martedì 28 febbraio 2017

Cous cous integrale con zucchine, funghi e stracchino

Cous cous integrale con zucchine, funghi e stracchino

L’ultimo giorno di febbraio quest’anno coincide con il martedì grasso. Chi è riuscito a resistere alle tentazioni carnevalesche di frappe, castagnole e dolciumi di vario genere non avrà particolare bisogno di iniziare una dieta dimagrante durante la Quaresima prima delle abbuffate pasquali, comunque mangiare sano è un’ottima abitudine. I quaranta giorni dalle Ceneri alla Pasqua sono una tradizione e una ritualità cattolica che, se osservata in modo flessibile e non troppo rigoroso, potrebbero portare anche benefici per la salute. Come molto spesso accade, infatti, le religioni innestano le proprie festività su riti antichissimi e di cui non si conosce più l’origine, anche se è possibile ragionevolmente immaginarla. La resurrezione cristiana è in altre culture celebrata quale momento di rinascita della natura o dello spirito e in effetti la parsimonia con cui si consumano le provviste invernali prima dell’abbondanza primaverile ed estiva unisce le necessità concrete della conservazione del cibo nell’antichità al bisogno del corpo di rigenerarsi e disintossicarsi dalle eventuali calorie in eccesso necessarie ad affrontare il freddo inverno.
Sarebbe ottimale anche accompagnare al percorso di purificazione del corpo anche alcuni momenti di meditazione o, per chi è religioso, di preghiera: un modo perfetto per bilanciare gli equilibri fisiologici e i bioritmi naturali.
Non è necessario fare vita ascetica, basterebbe dedicare una manciata di minuti al giorno a pratiche rilassanti, quali la respirazione, il canto, lo yoga prendendolo come spunto per l’inizio di uno stile di vita più sano e in armonia con sé stessi e con la Natura, chissà che poi si riesca a farla diventare una buona abitudine. Dedicarsi un po’ di tempo, un po’ di spazio mentale, qualche attimo in cui entrare in comunicazione con il proprio corpo e le proprie esigenze reali, aggiungendo una passeggiata in più e togliendo qualche frittura o qualche cioccolatino dalla dieta quotidiana è certamente uno spunto per rigenerarsi e permettere al proprio corpo di adattarsi ai cambiamenti climatici stagionali.
Questa ricetta, colorata e sana, è ispirata alle vesti del Carnevale che preludono alla meravigliosa esplosione di colori e profumi della bella stagione.

Cous cous integrale
Zucchine romanesche
Funghi champignon
Salvia fresca
Menta fresca
Olio extravergine di oliva
Sale di rocca
Acqua
Stracchino

Lavare le zucchine e i funghi, affettarli. Far scaldare l’olio in due padelle differenti, in una porre i funghi con la salvia e in un’altra le zucchine con la menta, salare, far cuocere. A parte far bollire l’acqua necessaria alla preparazione del cous cous, salandola ed eventualmente speziandola a piacere. Sgranare il cous cous e condire con le verdure e lo stracchino. 

lunedì 27 febbraio 2017

Spadellata con tonno, patate, radicchio e funghi

Spadellata con tonno, patate, radicchio e funghi

Le diete si iniziano di lunedì per definizione, e per il lunedì della settimana successiva per ovvia considerazione. Più che iniziare ferrei regimi di controllo del peso e dell’alimentazione sarebbe giusto iniziare seguendo i ritmi del proprio corpo, lasciando che si abitui da sé, senza troppo sforzo, ad un’alimentazione generalmente più sana e soprattutto ad uno stile di vita più adatto ai bioritmi naturali. Una pastarella ogni tanto, un dolcetto durante la giornata aiutano ad affrontare i momenti di sconforto da inizio settimana, magari abbinandolo ad un po’ di attività fisica che, se è vero che non fa dimagrire come da recenti studi scientifici parrebbe, aiuta notevolmente ad ossigenare il sangue e ad apportare la preziosa vitamina D e a tonificare il corpo.
Questa ricetta, adatta per un pasto unico o per un secondo consistente, è un buon modo per iniziare una dieta senza troppa fatica.

Filetti di tonno sottolio
Funghi champignon
Patate
Acqua
Sale di rocca
Radicchio rosso lungo
Salvia
Olio extravergine di oliva
Brodo vegetale o acqua di cottura delle patate se si cuociono sbucciate
Sesamo integrale


Lavare e lessare le patate o con tutta la buccia oppure sbucciate a tocchetti non troppo grandi quando sono cotte e abbastanza sode, far scaldare l’olio, non troppo, in una padella adatta a contenere tutti gli ingredienti. Versarvi i funghi lavati e tagliati a fettine e poca salvia, salare, far cuocere a fuoco vivace, quindi aggiungere il radicchio lavato e tagliato a listerelle, aggiustare di sale, dunque le patate sbucciate e sbriciolate grossolanamente oppure scolate sul momento, aggiungere il tonno scolato e spezzettato, quindi aggiustare di sale e aggiungere il sesamo. 

domenica 26 febbraio 2017

Spadellata di verdure

Spadellata di verdure

Margherita Hack ha sempre affermato che pensare che siamo soli nell’universo è una forma di presunzione che soltanto gli ottusi esseri umani potrebbero immaginare. È altamente probabile che vi siano altre forme di vita, noi conosciamo una parte infinitesimale dello spazio e non possiamo affermare niente con certezza, un atteggiamento di concreto ateismo allergico ai dogmi del pensiero che ben esprime il carattere curioso e ribelle della scienziata toscana. Una conferenza stampa su un sistema solare talmente simile a noi da sembrare una vera e propria alternativa, ad una distanza umanamente raggiungibile, seppur con notevoli difficoltà, appena, si fa per dire, trentanove anni luce è una dimostrazione tangibile di quanto poco sappiamo dell’ambiente in cui viviamo. L’idea, il sogno di universi simili e paralleli, di dimensioni possibili, inesplorate ha sempre affascinato l’essere umano nel corso della storia. Alcune società più vicine alla attuale hanno spiegato l’inspiegabile con numeri e forme geometriche, con concetti filosofici, mediante l’espressione musicale, artistica, teatrale, narrativa. La maggior parte hanno però preferito la comprensione mediante la religione, una tacita ammissione di impossibilità di conoscenza da parte delle varie società fondate sulla certezza dell’inconoscibile e sulle spiegazioni più o meno fantasiose da accettare in modo dogmatico, senza possibilità di replica, di ragionamento e riflessione critica. Certezze assolute per affermare l’impossibilità della conoscenza.
Questa ricetta, semplice e quasi ovvia, è ispirata alla meraviglia delle esplorazioni spaziali.  

Patate
Broccolo
Radicchio rosso lungo
Funghi champignon
Sale di rocca
Olio extravergine di oliva
Timo citronella
Maggiorana
Acqua


Lessare le patate con tutta la buccia dopo averle sciacquate, farle intiepidire, sbucciarle, lessare il broccolo dopo averlo lasciato a mollo nell’acqua per qualche minuto e lavato, scolarlo al dente, farlo intiepidire, lavare il radicchio e i funghi, tagliarli rispettivamente a listerelle e a spicchi non troppo grandi. Far scaldare l’olio, aggiungere funghi, radicchio, erbe aromatiche, salare, quindi aggiungere le patate lessate, sode ma cotte, e sbriciolate con le mani ben pulite in modo grossolano e i broccoli a pezzetti non troppo grandi, aggiustare di sale, far saltare in padella e servire anche tiepido. 

sabato 25 febbraio 2017

Polpettine di tacchino con limone e erbe provinciali, ricetta di Mamma Lucilla

Polpettine di tacchino con limone e erbe provinciali, ricetta di Mamma Lucilla

Talune attività sono particolarmente gradevoli, quali ad esempio trascorrere un pomeriggio piovoso immersi nella lettura di un buon libro insieme alle persone che ci sono più care, condividendo momenti salienti e frasi particolarmente ben scritte e sorseggiando bevande adatte, un vinello speciale o una calda tisana per distendere i pensieri e renderli più pronti ad accogliere nuove idee e parole. C’è anche chi odia cordialmente la lettura e preferisce dedicarsi alla musica, al bricolage, alla pittura o alla cucina ma fondamentalmente chiunque riesce a godere della bellezza di taluni momenti all’apparenza brutti, insopportabili come, per l’appunto, un sabato pomeriggio uggioso e di maltempo quando la Natura si risveglia esprimendo la propria profumata e colorata bellezza in fioriture dense e sensuali. Leggere è una vera e propria passione per molti, qualcosa che potrebbe essere assimilato alla musica, alla danza o all’arte, un’attività che distende i nervi, allevia le preoccupazioni quotidiane e riattiva una tra le maggiori fonti di risoluzione di problemi all’apparenza complessi, la fantasia e la capacità di osservare la realtà da prospettive inusuali. Molte persone giungono a tali conclusioni con le arti marziali oppure meditando, pregando, attingendo a quella parte della propria intimità che riesce a collegarsi con l’universo in cui siamo immersi senza oberare cervello e sentimenti di troppe sovrastrutture e razionalità. I momenti di concentrazione profonda, comunque si raggiungano, sono essenziali allo svolgimento di una vita sana, equilibrata e complessa. Ben ne sono consapevoli le religioni che hanno sempre cercato di fornire gli strumenti per il raggiungimento di tali forme meditative soltanto all’interno della propria struttura, di precetti e regole definite da altri e non è ovviamente un caso se il clero delle religioni più oltranziste, nei vari periodi storici, sia sempre molto attento al controllo delle informazioni, della cultura, della musica, della danza, delle parole, del piacere e di tutto ciò che potrebbe fornire strumenti individuali e collettivi di libertà profonda, reale. Una bambina con un libro in mano, con una penna e un taccuino, con uno strumento musicale o delle scarpette da danza, con la voglia di conoscere e sapere è sempre stata una fonte di terrore assoluto e maniacale per i terroristi di qualunque epoca e luogo, molto più di derrate nucleari, fucili di alta precisione e missili. La conoscenza, la voglia di libertà insita nel desiderio di sapere sono per i fondamentalisti di qualunque era il peggiore tra tutte le armi. A ben vedere non sbagliano, sanno perfettamente che l’eccezione alla regola imposta con la coercizione è ciò che mina le fondamenta stesse di regimi terroristici e dittatoriali, in qualsivoglia forma si esprimano. Pertanto è importantissimo ritagliare per sé quei momenti di puro relax in cui riconnettersi con sé stessi, con l’ambiente, con gli altri, con la propria individuale e collettiva libertà.
Questa ricetta, creata da una grande lettrice, è ispirata ai momenti di puro rilassamento tanto utili all’equilibrio generale.

Tacchino macinato al momento dal macellaio di fiducia
Olio extravergine di oliva
Pangrattato
Sale di rocca
Pepe
Scorza di limone grattugiata
Latte
Acqua
Timo citronella
Timo
Rosmarino
Salvia
Burro della Latteria sociale di Beduzzo Inferiore
Menta in foglie


Lavare e triturare le erbette, eventualmente aggiungendo acqua e olio, dunque amalgamare con la carne e gli altri ingredienti fino a creare un composto omogeneo, se necessario aggiungere pangrattato. Fare delle palline con le mani di circa 3 cm di diametro, quindi passarle nel pangrattato. Porre in una teglia oliata, aggiungere un fiocco di burro e una fogliolina di menta, infornare in forno ben caldo a circa 180°C o 200°C per il tempo necessario alla cottura.

venerdì 24 febbraio 2017

Minestrina radicchio e funghi

 Minestrina radicchio e funghi

L’inverno sta aprendo le algide porte della stagione fredda ai colori e ai profumi della primavera, le giornate si allungano, il clima migliora e la voglia di stare all’aria aperta si risveglia. È tempo di gite fuori porta, non troppo lontano, alla scoperta delle meraviglie italiane. Un giretto in un borgo che si voleva esplorare da tempo, la visita ad una chiesa, un’abbazia, un museo o ad un monumento nei dintorni per sgranchire le gambe intorpidite dalla sedentarietà e dalle abbuffate invernali e per ricaricarsi di bellezza sono l’ideale per questo particolare momento di transizione stagionale. In Italia non c’è che l’imbarazzo della scelta, pressoché qualunque luogo è uno scrigno di tesori paesaggistici, culturali e artistici, un posto in cui andare e tornare per assaporare atmosfere e sapori seguendo i lenti ritmi del turismo sostenibile. Non c’è bisogno di salire su un aereo e dirigersi verso mete esotiche per godersi una bella gita, è spesso vero il contrario, seppure nulla vieta di amare località lontane e tanto diverse dal variegatissimo paesaggio italiano. Dedicare alcuni momenti della propria vita, però, a comprendere la bellezza in cui siamo immersi per apprezzarla e difenderla quale diritto inalienabile dell’essere italiani è, a ben guardare, anche un modo per apprendere i principi dell’educazione civica, un esercizio di vita che dovrebbe far insorgere nelle coscienze individuali e collettive un senso di appartenenza, un orgoglio condiviso, una consapevolezza della propria essenziale genialità in quanto Popolo. Il condizionale è ovviamente d’obbligo eppure pensare il turismo come qualcosa di intrinsecamente partecipe della vita civile e culturale nazionale è sempre un ottimo modo per rafforzare l’identità nazionale. In Francia, nazione che non ha certamente i tesori artistici e culturali italiani e che però sa far tesoro di qualunque sua specificità tanto da essere ormai da molti anni al primo posto nelle classifiche del turismo mondiale, c’è un ufficio di informazioni turistiche in qualunque paesino, accanto, ovviamente ad un centro culturale, un segno forte, inequivocabile della presenza dello Stato e dell’esistenza di una nazione unita e forte in cui riconoscersi. Non sarebbe così difficile immaginare lo stesso in Italia. Il turismo può essere motore di sviluppo sostenibile, soprattutto se vissuto ed esperito in modo, appunto, sostenibile nonché momento fondamentale per rafforzare l’unità e l’identità locale, nazionale, europea, mediterranea, internazionale. Un piccolo pezzetto di mosaico in un battistero tanto famoso quale quello di Pisa può aprire impensabili momenti di riflessione sulla enorme quantità di collegamenti tra le sponde del Mediterraneo, aprire varchi di conoscenza sulla Spagna, l’Inghilterra, l’Olanda e il Maghreb che potrebbero far comprendere il ruolo di primissimo piano che l’Italia sarebbe naturalmente chiamata a svolgere soprattutto in questo momento storico per contribuire in modo consistente e fondamentale alla pace euro-mediterranea. La conoscenza del nostro territorio, la comprensione della nostra cultura sono ovviamente un primo passo nella giusta direzione per la costruzione di un futuro e di un presente sostenibile, quindi di pace e prosperità per l’oggi e per le prossime generazioni. Tali fondamenta si cementano anche con una veloce gita nei dintorni per meglio apprezzare la fantastica complessità che caratterizza il Paese con la più ampia biodiversità e percentuale di siti UNESCO all’interno dei propri confini, ovviamente rispettando i luoghi, le culture e le tradizioni.
Tornando a casa, con un bagaglio di conoscenze e suggestioni, una bella minestra calda per far rilassare lo stomaco è l’ideale.
Questa ricetta è ispirata alla bellezza di tornare nel tepore casalingo dopo una bella gita nei dintorni.

Radicchio rosso lungo
Funghi champignon
Acqua
Sale di rocca
Patate
Bacche di ginepro
Timo
Parmigiano reggiano della Latteria sociale di Beduzzo Inferiore
Foglie di cipolla secche o fresche dell’orto
Olio extravergine di oliva


Sbucciare le patate, lavarle e tagliarle a tocchetti, lavare i funghi e affettarli, lavare il radicchio e tagliarlo a listerelle, porre in una pentola, aggiungere acqua in abbondanza ma non troppa, salare, speziare, far cuocere a lungo. Servire con petali di parmigiano e un filo di olio a crudo. 

giovedì 23 febbraio 2017

Pasta integrale con fagioli cannellini e pomodoro

Pasta integrale con fagioli cannellini e pomodoro

L’arte è immaginare e spesso realizzare l’impossibile. Talvolta sono gli scienziati ad essere artisti, altre gli artisti ad essere scienziati, in comune hanno la capacità di esplorare ciò che non si conosce, a cui non si è pensato fino a quel momento.
Questa ricetta è ispirata alla bellezza dell’immaginazione e all’incredibile forza della fantasia, soprattutto quando è unita alla conoscenza e alla volontà di studiare, conoscere, capire.

Pomodori dell’orto freschi o in conserva
Olio extravergine di oliva
Sale integrale
Acqua
Un pizzico di zucchero, circa la punta di un cucchiaino per un chilo di pomodori
Origano siciliano
Foglie di cipolla fresche o essiccate
Mezze maniche La Molisana integrale
Fagioli cannellini già cotti e messi in surgelatore


Scongelare i cannellini, far cuocere il sugo nell’olio appena caldo, salare e aggiungere gli aromi. Mescolare fagioli e sugo, quindi lessare la pasta, scolarla e ripassarla nella padella con il condimento. A piacere aggiungere Parmigiano. 

mercoledì 22 febbraio 2017

Tempeh in padella con insalatina sottaceto e miso

Tempeh in padella con insalatina sottaceto e miso

Moltissimi stili alimentari forniscono ottimi spunti per assaporare alimenti insoliti per la tradizionale alimentazione italiana, questo è certamente il caso del miso e del tempeh, cibi altamente proteici molto utilizzati in Asia e relativamente poco conosciuti in Europa. La macrobiotica e il veganesimo ne fanno un largo utilizzo e pian piano stanno diffondendosi anche nelle diete che prevedono il consumo di carne, latticini e uova. Tempeh e miso sono due alimenti con un sapore molto marcato che è possibile mescolare e modificare ma sostanzialmente rimane una forte caratterizzazione di fondo che può risultare non particolarmente gradevole a palati non troppo pronti ad apprezzare sapori considerati inusuali e che invece è decisamente gustoso per chi ha maggiori tendenze ad esplorare cibi che potrebbero essere considerati esotici.
Questa ricetta è adatta a chi ama integrare la propria alimentazione con sapori e alimenti che non necessariamente fanno parte della propria tradizione alimentare seppure siano prodotti in Italia.

Tempeh
Olio extravergine di oliva
Sale integrale
Curry biologico
Insalatina sottaceto di carote, peperoni e rape
Miso di riso
Acqua per sciogliere il miso


In una padella far scaldare l’insalatina scolata nell’olio non troppo caldo, quindi aggiungere il tempeh tagliato a cubetti irregolari, aggiungere il curry, quindi il miso sciolto nell’acqua e aggiustare di sale. Far saltare in padella per qualche minuto e servire come insalata oppure insieme al bulgur. 

martedì 21 febbraio 2017

Spaghetti con erbette aromatiche e agrumi

Spaghetti con erbette aromatiche e agrumi

Le scienze sono qualcosa di meraviglioso, soprattutto quando non diventano una religione, come è sempre accaduto nel corso della storia. La teoria evoluzionistica presupporrebbe anche un’evoluzione sociale, quella che Mazzini chiamava progressività. Il fondatore della Giovine Europa parlava di progressione nelle religioni e di stasi nelle medesime. Il cristianesimo, a suo dire, era un’evoluzione delle religioni precedenti, era l’espressione del bisogno sociale e storico dell’affrancamento dalla schiavitù, questione oggi considerata immorale eppure ancora di stretta attualità anche se non cogente. L’evoluzione del cristianesimo è stata però una devoluzione, una stasi, secondo Mazzini, che ha impedito lo sviluppo progressivo della società, della politica, delle scienze. Qualcosa di vero c’è in questa disamina tanto negativa eppure pensando a Giulio II e al suo rapporto con Raffaello e Michelangelo non può che sorgere un dubbio sulla effettiva possibilità della religione, dopo la dissoluzione dell’impero romano, di agire concretamente verso la creazione di una società sempre fondata sulla civiltà giuridica ma con idee maggiormente libertarie. La progressività di cui scrive il grandissimo pensatore italiano è sorta anche dalla necessità di distruzione e ricreazione di nuove forme sociali. Immaginare l’uomo, inteso come essere umano, moderno, la dignità dell’essere umano moderno senza pensare alle botteghe, agli artigiani e alle tantissime forme di governo che si sono sviluppate sotto il mantello oscurante della chiesa cattolica romana è difficile. Quello che fa pensare è il ripetersi in forma quasi grottesca delle forme dell’oppressione, i cattolici hanno ripreso moltissimo da Roma, la potenza che li aveva inizialmente martirizzati, gli scienziati dalla religione che aveva negato la libertà di ricerca. I laboratori di ricerca hanno non soltanto un loro ‘latino’, possiedono anche sai e tuniche che differenziano i vari ‘ordini’ di scienziati, hanno un linguaggio da iniziati e parole che vengono ripetute dal volgo, modalità di comunicazione mediante il terrore e la rassicurazione bonaria di massa, di gruppo e individuale. Si parla di scienza nelle conversazioni di chiunque come fino a qualche anno fa si parlava di santi e martiri.
Questa ricetta è ispirata alla bellezza del progresso senza la grottesca imitazione dell’oppressione.

Spaghetti
Olio extravergine di oliva
Menta fresca
Timo fresco
Timo citronella fresco
Scorza di agrumi non trattati, limone, arancio, cedro, melangolo
Acqua
Sale integrale


Far bollire l’acqua per la pasta, salarla, mettere a cuocere gli spaghetti. Nel frattempo far scaldare l’olio con le erbe aromatiche ben lavate ed asciugate e la scorza degli agrumi ben lavati grattugiata con l’apposito utensile. Ripassare gli spaghetti nell’olio, aggiungendo, se necessario, acqua di cottura. 

lunedì 20 febbraio 2017

Fusilli con radicchio e stracchino

Fusilli con radicchio e stracchino

Non è mai troppo tardi è il titolo di una trasmissione televisiva che, si dice, ha insegnato l’italiano agli italiani agli albori della storia della TV italiana. Oggi il livello di alfabetizzazione medio dovrebbe essere più alto eppure eminenti linguisti avvertono che vi è un cosiddetto analfabetismo di ritorno o funzionale. Saper scrivere il proprio nome non vuol dire comprendere un articolo di giornale. Se si leggono con attenzione molti articoli di giornali il dubbio sull’effettiva crescita culturale media del Paese si dissipa a favore di una evidenza sconcertante di tale realtà. Se qualche anno fa ad affilare le penne erano personaggi del calibro di Indro Montanelli e Leonardo Sciascia oggi è oggettivamente difficile trovare ‘penne’ di quel livello. Gli italiani avrebbero bisogno di imparare l’italiano e forse il più grande errore di quella storica trasmissione fu quello di interrompere le trasmissioni, forse non sarebbe stato così inutile proseguirle. L’apprendimento continuo è comunque una buona abitudine, almeno per chi è abituato a studiare ma anche per chi non è abituato a stare con la testa sui libri e vuole migliorare la propria cultura. Una delle cose più difficili da imparare ‘da grandi’ è la musica, scoprire in età adulta che si può essere se non intonatissimi almeno non stonati è una splendida scoperta, imparare a muoversi al ritmo della musica o apprendere a strimpellare uno strumento è qualcosa che procura una gioia assoluta.
Questa ricetta è ispirata all’importanza dell’apprendimento continuo.

Radicchio rosso
Sale integrale
Olio extravergine di oliva
Stracchino
Acqua
Fusilli


Far bollire l’acqua per la pasta, salarla. Nel frattempo lavare e affettare il radicchio, porlo in una padella con l’olio caldo ma non bollente, salarlo. Cuocere la pasta, scolarla lasciando da parte dell’acqua di cottura, quindi mescolare lo stracchino con il radicchio in una insalatiera, aggiungere la pasta e girare bene. 

domenica 19 febbraio 2017

Scrippelle con ricotta e cioccolata

Scrippelle con ricotta e cioccolata

Ci sono momenti in cui si ha voglia di fare un viaggio, non importa quanto lontano, in quei momenti si dovrebbe avere il coraggio di riempire la valigia e partire senza pensarci troppo ché appena i pensieri arrivano la voglia di partire svanisce come d’incanto. Le considerazioni su quello che è giusto o sbagliato, su ciò che è più opportuno e saggio, e soprattutto la voglia di rimanere nel luogo in cui si vive, tra voci riconoscibili, suoni conosciuti, abitudini che si creano e si disfano con la velocità dello scorrere naturale delle stagioni. L’attimo in cui si decide di non partire è quello in cui si sceglie di restare, quelle rare volte in cui si comprende pienamente tale ovvietà, è un momento di pura gioia in cui godere appieno della propria quotidianità.
Questa ricetta è ispirata ai semplici piaceri della quotidianità.

Uova da allevamento a terra
Farina
Latte
Acqua
Ricotta fresca
Cioccolata fondente
Olio extravergine di oliva


Impastare uova, farina, acqua e latte fino ad ottenere una pastella morbida e non troppo lenta, cuocere nel modo tradizionale. Riempire con la ricotta mescolata al cioccolato a scaglie. 

sabato 18 febbraio 2017

Pasta patate e arance

Pasta patate e arance

I diritti fondamentali nelle democrazie contemporanee sembrano spesso delle chimere o qualcosa di utopistico da quando il Muro di Berlino è stato abbattuto. Nel frattempo molti altri muri, all’interno dell’Europa e nell’America del Nord, sono stati costruiti o sono in via di costruzione ma la divisione della geopolitica in rossi e yankee è ormai superata. In teoria la democrazia avrebbe vinto la breve seppur logorante guerra fredda eppure la sensazione è esattamente opposta. Fino a qualche anno fa era ‘normale’ considerare scuola, sanità, trasporti, beni essenziali quali qualcosa che faceva parte del pubblico e che doveva essere amministrato con particolare attenzione. Almeno in Europa e nei Paesi in cui le idee socialiste, democratiche, socialdemocratiche avevano fatto breccia contro la chiusura yankee e rossa. Da qualche anno tutto questo sembra più che un ovvio diritto di cittadinanza, un privilegio per pochi. La questione è, a dir poco, preoccupante, enormi passi indietro sono stati compiuti nella direzione di un impoverimento costante della capacità di produzione di senso e di concreto benessere e la democrazia in quanto forma di governo sembra sempre più indebolita da enormi pressioni esterne che non hanno più il volto minaccioso delle armi ma quello bonario del consumismo globale. Alcune azioni individuali possono aiutare a rallentare se non a capovolgere questa tendenza, ad esempio acquistando da negozianti locali, da artigiani e pretendendo un certo livello qualitativo in tutto, da quello che si mangia a quello che si respira, dal tempo libero a quello lavorativo.
Questa ricetta è ispirata alla semplicità con cui si possono unire l’idea americana del progresso con quella europea del saper vivere.

Acqua
Sale integrale
Olio extravergine di oliva
Patate
Arance non trattate
Mezze maniche rigate
Pecorino romanesco

Lavare le patate, sbucciarle, lavarle, tagliarle a dadotti irregolari di circa 2cm, salare, quando le patate sono quasi cotte, mettere la pasta. Prima di scolare lasciando da parte l’acqua di cottura, scaldare l’olio con le bucce di arancia ben lavate e grattugiate con l’apposito pela-agrumi, scolare patate e pasta, ripassarla nella padella con l’olio e i fiocchi di scorza d’arancia, mantecare col pecorino.


venerdì 17 febbraio 2017

Spaghetti col cedro

Spaghetti col cedro

La Sicilia è terra d’omertà, o almeno così si dice. È vero però che in questa terra di silenzio assordante è nata la lingua italiana e si è sempre raccontato tantissimo. Le parole nella regione di Pirandello, Sciascia, Verga sono un’arte che è bene adoperare o in modo magistrale, pressoché perfetto, oppure in modo altrettanto magistrale, ovverosia tacendo. Raccontare è quasi un’esigenza fisiologica nella vasta cultura siciliana in cui le lingue si sono sempre intrecciate a creare un crogiolo di diffidenza e a distillare parole belle quanto gli agrumeti che profumano l’aria mescolandosi con la brezza del Mediterraneo.
Questa ricetta, semplicissima, è ispirata alla complessissima forma di racconto permanente espressa dalla Sicilia.

Acqua
Sale integrale
Cedro non trattato
Olio extravergine di oliva
Parmigiano reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Pangrattato o mollica condita


Far bollire l’acqua, salarla, cuocere gli spaghetti. Nel frattempo far leggermente scaldare l’olio con fiocchi di scorze di cedro ben lavato ed asciugato e la mollica condita o il pangrattato. In un’insalatiera spremere del succo di cedro, versarvi l’olio, far intiepidire, quindi aggiungere il parmigiano a creare quasi una cremina, scolare gli spaghetti lasciando da parte dell’acqua di cottura, ripassare nell’insalatiera. Servire con un fiore di scorza di cedro sbollentato nell’acqua della pasta. 

giovedì 16 febbraio 2017

Frittatine con scorze di agrumi

Frittatine con scorze di agrumi

Definire il romanzo d’Italia è questione assai spinosa. C’è chi è convinto in modo pressoché assoluto che sia La Divina Commedia, chi asserisce con convinzione che senza I promessi sposi non si sarebbero fatti né gli italiani né l’unità. Altri affermano che il romanzo d’Italia debba ancor essere scritto ché l’Italia ancora non si sente nazione e forse mai lo sarà. Il neorealismo ha certamente raccontato una parte del BelPaese che era rimasta celata tra le righe di altri romanzi, Sciascia ha parlato della politica e di una nazione divisa, Eduardo di una nuttata ch’a‘da passa’ ma effettivamente le differenze sono ciò che meglio esprime la progressione espressiva di un Paese che sembra non possa fare a meno di mettere in arte eterna il proprio rapporto con la vita e l’eternità. S’i’ fossi foco arderei ‘l monno, cantava Cecco Angiolieri, Ma non lo udisti e il tempo passava, gli fa eco dopo secoli De Andre’, siamo Uno, nessuno e centomila, suggeriva Pirandello e sembra quasi rispondere Galileo. Ecco, forse un romanzo d’Italia in sé e per sé non esiste e non può esistere perché l’Italia è un insieme una moltitudine di espressioni variegate ed eccelse, qualcosa di cui ci si vorrebbe continuamente riempire gli occhi, le orecchie, i sensi dissetandoli coi capolavori che travalicano il tempo e lo spazio, con i dettagli, le piccole maestrie che fanno la differenza creando diversità, variazioni, complessità artistica e culturale.
Questa ricetta, semplice e veloce se si hanno a disposizione gli ingredienti adatti, è ispirata a quelle piccole diversità che creano la meraviglia italiana.

Uova allevate a terra
Scorze di agrumi non trattati, cedri, limoni, melangoli, arance
Olio extravergine di oliva
Sale integrale


Lavare bene gli agrumi, grattarne la scorza con l’apposito attrezzino, sbattere le uova, far scaldare poco olio in una padella antiaderente, versarvi le uova in base alla capienza della padella così da far in modo di ottenere una frittatina molto sottile, spolverare la frittata, prima di girarla ma quando già si è creata una lieve patina sul fondo con le scorze d’agrumi, disponendole uniformemente, mescolarle con le uova ancora morbide senza disfare la frittata, girarla quando è il momento ed eventualmente rigirarla. 

mercoledì 15 febbraio 2017

Panino con polpettine e carciofini

Panino con polpettine e carciofini

Quest’anno la mimosa ha voluto precedere il mandorlo nella sua fioritura come ormai accade da qualche tempo. Se i bianchi petali del gustoso frutto sono tradizionalmente i primi a sbocciare, trasformando la neve e il ghiaccio di gennaio nel delicato profumo che fa pregustare la mitezza primaverile, la mimosa è sempre stata associata alla giornata dell’8 marzo in cui si ribadiscono i fondamentali diritti umani esplicitati dal femminismo. Da qualche tempo le gialle pallette sprigionano la meraviglia di odori e colori nella prima metà di febbraio e i mandorli pigramente seguono, con cautela, verso la seconda metà di febbraio, se non addirittura a marzo. Che sia colpa del riscaldamento globale, di cambiamenti climatici impercettibili agli esseri umani ma perfettamente chiari alle piante o che sia un capriccio della Natura, fatto sta che i mandorli non indicano più la fine della stagione fredda mentre le mimose stanno prendendosi l’incombenza di preannunciare la primavera tra pollini che fanno starnutire gli allergici e soffici sfere color del sole. Dimostrazione ulteriore, se ve ne fosse bisogno, che per quanto l’essere umano possa cercare di forzare i processi biologici, la resilienza della Natura è sempre più forte delle imposizioni e delle costrizioni.
Questa ricetta è ispirata alla bellezza di una scampagnata nel verde in quel momento magico che segna il passaggio tra inverno e primavera.

Carciofi grigliati sottolio
Polpettine di manzo (manzo, carote, witlof, pangrattato, pane, latte, sale integrale)
Pane ai cereali
Ketchup
Olio extravergine di oliva
Burro della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore

Porre le polpette in una teglia oliata, aggiungere un fiocco di burro sopra ogni polpettina, infornare in forno già caldo a 190°C o 210°C per il tempo di cottura, eventualmente girandole una volta. Affettare il pane, scaldarlo, spalmarvi sopra il ketchup, quindi mettere i carciofini aperti e scolati dall’olio in eccesso su una fetta, porvi sopra le polpette, un altro strato di carciofini, pane e ketchup.


martedì 14 febbraio 2017

Scrippelle dolci con marmellata di lamponi

Scrippelle dolci con marmellata di lamponi

San Valentino è la festa degli innamorati ed è anche l’onomastico di chi ha la ventura di portare il nome di quel santo. Molti affermano che un ateo che festeggia un onomastico è un ossimoro, una contraddizione in termini. Evviva le contraddizioni, verrebbe da rispondere se non fosse già ampiamente dimostrato che un ateo ha il vantaggio, rispetto ad un religioso, di poter festeggiare e prendere parte a qualsivoglia festività in quanto non ha pregiudizi negativi nei confronti di questa o quella religione, essendo le religioni, per l’ateo, inventate dall’essere umano e dalle società anche per avere occasioni di convivialità condivisa. Quello che certamente l’ateo non avrà il piacere di condividere con i credenti non è, ovviamente, il festeggiamento, e quindi la partecipazione gioiosa ad un evento significativo per una persona o per un gruppo di persone, bensì il senso profondo del rito religioso, seppur è chiaramente più che in grado di apprezzarne la bellezza ed eventualmente vi fosse il misticismo che tali celebrazioni implicano.
Questa ricetta, semplicissima, utilizza prodotti di una zona tragicamente colpita dal recente sisma ed è un modo per agire concretamente acciocché si possa gioire insieme a laziali, umbri e marchigiani nelle feste per il ritorno alla meraviglia della quotidianità.

Uova allevate a terra
Latte intero
Farina
Acqua tiepida
Zucchero a velo, a piacere
Marmellata di lamponi La Sibilla dal Parco nazionale Monti Sibillini
Olio extravergine di oliva


Unire farina, latte, uova e acqua sbattendole a mano con la forchetta o con la frusta fino ad ottenere una pastella densa e morbida, ungere una padella antiaderente passando sulla superficie con un tovagliolino umido d’olio, versare il composto nella padellina circa un mestolino per volta per ottenere la scrippella dello spessore desiderato, quindi, quando è cotta, girarla e farla cuocere dall’altra parte, toglierla dalla padella e proseguire con le altre scrippelle. Riempire con la marmellata, non troppa così da non farla fuoruscire, piegare, spolverare con lo zucchero a velo pronto oppure macinare quello semolato nel macinacaffè, servire calde. 

lunedì 13 febbraio 2017

Passato di verdure veloce

Passato di verdure veloce

I giochi di squadra possono piacere molto oppure essere qualcosa da guardare quasi con sospetto, spesso tali sport tendono a diventare vere e proprie passioni nazionali, anche per chi non li pratica e non pensa neanche lontanamente di iniziare ad allenarsi per poterli svolgere. In Canada c’è l’hockey su ghiaccio, prevedibile in un Paese in cui gli immensi laghi ghiacciano per tutta la durata del lunghissimo inverno in modo tanto solido da costituire ottime strade per motoslitte e affini, mentre India e Pakistan prediligono il cricket, presumibilmente retaggio del colonialismo britannico, nel BelPaese il calcio sembra essere l’unica ragione di vita per una parte della cittadinanza. Prevalentemente uomini, ma sempre più anche donne, si accaniscono con veemenza nelle conversazioni ‘sportive’, intendendo il commento alle altrui azioni mentre si sta comodamente seduti in un bar o in salotto guardandosi bene dal praticare alcuna forma di ginnastica, si accapigliano fino alla lite oppure fino al trovarsi in accordo sulla politica, col tipico commento da bar ‘tanto sono tutti corrotti’, come se la Lega calcistica fosse composta da campioni di onestà e trasparenza mentre ciò che dovrebbe davvero animare di passione civile, le decisioni che riguardano la vita quotidiana della collettività e degli individui, viene accantonato come qualcosa su cui il Popolo non può certo intervenire. Un rovesciamento dal basso del concetto di democrazia, si potrebbe pensare, che affonda le radici nella italica diffidenza nei confronti del potere politico che nella storia è stato sinonimo di Chiesa, Impero, oppressione. Eppure gli sport nazionali esistono in qualsiasi Paese, e anche in quelli più democratici si verificano discussioni ‘sportive’ degne di un qualunque bar di una qualsiasi provincia italiana, quindi in teoria, e anche in pratica, sarebbe possibile appassionarsi di sport, tifare per la propria squadra del cuore e contestualmente discutere con forza e veemenza di questioni politiche.
Questa ricetta è ispirata alle forme in cui i potenzialmente infiniti interessi personali e collettivi potrebbero esprimersi senza distruggere la democrazia italiana che, seppur dotata di sana e robusta Costituzione, troppo spesso è inquinata da politicanti inetti con pessime intenzioni.

Indivia belga witlof
Radicchio rosso
Cetrioli
Patate
Carote
Sale integrale
Foglie fresche o essiccate di cipolla
Olio extravergine di oliva
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Minestrina all’uovo
Acqua


Sbucciare patate e carote. Lavare bene le verdure, tagliarle grossolanamente, mettere in pentola con acqua abbondante ma non troppa, in base alla densità desiderata, salare, far cuocere a fuoco medio, passare nel passaverdure, far ribollire, versare la minestrina, farla cuocere e aggiustare di sale se necessario, quindi servire con un filo d’olio a crudo e petali di parmigiano. 

domenica 12 febbraio 2017

Pizza funghi e salsiccia

Pizza funghi e salsiccia
 
I sentimenti sono qualcosa di meraviglioso, le famiglie, le amicizie sono importanti per vivere bene, per sentirsi bene all'interno del proprio universo di senso. Molto spesso amici e parenti rivelano molteplici facce, non necessariamente gradevoli, non sempre sincere e vere. I falsi amici che nelle lingue fanno prendere fischi per fiaschi, nella socialità possono far commettere degli errori che spesso si combinano con l'innata fiducia o con la voglia di affetto e amore. Eppure anche i falsi amici hanno una loro funzione, una qualche forma di significato nella vita quotidiana, quello, ad esempio di imparare a fidarsi soltanto di sé stessi, lasciando che gli altri entrino senza disturbare, senza intaccare i sentimenti più profondi. Una ben triste considerazione, tanto varrebbe evitare gli amici e i parenti e vivere una vita senza costrizioni e senza legami, ma l'amicizia vera e l'amore profondo per la propria famiglia è qualcosa che è molto al di sopra e al di là della meschina malvagità di qualche quaquaraquà di passaggio, di qualche falso amico o falso parente che lascia il tempo che trova e il cui passaggio scorre via senza lasciare nient'altro che un lieve fastidio rafforzando, suo malgrado, la forza dei veri rapporti di amore e amicizia.
Questa ricetta, schietta e semplice, è ispirata alla bellezza della convivialità sincera e scevra da pregiudizi e falsità.
 
 
Farina
Lievito di birra
Acqua
Salsiccia
Funghi champignon
Olio extravergine di oliva
Sale di rocca
 
 
Impastare la pizza con farina e lievito di birra sciolto in acqua tiepida, far lievitare. Stendere la sfoglia, lavare i funghi, tagliarli a fette non troppo sottili, condirli con olio e sale, sbriciolare la salsiccia sull'impasto, infornare in forno già caldo oltre i 200°C per il tempo necessario alla cottura.

sabato 11 febbraio 2017

Mezze maniche con radicchio e robiolino

Mezze maniche con radicchio e robiolino

Fare politica in un momento storico tanto complesso e in velocissimo mutamento sociale, tecnologico, economico richiede una assoluta coerenza e grande limpidità di idee, onestà intellettuale, enormi capacità di visione. Il Primo Ministro del Canada, parlando ai giovani studenti universitari che effettivamente hanno dimostrato maggiore disattenzione di quanto si potesse immaginare in una democrazia tanto sviluppata, ha affermato che i giovani non sono i leader del domani, bensì i leader dell’oggi perché soltanto loro hanno l’esigenza di capire ciò che accadrà domani. Si potrebbe ampiamente dissentire su una tale affermazione, soprattutto tenendo in considerazione la mancanza profonda di cultura da parte di una gran quantità di nativi digitali abituati sin da piccolissimi a smanettare su dispositivi tecnologici ma spesso privi di profonde capacità di elaborazione critica del pensiero e molto più spesso di comprensione di concetti semplici espressi talvolta in modo elementare. I nativi digitali che hanno saputo capire la bellezza di sporcarsi le mani e sbucciarsi le ginocchia giocando fino allo sfinimento in un parco, in un giardino o in un cortile, ridendo di stupidaggini alla scoperta della vita e dell’universo, litigando per poi fare pace sono decisamente i più auspicabili leader del domani ma gli altri, inebetiti di fronte agli schermi, li lasceranno diventare i capi di quelle tribù tecnologicamente (ir)reali in cui sono organizzati i giovani? Ad oggi i nativi digitali molto ‘svegli’ sono più intelligenti, più capaci di capire, più pronti ad immaginare e realizzare i propri sogni di pressoché chiunque altro delle generazioni precedenti ma c’è un divario tra quelli che si spera diventeranno i leader del domani e quelli che auspicabilmente non lo diverranno ma potrebbero riscuotere maggiori consensi e, in termini puramente e strettamente democratici, esprimere in modo più effettivo le esigenze che l’elettorato che dovrebbero rappresentare ritiene di avere. È altresì vero che una democrazia può dirsi libertaria e dunque effettivamente governo del popolo nel momento in cui il popolo è nelle condizioni di essere sovrano e dunque è in grado di governarsi e di agire in modo coerente coi principi che rendono possibile la pace e la convivenza delle differenze.
Questa ricetta, semplice e veloce, è ispirata alle esigenze libertarie della democrazia.

Robiolino
Radicchio rosso
Olio extravergine di oliva
Sale integrale
Acqua
Mezze maniche Voiello


Lavare bene e tagliare in radicchio a listerelle, porlo in una padella con l’olio caldo ma non bollente, salare, far cuocere, a fornello spento aggiungere il robiolino a creare una cremina. Nel frattempo far bollire l’acqua della pasta, salare, cuocere la pasta, scolarla lasciando da parte un po’ di acqua di cottura. Condirla con il composto di radicchio e robiolino senza scaldare la padella, altrimenti il formaggio si scinderebbe rovinando il sapore.

venerdì 10 febbraio 2017

Passato di verdure semplice con fiocchi d’avena

Passato di verdure semplice con fiocchi d’avena

Il dovere all’ospitalità è un concetto molto mediterraneo che ben si intreccia con la complicata storia di dialoghi, guerre e commerci che hanno caratterizzato il Mare Nostrum. Per il dovere di ospitalità, raccontano le cronache siciliane, si poteva, nell’antica Trinacria, disubbidire addirittura al re senza che l’onore della famiglia ne subisse l’onta. L’ospitalità era governata da una specie di ‘regolamento’ che garantiva il rispetto di ospitato e ospitante così da non turbare l’equilibrio interno e la reputazione di chi si prendeva la briga di aprire le porte della propria casa per offrire rifugio e protezione a chi la chiedeva, sempre nei modi e nelle modalità previste dal codice etico vigente in quei tempi. Abusare dell’ospitalità con assurde pretese e con un atteggiamento arrogante era considerato quasi alla stregua di un efferato crimine non soltanto nei confronti dell’ospitante ma quasi delle società di tutto il Mediterraneo. Se un piatto di minestra non si nega a nessuno, pretendere tavole imbandite quotidianamente come fosse sempre giorno di festa, per non parlare di furti o altre angherie in casa dell’ospitante, era considerato, per dirla in termini gastronomici, grave offesa e poteva causare non soltanto la rottura del patto non scritto e il proscioglimento del dovere di ospitalità ma anche il marchio dell’infamia per chi aveva così brutalmente mancato ai propri doveri di ospitato. Una sorta di meccanismo di difesa della generosità e della gentilezza contro l’arroganza e la mancanza di rispetto affinché venisse sempre garantita la possibilità di protezione e sicurezza durante il percorso, il viaggio.
Questa ricetta è ispirata al principio fondamentale di ospitalità e alla necessità di rispetto per ospitante e ospitato che tale splendido concetto esprime.

Cetrioli
Patate
Sale integrale
Semi di finocchio siciliano
Curcuma fresca
Radicchio tondo
Indivia belga witlof
Menta in foglie
Timo citronella
Fiocchi d’avena
Acqua
Olio extravergine di oliva


Pelare le patate e la curcuma, lavarle insieme a tutte le altre verdure, tagliare grossolanamente gli ortaggi, porre in una pentola, aggiungere acqua, non troppo ma in abbondanza, salare, speziare con le erbe aromatiche. Far bollire il tempo necessario se si vuole più o meno fitto, quindi passare col passaverdure, far ribollire e versare a pioggia i fiocchi d’avena in base alla densità desiderata, aggiustare eventualmente di sale. Servire con un filo di olio a crudo.  

giovedì 9 febbraio 2017

Insalata di patate, tonno, carote e mais

Insalata di patate, tonno, carote e mais

Cantare è una bellissima attività che fino a qualche anno fa si praticava anche in strada, nelle botteghe e nei cantieri senza destare sospetto. Se oggi una persona si mettesse ad intonare mentre lavora un’aria d’opera o una canzonetta scatenerebbe una ridda di reazioni contrastanti, tra il sorriso di chi è convinto che sia una normalità da ripristinare a chi scandalizzato penserebbe che il cantore in questione abbia qualche rotella fuori posto. In effetti moltissimi canti popolari, e tantissime composizioni ‘colte’ che traggono origine dal ritmo della vita quotidiana o comunque ad esso si ispirano consapevolmente o meno, sono un modo per dare forma al lavoro stesso, coordinazione del movimento, affiatamento e unione, comunicazione. Oggi le tecnologie permettono di non dover più issare, e quante volte abbiamo sentito ‘oooh issa’ quando c’era da sollevare un peso, oggetti di tali dimensioni da richiedere uno sforzo collettivo di corda e braccia, non c’è più bisogno di trasportare mattoni sulla schiena, fortunatamente esistono i mezzi meccanici che hanno ridotto considerevolmente le umane fatiche. Il suono che si sente oggi in un cantiere o in un porto non è quello delle voci umane, bensì quello di gru, muletti, ruspe. In quella metallica sinfonia la melodiosa voce umana ci sembra quasi una stonatura eppure sarebbe così normale cantare, fischiettare ed esprimere in forma musicale lo sforzo e i sentimenti alleggerendo, così, un po’ la fatica e la noia. Ma a questo pensano le radioline, accese nei luoghi di lavoro, più o meno gracchianti, più o meno metalliche ma invariabilmente con musiche che hanno tolto il ritmo dalla composizione quasi ad adeguarsi al cling clang di ruspe, scale mobili, gru.
Questa ricetta è ispirata alla semplice bellezza della voce e delle sue sfumature che si esprime nel canto, corale o individuale se c’è chi ha particolare intonazione e timbro.

Patate
Tonno in olio d’oliva
Carote
Sesamo biologico
Sale integrale oppure gomasio
Olio extravergine di oliva
Mais
A piacere, aceto balsamico di Modena Aceteria Pedroni


Sbucciare carote e patate, lavarle e spezzarle grossolanamente, cuocere al vapore, lasciar intiepidire. Scolare e sciacquare il mais precotto, porlo in un’insalatiera. Scolare e spezzettare i filetti di tonno, porli nell’insalatiera, aggiungere le patate e le carote, condire con olio, sesamo e sale oppure gomasio, a piacimento aggiungere aceto balsamico. 

mercoledì 8 febbraio 2017

Passato di verdure leggero

Passato di verdure leggero

C’è un momento dell’inverno in cui la primavera scalpita per emergere in tutta la sua vitalità. I corpi si risvegliano come a nuova vita, seguendo il ritmo naturale e viene una gran voglia di fare attività fisica all’aperto e di mangiare in modo più leggero, anche in preparazione dei futuri bagordi carnevaleschi e pasquali. Alla voglia di attività si abbina spesso un gran desiderio di dormire, un po’ come accade in aprile dove l’attività onirica, dice il proverbio, è dolce. L’arietta frizzante fa pregustare gli odori primaverili, stimola una vitalità che è bene assecondare con gite nei luoghi della provincia italiana, nelle città d’arte e nella natura, considerando che in questo meraviglioso momento è bene mangiare molta frutta, verdura, alleggerire per quanto possibile i pasti e approfittare delle belle giornate per una passeggiatina in più.
Questa ricetta, semplice, veloce è adatta a chi sente la necessità di idratare il proprio corpo, senza rinunciare al calore di una bella minestra, per iniziare un pasto sostanzioso ma leggero, evitando fritti, soffritti e tutto ciò che è tipicamente invernale.

Indivia belga witlof
Carote
Patate
Maggiorana
Menta
Salvia
Timo citronella
Curcuma fresca
Cetrioli
Olio extravergine di oliva
Foglie di cipolla fresche o essiccate
Acqua
Sale integrale


Sbucciare patate, carote e curcuma, lavarle, lavare i cetrioli e la witlof, mettere tutto in pentola, aggiungere acqua in abbondanza ma non troppa, far cuocere, quindi passare col passaverdure, continuare a cuocere per far rapprendere nel modo desiderato, a crudo mettere un filo d’olio e, a piacimento, crostini di pane e formaggio; oppure cuocere nel passato la pastina o i fiocchi d’avena e quindi aggiungere l’olio e parmigiano a crudo. 

martedì 7 febbraio 2017

Polpettine con witlof e carote

Polpettine con witlof e carote

Alcuni grandissimi scrittori hanno la meravigliosa capacità di condensare in pochissime parole concetti all’apparenza semplici ma in realtà complicatissimi e che generalmente richiedono pagine e pagine di spiegazioni ed eruditissime argomentazioni per poter essere non soltanto comprese bensì anche spiegate, espresse. Leonardo Sciascia è sicuramente tra loro, così come lo è Alessandro Manzoni e Dante Alighieri. Il grandissimo autore siciliano è capace di spiegare tutto quello che è accaduto e continua ad accadere in Italia, in forma più o meno diluita, utilizzando, quando ha intenzione di raccontare lentamente con l’ausilio di esempi in non più di trenta righe, se decide di fornire definizioni chiare e precise in neanche cinque righe ma se vuole esprimersi in modo netto è capace di distillare millenni di società, storie, evoluzioni in non più di due righe. Le sue frasi sono una successione non progressiva di lampi, le parole che scrive hanno la densità della roccia più dura, inscalfibile e la limpidezza della verità corredata da una intelligentissima quanto rara onestà intellettuale. Egli farfuglia, sembrerebbe, e poi come se niente fosse forgia perfezione. È inevitabile che i suoi scritti facciano pensare all’arte italiana, a Michelangelo, a Leonardo da Vinci. Il movimento perpetuo delle statue di Buonarroti e la assolutezza decisa, semplice e piena dello sguardo tra l’arcangelo e la Madonna nell’Annunciazione leonardesca custodita presso gli Uffizi di Firenze. In Todo Modo egli spiega il principio alla base della civiltà giuridica in qualunque tempo e territorio con preziose parole, nel momento in cui c’è la necessità della legge si ammette di essere tutti colpevoli. È talmente ovvio da risultare incomprensibile: le persone dovrebbero essere dotate della capacità di agire distinguendo il bene dal male, il giusto dall’errore. Nel momento in cui gli esseri umani si riuniscono a formare delle società più o meno complesse dovrebbero poter essere in grado di non arrecare danno a sé stessi e agli altri eppure c’è bisogno della legge, le società creano la legge, così come creano le religioni, i poteri forti e deboli. Non è una necessità di narrazione, di costruzione di senso, è qualcosa che presuppone che chiunque potrebbe essere in errore, dunque è un’ammissione di colpa collettiva. La stessa istituzione dell’istituto legislativo è un colossale autodafé, la necessità di darsi delle regole perché altrimenti non si è in grado di discernere. L’amicizia, l’amore hanno delle regole non scritte, si fondano su principi che di volta in volta vengono rimodellati in funzione degli individui che compongono quell’unità alla base di qualunque società, delle esigenze oggettive e soggettive e non ci sono, se non nelle medievali cronache trobadoriche, regole scritte per i sentimenti più puri, intimi e personali. Imporre un’amicizia o un amore è come dire non amare. Nel momento in cui le società hanno bisogno dell’istituto legislativo, qualunque esso sia, o di quello religioso, vuol dire che vi è una collettiva ammissione di incapacità di amare e, fondamentalmente, di essere certi della propria onestà, per quello che significa nelle differenti accezioni culturali, spaziali, temporali.
Questa ricetta è ispirata alla capacità di condensare il pensiero dell’umanità intera in, letteralmente, poche parole.  

Carne di manzo e vitella macinata al momento dal macellaio di fiducia
Indivia belga witlof
Pane raffermo
Latte
Sale integrale
Carote
Pangrattato finissimo fatto in casa dai Suoceri
Olio extravergine di oliva
Burro della Latteria sociale di Beduzzo Inferiore

Omogeneizzare il macinato nel mixer, porlo in un recipiente, bagnare il pane nel latte tiepido, omogeneizzarlo nel mixer, pelare e lavare le carote, sminuzzarle nel mixer insieme alla witlof ben lavata. Unire gli ingredienti mescolandoli bene, fare delle palline di circa 2 cm di diametro, passarle nel pangrattato, porle in una teglia oliata, aggiungere un fiocco di burro e infornare in forno ben caldo a 180°C o 200°C per il tempo necessario alla cottura.


lunedì 6 febbraio 2017

Insalata di frutta con Parmigiano Reggiano

Insalata di frutta con Parmigiano Reggiano

Si fa un gran parlare, finalmente, dell’incapacità tutta italiana di parlare, e soprattutto di scrivere, la propria lingua. Anni di scuola non sortiscono generalmente i risultati sperati e i docenti universitari hanno finalmente lanciato un appello affinché il governo prenda atto dell’analfabetismo della popolazione e ponga rimedio. Difficile compito, oggettivamente, per politicanti che raramente hanno un livello culturale superiore a quello che si potrebbe ottenere dopo la frequentazione delle medie e che da anni distruggono sistematicamente e quasi con precisione chirurgica la scuola italiana. Ultima in ordine di tempo la cosiddetta ‘buona scuola’ che ha portato le pochissime eccellenze resistenti sul territorio nazionale a fronteggiare notevoli difficoltà, tra cui, ad esempio, quella di non poter svolgere ore di laboratorio pratico necessarie all’acquisizione delle competenze necessarie per l’ingresso nel mondo del lavoro nello splendido istituto Grue di Castelli, in Abruzzo, in un momento storico in cui qualunque Paese civile fa esattamente il contrario, aumentando le ore di attività concreta, partendo dalla pratica per apprendere la teoria il governo cosa fa? Ovviamente mortifica e rende l’azione innovativa e fondamentale della trasmissione di arti e mestieri che costituiscono il vero tesoro alla base dell’inimitabile qualità italiana quasi impossibile, non fosse per quelle persone di buona volontà che tengono in piedi il BelPaese nonostante i politicanti che si trova a dover sopportare, e talvolta cerca di linciare, non del tutto ingiustificatamente, come è accaduto a Pescara, seppur sempre e comunque deprecabile è l’uso della violenza. La scuola italiana non è più quella descritta da Sciascia, quella della fame, di soprusi inenarrabili, della mancanza del necessario per vivere. È però una scuola dove l’analfabetismo è considerato un dato trascurabile, tutto sommato, sono ragazzi, sono esuberanti. Gli insegnanti sono esasperati, sia per le ore di fiato che metterebbe a dura prova le corde vocali di un soprano, sia per i continui colpi contro l’istituzione da parte dello Stato stesso, un paradosso, ovvero di quella istituzione di cui la scuola sarebbe il primo baluardo, la trincea sulla linea del fuoco. Quello che fa sorridere amaramente, molto amaramente, è leggere gli articoli sulla scia delle denunce di Tullio De Mauro scritti in un italiano approssimativo, sciatto, denso non di senso e significati, come quello sciasciano, bensì di errori, di refusi, di espressioni d’uso comune ma che cozzano inevitabilmente contro quell’italiano che si cerca di difendere, denunciandone la fondamentale assenza dal patrimonio culturale medio.
Nessuno si stupì quando negli anni ’90 un magistrato italiano mise sotto accusa l’intera classe politica italiana parlando un italiano approssimativo, era già accettabile che un magistrato, la cui azione è fondata in primo luogo sull’uso corretto, burocratico quanto si vuole ma esatto, della lingua italiana. Una parola per la legge può fare la differenza tra una vita vissuta in libertà e una trascorsa nelle patrie galere. Che un magistrato non sappia l’italiano è più che grave, è evidenza se non di reato quantomeno di inesattezza procedurale nella distribuzione di titoli accademici e professionali. Come ha fatto quella persona a diplomarsi, a laurearsi, specializzarsi, superare i concorsi in magistratura con una conoscenza approssimativa della lingua italiana è questione di non poco conto eppure fu completamente ignorata, totalmente passata sotto silenzio. Nessun giornalista, molti tra i quali con conoscenze linguistiche uguali se non inferiori a quelle del magistrato si pose il problema, né tantomeno si chiese come mai quello stesso magistrato entrò immediatamente dopo in politica e divenne il maggior oppositore dell’astro nascente della nuova classe dirigente che nel frattempo aveva mutato nome e poco altro. Politicamente parlando nessuno si è accorto di un altro cambiamento e svilimento del linguaggio, quello attuato da un nuovo partito che rifiuta di farsi chiamare col nome che la Costituzione impone a chi decide di presentarsi alle elezioni, reiterando pratiche e modalità di un secolo fa, fino ad introdurre nella comunicazione nazionale di massa verbi considerati giustamente tabù o quantomeno inappropriati e di violenza inaccettabile quali ‘umiliare’, ‘zittire’.
È giusto che i docenti universitari denuncino l’impossibilità di svolgere il proprio lavoro in modo corretto quando invece di occuparsi del contenuto e della necessaria capacità linguistica per esprimere concetti di maggiore approfondimento culturale debbono correggere gli errori di ortografia nelle tesi. Si potrebbe malignamente pensare che questo sia un atteggiamento ‘pilatesco’: se i laureati sono al di sotto degli standard minimi europei non è colpa di università organizzate in modo assurdo che rende inattaccabile il sistema di baronie politiche e intellettuali che da secoli infiltra il mondo accademico, bensì della scarsa preparazione di base degli studenti, colpa della scuola, del governo. In fondo basterebbe inserire quale prerequisito per l’ingresso nelle facoltà italiane la conoscenza della lingua, nient’altro che quello. Poi uno sbarramento al secondo anno in cui venga controllato il rendimento scolastico, numero di esami, partecipazione alle attività extra, votazione media, senza ridurre gli esami, come è stato criminalmente fatto, a pezzettini di esami, lezioncine, moduli e trasformare l’università in un esamificio in cui ricercatori e dottorandi anziché dedicarsi alla ricerca, come sarebbe ovvio, debbono trascorrere ore e ore a correggere tesine, a sopportare esami che tanto fanno pensare alle interrogazioni del liceo, deresponsabilizzando ancor di più, tante volte ce ne fosse stato bisogno, generazioni di giovani studenti e impedendo di fatto l’accesso all’istruzione superiore agli studenti lavoratori, non sempre ma spesso molto motivati.
La lettera di protesta, sacrosanto grido di docenti e accademici fa un po’ pensare agli insegnanti delle medie che dicevano che non era possibile cavar niente da quelle zucche vuote, visto che i maestri li avevano mal preparati alle medie, e a quelli del liceo che dicevano che non si poteva cavar niente da quelle zucche vuote, visto che i professori delle medie li avevano mal preparati. Va bene che la scuola, e purtroppo da qualche anno anche l’università, in Italia è una beffa oltre che un danno a discapito di studenti, insegnanti e familiari e che andrebbe riformata in modo serio evitando di distruggere bensì stimolando le eccellenze ma la scuola di cui scriveva Sciascia era decisamente peggiore di quella attuale e ha prodotto scrittori di inarrivabile levatura intellettuale. Forse l’analfabetismo non è soltanto un problema scolastico ma sistematico, è un problema che ha a che fare con la società e la scientemente costruita desertificazione culturale in cui si trova in questo momento il Paese di Michelangelo, Raffaello, Dante, Manzoni, Boccaccio, Bramante, Leonardo da Vinci.
Questa ricetta è ispirata alla semplicità e alla bellezza della propria cultura.

Ananas fresco
Arance
Mele
Olio extravergine di oliva
Parmigiano reggiano della Latteria sociale di Beduzzo Inferiore
Gomasio integrale
Semi di zucca
Mandorle
A piacere aceto balsamico di Modena dell’Aceteria Pedroni oppure Fruttaceto al melograno

Sbucciare la frutta e tagliarla in pezzi non troppo grandi e neanche troppo piccoli, porre in una insalatiera, aggiungere i semi di zucca, il gomasio, le mandorle affettate, eventualmente anche tostate in padella per qualche istante, l’olio e i petali di parmigiano. Se piace, aggiungere aceto balsamico di Modena oppure fruttaceto toscano.