Pizza rustica con zucchine, ricotta e brie
Due tra le più
importanti potenze coloniali europee del passato stanno oggi confrontandosi con
consistenti modificazioni del proprio sistema interno dovuto anche a notevoli
ondate migratorie provenienti prevalentemente da Asia e Africa che hanno
riempito campagne e città nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Il Regno Unito, e
più specificamente l’Inghilterra, ha attivato talune politiche piuttosto
disorganiche e generalmente improntate ad un lasciare che le varie comunità
nazionali si auto-organizzassero internamente purché non creassero problemi di
pubblica sicurezza con risultati evidentemente disastrosi e segnalati nella loro
fallibilità già dalla letteratura degli anni ’80 del secolo scorso. La Francia
ha, se possibile, fatto anche di peggio e ha, con una teorica accettazione di
qualunque forma di cultura in linea di principio che non imponesse modelli
eurocentrici e colonialisti, creato realtà a dir poco esplosive lasciando che
interi quartieri di grandi città, tra cui Parigi, venissero in qualche misura ‘colonizzate’
da persone che vivono e immaginano la vita civile in modo affatto diverso da
quello democratico.
In altre parole,
così come è accaduto per la Costituzione della Repubblica di Weimar, la più
democratica ed aperta mai scritta che diede però la possibilità ad uno tra i
peggiori dittatori della recente storia mondiale di venire ‘eletto’ seppur con
metodi non proprio ortodossi, l’interculturalismo alla francese o all’inglese
hanno miseramente fallito in quanto non hanno previsto, o non hanno voluto
innescare, quei necessari meccanismi di difesa della democrazia stessa e di
quei valori fondamentali che sono alla base delle società contemporanee
cosiddette ‘Occidentali’.
Ciò ha creato
paradossi tali per cui persone che rivendicano il ‘diritto’ a negare i diritti
femminili imponendo il velo o peggio hanno utilizzato le medesime parole e i
concetti espressi dalle lotte femministe che avevano fatto sì che le donne
europee potessero liberamente svelare i propri capelli al vento e baciare in
pubblico la persona amata. Le società occidentali negano i diritti delle donne,
hanno affermato con un po’ di faccia tosta coloro che credono ancora ai
matrimoni combinati, perché sbattono corpi di donne anoressiche e seminude sui
cartelloni pubblicitari, reificando e dunque mercificando una femminilità
peraltro irraggiungibile e che vela la vera bellezza schermandola con photoshop
e perdite di peso inammissibili. È giusto pensare che sbattere donne nude sui
cartelloni per vendere qualunque merce sia assolutamente contrario al pensiero
libertario ‘occidentale’ che ha costruito sulla parità di genere uno tra i più
importanti filoni delle lotte per i diritti universali. È altrettanto giusto,
però, contestare tutto ciò che nega, sia simbolicamente che concretamente, i
diritti delle donne, e certamente il velo è uno tra questi simboli.
Medesimi
paradossi si sono sviluppati per quanto concerne altre ‘libertà negate’, tra
cui quella alla libertà di fare musica o di culto. Chi crede fortemente che
esista una sola Verità rivelata ha utilizzato parole e concetti di atei,
agnostici e laici per veder rispettato i propri democratici diritti di onorare
tale Verità. Peccato che chi crede in un’unica Verità rivelata considera i
miscredenti infedeli e dunque fondamentalmente privi di quei diritti
fondamentali che chiede vengano applicati nel proprio caso.
È evidente che
un approccio organico alla questione diritti fondamentali inalienabili e
intercultura non è stato mai realmente attuato né dalla Gran Bretagna né dalla
Francia.
Se per quello
che concerne il Regno Unito la questione è attualmente alquanto complessa e
risente notevolmente dell’isolamento in cui ha cercato di relegare la propria
politica estera, per ciò che riguarda la Francia, il giovane Presidente ha
dichiarato di voler agire con scienza e coscienza per costruire una società più
giusta, libera e aperta in cui la fratellanza universale abbia una sua forma d’essere.
Sarebbe
auspicabile dunque un cambiamento epocale nella nazione che ha avuto la forza
popolare di ghigliottinare re e regine partendo dalle città e dalla presenza
dello Stato. Le città, ed in particolare le grandi metropoli quali la capitale,
hanno delle zone ‘off-limits’, completamente fuori controllo in cui non vi è
alcuna forma di coesione sociale né tantomeno di idea di Stato e di
partecipazione civica. In altre parole vi sono molti ghetti nel tessuto urbano,
problema di notevole pericolosità sociale che, soprattutto in seguito ai
recenti eventi terroristici, dovrebbe e potrebbe essere risolto con piani
regolatori che prevedano fondamentalmente l’eliminazione di tali luoghi
conchiusi in cui vigono regole e leggi diverse da quelle dello Stato. La
Francia ha anche una capillare presenza statale in qualunque piccolo centro,
quartiere, città e paese mediante una rete molto ben organizzata di centri
culturali e punti di informazione turistica, potrebbe essere molto utile
costruire centri policulturali in aggiunta ai centri culturali già presenti
ovunque in cui le persone abbiano la voglia e una forma di incentivo a
riunirsi, restituendo di fatto allo Stato la funzione di aggregazione sociale e
ovviamente anche di educazione alla socialità su valori ben precisi e
inalienabili. La partecipazione civica stimola il desiderio di essere parte
integrante e non distruttiva di una società, ricordare i suoni, la lingua, i
sapori e gli odori del proprio Paese d’origine, raccontare le storie e le
favole di un mondo lontano alleviano la nostalgia della patria lasciata
oltremare e facilitano certamente l’amore per la cultura, la lingua e i suoni
della Nazione in cui si è scelto, per necessità o per virtù, di trascorrere una
parte importante, se non tutta, la propria esistenza.
Al contrario di
molti altri Paesi europei la Francia ha avuto la capacità di costruire reti
sociali e culturali che marcano il territorio in modo netto a favore della
presenza e non dell’assenza dello Stato in quanto elemento partecipe e
partecipato della società, qualcosa che appartiene alla cittadinanza e di cui i
cittadini si sentono partecipi, grazie fondamentalmente alla cultura, altrove
relegata all’iniziativa individuale, cittadina o negli oratori delle chiese. Forse
è possibile che proprio attraverso la capillarità della presenza statale,
proprio seguendo quel modello di creazione e diffusione della cultura che il
mondo intero invidia alla Francia che i ‘cugini d’oltralpe’ potranno e sapranno
risolvere una situazione che è arrivata ad un punto di non ritorno con scene da
guerra o guerriglia civile non accettabili in una democrazia liberale e
libertaria europea.
Questa ricetta è
ispirata alla forza del femminismo nella creazione di società partecipate, di
libertà e di pace.
Pasta sfoglia
Zucchine
dell’orto romanesche
Ricotta
Brie
Menta fresca
Olio
extravergine di oliva
Sale integrale
siciliano
Lavare bene le
zucchine, tagliarle a dadini, scaldare l’olio in una padella, versarvi le
zucchine, salare, condire con foglie di menta fresca ben lavata, far cuocere a
fuoco vivace al dente, far intiepidire, metterle in un’insalatiera insieme alla
ricotta e al brie sbriciolato con le mani. Girare bene così da ottenere un
composto abbastanza omogeneo, versarlo sulla sfoglia precedentemente posta in
una teglia. Chiudere i bordi e infornare in forno ben caldo a 180°C o 200°C per
una ventina di minuti o comunque per il tempo necessario alla cottura. Servire
tiepido o freddo.