mercoledì 30 novembre 2016

Minestrone con le castagne

Minestrone con le castagne

Un’alternativa è sempre possibile, quando c’è qualcosa che non funziona, che non va nel giusto verso c’è sempre, o quasi, una via d’uscita, una strada cui non si era pensato prima e che potrebbe portare alla realizzazione dei propri sogni, o almeno a vivere in un modo migliore, meno doloroso, meno penoso e più bello, più vivo, più pieno.
A volte, quando sembra che tutto vada nel verso sbagliato, basterebbe girare lo sguardo verso un’altra direzione e si potrebbe capire che forse si può percorrere un’altra via, si possono creare nuove e diverse modalità di azione, di pensiero. Questo è più o meno evidente nella vita quotidiana ed è palese nella vita pubblica, nella politica. Quando politiche dissennate hanno portato rovina, corruzione e distruzione, è possibile cambiare. Almeno fino quando si ha diritto al voto. Un diritto acquisito con molte fatiche e innumerevoli battaglie, nel corso di poco meno di due millenni, e che in moltissimi Paesi è ancora una chimera, un’utopia, un sogno irrealizzabile.
Questa ricetta, nutriente e dietetica, è ispirata alle possibilità di cambiamento che sono insite in qualunque situazione, in qualsiasi azione e momento.

Castagne
Carote
Lattuga
Patate
Cipolla
Timo
Cavolo verza riccia
Bieta
Cicoria
Acqua
Sale grigio di Bretagna
Gruviera dell’Alta Savoia
Olio extravergine di oliva


Crastare le castagne e sbollentarle in acqua per rimuovere più facilmente la buccia. Sbucciare, mondare e lavare accuratamente le verdure, tagliarle a pezzetti, metterli in pentola, insieme alle erbe aromatiche. Coprire con l’acqua, salare e, quasi a fine cottura, aggiungere le castagne, farle finire di cuocere. Servire con olio a crudo e julienne di gruviera dell’Alta Savoia. 

martedì 29 novembre 2016

Gnocchetti alla romana dietetici con crema di finocchi

Gnocchetti alla romana dietetici con crema di finocchi

Il motivo per cui gli gnocchetti alla romana si chiamano in questo modo è un mistero gaudioso per gran parte della popolazione romana. Gli gnocchi a Roma tradizionalmente si fanno con le patate bollenti e vengono preparati da mani esperte che riescono, con estrema abilità, a non scottarsi mentre impastano la polpa di detti tuberi appena estratti dall’acqua bollente con la farina. Nel resto d’Italia, però gli gnocchi alla romana sono quelli con il semolino. Nei libri di cucina è spesso riportato che essi sono un piatto tipico della cucina romana e laziale seppure chiunque abbia frequentato le cucine popolari romane sappia perfettamente che nessuna persona dotata di buon senso chiamerebbe ‘gnocchi’ qualcosa composto da semola anziché patate.
Questa ricetta è una versione dietetica di quella più gustosa e appetitosa cotta nel latte e condita con parmigiano e burro.

Finocchi
Semi di finocchio
Curry
Acqua
Semolino
Sale iodato
Olio extravergine di oliva
Gomasio


Cuocere il semolino facendolo cadere a pioggia nell’acqua bollente salata e condita col curry, farlo addensare, quindi stenderlo su una superficie piatta con una altezza di circa un centimetro e mezzo, farlo freddare, quindi tagliarlo in cerchi o in quadrati a piacimento di circa 6cmx6cmx1cm. Lavare i finocchi e cuocerli al vapore, passarli nel mixer, condire con olio, sale, semi di finocchio. Disporre gli gnocchi alla romana su una teglia oliata, coprirli con la crema, piuttosto lenta di finocchi, spolverare con Gomasio e infornare in forno ben caldo a 180°C o 200°C per una ventina di minuti. 

lunedì 28 novembre 2016

Spaghetti con alicette e burro semi-salato croccante

Spaghetti con alicette e burro semi-salato croccante

Iniziare la dieta il lunedì è sempre un’ottima abitudine, per non rendere troppo traumatico l’inizio di tale regime alimentare che aiuta a vivere meglio, a sentirsi più in forma, a discapito di alcuni sapori più forti e decisi, di piatti più succulenti ma pesanti e soprattutto ipercalorici è bene cominciare con piatti che uniscano la delicatezza di un cibo sano indulgendo nella forma di condimento, seppur senza sconfinare in besciamelle, fritti o altri alimenti poco consoni ad iniziare una dieta. Iniziando con un piatto così saporito e non esattamente ipocalorico, si affronterà con rinnovato spirito di sacrificio la minestrina serale in cui tutti gli ingredienti della natura si armonizzano in una delicatezza salutare e salutista che fa tanto bene al corpo e allo spirito, ma forse un po’ meno all’umore generale e, dipende dai gusti, potrebbe eventualmente sviluppare una quantità inferiore di endorfine.

Alici ESI
Burro semi-salato croccante di latte crudo Xavier di Tolosa
Olio extravergine di oliva
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Peperoncino
Acqua
Spaghetti
Sale iodato
Vino rosso di Cerveteri


Scongelare i filetti di alici e pulirli per bene sotto l’acqua corrente, eventualmente utilizzando guanti di protezione. Far soffriggere senza far imbiondire l’aglio e il peperoncino in olio, quindi aggiungere le alicette spezzettate a mano, farle cuocere fino quasi a creare una cremina, quindi sfumare con mezzo bicchierino da caffè di vino rosso di Cerveteri o con altro rosso secco e non troppo corposo. Abbassare nuovamente la fiamma, a fine cottura aggiungere un pezzetto di burro. Lessare gli spaghetti in abbondante acqua salata e salarli in padella col condimento. A piacimento aggiungere anche mollica condita e prezzemolo. 

domenica 27 novembre 2016

Involtini di cavolo riccio con gnocchetti di farro e grano saraceno con crema di formaggi

Involtini di cavolo riccio con gnocchetti di farro e grano saraceno con crema di formaggi

Mangiare bene è importantissimo e condire con olio extravergine d’oliva, possibilmente Sabina D.O.P., è un’abitudine che fa bene al gusto e al corpo. Con l’approssimarsi dell’inverno si può, però, indulgere in qualcosa di un po’ più elaborato e molto gustoso.
Questa ricetta, che è un vero attentato alla dieta ipocalorica, è però piuttosto gustoso e può essere inserito in una dieta molto equilibrata e sana, possibilmente dopo aver percorso qualche chilometro a piedi tra i boschi delle meravigliose montagne italiane, oppure in riva al mare, al lago. È anche un piatto da inizio dieta…che, da gloriosa tradizione, cominciano sempre di lunedì dopo bagordi domenicali.


Farina di farro
Farina di grano saraceno
Farina sabina
Acqua
Sale iodato
Vino bianco
Fontina Valdostana
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Burro d’alpeggio della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Burro crudo croccante semi salato artigianale francese
Olio extravergine di oliva
Salvia
Timo
Bieta coste
Stuzzicadenti

Lavare bene il cavolo riccio tenendolo a bagno per qualche tempo per togliere eventuali lumachine bruchi e altri animaletti ghiotti di questo tipo di ortaggio. Sbollentare le foglie necessarie agli involtini in abbondante acqua salata con vino per qualche minuto, eventualmente praticando alcuni taglietti sulla costa più dura, non tali da farla sfilacciare ovviamente. Lavare e lessare o cuocere al vapore la bieta a coste così da farla rimanere morbida ma non molla, tagliarla a listerelle, porla in un’insalatiera dove verranno conditi gli gnocchetti insieme ai formaggi tagliati a dadini piuttosto piccoli e al mix di burro così da farlo sciogliere naturalmente. Preparare gli gnocchetti impastando le farine con acqua tiepida, quindi creare budellini e tagliarne gnocchi di circa 1cm. Lessarli molto al dente in abbondante acqua salata, porli nell’insalatiera insieme alle erbette aromatiche, farli insaporire col condimento girando bene. Quindi porli nelle foglie di cavolo e chiuderle con uno stuzzicadenti. Metterle in una teglia oliata e porre in forno a 160° o 200°C per una ventina di minuti. Servire ben caldi come primo oppure freddi come antipasto o tiepidi tendenti al caldo come stuzzichino per il brunch domenicale. Acqua consigliata: Fiuggi. 

sabato 26 novembre 2016

Insalata d’autunno con melagrana e castagne

Insalata d’autunno con melagrana e castagne

La Natura ci fornisce gran parte degli alimenti che sono necessari al nostro benessere anche se spesso la frenesia della vita quotidiana e la mania di avere tutto in qualunque momento sulla propria tavola sia una di quelle pessime abitudini che si radicano con facilità e che sono poi difficili da sradicare e rendano difficile a corpi e menti inquinate da pessima cultura e aria pesante la comprensione di tale meravigliosa capacità dell’ambiente in cui siamo immersi e viviamo. Vi sono alcuni Paesi in cui seguire l’alimentazione in base alle stagioni può risultare più complicato di quanto non sia nelle assolate e miti regioni mediterranee, però è indubbio che una maggiore attenzione alle produzioni autoctone aiuterebbe a disinquinare ambiente, menti e corpi e sicuramente a vivere meglio.
Questa ricetta è una celebrazione delle meraviglie autunnali.

Castagne
Acqua
Melagrana
Patate
Olio extra vergine di oliva
Sale iodato
Aceto balsamico di Modena Aceteria Pedroni


Crastare le castagne e lessarle in abbondante acqua salata. Sbucciare le patate, tagliarle a tocchetti di circa 2cm e cuocerle al vapore. Sgranare la melagrana. Sbucciare le castagne quando sono tiepide, metterle a pezzettoni nell’insalatiera insieme alle patate tiepide o a temperatura ambiente e ai chicchi di melagrana. Condire con sale, olio e aceto balsamico vero oppure senza aceto. 

venerdì 25 novembre 2016

Barchette di limone con crema di cavolfiore

Barchette di limone con crema di cavolfiore

Visitare i monumenti italiani è sempre una grande ispirazione per la vita quotidiana e per il buon umore. Talvolta può essere un’ottima ispirazione anche per preparare piatti semplici ma particolarmente gradevoli allo sguardo. Questo è il caso della ricetta delle barchette di limone con crema di cavolfiori, che è liberamente ispirata ad una ricetta mirabilmente riportata su un libro di aristocratiche ricette napoletane acquistato nella libreria della splendida Villa d’Este a Tivoli. In realtà queste barchette sono una notevole rielaborazione di una suggestione visuale suggerita dal libro in questione che propone 35 ricette di Monzù corredandole con spassosissimi aneddoti ‘di prima mano’ dell’alta società partenopea.

Cavolfiore
Acqua
Vino bianco
Maionese
Sale iodato
Olio extravergine
Limoni non trattati
Erbe provenzali


Tagliare il cavolfiore a rosette, metterlo a bagno per qualche tempo per togliere eventuali bruchi o altri animaletti ghiotti di tali ortaggi. Lavarlo accuratamente e lessarlo molto aggiungendo nell’acqua una scorzetta di limone non trattato, fino a che sia piuttosto morbido, in abbondante acqua salata. Lasciarlo raffreddare, quindi passarlo nel mixer con sale e olio, lasciando da parte qualche piccola rosetta intera cotta scolata un po’ prima così che rimanga ben soda. Aggiungere la maionese a mano cosicché non risulti troppo morbido né che il sapore della maionese prevalga. Porlo in frigorifero per il tempo necessario a farlo addensare. Lavare accuratamente i limoni. Tagliarli dal lato lungo, togliere la polpa, lasciarla da parte e spremerla per un delizioso succo di limone con cui accompagnare le barchette. Sbollentarli per un minuto o poco meno in acqua e vino bollenti, insaporiti con le erbe provenzali, i limoni debbono rimanere ben sodi. Riempire le barchette con il composto di cavolfiore, guarnire con le rosettine intere. Porre in frigorifero le barchette coperte con un coperchio sufficientemente alto da non urtare la composizione. Servire con tacos oppure con pita o pane azzimo o pane carasau (carta musica).

giovedì 24 novembre 2016

Polenta tostata in padella con castagne e Parmigiano Reggiano

Polenta tostata in padella con castagne e Parmigiano Reggiano

L’autunno è il tempo delle castagne. Colline e montagne si infuocano di giallo, rosso, ruggine e nell’aria si spande quell’odore inconfondibile di stufe e caminetti in cui arde e crepita la legna raccolta nei boschi che praticano la riforestazione. Intorno alle danzanti lingue di fuoco, quando i personaggi che sicuramente abitano i fuochi si destano per cantare le loro nenie, ecco che si puliscono le ristere, le tipiche padelle dal manico lungo, forate e si cominciano a cercare nei boschi i saporiti marroni che si nascondono tra gli spinosi ricci.
Questa ricetta, ispirata alla tradizione del Nord Italia di scaldare la polenta e tostarla, unisce la delicata bontà delle castagne al sapore forte e deciso del Parmigiano.

Polenta pronta
Castagne
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Olio extravergine di oliva
Acqua
Sale iodato
Latte


Crastare le castagne e farle bollire, quindi sbucciarle quando si freddano un po’. Lasciarne da parte un po’ intere, frangere le altre eventualmente con il passaverdure. Aggiungere alla purea di castagne il latte fino ad ottenere una consistenza densa, cremosa e piuttosto morbida. Salare. Tagliare la polenta pronta dalla sera prima in fette di circa un centimetro. In una padella piuttosto larga scaldare poco olio, quindi adagiarvi le fette di polenta. Nel frattempo tagliare con il pelapatate le fette di parmigiano lunghe quanto le fette di polenta, circa. Far rosolare bene le fette di polenta per una decina di minuti buoni, così che facciano la crosticina da ambedue le parti. Porre sopra le fette di polenta le fette di parmigiano, farlo ammorbidire senza farlo filare, dunque versare la purea di castagne calda, servire guarnendo con le castagne intere. 

mercoledì 23 novembre 2016

Alici al forno con limone e maggiorana

Alici al forno con limone e maggiorana

Le diete vanno a mode, prima bisogna assolutamente mangiare un determinato alimento, poi si scopre che forse ha delle controindicazioni, poi si dice che bere due litri di acqua al giorno è necessario, quindi si scopre che esiste il senso della sete e che il nostro corpo ha una certa capacità di capire quando ha necessità di bere. Generalmente parlando, ascoltare il proprio corpo è una sana e buona abitudine. Rispettare alcune regole igieniche è un’altra ottima abitudine e soprattutto muoversi, camminare, fare attività fisica. Si dice spesso che la dieta mediterranea sia la forma migliore di alimentazione e di fatto consiste nel variare molto gli alimenti, nel non mangiare cibi troppo pesanti, nel combinare in modo bilanciato e piuttosto variato pesce, carne, formaggi, frutta, verdura, cereali, qualche dolcetto, ma soprattutto nel dedicare tempo alla preparazione di cibi di stagione e dedicare tempo al mangiare in modo non frettoloso, sedendosi a tavola e possibilmente chiacchierando. Il cibo non è soltanto nutrimento per i mediterranei, è cultura e come tale deve essere considerato. Non si può ingurgitare distrattamente un piatto di fettuccine col sughetto fresco, sarebbe un vero peccato e uno spreco di fatica, di calorie, di tempo e di ingredienti. Una caratteristica della dieta mediterranea è certamente il consumo di pesce azzurro che pare abbia nelle proprie carni una percentuale minima di metalli pesanti, di quegli agenti inquinanti con cui stiamo distruggendo l’ambiente marino, l’aria e i suoli della Terra.
Questa ricetta, semplice, esprime tutta l’essenza delle coste mediterranee.

Alici surgelate ESI
Olio extravergine di oliva
Limone non trattato
Maggiorana


Far scongelare le alici, sciacquarle, adagiarle in una teglia oliata, aggiungere maggiorana, tagliare un limone non trattato con tutta la buccia in fette di circa 0.2 cm e porre le fette di limone sulle alici. Infornare in forno già caldo a 160°C o 180°C per il tempo necessario alla cottura. 

martedì 22 novembre 2016

Maccheroni centonara con salsa tartufata


Stante l’affetto assoluto che si può provare per una madre, un padre o per persone della propria famiglia, è vero che spesso l’eccessiva vicinanza può essere deleteria per rapporti sereni e felici con parenti quali fratelli, cognati, suoceri, etc. A parte alcuni casi in cui l’amore fraterno o filiale si fonda, oltre che sull’affetto, su una visione simile della vita e di ciò che è importante, mantenere una ‘distanza vitale’ con i parenti è una regola fondamentale per vivere bene e portare avanti nel modo più giusto e sereno il rapporto di coppia che è alla base della formazione della famiglia, a prescindere da orientamenti e idee.
A volte riunirsi e stare insieme è un’esigenza sentita da alcuni elementi della famiglia che deve essere rispettata seppur non a discapito della libertà di scelta. Se per un compleanno indulgere nella soddisfazione di un’esigenza che prevede il sacrificio da parte di tutti i componenti di una determinata famiglia, che talvolta mal si sopportano, di stare insieme e riunirsi può essere cosa buona e giusta, altrettanto errato è pensare di imporre dettami religiosi o di altra natura a familiari che non amano stare insieme. La violazione della ‘distanza vitale’ è deleteria per i rapporti interpersonali e l’unico risultato che si ottiene cercando di imporla è lo sviluppo di un vero e proprio odio parentale oltre all’insofferenza per qualunque difetto che, in altra e più serena occasione, potrebbe anche se non passare inosservato almeno non costituire un problema di assoluta e totale insofferenza.
Questa ricetta è stata elaborata durante un pranzo ‘di famiglia’ non imposto ma emerso in modo piuttosto spontaneo.

Maccheroni a centonara (acqua e farina)
Salsa tartufata


Preparare o farsi preparare dalla Suocera i maccheroni a centonara impastando acqua e farina, creando budellini di circa 0.1cm o 0.2cm lunghi quasi 20cm ad uno ad uno. Quindi lessarli in abbondante acqua salata. Condire con salsa tartufata. 

lunedì 21 novembre 2016

Frittata con curry

Frittata con curry

Limitare il consumo di derivati dal petrolio è cosa alquanto complicata e complessa. Il primo passo è accorgersi della quantità di prodotti derivati dalla raffinazione del cosiddetto oro nero nella vita quotidiana. Dalla maglietta al rasoio, dal pettine al portasapone, dal materasso al cuscino fino a pressoché qualunque elemento dell’abbigliamento è piuttosto complicato non utilizzare derivati dalla raffinazione del petrolio. Il dilemma diventa ancor più cogente nel momento in cui si decide di seguire uno stile di vita sano, salutare e il più possibile ‘ambientalista’. Ecco che si comincia a girare per supermercati del biologico, a cercare alimenti più sani, a leggere le etichette con maggiore attenzione e consapevolezza, a scegliere lo spazzolino con la testina sostituibile e il rasoio che necessita soltanto della ricarica delle lamette. A prescindere dal fatto che tornare ai vecchi rasoi in cui si sostituiva soltanto la lama e che necessitavano una notevole abilità per radersi senza sembrare appena usciti da un set di un film d’avventura sarebbe difficile, è vero che esistono alternative piuttosto semplici da utilizzare ai derivati dal petrolio. In moltissimi casi le alternative provengono dagli scarti della produzione industriale alimentare, dai ciuffi dell’ananas, che notoriamente vengono gettati e smaltiti in modo non sempre ecologicamente corretto, alla pula di miglio e farro, dagli involucri del cocco ad altri prodotti di scarto, senza contare i filati di plastica riciclata da bottiglie oppure dalla plastica ricavata dalla pulizia degli oceani. L’obiezione all’utilizzo di alternative ai derivati dal petrolio è spesso che se si dovesse cambiare il rischio sarebbe una carestia e un inquinamento da monocolture per la produzione di alternative, in realtà questa affermazione oltre ad essere falsa non tiene in considerazione che è quanto mai urgente una azione intergovernativa, transnazionale, per la riduzione dell’inquinamento ma soprattutto degli sprechi. Ovviamente un consumo più responsabile e consapevole da parte della cittadinanza aiuta notevolmente nella definizione e implementazione di politiche atte a risolvere la ormai urgentissima questione ambientale. Questa ricetta è ispirata alla nonviolenza gandhiana che ha permesso all’India di ottenere l’indipendenza e sconfiggere il potentissimo esercito dell’impero coloniale britannico.

Uova da allevamento non intensivo all’aperto
Sale iodato
Olio extravergine di oliva
Curry biologico


Sbattere le uova, salare e condire con curry. Scaldare l’olio in una padellina, versarvi le uova, cuocere a fuoco medio e girare quando necessario con l’aiuto di un piatto o lanciandola in aria con apposito movimento del polso se si è capaci di farlo senza rovesciare la frittata su fornelli, pavimento o vestiti. 

domenica 20 novembre 2016

Polenta pronta in padella con radicchio e cremina di gorgonzola

Polenta pronta in padella con radicchio e cremina di gorgonzola

È tradizione montanara che la polenta del giorno prima si tenga per il giorno dopo, la si riscaldi sulla stufa o in un tegame e la si inzuppi in una bella tazzona di latte caldo d’alpeggio. Non sempre, oggettivamente, si hanno a disposizione questi ingredienti e, talvolta, la polenta pronta è uno di quei preparati che facilitano la preparazione di piatti anche quando si è stanchi e non si ha voglia di cucinare. Sarebbe opportuno, prima di acquistare questo prodotto, controllare la provenienza del mais e dell’involucro, che troppo spesso è di plastica non riciclata o di materiali derivati dalla raffinazione del petrolio.
Cucinare con alimenti precotti è oggettivamente contrario alle idee di chi agisce criticamente per vivere in una società e in un ambiente migliore e tende a creare sviluppo sostenibile nel proprio territorio e ad incentivarlo nelle proprie scelte di quotidianità.
Questa ricetta è ispirata alle piccole contraddizioni in cui a volte, e soltanto a volte, indulgere senza troppi rimorsi.

Polenta pronta
Olio extra vergine di oliva
Cipolla
Radicchio
Sale iodato
Gorgonzola piccante o dolce a piacimento
Latte per sciogliere il gorgonzola


Lavare il radicchio, tagliarlo a listerelle, cuocerlo in padella dove è stato precedentemente scaldato e non soffritto l’olio con la cipolla, salare. Lavare la polenta e tagliarla in fette di circa un centimetro. In una padella piuttosto larga scaldare poco olio, quindi adagiarvi le fette di polenta. Far rosolare bene le fette di polenta per una decina di minuti buoni, così che facciano la crosticina da ambedue le parti. In un pentolino sciogliere il gorgonzola con il latte a fuoco bassissimo. Versare il radicchio sopra le fette di polenta e far insaporire per qualche minuto, dunque versare la crema di gorgonzola e far assorbire. Far riposare qualche istante prima di servire. 

sabato 19 novembre 2016

Frittata di menta

Frittata di menta

Vi sono state, nella storia, epoche diversissime e lontane nel tempo che però hanno alcuni elementi in comune, alcuni tratti distintivi che si rincorrono quasi a futura memoria, se la memoria ha un futuro. Guardando i monumenti del passato viene inevitabilmente da riflettere su cosa sia accaduto di così terribile da far scomparire intere civiltà giunte a tali livelli di perfezionamento tecnologico e sociale. C’è anche chi pensa che talune civiltà più che estinguersi siano ‘sparite’ in altre dimensioni o nello spazio infinito, in particolare tali teorie affascinano molto gli studiosi degli Inca e dei Maya o coloro che sono alla ricerca della mitica e mitologica civiltà di Atlantide. Forse quella civiltà esiste o è esistita, ma ciò che comunque stupisce è che talune civiltà siano ‘implose’ al culmine della loro espansione tecnologica e sociale. L’esempio più lampante è forse l’Impero Romano, una tra le civiltà più evolute da un punto di vista ingegneristico, scientifico, artistico, culturale e sociale che è implosa al punto da disgregarsi e disperdere l’enorme bagaglio di conoscenze acquisite nel corso di secoli e secoli di espansione territoriale e civile al punto che moltissimi testi e gli strumenti stessi della conoscenza sono andati o perduti oppure sono arrivati ai posteri tramite Averroè, uomo arabo di enorme cultura che ha avuto il merito, insieme ai monaci amanuensi, di riunire, conservare e tramandare la cultura ‘occidentale’. L’impero romano non si è, evidentemente, dissolto per colpa di qualche popolazione barbarica che lo ha attaccato e saccheggiato, bensì per un livello di corruzione talmente alto da renderlo ingovernabile. La cosiddetta pornocrazia, che vide fior di prostitute e prostituti avidi di potere e denaro e prestigio personale, senza scrupoli e senza morale, senza visione politica e senza le minime qualifiche per guidare uno Stato di tale importanza decidere di fatto le sorti imperiali in base a capricci, umori e calcoli personalistici, è spesso indicata quale causa della dissoluzione dell’impero. Ma se si è arrivati a tanto c’è da chiedersi se forse qualcosa poteva essere previsto prima. Sì ovviamente e ci fu chi denunciò, coraggiosamente, il livello di corruzione inaccettabile ma non venne ascoltato. Oggi pare che il momento storico sia propizio ad un’implosione di realtà ‘imperialistiche’ e la classe politica di molti Paesi sembra ricordare moltissimo quella che portò alla dissoluzione dell’Impero Romano. La differenza sostanziale o forse l’unica vera speranza è nella capacità delle persone di trattenere la conoscenza nelle loro mani, nella loro memoria intellettuale, emozionale e corporea. Uno di questi segnali che farebbero ben sperare è evidente nelle dispense italiane, dove sempre più compaiono alimenti da agricoltura tradizionale, biologica, biodinamica, resiliente, locale, o comunque rispettosa dell’ambiente, delle tradizioni e delle culture. Chissà che la salvezza della civiltà occidentale e contemporanea possa passare attraverso la consapevolezza alimentare e la tutela della biodiversità.
Questa ricetta, in cui vengono utilizzati ingredienti semplici e rispettosi dell’ambiente, erbe aromatiche essiccate in casa o fresche dal vasetto in terrazzo o sul balcone, e uova da allevamenti non intensivi, è ispirata ai gesti elementari che possono essere compiuti per arginare concretamente la distruzione sistematica del nostro ambiente e delle libertà duramente e faticosamente conquistate nel corso di secoli e secoli di insostenibili oppressioni.

Uova da allevamento non intensivo e all’aperto
Sale iodato
Menta fresca e menta secca
Olio extravergine di oliva


Sbattere le uova, salare e condire con menta fresca lavata e menta messa a seccare durante i mesi caldi. Scaldare l’olio in una padellina, versarvi le uova, cuocere a fuoco medio e girare quando necessario con l’aiuto di un piatto o lanciandola in aria con apposito movimento del polso se si è capaci di farlo senza rovesciare la frittata su fornelli, pavimento o vestiti. 

venerdì 18 novembre 2016

Polenta pronta in padella con radicchio e Parmigiano Reggiano

Polenta pronta in padella con radicchio e Parmigiano Reggiano

La polenta è un antico rito, un cibo povero che ha costituito pressoché l’unico nutrimento per molte popolazioni italiane dopo l’importazione del mais dalle Americhe. E, come qualunque alimento della tradizione culinaria italiana, popolare e non, esiste una versione definitiva della ricetta originale in quasi tutte le famiglie italiane. La polenta veneta, ad esempio, differisce in modo sostanziale da quella laziale o lombarda eppure sono tutte buone a loro modo. L’unica cosa certa è il tempo di cottura lungo, più in Valtellina, dove la polenta è densissima e spesso prodotta da un mix di farina di mais e farina di grano saraceno, meno nel Lazio, dove la polenta si serviva in origine sulla spianatora ed era un sottilissimo strato di morbida farina di mais condita con sugo e, se andava bene, cacciagione. La polenta veneta è spesso bianca e ovviamente non mancano le ricette con il pesce. Non sempre si ha però il tempo di mettere il paiolo, possibilmente di rame, sul fornello e girare la densa poltiglia per i canonici tre quarti d’ora. Esistono in commercio delle alternative, tra cui quella Valsugana o comunque quella precotta pronta in cinque minuti, ma ci sono comunque giornate inn cui non si ha la voglia, il tempo, la forza o semplicemente la fantasia di mettersi a rimestare nel paiolo, foss’anche per cinque minuti. Ecco che la polenta già pronta può essere un’ottima soluzione per un piatto veloce e gustoso.

Polenta pronta biologica da coltivazione italiana
Olio extra vergine di oliva
Cipolla
Radicchio
Sale iodato
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore


Lavare il radicchio, tagliarlo a listerelle, cuocerlo in padella dove è stato precedentemente scaldato e non soffritto l’olio con la cipolla, salare. Lavare la polenta e tagliarla in fette di circa un centimetro. In una padella piuttosto larga scaldare poco olio, quindi adagiarvi le fette di polenta. Nel frattempo tagliare con il pelapatate le fette di parmigiano lunghe quanto le fette di polenta, circa. Far rosolare bene le fette di polenta per una decina di minuti buoni, così che facciano la crosticina da ambedue le parti, quindi versarvi sopra il radicchio e far insaporire per qualche minuto, dunque adagiare sulle fette il parmigiano, il tempo di farlo ammorbidire senza farlo filare.

giovedì 17 novembre 2016

Vellutata di pomodoro con fagioli e gnocchetti di grano saraceno e ceci

Vellutata di pomodoro con fagioli e gnocchetti di grano saraceno e ceci

Con i primi freddi si comincia a sentire la voglia di pasti caldi e delle serate trascorse nel tepore della quotidianità. Questa ricetta è perfetta per scaldare via il freddo che si insinua nelle ossa.

Sugo in conserva (pomodori dell’orto, cipolla dell’orto, olio extravergine di oliva, sale iodato, un pizzichetto di zucchero, basilico fresco, aglio rosso di Sulmona, origano ibleo)
Latte intero
Fagioli crudi sgranati e surgelati
Pepe nero
Basilico fresco
Foglia di cipolla fresca
Sale iodato
Acqua
Timo, pochissimo
Rosmarino, pochissimo
Un pizzico di zucchero se necessario
Peperoncino
Farina di ceci 1 parte
Farina di grano saraceno 1.5 parti
Farina sabina 2 parti
Parmigiano Reggiano Latteria Sociale Beduzzo Inferiore
Burro croccante semi salato di latte crudo artigianale


Far bollire i fagioli in sugo e latte, aggiustando di sale, di spezie e di erbe aromatiche, girando bene e facendo attenzione a non far venire i grumi. Preparare gli gnocchetti impastando sul momento le tre farine con l’acqua fino ad ottenere un composto denso e sodo, fare budellini di meno di un centimetro di diametro e tagliare gnocchetti di circa un centimetro. Quando i fagioli saranno cotti e la vellutata abbastanza densa, versare gli gnocchetti e far bollire per qualche minuto. Servire caldo, aggiungendo, a piacere Parmigiano Reggiano grattugiato, un fiocco di burro oppure olio novello a crudo. 

mercoledì 16 novembre 2016

Pizza dolce con mele e cannella

Pizza dolce con mele e cannella

L’immaginazione è il primo elemento necessario per la realizzazione di un modo diverso di agire e vivere. Per questo quando si ascoltano politici degni di questo appellativo una gran gioia e una gran felicità sembrano volersi esprimere tramite la partecipazione attiva.
Questa ricetta è ispirata alla capacità di immaginare e agire per partecipare alla libertà individuale e collettiva.

Acqua
Lievito di birra
Farina sabina
Mele
Cannella siciliana
Cannella in polvere
Zucchero semolato


Impastare la farina con il lievito sciolto nell’acqua tiepida, aggiungere acqua se necessario, porre in una insalatiera, coprire con un coperchio, avvolgere il tutto in una coperta e mettere a lievitare a lungo in luogo tiepido. Stendere la sfoglia, condire con mele sbucciate e tagliate a fette sottili, una spolverata di cannella e qualche pezzetto di cannella siciliana, spolverare con zucchero. 

martedì 15 novembre 2016

Pizza con mele e pecorino perino

Pizza con mele e pecorino perino

Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere, recita un vecchio adagio, che evidentemente è stato preso particolarmente alla lettera, tanto che oggi è sempre più diffusa la tendenza a portare la genuinità sui tavolini da salotto e cercare di propinare cibo spazzatura ai ceti meno abbienti. Molti figli di affermati professionisti hanno riscoperto la terra e stanno costruendo il loro futuro e il loro presente sporcandosi le mani, spesso dopo qualche anno si stufano ma per lo meno dovrebbero aver appreso l’arte di mangiar bene. Ritrovare la genuinità è un importante fattore di benessere ed è un modo per agire concretamente una nuova e migliore società. Vi sono moltissimi esempi di differenze che portano sempre, o quasi, alla riscoperta della genuinità. Questa ricetta, in cui il cacio è già impastato con le pere, è ispirata alla tendenza di non far sapere a contadini e artigiani quanto il loro lavoro sia importante.

Acqua
Lievito di birra
Farina sabina
Olio extravergine di oliva
Mele
Pecorino di latte e pere La Bottega del Casaro


Impastare la farina con il lievito sciolto nell’acqua tiepida, aggiungere acqua se necessario, porre in una insalatiera, coprire con un coperchio, avvolgere il tutto in una coperta e mettere a lievitare a lungo in luogo tiepido. Stendere la sfoglia, condire con mele sbucciate e tagliate a fette sottili con un filo d’olio e petali di pecorino perino, infornare in forno ben caldo a 200°C o 220°C per il tempo necessario alla cottura.

lunedì 14 novembre 2016

Focaccia ripiena con broccoletti e Parmigiano Reggiano

Focaccia ripiena con broccoletti e Parmigiano Reggiano

Il femminismo è la nuova frontiera della politica e del politicamente corretto. Da più parti gli uomini influenti cominciano a fare ‘coming out’, non per dichiarare la propria omosessualità, beninteso, cosa che sarebbe a dir poco obsoleta e fuori moda, piuttosto per dichiarare di essere femministi. Come se fosse una cosa strana. Ovviamente è un bene che ciò avvenga pubblicamente perché forse si arriverà un giorno a pensare che essere femministi non è qualcosa di complicato, è semplicemente ciò che è necessario per vivere bene tra persone che si rispettano per quello che sono.
Questa ricetta è ispirata alla meraviglia dell’essere normalmente femministi.


Acqua
Farina sabina
Olio extravergine di oliva
Aglio rosso di Sulmona del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Peperoncino
Broccoletti
Sale iodato
Lievito di birra
Parmigiano Reggiano della Latteria sociale di Beduzzo Inferiore


Impastare la farina con il lievito sciolto nell’acqua tiepida, aggiungere acqua se necessario, porre in una insalatiera, coprire con un coperchio, avvolgere il tutto in una coperta e mettere a lievitare a lungo in luogo tiepido. Mondare per bene e cuocere i broccoletti soffocandoli in padella con pochissima acqua e sale, coperti e con fiamma non troppo alta. Una volta cotti, ripassare in padella con aglio, olio e peperoncino. Tagliuzzarli con le forbici. Stendere il primo strato di focaccia di circa 3 millimetri di spessore. Coprire con i broccoletti, disporre dunque delle strisce di Parmigiano ricavate col pelapatate, coprire il tutto con un altro strato di pasta, più sottile, praticare alcuni forellini sulla superficie e infornare in forno ben caldo a 200°C o 220°C per il tempo necessario alla cottura. 

domenica 13 novembre 2016

Tortilla di patatas ‘alla sabina’

Tortilla di patatas ‘alla sabina’

Il Mediterraneo è uno strano luogo, da sempre terra liquida di comunicazione, incontro e a volte scontro di civiltà, idee, lingue e culture. Il dialogo mediterraneo è considerato una necessità da molti politici e questo è indubbiamente un dato su cui costruire una duratura pace tra Africa, Asia, Europa. Nelle cucine mediterranee questo dialogo è una realtà più che concreta, con ricette che vengono costantemente rielaborate passando di Paese in Paese. La tortilla, tipicamente spagnola, di patate, tubero importato dalle Americhe, è qui rielaborato in chiave sabina, con un’innovazione che ne mette in risalto la delicata bontà. L’unico vero segreto di questa ricetta è la capacità di realizzarla.

Patate
Rosmarino sabino
Uova
Olio extravergine di oliva
Sale iodato


Sbucciare le patate, lavarle e tagliarle a pezzettini, porle in una pentola con acqua, sale e rosmarino, farle sbollire, quindi scolarle con la schiumarola o lo scolapasta per gli gnocchi. Condire le patate con olio e aggiustare di sale, farle freddare un pochino, sbattere le uova e unirle al composto. Far scaldare l’olio nella padella, versarvi il composto, farlo cuocere il giusto, quindi girarlo quando è necessario, girare un paio di volte. 

sabato 12 novembre 2016

Foglie di cavolo riccio ripiene di patate, castagne e fontina valdostana

Foglie di cavolo riccio ripiene di patate, castagne e fontina valdostana

Autunno, tempo di castagne. I boschi si infuocano con i colori più caldi, le giornate si accorciano e i venti freddi fanno abbassare le temperature. Dagli armadi sbucano, come per magia, maglioni, cappelli, sciarpe e vestiti adatti ad affrontare l’inverno e la voglia di stare insieme intorno al camino acceso si esprime nelle tradizionali bruschette e nelle prime castagnate di stagione.

Foglie di cavolo riccio
Sale
Olio per la teglia
Fontina valdostana
Patate
Timo fresco
Stuzzicadenti o erba cipollina fresca
Sesamo
Castagne
Foglie di alloro


Lavare bene le foglie di cavolo riccio, se il gambo della foglia è troppo spesso praticare alcuni taglietti alla base, sbollentarle in acqua salata una ad una, toglierle dall’acqua quando sono ammorbidite ma non molle, la forchetta si deve infilare bene nel gambo ma le foglie devono essere abbastanza sode. Farle raffreddare un po’. Nel frattempo lessare separatamente le castagne con qualche foglia di alloro e le patate, mettendole in una pentola senza sbucciarle, coprire con l’acqua fredda e farle bollire. Quando saranno cotte e le patate risulteranno morbide alla forchetta scolarle, farle freddare un pochino e quindi sbucciarle, sbriciolarle con le mani o tagliarle a tocchetti, condirle con sale e olio. Quando le castagne saranno cotte, morbide all’interno, scolare e lasciar freddare, quindi sbucciarle. Riempire le foglie di cavolo con patate condite, castagne, tocchetti di fontina valdostana e foglioline di timo fresco, arrotolare chiudendo anche i lati e fissare con l’erba cipollina oppure con gli stuzzicadenti. Porre le foglie in una teglia oliata, spolverare sulla superficie con sesamo e un filo d’olio e infornare in forno caldo a circa 180°C o 200°C per una ventina di minuti o una mezzoretta circa.  

venerdì 11 novembre 2016

Focaccia ripiena con bieta, patate e straccetti di bufala

Focaccia ripiena con bieta, patate e straccetti di bufala

L’arte contemporanea è da moltissimi anni ormai totalmente scollegata dalla realtà di cui potrebbe essere uno specchio critico e che potrebbe rappresentare, esprimendo magari qualche forma di specifica originalità che, magari, allo sguardo quotidiano sfugge.
Il pubblico esulta per la riapertura di una mostra permanente e il sistema dell’arte contemporanea svilisce le aspettative, proponendo assemblaggi di autoreferenzialità. Da troppo tempo l’arte guarda soltanto al circoletto ristretto di persone che ‘comprendono’ e quindi hanno mercato.
È un vero peccato, un’occasione perduta, un segno della mancanza di capacità creativa o della eccessiva specializzazione che fa presumere che chiunque sia competente in ciò che sta facendo se altri, ritenuti competenti da persone ‘del giro’, affermano che lo sia. In questo si può dire che l’arte abbia un suo peculiare rapporto col reale e contestualmente si dovrebbe affermare che forse ci invita a ripensare il reale. Eppure molte persone stanno ripensando, ricreando, ri-agendo il reale in modo completamente differente da come si pensava fino a qualche anno fa. Se negli anni ’70 una persona dal futuro avesse detto ai giovani in jeans e gonna fiorata che i giovani del ventunesimo secolo si sarebbero appassionati di Risorgimento e pasta fatta in casa, avrebbero riso. Eppure oggi è tutto un fiorire di barbe e capelli risorgimentali, di idee di libertà e di senso della giustizia, tutto un riscoprire sapori e saperi antichi. Oggidì un bravo artigiano o un bravo contadino è considerato con molto più rispetto di un travet o di un politico, cosa impensabile fino a qualche anno fa. Inimmaginabile. Saper fare è un processo artistico, un momento rivoluzionario e l’artigianato è un atto artistico politicamente molto forte e significativo. Molto più delle opere di arte contemporanea esposte in musei e gallerie, purtroppo. Non tanto perché un artigiano non abbia diritto alla sua dignità artistica, bensì perché vuol dire che, per l’ennesima volta, è la generazione, la classe che agisce, che fa concretamente quella che esprime il cambiamento e il rinnovamento e questa classe, la vera classe creativa europea, è certamente quella che vive con maggior indignazione, quando i suoi componenti sono privi di sudditanza del pensiero, il decadimento del sistema arte nel suo complesso e la mancanza assoluta di capacità creativa nella società nel suo complesso. Non è un caso se in Italia le rivoluzioni, quelle vere, quelle che hanno cambiato le sorti di un Paese bello e impossibile le hanno fatte i carbonari e i muratori.
Questa ricetta riprende l’antica usanza contadina di cuocere la pizza con le verdure per sentire se il forno a legna per il pane era abbastanza caldo.

Farina
Acqua
Lievito di birra
Sale grigio di Bretagna
Olio extravergine di oliva
Bieta
Patate
Stracciatella di bufala La Bottega del Casaro
Aglio rosso di Sulmona del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Gomasio


Mettere a lievitare l’impasto per la focaccia con acqua, farina e lievito. Far lessare la bieta lavata e le patate intere, quindi scolarle. Pelare le patate. Quando è lievitata, stendere l’impasto in una teglia oliata in una sfoglia alta, di circa un centimetro, tale per cui il liquido non coli, si possa bruscare sotto e rimanere morbida all’interno. Condirla con patate, bieta, aglio tritato, sale, olio, gomasio, stracciatella, quindi coprirla con un altro strato di focaccia ben più sottile, forare la superficie con una forchetta se il disco superiore è compatto, cospargere con gomasio e infornare in forno ben caldo a 200°C o 220°C per il tempo necessario a farla dorare senza bruciarla. 

giovedì 10 novembre 2016

Patate spaccate al forno con fior di sale rosa himalayano e rosmarino

Patate spaccate al forno con fior di sale rosa himalayano e rosmarino

Vi sono tantissimi motivi per cui incontrare un amico in strada è un evento piacevole, ma forse quello più importante è la semplicità che fa abbassare le difese che si ergono quando si cammina in un luogo pubblico, per le vie di una grande città, per lasciarsi andare ad un momento di tenerezza e confidenza, un momento di coccole e di intima comprensione che dura qualche minuto ma che è prezioso come un abbraccio nel momento giusto.
Questa ricetta, semplicissima, è ispirata alla bellezza del momento presente e alla meravigliosa bellezza dell’amicizia.  

Patate
Sale rosa himalayano aromatizzato al rosmarino


Lavare le patate, asciugarle e tagliarle per il lato lungo, quindi salare la parte centrale, quella senza buccia, e infornare in forno già caldo a 200°C o 220°C per circa mezz’ora o quaranta minuti poggiandole su un foglio d’alluminio posto direttamente sulla griglia. 

mercoledì 9 novembre 2016

Arrosto di tacchino al forno

Arrosto di tacchino al forno

Le elezioni statunitensi hanno dimostrato, per l’ennesima volta, che la democrazia a stelle e strisce è ampiamente sopravvalutata. Si pensa infatti che la vittoria di un candidato sia espressione di tale forma della compiuta realizzazione pratica di tale forma di organizzazione politica. L’idea in sé non sarebbe sbagliata ma, al solito, è sbagliata l’applicazione pratica di tale idea. Non c’è niente di democratico in un Paese con un livello culturale medio non particolarmente alto e infatti il presidente eletto degli Stati Uniti è una persona che ha condotto la propria campagna elettorale con un linguaggio comprensibile anche a chi non capisce l’inglese. In momenti clou egli tirava su col naso in modo talmente fastidioso da far svegliare anche chi fosse stato comodamente appisolato in poltrona oppure di attirare l’attenzione anche di fosse stato in altre faccende affaccendato. Durante i dibattiti non ha smesso di pronunciare la parola ‘disaster’, traducibile in italiano con ‘macello’, ‘casino’, ovvero la sconsolata constatazione della scelleratezza delle azioni di politicanti per lo più distanti dalle reali esigenze del Paese da parte della maggior parte delle persone. Egli ha affermato di ‘non aver mai potuto immaginare sé stesso in qualità di politico’, marcando sensibilmente l’accento sulla parola con lo stesso disprezzo di chi stesse pronunciando un’offesa, un insulto. Incessantemente, costantemente, ha recitato la parte del grande uomo d’affari scaltro e di successo, greve e gretto che se ne frega della politica ma che ha deciso di fare la concessione di candidarsi perché proprio non se ne poteva più di questi politicanti. Non è un sentimento di anti-politica, è molto peggio, è enorme capacità comunicativa unita a fortissimo disprezzo per le istituzioni. I peggiori dittatori hanno avuto tali caratteristiche, straordinaria capacità comunicativa e disprezzo per le istituzioni e per lo Stato. I commentatori, i giornalisti e i politici sono stati a guardare, pensando che la donna che dava il senso di essere una buona madre e una persona assennata potesse avere maggiore presa sull’elettorato e invece le sue parole trascorrevano morbidamente sullo schermo, passando inosservate alle orecchie di chi, come molti statunitensi, non conosce bene l’inglese o di chi, come molti statunitensi, è assuefatto alla continua presenza della televisione accesa nella propria casa e rapidamente perde la concentrazione se non è richiamato da suoni atavici, fastidiosi e sgradevoli o semplicemente forti e insoliti.
Chi ha vinto in queste elezioni presidenziali non è stato un candidato o una lobby, bensì una comunicazione fondata su suoni atavici e gutturali, versi che esprimono un’universalità del linguaggio che apre nuove possibilità di comunicazione.
Questa ricetta è ispirata agli istinti primari degli statunitensi.

Arrosto di tacchino
Vino bianco
Bacche di ginepro
Timo
Timo citronella
Rosmarino
Salvia fresca
Menta fresca
Sale grigio di Bretagna
Olio extravergine di oliva
Cipolla fresca
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Acqua
Latte


Lavare le erbe aromatiche, affettare aglio e cipolla, mettere il tacchino nel vino per qualche ora girandolo di quando in quando. Quindi versare l’arrosto e il liquido di ammollo in una teglia, spennellare la parte che resta fuori dal liquido con olio extravergine e infornare in forno caldo a circa 160°C o 180°C fino a cottura, dopo circa un paio d’ore o poco più.  Lasciarlo freddare. Affettarlo in fette di circa 1 centimetro e mezzo, lasciarlo ammorbidire per almeno una notte nel liquido di cottura rimasto a cui è stato aggiunto del latte intero, quindi scaldare e servire. 

martedì 8 novembre 2016

Teglia di patate con scamorza di bufala e erbette provinciali

Teglia di patate con scamorza di bufala e erbette provinciali

Le elezioni per il Presidente degli Stati Uniti d’America tiene con il fiato sospeso moltissime persone in tutto il mondo e la campagna elettorale 2016 è stata caratterizzata da un notevole abbassamento del livello della discussione ‘politica’. È andata in scena una situazione molto nota a tante donne, quella di un maschio incapace e becero che viene messo sullo stesso livello di una donna competente e con una certa esperienza. Lei si è trovata a dover far fronte ad offese che nessuna donna e nessun uomo dotato di buon senso (civico) vorrebbe udire. Lui ha proseguito nella discesa verso gli inferi per portarla sul terreno di gioco che gli è proprio, quello di potenziali criminali di infima lega, di cinemini pornografici nelle periferie degradate delle metropoli. Lei ha faticosamente rialzato il tiro ma a quel punto il linguaggio era arrivato al capolinea in quei luoghi dell’estremo disagio sfruttati da beceri senza scrupoli per lucro e incapacità di immaginare, di pensare e di agire da persone e si era fermato fuori dalle lucine sgargianti di riflettori politicamente corretti. Lei ha dovuto cercare un lessico comprensibile a chi non ha mai pensato alla politica se non come ad un modo per sfruttare e sfogare la propria inettitudine. Decenni di lotte femministe, anti-razziste, ambientaliste sono andate in fumo nel momento stesso in cui il candidato repubblicano è stato ufficializzato. Ma, viene da pensare, perché gli Statunitensi non provano a dare un vero e proprio calcio a questo modo e votano per qualche altro partito? Non è scritto che il presidente degli Stati Uniti d’America dev’essere repubblicano o democratico. Sarebbe stato molto meno degradante per la politica internazionale, per la infinità di movimenti e partiti politici che nel mondo guardano a Pepe Mujica, a Justin Trudeau a Papa Francesco quali modelli ispiratori di un rinnovato pensiero libertario. Sarebbe stato anche bello vedere una bella e sana discussione tra Jill Ellen Stein e Hillary Clinton, quella sarebbe stata politica, ma quello che ci hanno mostrato gli Stati Uniti in questa campagna elettorale per portare la prima donna nella storia alla carica presidenziale è stata la caduta dell’impero romano attualizzata dopo poco meno di due millenni. Forse, tra quattro o otto anni sarà possibile vedere qualcosa di politico nei dibattiti elettorali per l’elezione del Presidente che aspira ad essere il più influente del mondo ma che sta perdendo colpi già prima di mettere piede nella stanza ovale.
Di memorabile in questo dibattito rimarrà il discorso del Presidente uscente, Barack Obama e poco più.
Questa ricetta è ispirata alla politica, quella vera, che fa venire i brividi e piangere lacrime di gioia.  

Patate
Scamorza di bufala La bottega del casaro
Sale iodato
Olio extra vergine di oliva
Foglia fresca di cipolla
Menta fresca
Timo fresco
Timo citronella fresco
Salvia fresca
Rosmarino fresco
Gomasio
Pangrattato fatto in casa


Sciacquare e lessare le patate intere mettendole in pentola con l’acqua fredda a coprire i tuberi, scolarle, aspettare che si freddino abbastanza da poterle agevolmente maneggiare ma non troppo, tagliarle a fette di circa 2cm. Disporre le fette in una teglia oliata, salare e disporre un trito grossolano delle erbette lavate, aggiungere la scamorza di bufala julienne, quindi altro strato di patate, erbette, condimento e finale con pangrattato, erbette, poco sale, olio e gomasio.

lunedì 7 novembre 2016

Pennette con rosmarino e scamorza affumicata di bufala

Pennette con rosmarino e scamorza affumicata di bufala

Immaginare che creare un mondo migliore sia possibile è il primo passo verso la realizzazione di quello che potrebbe sembrare un sogno irrealizzabile. Vi sono persone che hanno deciso di essere il cambiamento che volevano vedere nel mondo e hanno impostato le proprie vite sulla scelta consapevole. Il che non vuol dire, ovviamente, che abbiano deciso di rintanarsi in una caverna e vivere di bacche. Piuttosto significa che molte persone hanno scelto e scelgono costantemente di essere libere, felici, in armonia con l’ambiente e con i propri bioritmi.
Coltivare l’orticello e mettere i pomodori freschi in barattolo per l’inverno è un passo, un piccolo passo, ma è già qualcosa di significativo.
Questa ricetta che, a parte la pasta abruzzese e molisana e i peperoncini, è creata con ingredienti prodotti autonomamente, è ispirata ai cambiamenti di singoli ma significativi gesti, quali votare ed evitare di farsi scippare il diritto di voto.

Pennette
Acqua
Sale
Olio extravergine di oliva
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Peperoncino
Pomodori dell’orto freschi o in barattolo
Zucchero, neanche la punta di un cucchiaino da tè
Scamorza affumicata di bufala La Bottega del Casaro
Rosmarino


In una padella col bordo alto far scaldare l’olio con l’aglio a pezzettini, il rosmarino e il peperoncino, quando inizia a soffriggere aggiungere i pomodori lavati e tagliati oppure presi dal barattolo. Salare, aggiungere una puntina piccolissima di zucchero, far cuocere a fuoco vivace velocemente per poco tempo. Nel frattempo lessare in abbondante acqua salata le pennette, ripassarle in padella con tocchetti di scamorza.  

domenica 6 novembre 2016

Paccheri di Gragnano con vongole, sidro delle Asturie e foglie di cipolla rossa

Paccheri di Gragnano con vongole, sidro delle Asturie e foglie di cipolla rossa

A futura memoria, se la memoria ha un futuro è il titolo di un testo scritto da Leonardo Sciascia, libero pensatore siciliano di straordinaria raffinatezza intellettuale. Le sue parole, spesso profetiche, come tutte le profezie sono state comprese molti anni dopo. Pensare che il futuro non avesse memoria nel momento in cui ha scritto il libro sembrava un’amara riflessione su un presente cupo e un’esagerazione letteraria. Dopo molti anni il significato di quel titolo riuscitissimo si è caricato di valenze inimmaginabili al tempo e che oggi dovrebbero far accapponare la pelle. Il futuro non ha memoria e forse è bene fargliela tornare per non dover tornare indietro di oltre sessant'anni. 

Paccheri di Gragnano Pastificio artigianale Il Re della Pasta
Olio extravergine di oliva
Acqua
Sale iodato
Foglie fresche di cipolla
Vongole adriatiche con guscio surgelate
Sidro Crespo delle Asturie
Aglio rosso di Sulmona del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Peperoncino


Far scaldare l’olio con l’aglio sbucciato e il peperoncino, sciacquare le vongole surgelate sotto l’acqua corrente, metterle nell’olio caldo ma non troppo, aspettare che tutti i gusci siano aperti, quindi sfumare leggermente con il sidro e aggiungere qualche pezzettino di foglie fresche di cipolla lavato. Contestualmente, a parte far cuocere i paccheri in abbondante acqua salata, scolare e ripassare in padella. 

sabato 5 novembre 2016

Spezzatino di vitella con erbe provinciali e Colli Sabini

Spezzatino di vitella con erbe provinciali e Colli Sabini

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare"[1].

Bianco Colli Sabini
Spezzatino di vitella
Menta fresca
Cipollina bianca
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Timo fresco
Acqua
Rosmarino fresco

Tagliare lo spezzatino e privarlo di nervi e nervetti. Metterlo in una pentola a fuoco medio, girare, quando tutto il liquido è evaporato aggiungere gli odori, il sale e il vino. Dunque abbassare la fiamma, continuare a far andare per qualche ora, aggiungere man mano acqua.



[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Prima_vennero...