i musicisti che ne fanno parte […], più il dettaglio è minimo, più ne vengono affascinati. E questo ci permette di arrivare al punto di entrare anche nell’unità più piccola della musica, che ne so, il piccolo sospiro di un fraseggio, che da tante altre orchestre sarebbe considerato con sufficienza. È questo che fa la differenza e che mi ha affascinato”. In queste parole del direttore d’orchestra Daniel Barenboim, pronunciate durante una conversazione con gli studenti presso l’Aula Magna dell’Università Cattolica di Milano nel 2008, riportata nel libro La musica è un tutto, edito da Feltrinelli, c’è tutta l’Italia, tutta la minuziosa cura per il più piccolo dettaglio che rende assolutamente unico e speciale qualunque atto artistico nel BelPaese. In questa semplice osservazione si possono ritrovare le chiese, le case e le piazze abbellite man mano, con stili affatto differenti che dialogano in un insieme armonioso in cui spazio e tempo sembrano elementi imprescindibili di un tutto in cui qualunque dettaglio, appunto, è compresente e fondamentale. L’Italia, seguendo il filo delle definizioni di Baremboim su questa arte, è un Paese musicale, in cui tutte le voci hanno la medesima forza espressiva, modulate ritmicamente in modo a volte più emotivo, altre più razionale a creare un’armonia perfetta e “permanentemente contemporanea”.
Questa ricetta, in cui si combinano suggestioni da tutti i continenti in un insieme mediterraneo e spiccatamente italiano, è ispirato alla meravigliosa diversità, biologica, linguistica, culturale, che contraddistingue l’Italia.  


Bistecchine di soia disidratate Fior di Loto
Acqua
Sale
Salsa di soia
Capperi
Pomodori dell’orto
Aglio rosso di Sulmona del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Origano siciliano
Cipollina bianca
Peperoncino


Far rinvenire le bistecchine in acqua tiepida per almeno un’ora, scolarle e quindi strizzarle e tagliarle a listerelle di circa mezzo centimetro e insaporirle leggermente con la salsa di soia, girare bene. In una padella ampia scaldare l’olio con la cipollina tritata finemente, il peperoncino e l’aglio tagliato a fettine sottili. Aggiungere le bistecchine tagliate, quindi i pomodori lavati, tagliati in pezzettoni e salati, i capperi sciacquati e l’origano siciliano, far cuocere a fuoco mediamente basso.

martedì 27 settembre 2016

Pita con mozzarella e witlof

Nella giornata mondiale del Turismo viene inevitabilmente da pensare che l'Italia è il Paese perfetto in cui viaggiare, vivere momenti indimenticabili e assaporare squisitezze locali tra panorami che ritemprano il cuore e lo spirito e fanno pensare che le il rapporto tra le società e la natura può anche essere di profondissima armonia. Si pensa e si dice spesso che il turismo potrebbe essere il vero motore di sviluppo sostenibile del BelPaese, culla della Cristianità e della cultura romana, rinascimentale, umanistica, risorgimentale, classicista. Chilometri e chilometri di coste meravigliose, montagne splendide, talmente belle da essere considerate Patrimonio UNESCO, parchi naturali e città d'arte dove camminare in un'opera d'arte urbana stratificata nei secoli. Posti esclusivi e luoghi incantevoli, regioni e aree che spesso fanno notevoli sforzi, anche economici, per promuovere territori e prodotti dell'incredibile biodiversità italiana, di quella enorme varietà di prodotti eccellenti che caratterizzano e rendono unico il settore agro-alimentare italiano. Ma allora dov'è il problema, ci sarebbe da chiedersi guardando la situazione reale, effettiva dell'Italia. Facilissimo sarebbe rispondere che non ci dovrebbe essere alcun problema, alcuna difficoltà. Eppure basta fare un giro in una grande stazione italiana per avere una sensazione di sgradevolezza. Da molti anni il trasporto su rotaia sta degradando verso disservizi inaccettabili a causa di gestioni assurde di veri e propri tesori infrastrutturali, quello aereo sta abbassando sempre più gli standard qualitativi dopo aver 'accorciato' le distanze tra Paesi e Continenti e per quello spaziale c'è ancora parecchio da fare. Le persone però continuano a spostarsi e gli autobus sono sempre più un mezzo per muoversi e vivere luoghi che altrimenti sarebbero irraggiungibili. Le persone vanno in vacanza, utilizzano il proprio tempo libero per essere felici, per ritemprarsi e conoscere il BelPaese. Molti turisti arrivano da altre nazioni e quando devono raggiungere qualche luogo di villeggiatura particolarmente bello hanno anche la possibilità del trasporto su gomma, tra l'altro molto meno inquinante di quello aereo. Ecco allora che il viaggio può ricominciare ad essere considerato non soltanto uno spostamento verso un luogo, qualcosa di poco gradevole, ma un'esperienza di bellezza ed eleganza, qualcosa che deve rimanere impresso nella memoria, qualcosa di talmente bello e piacevole da far sentire le persone, i viaggiatori, all'interno di un grandissimo sogno, di un'esperienza unica perché è la vacanza che hanno sognato, preparato, immaginato e per la quale magari hanno fatto qualche rinuncia. Viaggiare è anche un atto di bellezza e di piacere, un atto di eleganza e meraviglia, un momento di rispetto nei confronti di sé stessi e del luogo in cui si agisce. Una stazione di autobus locali, regionali, interregionali e internazionali deve essere un luogo piacevole, un posto in cui arrivare con tutto l'agio, depositare i bagagli che verranno stivati con calma dal personale addetto, dove essere accolti e sentirsi in un luogo elegante, in un posto dove è bello essere perché si sta facendo qualcosa di importante come viaggiare, andare a vedere una città d'arte e luoghi talmente spettacolari da essere unanimemente considerati tali. Il lusso è d'altronde un marchio distintivo dell'italianità, qualcosa che può essere un biglietto da visita anche e soprattutto nei luoghi quali le stazioni, le stazioni degli autobus, i porti e gli aeroporti. La stazione romana Tibus dovrebbe essere il fiore all'occhiello della città, un luogo dove rilassarsi prima di una partenza o dove essere accolti quando si arriva o si torna nella Città Eterna perché il lusso di un viaggio, di una vacanza e di una bella gita deve essere un'esperienza piacevole, gradevole e appagante, non qualcosa di squallido e sgradevole, da guardare con sospetto quando si pensa a prenotare una vacanza o un viaggio.
Questa ricetta, in cui i punti cardinali europei si incontrano, è ispirata all'eleganza del turismo quale possibilità di sviluppo sostenibile del BelPaese.


Pasta fillo
Mozzarella
Indivia belga witlof
Olio per oliare e spennellare



Oliare la teglia, disporre la pasta fillo nel modo consueto per creare la pita o il burek, lavare e tagliare a listerelle sottili, unire alla mozzarella sbriciolata, riempire la pasta fillo nel modo consueto per la pita e il burek. Quindi spennellare con l'olio e infornare in forno già caldo a 180°C o 200°C.

lunedì 26 settembre 2016

Pita con feta e pomodori

Il teatro è una stranissima abitudine sociale che caratterizza in modo netto la capacità dei popoli di sapersi criticare e migliorare. Ridere e piangere delle proprie miserie, di comportamenti sociali, delle nostre abitudini ci aiuta a vivere in modo più consapevole e libero la nostra vita, sociale, attiva e privata. D'altronde non è forse un caso se forme di teatro si siano sviluppate pressoché in qualunque angolo del Pianeta e in qualsiasi epoca storica. Spesso abbinato alla dimensione religiosa, che prevede una forma simile eppure diametralmente opposta di fiducia da parte di partecipanti a quel meraviglioso rito collettivo che è il teatro. Se nelle epoche passate le rappresentazioni erano anche una forma di conoscenza e di affermazione dell'esistenza di classi sociali differenti, oggi, pur mantenendo il ruolo di prima donna della comprensione di società e umori insieme alla danza, alla musica, all'arte, è un atto di puro piacere intellettuale. Prima di recarvisi si controlla il cartellone, si sceglie lo spettacolo, poi ci si veste nel modo più adatto e quindi si cambia qualche abitudine per entrare in una sala con tante poltrone, o sedie, o panche di marmo costruite millenni fa per decidere insieme ad altre persone di sospendere per poco più di un'ora i preconcetti su spazio, tempo, realtà ed entrare nella finzione collettiva che prevede una comprensione immediata di una finzione, che si vuole fare essere vera, almeno in quel momento. Si sceglie, si decide di credere a ciò che potrebbe anche essere verosimile o completamente fantastico ma che è soprattutto, o dovrebbe essere, mestiere, magia, emozione, fantasia, gioco. I grandi attori, quelli che il mestiere dell'attore conoscono fin nei più arcaici anfratti, sanno che lo 'straniamento brechtiano', il rivelare la finzione mentre la si attua e la si rende vera, è il modo migliore per carpire la fiducia del pubblico e dunque avventurarsi insieme verso gli universi di senso delle parole, delle luci, delle note, delle danze, dei silenzi. 
Molti affermano che il teatro è vita, e in effetti la vita delle società libere, aperte, democratiche è anche l'affermazione della bellezza dell'esser vivi e partecipi nella meravigliosa finzione di una delle arti che da sempre continua ad affascinare milioni di spettatori in tutto il mondo. 
Questa ricetta è ispirata alla democrazia e alla libertà di andare a teatro, di vivere, anche per un po' l'illusione fantastica della fantasia.  

Pasta Fillo Holycon
Feta D.O.P.
Pomodori dell'orto maturati al sole e raccolti in giornata
Olio extravergine di oliva D.O.P.
Sale iodato
Sesamo biologico

Lavare i pomodori, tagliarli a pezzi di circa 3 cm, porli in una terrina, condirli con olio e non troppo sale, farli riposare per qualche minuto per insaporirli, quindi sbriciolarvi la feta e mescolare bene. Oliare una teglia e porre la pasta fillo nel modo tradizionale a creare delle onde tubolari di circa 2cm di spessore che si richiudono sul ripieno. Quando la pita sarà pronta spennellare con olio extravergine e spolverare con sesamo biologico, eventualmente decorare con un foglio di pasta fillo accartocciato in modo da formare un fiocco nebuloso. Quindi infornare in forno ben caldo a 200°C o 220°C fino a completa doratura. 

domenica 25 settembre 2016

Tortilla de patatas

Tortilla de patatas

Il femminismo è una strana parola che sembra evocare streghe, stregoni e soprattutto paure ataviche eppure racchiude in sé la più semplice delle ovvietà: non esiste una società libera se le donne non sono libere. Queste parole sono ripetute negli scritti di chiunque abbia avuto a che fare con la tematica che, a ben guardare, altro non si dovrebbe chiamare se non ‘teorie e pratiche di libertà’. Taluni politici in grado di svolgere tale difficilissimo mestiere affermano con orgoglio di essere femministi, è questo il caso del Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, altri ‘aprono’ alle donne, come ad esempio Papa Francesco che ha più volte ribadito l’importanza delle donne nella storia della religione di cui incarna l’Entità suprema. Fa però una certa impressione andare a leggere righe di un libro reso più affascinante dal tempo e ritrovare intatti i pregiudizi e le reticenze che tale parola incute. “Así, pues, el feminismo encierra como doctrina los principios más puros de libertad y de justicia y como obra, entraña, una gran utilidad social” [Così, dunque, il femminismo contiene come dottrina i principi più puri di libertà e giustizia e ne consegue, un’azione di grande utilità sociale. Traduzione approssimativa e personale.] scriveva Carmen de Burgos, alias Columbine, nel 1927, ossia poco meno di novant’anni fa e le cose non sono poi così cambiate. Quando si parla di femminismo c’è sempre e comunque da fare qualche premessa. Pensare che Columbine per scrivere su un giornale doveva usare pseudonimi perché donna, nata e cresciuta nel Sud più ‘arabo’ della Spagna, ad Almería, fa venire i brividi, fa pensare all’assurdità di quanto poco ovvio sia l’ovvio quando si parla di donne e di diritti fondamentali.
Questa ricetta, tipicamente spagnola, è ispirata a Columbine e a tutte le donne che agiscono e lottano per la libertà di uomini e donne, per la costruzione di società in cui la parola ‘femminismo’ possa sembrare tanto inutile e priva di senso quanto la parola ‘mascolinismo’ in quanto rappresentazione di ciò che è ovvio, naturale, semplice.

Patate
Acqua
Uova
Olio extravergine di oliva
Sale


Lavare le patate e metterle in pentola senza sbucciarle, coprire abbondantemente ma non troppo con l’acqua fredda e mettere a bollire coperte fino a cottura. Quindi scolarle e farle intiepidire, sbucciarle, frangerne una parte e tagliare a fettine spesse meno di un centimetro le altre. Condirle con sale e olio a piacimento. A parte sbattere le uova, eventualmente utilizzando anche la frusta per dolci e salarle leggermente. Unire le uova alle patate fino ad ottenere un composto denso quasi come una pastella leggera. Oliare una padella antiaderente col bordo sufficientemente alto da poter ottenere una tortilla spessa circa 3 o 4 centimetri. Metterla sul fuoco e scaldarla al punto giusto, quindi aggiungere il composto e tenere a fiamma bassa senza coprire, girare più volte, se necessario oliando nuovamente la pentola, facendo attenzione a non rompere la tortilla, con un piatto o con l’apposito coperchio, continuare a cuocere a fuoco basso ma non troppo, cosicché l’interno risulti morbido e le uova siano uniformemente cotte. 

sabato 24 settembre 2016

Maccheroni a centinara di Enza con pomodori, melanzane e primosale

L'Italia, oltre ad essere un Paese ricco di diversità, è anche un luogo dove esistono infiniti modi perfetti per creare quelli che ad uno sguardo superficiale potrebbero sembrare orpelli o dettagli. Il tombolo, antica arte di intrecciare fili forse nata con l'esigenza di rammendare e non sprecare, non buttare inutilmente preziosa biancheria, che si è sviluppato in forma artistica e di sofisticato artigianato, è una delle tante espressioni di differenze e diversità che caratterizzano la produzione artigianale di qualità italiana, spesso fatta di dettagli complicatissimi con la pretesa di essere semplici decori.
Questa ricetta fresca, genuina e all'apparenza facilissima è ispirata alla capacità tutta italiana di complicare la semplicità in modo talmente complesso da renderla semplice, all'apparenza e superficialmente.


Maccheroni a centonara o centinara o cento (impastare acqua e farina, dunque fare piccoli budellini di circa 0,8 cm di diametro e lunghezza variabile anche fino a 30cm)
Melanzane dell'orto
Primosale Collemaggio
Acqua
Sale
Cipolla fresca
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga
Olio extravergine di oliva
Basilico fresco
Peperoncino fresco se piace



Impastare i maccheroni a centonara se non si ha una suocera gentile che li prepara a mano uno per uno, mettere in una padella olio, aglio tagliato sottile, poca cipolla fresca tritata finemente, sale, pomodori dell'orto lavati e tagliati a tocchetti, far cuocere poco. A parte friggere in olio extravergine di oliva le melanzane precedentemente lavate, tagliate in fette di circa 1cm di spessore, messe sotto sale per qualche ora e dunque asciugate. Farle scolare su carta pane o carta assorbente, farle freddare un po' quindi tagliarle con le forbici in pezzetti irregolari di circa 2cm per 4cm, aggiungerle al sugo insieme al basilico fresco, cuocere qualche minuto mentre si lessano i centonara nell'abbondante acqua salata. Sbriciolare il primosale e condire i maccheroncini scolati con il sugo.

venerdì 23 settembre 2016

Tonnarelli con pomodori freschi e primosale

Questa ricetta è ispirata ai semplici piaceri della vita, che essendo semplici non necessitano di troppe parole.


Tonnarelli Franceschini
Pomodori freschi
Olio extravergine di oliva
Sale
Aglio rosso di Sulmona dal Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Origano siciliano
Peperoncino fresco
Primosale Collemaggio
Acqua
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore



In una padella mettere olio, aglio tagliato a fettine sottilissime, peperoncino, pomodori lavati e tagliati a pezzetti, origano e sale, accendere la fiamma, abbassare la fiamma e coprire, far cuocere a fuoco bassisimo per poco tempo. Nel frattempo far bollire l'acqua, salarla e lessare i tonnarelli, porli in un recipiente per la pasta dove è stato precedentemente messo il sughetto e il primosale sbriciolato a mano, aggiungere parmigiano grattugiato, girare bene.  

giovedì 22 settembre 2016

Pollo ruspante con friggitelli, patate e peperoni


L'agricoltura biologica è ormai diventata un importante settore del comparto agroalimentare, ovunque nei supermercati e nei negozi di alimentari è possibile trovare prodotti 'biologici' o che contengono ingredienti da coltivazioni biologiche certificate. Esistono negozietti specializzati in alimenti vegani, vegetariani e biologici e addirittura i prodotti alimentari di talune marche sono vendute nelle erboristerie, nelle parafarmacie se non proprio nelle farmacie. Andando a leggere l'etichetta si scopre che spesso anche i marchi che infondono maggior fiducia nel consumatore consapevole si scopre però molto spesso che anche i legumi provengono da coltivazioni non europee, andando a leggere meglio si trovano molti prodotti cinesi e sudamericani e addirittura può accadere di trovare prodotti biologici, vegani, vegetariani a base di soia proveniente dalla Svizzera con criteri aderenti alla carta di Basilea creata con il WWF. Ora, certamente l'Italia ha tanti difetti e tantissimi problemi irrisolti però è vero che è il Paese con la maggiore biodiversità che, per quanto poi riguarda i legumi sbaraglia letteralmente qualunque altra nazione per varietà, qualità e 'purezza', tra l'altro generalmente certificata dai rigidi controlli del MIPAAF. In ogni regione italiana vi sono decine di qualità di legumi, cosa impensabile in qualunque altra nazione in cui le cultivar si contano comodamente con le dita di una mano, il che vuol dire che ogni terreno, ogni clima, ogni territorio ha i propri legumi tipici selezionati nei secoli dagli agricoltori che hanno dovuto e saputo rispettare le caratteristiche peculiari della zona di produzione senza bisogno di utilizzare sostanze chimiche dannose per la terra, per gli animali e per l'uomo. Molte di queste coltivazioni non vantano il bollino 'biologico' perché, semplicemente, non hanno necessità di pre-trattare i terreni: le coltivazioni sono quelle che ormai vengono pressoché spontaneamente, quelle che hanno trovato il loro habitat ideale e quindi non hanno necessità di trattamenti particolari ma spesso non sono idonee ad ottenere la certificazione che tanta fiducia incute nel consumatore informato.
Questa ricetta è preparata con un ruspante pollo toscano e gli ortaggi dell'orticello che non ha mai avuto altri trattamenti del riposo, concime naturale e acqua del pozzo giudicata pressoché potabile, non include prodotti biologici, anche perché gli ingredienti non supererebbero mai i criteri per tale certificazione.


Friggitelli
Patate
Peperoni
Olio extravergine di oliva
Pollo ruspante
Sale
Birra chiara
Timo
Ginepro


In una teglia antiaderente porre il pollo tagliato in quattro, senza testa e zampe, i peperoni lavati, mondati di semi e picciolo e tagliati a fette grossolane, le patate sbucciate lavate e tagliate a pezzi grossolani, il sale e l'olio in abbondanza ma non troppo, il timo, le bacche di ginepro, più avanti aggiungere i friggitelli se li si vuol mangiare come contorno oppure metterli insieme al pollo per dare più sapore e un filino di birra.



mercoledì 21 settembre 2016

Roastbeef di Chianina della Maremma Toscana


È impossibile. Così cominciano molte storie di successi insperati, di utopie realizzate e così finiscono molteplici avventure ben al di là delle proprie possibilità. Le utopie, le idee strampalate e un po' folli, quelle che si fiutano nell'aria e quelle che all'improvviso arrivano così, semplici e movimentate, spesso sono frutto di una conversazione tra il serio e il giocoso. Vengono immaginate, rese possibili nella fantasia, ecco che sono lì, quasi a portata di mano, poi ci si guarda negli occhi e si scoppia in una sonora risata. Che scemi, pensiamo senza toglierci di dosso la sensazione che forse quell'idea strampalata non è poi così irrealizzabile come sembra o effettivamente è. Il più delle volte, d'altronde, immaginare è un meraviglioso esercizio per la fantasia e per la creazione di scenari e possibilità reali.
Questa ricetta, nella Giornata internazionale della Pace, è ispirata alle idee irrealizzabili e alla meraviglia della fantasia.


Arrosto di Chianina della Maremma Toscana
Cipolla
Olio extravergine di oliva
Aglio rosso di Sulmona del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga
Vino bianco, pochissimo
Acqua
Sale
Bacche di Ginepro Cerqueto



In una pentola d'acciaio porre l'olio, le cipolle lavate e sbucciate, l'aglio a fettine sottilissime, far sigillare l'arrosto, quindi sfumare col vino bianco appena appena, prima che l'aglio imbiondisca, quindi aggiungere l'acqua, le bacche di ginepro, abbassare la fiamma, coprire e far cuocere, verso metà cottura, o anche un po' più avanti, salare. Tagliare a fette e far finire di cuocere nel sughetto di cottura.  

martedì 20 settembre 2016

Pita con Taleggio abruzzese di capra e miele di acacia


L'identità culturale italiana, e parzialmente anche europea, ha una peculiarità che la caratterizza e che è al contempo un punto di forza enorme e di debolezza straordinaria, la capacità di creare minuziose variazioni di qualcosa che potrebbe essere un semplice atto della vita quotidiana fino a raggiungere altissime vette di creatività ed espressioni sublimi in capolavori assoluti dell'arte e di generale e diffusa bellezza anche nelle più piccole cose. Il medesimo atteggiamento, evidentemente, porta a volte alla convinzione, largamente condivisa nel BelPaese e in molti Paesi europei, che la leopardiana siepe del proprio orticello sia anche il limite estremo del mondo conosciuto, dello scibile umano e, fondamentalmente delle terre emerse, sommerse e disperse nei più oscuri meandri della materia stellare. Questo duplice atteggiamento si ritrova nella fondamentale disattenzione per ciò che accade oltre quella famosa e, grazie al grande poeta di Recanati, eterna siepe. Se molto si discute sui destini incrociati dell'Unione europea, sulle politiche, le alleanze e le normative che peraltro appaiono spesso molto distanti dall'orticello personale, non foss'altro che per la necessità di adeguarsi a determinati standard per ottenere talune certificazioni, molto poco si parla e si conosce di tutto ciò che accade oltre la sponda settentrionale del Mediterraneo. Da qualche anno è entrato nel linguaggio comune un ipotetico gruppo di Paesi emergenti che economicamente potrebbe richiedere lo sforzo immane di alzare lo sguardo oltre la famosa siepe per non vederla rinsecchire fino alla scomparsa in un battibaleno. B.rasile, I.ndia, C.ina, S.udafrica vengono accomunati in una sigla che ha una minacciosa assonanza con la parola inglese 'trick', scherzetto, brutto tiro. Da qualche tempo si parla con terrore di potenziali accordi euro-statunitensi su settori quali l'agro-alimentare ma niente, o quasi, si conosce della gran quantità di patti, alleanze, accordi, trattati tra i Paesi dei sette continenti, o cinque per chi è affezionato ai libri di geografia e alle mappe di spessa carta appese nelle scuole pubbliche italiane. I sette continenti sarebbero:
  • Africa: con 54 Stati,
  • Antartide che in base al Trattato Antartico appartiene ad alcun Paese ma 7 nazioni hanno parte del proprio territorio in prossimità se non proprio all'interno di esso e altri 4 avanzano rivendicazioni territoriali,
  • Asia: che sono 49, di cui 1 geograficamente asiatico e amministrativamente europeo, 3 transcaucasici talvolta considerati europei, 3 con territorio asiatico ed europeo,
  • Europa: che comprende 50 Stati di cui 1 geograficamente asiatico, 3 su territorio asiatico ed europeo, 3 transcaucasici a volte considerati europei ,
  • Nordamerica che comprende circa 41 Stati,
  • Oceania: che comprende 14 Stati, suddivisi in 4 macroregioni, 2 Stati associati, 18 territori associati che fanno parte di 6 Stati su 3 continenti,
  • Sudamerica: che comprende 15 Stati.
Esistono modelli a sei continenti, in cui Europa e Asia sono Eurasia; a cinque continenti, che o uniscono Europa e Asia nell'Eurasia e le Americhe, oppure uniscono le Americhe e non considerano l'Antartide come continente; a quattro continenti, che o uniscono Europa, Africa e Asia in Eurafrasia, oppure considerano il Continente Antico, Nuovo, Nuovissimo e Recente.
È dunque palese che immaginare l'Europa unita quale primaria possibilità di accordo tra Stati per la creazione della pace e considerare l'ONU quale lontanissimo strumento per cercare di non distruggere il Pianeta è qualcosa che potrebbe non essere la soluzione più adatta a mantenere gradevole e folta la siepe dell'orticello di ognuno. È vero che il sogno dell'Europa unita ha impiegato quasi trecento anni prima di poter essere messo in pratica, ma è anche vero che sussistono ragioni politiche, storiche e culturali che potrebbero far immaginare un'Unione più ampia, solida e concreta tra Paesi che hanno caratteristiche in qualche misura amministrativamente e politicamente assimilabili in forme di unione sovranazionale e transnazionale sempre più forti e complesse che includano Paesi e Stati 'like-minded', lasciando, al contempo, maggiore indipendenza e libertà ai territori che da decenni, se non da secoli, lottano per l'irredentismo.
Questo tipo di unione presupporrebbe, ovviamente, una forma di democrazia molto limpida e solida e soprattutto grandi competenze da parte di chi dovrebbe poi amministrare le organizzazioni preposte alla gestione amministrativa e politica di tale unione, ispirandosi a tutto il buono che è stato costruito all'interno e con altre organizzazioni e apprendendo dagli errori da non reiterare.
Nel centoquarantaseiesimo anniversario della liberazione di Roma questa ricetta, in cui sapori asiatici, europei, medio-orientali, dunque africani, e americani si uniscono a creare un insieme armonioso , semplice e delicato è ispirato ai sogni realizzabili, alle idee di libertà e alle pratiche di pace, nonché agli universi di senso di ogni singola siepe di ogni orticello meraviglioso nella propria peculiarità.


Pasta fillo
Taleggio abruzzese di capra, La Camoscina
Miele biologico di acacia
Olio per oliare e spennellare


Oliare la teglia, disporre la pasta fillo nel modo consueto per creare la pita o il burek, tagliare a pezzettini il formaggio, riempire la pasta fillo nel modo consueto per la pita e il burek. Quindi spennellare con l'olio e infornare in forno già caldo a 180°C o 200°C. Servire appena sfornato con qualche goccia di miele di acacia ed eventualmente con timo fresco.  

lunedì 19 settembre 2016

Fagottelli con pancetta e vino bianco mentanese

“In Italia ovunque vai trovi il vino buono” sarebbe una frase da stampare a lettere cubitali sulla porta degli Uffici del Turismo disseminati nelle varie città, paesi e paesini italiani. 

Se vi fossero Uffici del Turismo disseminati sul territorio nazionale, cosa ovvia e decisamente normale in Francia, che chiaramente utilizza al meglio tutte le possibilità che il territorio francese offre ma astrusa e talmente complessa da risultare avveniristica in Italia, o almeno in alcune località italiane che potrebbero senza alcuna difficoltà vivere e prosperare solamente grazie al turismo.

Questa ricetta è ispirata al turismo e alle specialità enogastronomiche che rendono unica l'Italia, campione assoluto di biodiversità e diversità culturale.


Farina Frumenta
Farina Integrale Molino Chiavazza
Pancetta
Mozzarella
Lievito di birra
Acqua
Olio extravergine di oliva
Vino bianco mentanese



Impastare le due farine con il lievito di birra sciolto in acqua tiepida, porre in un recipiente, coprire con la carta pellicola e con una coperta, far lievitare. Tagliuzzare la pancetta con le forbici, porla in una padella fredda, accendere il fuoco e farla diventare croccante, sfumare con il vino e continuare a cuocere. Fare dischetti di circa 10cm di diametro con le mani oliate, porvi la mozzarella, un cucchiaino di pancetta, richiudere, mettere nella teglia da plum cake avvolti nella carta forno, infornare in forno già caldo a circa 200°C o 220°C per circa 15' o 20'.

domenica 18 settembre 2016

Crema di ricotta del Gran Sasso, miele di acacia e Brasil Gentilini, ricetta di Mamma Lucilla


Alcuni sapori sono indimenticabili, spesso perché sono genuini, buoni e ricordano i tempi della selvaggia libertà infantile. I Gentilini sono parte integrante della memoria sensoriale di moltissime persone vissute a Roma e provincia, le zaffate di profumo sulla Tiburtina durante le infornate di biscotti mentre si è nel bel mezzo di una fila di macchine è qualcosa che fa passare il nervosismo di essere bloccati nel traffico, l'odio per chiunque stia bloccando il traffico e tutte le ubbie e le imprecazioni mentali che si affastellano nelle menti delle persone quando si è in macchina fermi in una lunga striscia di macchine, tra cui, ovviamente quelle nei confronti di politici e politicanti romani che in tanti anni non sono ancora riusciti, come invece avevano fatto gli antichi, a creare una rete di trasporto pubblico decente. Mentre le imprecazioni mentali arrivano alla fatidica domanda: 'ma che ci vuole ad immaginare una navetta che colleghi il GRA e per quale insondabile motivo non ci sono collegamenti decenti tra Roma e le aree del cosiddetto hinterland?', le nebbie di nervosismo sembrano dissolversi al solo profumo delle sfornate della Fabbrica Gentilini e le imprecazioni si trasformano magicamente in lodi per la fabbrica che ha deciso, negli anni, di continuare a produrre dolciumi senza aggiungere semilavorati di pessima qualità peraltro nocivi per la salute. A questo si aggiunge il sapore e la consistenza ormai quasi dimenticata della vera ricotta fatta con vero latte di vere pecore che pascolano in un prato vero e il miele di acacia che niente ha a che vedere con quella specie di melasse industriali di note marche anche italiane.
Questa ricetta, semplice, gustosa e soprattutto genuina, è ispirata alla necessità di genuinità nella cucina, nella vita e nello sport.


Ricotta del caseificio del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga
Miele di acacia del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga
Gentilini Brasil spezzettati



In una terrina porre la ricotta freschissima e molto ben scolata, lavorarla un po' con la forchetta, quindi aggiungere il miele di acacia, e poi i Gentilini spezzettati e sbriciolati, continuare a girare fino ad ottenere un composto omogeneo e compatto.  

sabato 17 settembre 2016

Vermicelli di riso con merluzzo, porcini sottolio, timo citronella, pomodori secchi e vino mentanese


Questa ricetta è ispirata al Tricolore italiano, bandiera che trae origine dai moti francesi e che nella Repubblica Cispadana ha trovato i suoi colori e la sua foggia attuale.

La Costituzione della Repubblica Cisalpina non è però, a ben guardare, tanto moderna. Quell'epoca pullulava di discussioni sul concetto di cittadinanza e sudditanza, su ciò che
La Costituzione statunitense, completata
lunedì 17 settembre 1787 
avrebbe dovuto e potuto essere 'Stato' e 'Nazione', che travalicava e non prescindeva i confini geografici di tali entità e che, soprattutto, poneva nella libera assemblea di persone organizzatesi in forma costituzionale l'essenza civile e non religiosa del potere. 


Lo Stato riguarda l'organizzazione pratica della vita quotidiana e non 'appartiene' a qualche sovrano che arbitrariamente, in virtù di una presunta divinità della propria condizione, decideva a piacimento i destini degli abitanti e del territorio.

Le costituzioni di Stati Uniti, Francia e della Repubblica Cisalpina risentono grandemente di una sorta di 'sudditanza' dello spirito per quanto concerne la condizione di piena e libera cittadinanza. Sembra quasi che permanga un dubbio teologico sulla effettiva legittimità di governo da parte di assemblee di liberi componenti dello Stato stesso. 

L'Illuminismo parla di luce della ragione contrapposta all'oscurantismo della ragione ma l'assonanza di metafore tra la luce della divinità e le tenebre dell'ignoranza della religione è talmente evidente da palesarsi finanche nella stesura delle prime costituzioni degli stati moderni.

Aglio
Olio extravergine di oliva
Porcini sottolio
Timo citronella fresco
Pomodori secchi
Filetti di merluzzo o baccalà dissalato
Vino bianco mentanese Garibaldino
Peperoncino
Vermicelli di riso Suzi Wan
Pepe nero



Far scaldare l'olio con uno spicchio d'aglio tagliato sottilissimo, uno spicchio di peperoncino, un paio di pomodori secchi sciacquati e triturati, timo citronella, aggiungere dunque i porcini scolati e sciacquati, indi il merluzzo o il baccalà a tocchetti, sfumare con il vino, abbassare la fiamma, coprire e far cuocere. A parte lessare i vermicelli e scolarli. A fine cottura spolverare con poco pepe nero e verde macinato all'istante e aggiungere i vermicelli lessati e scolati. Guarnire con timo fresco.  

venerdì 16 settembre 2016

Omelette con patate novelle e indivia belga


Mettendo due Everest uno sopra all'altro, con un po' di fatica e molto allenamento si arriverebbe nella cosiddetta Ozonosfera, una sorta di pellicola che avvolge il Pianeta Terra composta da un gas 'serra' che ha la caratteristica di accogliere l'energia solare trasformando la nocività per la vita terrestre dei raggi solari in elementi utili al proliferare della vita stessa.
A circa 15 chilometri sopra le nostre teste c'è un gas, il cui nome è Ozono, che si premura di proteggerci e trasformare le radiazioni per noi nocive in qualcosa che non soltanto ci fa stare bene ma rende possibile la vita sul Pianeta, fa sì che tutto ciò che noi siamo e conosciamo esista.
Nel 1974 alcuni scienziati denunciarono il pericolo di assottigliamento della ozonosfera a causa dell'utilizzo sconsiderato di prodotti utilizzati per le bombolette spray. Da lì partirono campagne di sensibilizzazione e dunque oggi si è arrivati a comprendere che è necessario proteggere l'Ozonosfera. In altre, semplicissime parole, si è capito che distruggere la vita, la natura e tutto ciò di cui siamo parte non è esattamente una buona idea, anzi è una pessima idea.
Questa ricetta, semplicissima e che riutilizza taluni elementi già cotti in precedenza, è ispirata alla necessità di comprendere quanto la protezione e tutela dell'ambiente sia fondamentale.


Patate novelle
Sale
Olio extravergine di oliva
Rosmarino
Curry mild
Latte di farro
Farina 00
Indivia belga
Cipolla

Lavare per bene le patate novelle senza sbucciarle, asciugarle e mettere in una teglia oliata, salare, aggiungere il rosmarino e infornare in forno già caldo a 200°C o 220°C fino a cottura, farle freddare, quindi lavare e tagliare a listerelle l'indivia belga e sbattere le uova con farina e latte di farro. In una padella far scaldare l'olio con un po' di cipolla, togliere la cipolla, aggiungere il curry, l'indivia belga e le patate novelle cotte e tagliate a fette di circa 2 cm. Cuocere a fuoco moderatamente alto quindi aggiungere il composto di latte, farina e uova, far cuocere a fuoco vivace ma non troppo, girare la frittata sul piatto quando è necessario e continuare a cuocere fino al raggiungimento della giusta consistenza.


giovedì 15 settembre 2016

Sugo per conserva


Il 15 settembre si celebra la Giornata Mondiale della Democrazia, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite per ribadire l'importanza della democrazia nell'aggregazione in forma di Stato di cittadini i cui diritti fondamentali siano considerati inviolabili. La democrazia è secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite, l'ONU; la forma di governo più efficace per garantire e implementare gli strumenti necessari a rendere effettivo il rispetto dei diritti evidenziati e nella Carta fondamentale delle Nazioni Unite, il documento più importante, quello che stabilisce i criteri di base su cui si fonda tale congresso di Paesi, e dunque il raggiungimento e il mantenimento della pace mondiale in un Pianeta libero e scevro da sfruttamento e ingiustizie.
Tali obiettivi potrebbero, ad un primo sguardo, sembrare un po' ambiziosi, addirittura utopistici, soprattutto per uno solo Stato o per un solo Continente geografico e politico. Non dovrebbe sembrare troppo assurdo se a chiedere la pace a gran voce o in un sussurro sono le popolazioni di tutta la Terra, motivo per cui sono state fondate e vengono finanziate dai vari Stati le Nazioni Unite, organizzazione che comprende la quasi totalità di Stati e Nazioni esistenti.
L'ONU afferma che la democrazia è il sistema più auspicabile per il raggiungimento dei propri obiettivi finali, quindi la pace e la fine di ingiustizie e soprusi, e per arrivare a questo traguardo e far sì di migliorare sempre più i risultati la società civile è fondamentale.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon ha affermato: "Civil society is the oxygen of democracy. Civil society acts as a catalyst for social progress and economic growth. It plays a critical role in keeping Government accountable, and helps represent the diverse interests of the population, including its most vulnerable groups.".
Tradotto in italiano vorrebbe dire più o meno che la società civile è l'ossigeno della democrazia in quanto la società civile agisce come catalizzatore di progresso sociale e crescita economica, gioca un ruolo fondamentale per ricordare al Governo le responsabilità delle proprie azioni e aiuta a palesare e rappresentare i differenti interessi della popolazione, includendo anche i gruppi più vulnerabili.
È quindi necessario, affermano le Nazioni Unite, che vi sia un posto, che sia dedicato uno spazio ben preciso, istituzionalmente riconosciuto, alla Società Civile, indicata, appunto, come motore di democrazia, libertà e sviluppo sostenibile.
Questa ricetta, espressione di una cultura fondata sullo sviluppo sostenibile per eccellenza, è ispirata all'importanza della Società Civile per la creazione, il rafforzamento e il consolidamento delle democrazie quale strumento per la creazione della pace e della libertà.


Pomodoro
Aglio
Cipolla
Sale
Zucchero
Olio extravergine di oliva
Origano siciliano
Peperoncino



Lavare bene le bottiglie e i barattoli e farli asciugare. Lavare i pomodori freschi e tagliarli a pezzi grossolani, far scaldare l'olio con un po' di cipollina fresca dell'orto e l'aglio tagliato a fettine sottilissime. Aggiungere quindi il peperoncino, i pomodori precedentemente tagliati, salare, aggiungere un pizzico piccolissimo di zucchero per togliere l'acidità al pomodoro, l'origano siciliano e far cuocere a fuoco medio-alto. Passare nel passaverdure, non nel mixer altrimenti rimangono i semi e le bucce, dunque mettere nelle bottiglie o nei barattoli, chiudere e far bollire per almeno 30' o 40' in una pentola con l'acqua a coprire il tappo e canovacci o fogli di carta che non si usano più per non far sbattere i vetri.  

mercoledì 14 settembre 2016

Risotto improvvisato


Una gita in un luogo fantastico, amici, parenti, il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a pochi chilometri da casa e tanta voglia di stare insieme a volte possono trasformarsi in un pranzetto improvvisato o una cenetta al volo. Qualche anno fa, fino a che la TV non è entrata a pieno titolo nelle case quale focolare domestico e le parole profeticamente spaventose di Ray Bradbury non sono diventare una realtà per molte persone, questa spontaneità nell'aggregazione era considerata 'normale', oggigiorno sembrerebbe qualcosa di 'strano' anche se molti segnali fanno ben sperare in una sorta di 'risveglio' della socialità e della voglia di stare insieme. Non basta mettere un 'mi piace' su uno tra i più noti SNT, si comincia a capire che la libertà selvaggia e gioiosa di una camminata nel vento di montagna è fondamentale e che le tecnologie in movimento non sono fatte per eliminare l'esperienzialità bensì per il motivo diametralmente opposto, dunque per facilitare una maggiore partecipazione alla vita sociale e una più intensa vita all'aria aperta, anche quando si sta lavorando. Ma forse gli esseri umani hanno la tendenza naturale a chiudersi in grotte, gabbie o scatole con o senza la quarta parete e hanno paura della libertà. Non si spiegherebbe, altrimenti, tutto il fiorire di dittature, religioni, imposizioni per limitare la naturale istintualità alla socialità e alla pace.
Questa ricetta, creata al volo in uno di questi pranzetti improvvisati per il gusto di stare insieme, è ispirata alla necessità della libertà.


Riso Basmati o Carnaroli
Olio extravergine di oliva
Sale
Acqua
Aglio rosso di Sulmona del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga
Vino rosso Montepulciano d'Abruzzo
Formaggio non troppo stagionato del caseificio del Parco Gran Sasso e Monti della Laga
Prosciutto
Salame tipico del Gran Sasso e Monti della Laga
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Finocchiella selvatica
Timo di montagna



Scaldare l'olio in una padella antiaderente o vulcanica con l'aglio, il prosciutto spezzettato e il timo, aggiungere il riso Basmati o Carnaroli, sfumare con il vino, salare e girare, togliere l'algio, dunque aggiungere acqua con qualche goccia di vino e poco sale, continuare a girare, a metà cottura aggiungere la finocchiella, quasi a fine cottura il salame spezzettato e i pezzetti di formaggio non stagionato, mettere nei piatti e condire a piacimento con parmigiano grattugiato.  

martedì 13 settembre 2016

Hummus di zucchine


L'Italia è uno stranissimo Paese, geograficamente non molto esteso in confronto alla maggioranza delle altre nazioni, distilla culture e saperi, crea diversità ed eccellenze, si adagia sulle proprie glorie e ha un patrimonio culturale unico al mondo, a livello letterario, musicale, pittorico, architettonico, artistico vanta primati in qualunque settore, con una produzione che è paragonabile a quella dell'intero Pianeta nel suo complesso. La storia della letteratura italiana è unica, non ve n'è altra al mondo che abbia mai sviluppato una tale continuità di evoluzione, e involuzione direbbero taluni critici, delle tecniche di scrittura e del linguaggio. Per quanto riguarda la pittura è difficile immaginare in altri Paesi una ricchezza tale di capolavori assoluti in tutte le epoche della storia e lo stesso può dirsi dell'architettura o della scultura, per non parlare poi della musica. Unica eccezione forse la si riscontra nella filosofia, che è stata spesso inglobata nella teologia e nelle discipline speculative collegate alla religione cattolica, sebbene gran parte dei pensatori che hanno sviluppato quello che si è poi trasformato in ideali di libertà e laicità siano nati proprio nel BelPaese. Chi è abituato a cucinare sa che la cucina italiana è talmente ricca di ricette tradizionali, tipiche, locali, innovative e soprattutto di materie prime tanto differenti tra loro che non fa neanche caso al fatto che qualunque piatto 'standard' prevede un numero di variazioni tali che per calcolarlo servirebbe un complessissimo logaritmo.
Questa ricetta, che rielabora, e come potrebbe essere diversamente?, quella del libanese e mediterraneo hummus, è ispirata alla capacità tutta italiana di inglobare qualunque elemento e di trasformarlo fino a farlo diventare parte integrante della cultura italiana.


Tahina, pasta di sesamo
Zucchine
Acqua
Vino, pochissimo
Limone
Sesamo integrale
Olio extravergine di oliva
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Sale iodato
Timo



Lavare le zucchine, tagliarle a pezzi grossi, porle in una pentola con l'aglio tagliato a fettine sottilissime, pochissimo vino bianco, timo, acqua e sale, far cuocere a fuoco lento e coperto fino a che le zucchine saranno morbide ma non mollicce. Scolarle, strizzarle un po' con la forchetta, metterle nel robot da cucina, aggiungere quindi tahina, olio a crudo, limone premuto, sesamo integrale, aggiustare di sapore, eventualmente utilizzando spezie quali il cumino in polvere.  

lunedì 12 settembre 2016

Zucchine e friggitelli in padella con menta fresca e timo citronella


Nel giro di pochissimi anni si è passati dalla definizione del concetto di Stato Nazione quale elemento foriero di libertà a quello di cittadinanza sovranazionale, nuovo umanesimo e, forse, anche nuovo rinascimento. I cambiamenti sono stati repentini, velocissimi e si sono poste talune questioni di rilevanza trasnazionale che riguardano direttamente l'implementazione dello sviluppo sostenibile per territori e persone. Se è vero che spostarsi è diventato piuttosto facile e veloce, che le transazioni e le società commerciali travalicano ampiamente i confini nazionali e macro-regionali è pur vero che questo non può e non deve far dimenticare che i diritti delle persone e la libertà collettiva delle popolazioni dipende moltissimo dal benessere diffuso della cittadinanza. Lavorare insieme per costruire la pace è la più bella forma di coesistenza ed è l'unica sensata, l'unica per la quale valga davvero la pena fare uno sforzo tutti insieme. Immaginare una cittadinanza che travalichi il concetto di nazionalità include, ovviamente che il concetto di diritti fondamentali travalichi i confini geografici. Vi sono alcuni Paesi in cui vivere bene è un'aspirazione individuale e altri in cui è un'aspirazione sociale, dell'intera società. Nazioni, per dirla in altre parole, che pensano che se i cittadini vivono in condizioni dignitose, hanno la possibilità di studiare, lavorare, godere appieno del proprio tempo libero, socializzare e migliorare la propria condizione sociale in base alle proprie aspirazioni individuali all'interno di una società libera e aperta, la società stessa è più sicura, più giusta e più democratica. Se i diritti delle persone e dell'ambiente sono tutelati si riesce a vivere meglio e a costruire la pace.
Questa ricetta, semplice ma che richiede un po' di attenzione nella cottura affinché tutti i sapori possano esprimere appieno la propria essenza nella creazione di un insieme armonioso senza prevalere in modo assoluto sugli altri, è ispirata ai diritti fondamentali delle persone, tra cui vi è il tempo libero, la pace, condizioni di vita e lavorative dignitose.


Foglie di cipollina fresca
Menta fresca
Zucchine freschissime
Olio extravergine di oliva
Timo citronella
Friggitelli freschissimi



Far scaldare l'olio con la foglia di cipolla lavata e tagliata a listerelle sottili, il timo, la menta e i friggitelli lavati e tagliati a listerelle, quindi aggiungere le zucchine tagliate sottili, far cuocere a fuoco mediamente vivace, dunque abbassare la fiamma e coprire con un coperchio, girando di quando in quando.  

domenica 11 settembre 2016

Insalata fresca di zucchine, friggitelli, cipollina e gomasio


Il Manifesto di Ventotene è stato uno tra i più importanti scritti dell'era moderna, un testo basilare per la comprensione di un'idea di fratellanza e unità tra gli Stati che sembrava essere la più logica e ragionevole forma di organizzazione civica per costruire la pace tra le popolazioni, tra i cittaini che cominciavano nuovamente ad essere considerati tali e non degli elementi partecipi del paesaggio. L'Europa Unita, e prima la Giovine Europa, le varie Internazionali e la forza dirompente delle idee di libertà, talmente rivoluzionarie e ovviamente giuste da essere considerate utopistiche e irrealizzabili, prima ancora che i Paesi diventassero Nazioni, poi, ipotizzare un concetto di cittadinanza che travalicava i confini nazionali sembrava a dir poco fantasioso. Qualche decennio passò, molti cambiamenti sociali ed economici si realizzarono e a poco a poco si riuscì anche ad avere organizzazioni sovranazionali che fondavano l'idea di cittadinanza sul principio della libera scelta e della pacifica cooperazione tra i popoli, tra le persone, ognuna con diritti propri da rispettare e considerare inviolabili a prescindere dal censo, dagli orientamenti politici, dall'età e dal genere. Un nuovo ordinamento mondiale che metteva al centro di tutto le persone, l'ambiente, la natura e soprattutto la pace. Una rivoluzione in giacca e cravatta, fatta di codici e codicilli, di relazioni diplomatiche, di trattati internazionali e di serissime organizzazioni sovranazionali, un'utopia realizzata e in costante fase di realizzazione perché la pace, sebbene sia la più ovvia aspirazione degli esseri umani è anche la più semplice e complessa forma di organizzazione pratica della vita quotidiana.
Papa Francesco, uno tra i Capi di Stato più all'avanguardia di questi primi decenni del XXI secolo, ha puntato il dito, i fari dell'enorme meccanismo mediatico che il Vaticano riesce a mobilitare, su quello che ha definito il 'Nuovo Umanesimo', le nuove forme di cooperazione tra persone, popoli, cittadini, Stati e organizzazioni per la promozione di diritti fondamentali delle persone e dell'ambiente. D'altronde che questo Pontefice fosse un po' particolare lo aveva già detto un prete da strada, Don Andrea Gallo, che sembrava conoscere a fondo le dottrine che predicava e si ostinava a cercare di convertire gli ecclesiastici alla religione cattolica. “Questa volta – commentò subito dopo la fumata bianca nel Conclave – lo Spirito Santo ha fatto un giro anche nella Cappella Sistina”. Sarebbe stata considerata una blasfemia se non fosse stata pronunciata da uno tra i più cristiani preti della storia del Cattolicesimo. “Sarebbe bello se si volesse chiamare – aggiunse il vecchio prete genovese senza neanche una parrocchia tutta sua che non fosse l'amore assoluto della gente – Francesco” e così fu.
La bellezza della dottrina del Nuovo Umanesimo non è distante da quella delle nuove forme di libertà espresse da taluni Presidenti e Primi Ministri che davvero possono dirsi degni di questo appellativo, persone che guidano il cambiamento verso nuove forme di libertà e di convivenza pacifica, quale il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, paladino di idee femministe, libertarie e liberali, portabandiera di una nuova spiritualità, di un nuovo e innovativo modo di intendere la gestione dello Stato e il concetto di cittadinanza che non può essere più qualcosa che riguarda soltanto confini geografici perché siamo nel ventunesimo secolo. C'è una parola inglese che racchiude in sé una grande verità e una enorme possibilità di ricostituzione del concetto stesso di cittadinanza 'like-minded States', Stati che la pensano in modo simile. A parte il fatto che immaginare uno Stato pensante non è cosa facilissima ma è vero che vi sono talune 'vicinanze' di pensiero e di azione che accomunano talune Nazioni al di là da confini geografici. Tra Roma e la Capitale dell'Arabia Saudita c'è una distanza chilometrica di poco più di 3.000 chilometri, c'è un mare che ci unisce da millenni eppure la differenza culturale è immensa, molto più di quella che ci separa da Gerusalemme, da Sarajevo, da Toronto, da Mexico City e finanche dalla Capitale della Nuova Zelanda, un Paese che è letteralmente agli antipodi rispetto all'Italia. E chissà che queste unioni di Stati possano essere la nuova forma di organizzazione intergovernativa per il raggiungimento della pace e l'implementazione dello sviluppo sostenibile.
Questa ricetta, semplicissima, è ispirata alle idee che sembrano irrealizzabili e che poi, quasi in punta di piedi diventano realtà.




Foglie di cipollina fresca
Gomasio biologico
Zucchine freschissime
Olio extravergine di oliva
Limone
Friggitelli freschissimi





Lavare e tagliare a listerelle le foglie di cipollina e i friggitelli, dunque fare una julienne di zucchine, porre le verdure in una terrina e condire con olio, limone e Gomasio.