martedì 31 gennaio 2017

Filoncino al forno con lonzino, mozzarella e funghi


Filoncino al forno con lonzino, mozzarella e funghi

L’inverno è una strana stagione, il freddo sembra volersi attaccare alle ossa e penetrare nella pelle, tonificando anche il corpo e d’improvviso le giornate cominciano ad allungarsi, l’oppressione della nostra stella si riduce e la Natura riprende quella vita che aveva covato nei momenti più bui e più gelidi, in cui pareva che tutto dovesse aver fine quasi all’improvviso. Appena si comincia a percepire quel po’ di tepore che prelude alla primavera si notano i germogli e le piccole gemme che gareggiano quasi per chi fiorirà prima. Tutto ciò che pareva ormai spento nasce, si esprime nella forma che più evoca nella fantasia umana il senso della vita, della gioia, della felicità e della freschezza.
Questa ricetta è ispirata ai momenti bui in cui sembra che tutto sia oscuro e poi, d’improvviso, tutto ricomincia, e la vita stessa sembra rinascere.

Filone di pane sciapo non troppo largo e possibilmente anche non troppo alto
Mozzarella in abbondanza
Funghi champignon
Sale integrale
Olio extravergine di oliva
Lonzino in abbondanza
Burro per la teglia


Lavare accuratamente i funghi e tagliarli a fette grossolane. Far scaldare l’olio in una padella, versarvi i funghi, salare e far cuocere. Nel frattempo accendere il forno a circa 200°C o 220°C, tagliare il filone per lungo, eventualmente togliendo un po’ di mollica, e scaldarlo sulla griglia elettrica oppure su quella in ghisa o in acciaio da fornello. Quando i funghi saranno cotti, disporli sul pane, quindi coprire con ampie fette di mozzarella e dunque con abbondante lonzino. Porre nella teglia imburrata e infornare in forno ben caldo, a fine cottura, passare col grill così da far diventare croccante, il giusto, non eccessivamente, il lonzino. Mangiare ben caldo. 

lunedì 30 gennaio 2017

Panino con hamburger e crauti, ricetta di Claudio

Panino con hamburger e crauti, ricetta di Claudio

I grandi progetti architettonici e ingegneristici potrebbero avere un roseo futuro se venissero delocalizzati e riorganizzati su base locale, andando a mettere a frutto le competenze e le conoscenze pratiche delle maestranze locali con il coordinamento anche di architetti e ingegneri che potrebbero interessarsi e commissionare o attivare commissioni di ricerca e studio su territori con problematiche similari, quali ad esempio il terreno argilloso, l’alto rischio sismico, siccità o alluvioni, smottamenti del terreno, vicinanze a vulcani o altri fattori di pericolosità ambientale e civile.
Se le maestranze locali potrebbero avere notevoli conoscenze su specificità che sfuggirebbero a studi ampi e opere su vasta scala, le stesse potrebbero non possedere le necessarie competenze scientifiche, i necessari macchinari e sistemi di ricerca per affrontare criticamente e risolvere questioni di grandissima rilevanza civile e geografica.
In Sicilia, ad esempio, spesso gli approvvigionamenti di acqua non sono sufficienti. Un approfondito e dettagliato studio idrogeologico potrebbe aiutare ingegneri ed esperti di tecnologie ambientali ed ecologiche a sviluppare prototipi ed innovativi sistemi per recuperare le acque durante le stagioni piovose per poterle convogliare durante quelle più calde, facendo affidamento sulla storia edile e agricola locale, sulle competenze del territorio che sono peculiari di quella meravigliosa isola.
L’Italia Centrale e Appenninica è certamente un’altra zona che potrebbe beneficiare non poco di ricerche di alto livello ben coordinate e soprattutto stimolate da personalità in grado di sviluppare progettualità che possano essere ascoltate a livello nazionale e possibilmente internazionale e soprattutto attirare investimenti di notevole entità tali da poter convogliare poi nei territori i necessari fondi per poter unire l’esperienza e le conoscenze specifiche delle maestranze locali alle tecnologie più innovative e pertanto rispettose delle specificità locali. Qualcosa, a ben guardare, che può essere sviluppato senza troppe difficoltà soltanto in Italia, Paese con una straordinaria biodiversità e con interessantissime caratteristiche che si intrecciano a formare un unicum composito di differenze. Le soluzioni trovate in Italia non andando ad imporre strutture incompatibili con la natura stessa dell’ambiente e delle tradizioni, bensì contando e appoggiando sulle peculiarità locali proprio per sviluppare progettualità reticolari e potenzialmente infinite, potrebbero dunque essere, riadattandole alle specificità locali, il punto di partenza per una nuova forma di economia e di creazione e gestione delle cosiddette grandi opere. In altre parole, l’Italia potrebbe divenire, proprio andando a valorizzare e non mortificare le innumerevoli diversità che ne caratterizzano il territorio, una nazione cui fare riferimento senza ombra di dubbio per la progettazione e realizzazione di grandi opere su scala potenzialmente infinita e perfettamente compatibili con l’ambiente e le esigenze locali in una enorme rete di interconnessioni sapientemente tessuta da abilissime mani, intelletti ed economisti.
Questa ricetta, di facile realizzazione, è ispirata alla genialità che sottende alla cooperazione costruttiva nella progettazione e realizzazione di grandi opere compatibili con ambiente, culture, territorio, società civile e foriere di sviluppo sostenibile.



Hamburger di manzo macinato al momento dal macellaio di fiducia
Sale integrale
Ketchup
Crauti bavaresi
Semi di finocchio
Pan bauletto ai cereali


Cospargere una bistecchiera o una padella con fondo in pietra con il sale. Farla scaldare bene quindi porvi l’hamburger, condire con i semi di finocchio e girare un paio di volte. Nel frattempo scaldare il pane, mettere il ketchup sulle due fette, aggiungere l’hamburger, quindi i crauti scaldati nella padella o sulla piastra. 

domenica 29 gennaio 2017

Fettuccine con funghi e pomodoro

Fettuccine con funghi e pomodoro

La domenica, in Italia, dovrebbe essere giorno di riposo, ovviamente non per chi lavora nei settori turismo o ristorazione, e la stagione invernale che pian piano sta facendo intravedere l’arrivo della primavera fa venir voglia di una bella gita fuoriporta alla scoperta delle meraviglie del BelPaese. Molti stranieri sono convinti che bighellonare per piazze, chiese, monumenti, fermarsi in un caffè a godere del chiacchiericcio domenicale o semplicemente delle squisitezze e bellezze locali sia una forma di ozio. L’espressione ‘dolce far niente’ da qualche tempo sta riscuotendo un suo personale successo anche in altri Paesi, dove l’abitudine alla rilassatezza festiva è vista come qualcosa di nuovo e forse non troppo sbagliato. In realtà per gli italiani il dolce far niente è un’arte distillata in secoli e talvolta in millenni pertanto ridurla all’arte dell’ozio sarebbe assimilabile ad un crimine per qualunque italiano che non abbia perso il senso della propria cultura. Il dolce far niente ha poco a che fare con l’ozio e praticamente nulla a che vedere con lo sbracarsi davanti alla TV con un sacchetto di patatine e una bibita gassata. In primis presuppone una certa conoscenza del territorio e una predisposizione alla conoscenza, la voglia di stare insieme agli altri senza invadere i rispettivi spazi vitali, la capacità di apprezzare i capolavori universali dell’arte e di godere della splendida bellezza italiana che non di rado si esprime anche nella pressoché infinita varietà di preparazione di cibi e manicaretti.
Questa ricetta ha alla base le domenicalissime fettuccine, condite con un sugo veloce e leggero, adatto ad avere le energie necessarie per andare poi alla scoperta del'Italia.

Uova allevate a terra
Farina
Acqua
Sale integrale
Funghi champignon
Pomodori freschi maturi oppure pomodori a pezzettoni dell’orto conservati
Origano siciliano
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore


Impastare uova e farina, stendere le fettuccine non troppo sottili. Lavare bene i funghi e i pomodori. Far scaldare l’olio in una padella capiente, aggiungere gli champignon tagliati in base al gusto, salarli, farli cuocere a fuoco vivace, togliendo e mettendo da parte il sughetto naturale del fungo. Quindi aggiungere i pomodori, salati in precedenza, far cuocere velocemente così da creare un sughetto senza però fare un vero e proprio sugo. Aggiungere l’origano, lessare le fettuccine, ripassarle in padella, aggiungere il sughetto dei funghi, a fuoco spento il parmigiano e, se necessario, una noce di burro della Latteria Sociale Beduzzo Inferiore.

sabato 28 gennaio 2017

Spaghetti con melangolo, pistacchi e mandorle

Spaghetti con melangolo, pistacchi e mandorle

Alcuni autori hanno un rapporto con il linguaggio che incanta nella sua essenziale perfezione e sono, pertanto, difficilmente traducibili in altre lingue senza perdere un po’ di quella bellezza che emoziona e aziona il cervello in modo unico. Leonardo Sciascia è annoverabile senza ombra di dubbio tra i letterati che riescono nello straordinario intento di esprimere una limpida onestà intellettuale tramite una capacità di osservazione affabulatoria che utilizza necessariamente non una parola di più e non una parola di meno. Certamente leggerlo in traduzione potrebbe non rendere in modo tanto efficace il suo genio letterario. Discorso analogo, seppur con le dovute differenze, si può fare per Nick Hornby che utilizza un linguaggio affatto diverso da un libro all’altro in base al soggetto e all’argomento del romanzo, rendendolo di fatto poco traducibile anche perché i suoi personaggi sono tipicamente britannici e il linguaggio che egli utilizza è la più ampia e vasta gamma di sfumature di un modo di esprimersi tipicamente britannico. Certamente ogni autore soppesa le parole, usa quelle che gli o le paiono più opportune, più adatte a dipingere un personaggio, a tinteggiare una situazione a far comprendere al lettore ciò che sta narrando eppure vi sono taluni autori che acquistano bellezza e fluidità in traduzione e altri che sono paragonabili a quei vini o quei cibi che, pur rimanendo eccellenti, perdono un po’ della loro perfetta armonia quando vengono trasportati in un altro luogo, con un clima e temperature diverse. Leggere Sciascia in originale è uno tra i non pochi piaceri dell’essere nati e cresciuti in Italia, si inserisce a pieno titolo in quella formazione del ‘senso del bello’ che caratterizza l’italianità. Alcune frasi, veloci come saette, essenziali come respirare, si intrecciano perfettamente nel romanzo traghettando semplicemente verso la frase successiva che richiedono una fortissima onestà intellettuale. Sciascia instaura col lettore un dialogo senza violenza fondato sul reciproco rispetto e sull’implicito, seppur dichiarato sin dalle prime righe, patto tra autore e pubblico, quello della assoluta, totale, incondizionata onestà intellettuale. Lui si impegna ad esprimerla in modo essenziale e perfetto, senza mai tradirla, il lettore deve però impegnarsi a comprendere e scacciare dalla propria mente le ombrose nubi della convenienza civica e morale, i condizionamenti più o meno palesi della disonestà intellettuale diffusa, senza violenza, bensì lasciandosi affascinare dalla pura bellezza delle parole e della incredibile capacità narrativa dell’autore.
Leggere Sciascia è un privilegio, comprenderlo è un piacere puro, assoluto, un po’ come quando si entra in una delle tante meravigliose chiese o piazze italiane e si riesce ad avere la piena consapevolezza della meravigliosa perfezione che l’Italia esprime.
Questa ricetta è ispirata ai sapori delle terre siciliane, dolci, pieni, essenziali e talvolta amari.


Melangolo, anche detto arancia amara, rigorosamente non trattato e coltivato in area senza smog
Mandorle dolci non sbucciate
Pistacchi non salati
Olio extravergine di oliva
Sale integrale
Acqua
Spaghetti
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore


Sbollentare le mandorle, sbucciarle, ridurle in granella fine insieme ai pistacchi ma non in polvere con il pestello oppure con il robot da cucina, porle nel piatto di portata per la pasta, aggiungere il melangolo spremuto in proporzione di circa un melangolo per un chilo di pasta, in base al gusto e alla tolleranza individuale per l’amaro, amalgamare il composto con l’olio in abbondanza ma non eccessivo, si fa sempre in tempo ad aggiungerlo, e con il Parmigiano grattugiato. Sbollentare la buccia di melangolo, fare i fiocchi con l’apposito utensile e aggiungerlo al condimento o lasciarlo da parte per guarnire. Far bollire l’acqua per la pasta, salarla, aggiungere gli spaghetti, scolarli senza buttare l’acqua di cottura, eventualmente mettendone da parte una ciotola da minestra, versarli nel piatto di portata e girare bene, se necessario aggiungere acqua di cottura o olio. 

venerdì 27 gennaio 2017

Uova strapazzate con stracciatella di bufala

Uova strapazzate con stracciatella di bufala

Vivere bene è molto importante pertanto fare attività fisica, mangiar sano e condurre uno stile di vita salutista è un ottimo modo per sentirsi in armonia con sé stessi e con l’ambiente, la città o il paese in cui si trascorre la propria esistenza. Importantissimo, e spesso molto sottovalutato, è anche la qualità della vita all’interno della propria abitazione. Arredare con colori gradevoli e in modo consono ai propri gusti e alle proprie esigenze è sicuramente importante per sentirsi a proprio agio in quello che dovrebbe essere il luogo del relax e dello stare insieme con le persone più importanti della propria vita e questo vale ovviamente anche per i single. Oggetti scelti con attenzione e possibilmente creati su misura da sapienti mani artigianali aiuta a rendere l’ambiente più confortevole e conforme al proprio stile di vita ma c’è qualcosa che raramente si prende in considerazione, ovvero la salubrità dell’ambiente domestico. È già un buon passo avanti per vivere in ambienti più salubri modificare talune abitudini, quali ad esempio aprire la finestra dopo il bagno o la doccia per far defluire il vapore acqueo, far arieggiare i locali quando le condizioni climatiche e logistiche lo consentono, socchiudere la finestra mentre si cucina, togliersi le scarpe inzaccherate o sporche di metropolitana, di officina, di strada, di fango prima di entrare in casa, coltivare piante che migliorino la qualità dell’aria, scegliere arredamento o prodotti di artigiani che dimostrano una certa sensibilità alle questioni ecologiche, etc. Attualmente la tecnologia potrebbe mettere a disposizione, e talvolta lo fa, alcuni strumenti per migliorare la qualità ambientale negli ambienti domestici ed evitare inutili sprechi, quali ad esempio il ricircolo delle acque di scolo o la deumidificazione. Certo è che molta energia prodotta in gesti quotidiani da miliardi di persone all’interno delle proprie abitazioni non soltanto rimane inutilizzata ma genera ulteriore spreco energetico. Maggiori sono divenute le conoscenze tecniche, tecnologiche e meccaniche minore è stata l’attenzione per evitare gli sprechi energetici ed utilizzare nel modo più razionale le fonti energetiche. Esempi classici di tale ‘disattenzione’ si evidenziano semplicemente pensando alla lenta cottura del brasato e a quella di fagioli e altri legumi. Il brasato era il modo che avevano i contadini del Nord per cuocere la carne: la si lasciava in apposite pentole sotto la brace coperta di cenere che non faceva mai scendere troppo il calore nelle abitazioni e manteneva il fuoco senza sprechi e lo si faceva cuocere mentre si era nei campi a coltivar la terra, quando si tornava bastava riattizzare il fuoco e godersi la squisitezza nella pentola. I fagioli si mettevano a cuocere sulle stufe a legna o nel camino, garantendo nel primo caso il giusto livello di umidità ambientale necessario a non avere secchezza e contribuendo a riscaldare l’ambiente. Se molte delle ingegnose trovate contadine venissero studiate e soprattutto se si applicasse il principio alla base, quello del risparmio energetico e dell’ottimizzazione di qualunque fonte energetica, si inventerebbero sicuramente ottimi strumenti per creare ambienti domestici più salubri e più razionali senza ovviamente rinunciare alla bellezza. Passi avanti in tal senso sono stati compiuti, è relativamente recente la messa in produzione di tradizionali coppi ‘ornati’ di piccoli pannelli solari così da unire bellezza ed efficienza energetica, oppure le piste ciclabili, i vetri e i lastricati solari. Eppure sembra ancora difficile, in un’epoca storica in cui è tanto di moda lo steam punk, che non si utilizzi proprio il vapore prodotto negli appartamenti per contribuire a depurare l’aria e a ridurre il consumo di acqua casalingo. In un ambiente con un 60% di umidità, piante, finestre e deumidificatori salini, basta cuocere due etti di spaghetti per arrivare in pochi minuti al 70% di umidità. Dati che fanno pensare più alla foresta amazzonica che ad un salubre ambiente domestico. Un deumidificatore elettrico ha un consumo notevole di energia elettrica e un buon elettrodomestico ha la capacità di ridurre in una o due ore il livello di umidità dell’aria di circa un 10%, ovvero quello stesso 10% prodotto mentre si cuociono due etti di spaghetti. Considerando che tra far arrivare a bollore l’acqua e la cottura si parla di circa una ventina di minuti o poco più e che per cuocere delle cicerchie sono necessarie circa quattro ore di bollitura su fornello a gas o elettrico, quindi una fonte energetica utilizzata in modo esclusivo per la cottura e non una fonte già in uso per scaldare l’ambiente come una stufa a legna o un camino, è evidente che lo spreco energetico e l’abbassamento del livello di salubrità domestica è enorme. Immaginare cosa comporti, in termini energetici e di spreco, la preparazione di una cena o di un pranzo tra amici fa venire le vertigini.
Questa ricetta, semplice e velocissima, è ispirata alle migliorie che le tecnologie applicate razionalmente e non per la creazione di profitto a basso costo monetario immediato e altissimo costo ambientale e monetario sul lungo tempo potrebbero apportare alla salubrità degli ambienti domestici.

Uova allevate a terra
Olio extravergine di oliva
Sale integrale
Stracciatella di bufala


Sbattere le uova e salarle. Far scaldare l’olio in una padella anti-aderente, versarvi le uova, strapazzarle e quasi a fine cottura aggiungere la stracciatella di bufala. Servire ben calde con pane fresco o tostato e ben croccante. 

giovedì 26 gennaio 2017

Tonno e patate

Tonno e patate

È possibile non aver voglia di fare qualcosa? Sì, decisamente. Più che possibile è sacrosanto. Spesso ci si sforza, si forzano i naturali bioritmi per adeguarsi ad una vita attiva, ai ritmi lavorativi imposti per lo più da altri ma talvolta anche da sé stessi. Il senso del dovere, che in taluni è particolarmente spiccato e in talaltri completamente assente, impone di forzare la propria volontà e adattarla a quelle che potrebbero essere le esigenze reali per poter vivere una vita agiata o comunque in linea con le proprie aspettative o possibilità. In chi il senso del dovere è pressoché o totalmente assente tali forzature sono costituite dall’ambiente, dalla famiglia, dalle necessità e più spesso dalle grida inferocite di genitori, parenti e amici. Nelle persone che hanno uno spiccato senso del dovere, quelle che non riescono a pensare di non dover far qualcosa in qualunque situazione e che con le mani in mano non riescono a stare per molto tempo, la forzatura viene da una vocina interna, da un bisogno che è quasi una necessità, un istinto che si trasforma in coercizione ambientale e personale. Se per le persone prive di senso del dovere il dolce far niente è o sarebbe un’abitudine quotidiana, per quelle con uno spiccato senso del dovere tale attività, o meglio inattività, è più che sacrosanta. È normale, giusto, logico e sano che chi ha una forte predisposizione all’agire sempre e comunque, di quando in quando si dedichi momenti di ozio e inattività, che sono spesso più produttivi di altri momenti perché sono quelle ‘finestre’ sulla pigrizia e sulla noia che portano costoro ad inventare qualcosa di nuovo.
La noia, spesso sottovalutata anche nell’educazione infantile, è importante e talvolta necessaria alla creatività all’inventiva, alla formazione di nuove idee, giochi, a rimettere in movimento le celluline grigie di cui parla Poirot. Momenti di noia esistono nella vita delle persone e spesso sono forieri di grandi innovazioni, sempre che la noia non diventi routine invece di essere momentanea pausa dalla quotidianità e da quel senso del dovere che impone la modificazione di bioritmi ed equilibri naturali.
Insomma annoiarsi e dare un gran calcione al senso del dovere di quando in quando, per coloro che hanno un forte senso del dovere, è un’ottima pratica per recuperare il senso del proprio essere e rifare il punto su ciò che è davvero importante e fondamentale, per riprendere in mano, si potrebbe dire, il timone della propria vita e, se necessario, cambiare anche alcune forzature di quei bioritmi che sono necessari a condurre una vita sana e felice, ovvero qualche abitudine che potrebbe essere più dannosa che costruttiva, come ad esempio la sedentarietà o l’eccessiva serietà. Ridere fa bene, annoiarsi di quando in quando anche, svagarsi è un diritto sacrosanto e nei momenti di svago è ancor più sacrosanto che il senso del dovere si pigli una vacanza, fosse anche soltanto di un minuto, di un istante, e lasci la mente libera da pensieri che ottundono la stessa capacità di pensiero.
Il senso del dovere è però una bruttissima bestia, per chi ne ha in abbondanza, e si insinua anche tra gli svaghi vacanzieri, per cui sembra quasi che se non si adempie ai doveri, spesso auto-imposti, crolli il mondo per cui ci si affanna fino all’inverosimile per ottemperare alle negazioni di bioritmi e relax per soddisfare il senso del dovere, che da modalità per meglio vivere e organizzare la propria vita rischia di diventare oppressione di quelle libertà per la cui conquista le persone si impongono doveri e necessità di azione.
Questo è tanto inaccettabile quanto stupido e dannoso, è pertanto importante ricordare che il senso del dovere non è il dovere, il cui non ottemperamento potrebbe eventualmente causare danni, bensì l’aspirazione personale a realizzare quanto possibile per vivere meglio in una società più giusta. Niente altro e niente più di questo.
La ricetta di tonno e patate è ispirata e suggerita da una persona carissima che ha sempre avuto, sin da bambina, un enorme senso del dovere che ha trasmesso alle generazioni future della sua famiglia.

Patate abruzzesi o viterbesi, di preferenza
Acqua
Olio extravergine di oliva
Filetti di tonno in olio d’oliva
Sale integrale


Sbucciare le patate, lavarle, tagliarle a pezzi irregolari o a tocchetti e metterle in una pentola con acqua a coprire di circa il doppio del volume le patate, far bollire a fuoco medio. Quando sono ben morbide ma non eccessivamente, scolarle con la schiumarola o lo scola-gnocchi, lasciando tutta l’acqua di cottura in pentola. Frangerle con la forchetta, salarle e ammorbidirle con l’acqua e l’olio fino quasi a creare una spuma soffice. Sminuzzare il tonno grossolanamente e mischiarlo alle patate. Servire appena fatte. 

mercoledì 25 gennaio 2017

Pasta ajo e ojo

Pasta ajo e ojo

Lo studio e la conoscenza sono prerequisiti per l’agire democratico e per l’esercizio della sovranità popolare in piena coscienza. È ovvio dunque che chiunque abbia anche un minimo interesse al controllo antidemocratico delle decisioni popolari abbia tutto l’interesse a far sì che scienza e conoscenza siano due cose molto lontane dalla popolazione. Il clero di qualunque epoca ha fatto in modo di evitare accuratamente l’accesso all’informazione, alla conoscenza e alla partecipazione civica al di fuori dagli ambiti accuratamente controllati dalle chiese di qualunque epoca e luogo, gli speculatori economici fanno sì che non vi sia alcuna possibilità di accesso reale alle informazioni che potrebbero in qualche modo portare una popolazione informata a richiedere il diritto ad una corretta informazione su affari che coinvolgono direttamente o indirettamente la vita, la sicurezza e l’incolumità della cittadinanza. Per far ciò si utilizzano linguaggi incomprensibili ai più, codici in cui una parola possa rivelare l’essenza della conoscenza e dell’appartenenza ad una determinata cerchia elitaria di conoscitori ‘certificati’ e pertanto ‘affidabili’ da un punto di vista di non trasmissione della conoscenza che hanno a disposizione. Una sorta di linguaggio iniziatico che viene fomentato e alimentato da una serie di cialtroni di professione che si guardano bene dal conoscere o dall’apprendere e accampano teorie a dir poco fantasiose ma che hanno sempre in comune alcune paure della popolazione, soprattutto in tempi di crisi, e che prevedono sciagure con la precisione di un oracolo Maya.
Orientarsi in questa babele di linguaggi sarebbe compito di giornalisti e divulgatori i quali però spesso, soprattutto in Paesi come l’Italia che perde continuamente posizioni nella classifica mondiale della libertà di informazione, sono direttamente collegati a quelle medesime istituzioni più o meno palesi che vogliono evitare che la popolazione abbia coscienza della propria sovranità.
Da ciò risulta un quadro complicato ai limiti dell’indistricabile ma c’è e permane la consapevolezza in taluni della propria esistenza sul Pianeta Terra, che talvolta si esprime in una costante e pazientissima attività di divulgazione consapevole e cosciente, talvolta spericolata ai limiti del rischio personale.
Questa ricetta, semplice come sarebbe semplice l’esercizio della sovranità popolare per una popolazione che ha intenzione di comprendere e conoscere per deliberare e decidere, è ispirata al lavoro certosino di tutte quelle persone che lavorano per far sì che si possa arrivare alla implementazione di una democrazia piena e libera, anche in Italia.

Spaghetti
Olio extravergine di oliva
Aglio a preferenza
Peperoncino della piccantezza preferita
Pecorino romano a piacere
Acqua
Sale integrale


Far bollire abbondante acqua, salarla, mettere la pasta. Precedentemente o contestualmente in base al gusto preparare l’olio, abbondante ma non eccessivo, con l’aglio e il peperoncino a fuoco bassissimo. L’aglio dovrà essere appena imbiondito e poi tolto, mentre il peperoncino insaporirà l’olio più a lungo. Meglio sarebbe filtrare l’olio prima di utilizzarlo quale condimento. Scolare la pasta e condirla con l’olio. Vi sono due scuole di pensiero sull’ajo e ojo, quella che vede nell’aggiunta di un po’ di pecorino una blasfemia e chi la ritiene invece un tocco di grande gusto, per cui è consigliabile metterlo a tavola ma non mischiarlo nel piatto di portata. 

martedì 24 gennaio 2017

Pizza con rucola e Parmigiano

Pizza con rucola e Parmigiano

Vi sono talune discipline scientifiche la cui applicazione pratica ha molto a che fare con la sicurezza e la salute della cittadinanza che sono particolarmente suscettibili di pessime interpretazioni e sembrano avvolte nel mistero. Paradossalmente maggiore è l’interazione con le questioni più delicate che riguardano i cittadini maggiore è l’aura di mistero che circonda tali materie. Mentre molte scienze faticano non poco per arrivare e trasmettere le proprie scoperte, i propri lavori al pubblico altre, tra cui la geologia e la medicina, faticano non poco ad allontanare i non addetti ai lavori e a non permettere a chi non abbia solide basi scientifiche di carpirne i segreti. Da un lato vi sono giornalisti e ‘sciamani’ che gridano allo scandalo o al miracolo se non parlando a sproposito comunque snocciolando dati che non potrebbero neanche fornire la base di una tesina da scuole superiori, dall’altra gli addetti ai lavori che quando vengono interpellati, soprattutto da chi non ha fiducia né negli iniziati né negli sciamani e cerca di orientarsi in base al proprio sistema di buon senso, scattano sulla difensiva per timore che qualunque parola o frase venga male interpretata. Il che, ovviamente, crea una gran confusione.
Questa ricetta è ispirata al buonsenso.

Farina
Acqua
Lievito di birra fresco
Sale integrale
Rucola
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale Beduzzo Inferiore
Olio extravergine di oliva


Impastare farina e lievito sciolto in acqua tiepida, far lievitare. Stendere la sfoglia, condire con rucola, sale, olio, petali di Parmigiano. Infornare in forno ben caldo a 220°C o 240°C per il tempo necessario alla cottura. Quindi aggiungere, a piacere, petali di formaggio a crudo. 

lunedì 23 gennaio 2017

Minestrina leggera con foglie di carote

Minestrina leggera con foglie di carote

Agire politicamente significa comprendere le esigenze attuali e future di un Paese o di un piccolo centro, comprendere che le proprie azioni dovranno fare il bene del territorio anche negli anni a venire. Lo hanno ben compreso i governanti cinesi, che già dagli anni ’70 hanno iniziato una politica espansionistica sul modello coloniale europeo di qualche secolo fa nel cosiddetto ‘Terzo Mondo’ per reperire a basso costo e in modo efficace le risorse, le materie prime e, a ben guardare, un eventuale futuro mercato per le esportazioni di beni per lo più superflui. Con azioni scriteriate e senza scrupoli la Cina è riuscita ad attirare nel proprio territorio gran parte della produzione su larga scala di prodotti di lusso e di mediocre qualità, depauperando il cosiddetto Occidente di competenze, maestranze, ricercatori, lavoratori e operai specializzati calpestando al contempo qualunque forma di rispetto dei diritti umani fondamentali e non prendendo minimamente in considerazione le lunghe e difficili battaglie per l’affermazione di tali principi morali, etici e soprattutto legali. Ciò è stato possibile in Cina e non in altri ben più democratici e liberi Paesi nei quali, però, non vi è da lunghissimo tempo, un disegno, una capacità governativa che prenda in considerazione tempi lunghi di realizzazione. Oltre alle generiche indicazioni delle Nazioni Unite con i piani quinquennali e talvolta decennali non vi sono al momento nel cosiddetto Occidente le basi per dibattere in modo costruttivo sulle effettive esigenze politiche a lungo termine, sia per la assodata e comprovata incapacità e impreparazione della classe politica, con qualche rarissima eccezione, sia per una assoluta scarsità di idee, sia anche per una pavidità elettoralmente condizionata delle strutture democratiche. In questo momento, pertanto, segue programmi di sviluppo a lungo termine la Cina e le organizzazioni più potenti della criminalità organizzata. Questa incapacità, inettitudine dell’agire politico si rivela quando c’è da affrontare questioni urgenti e dirimenti, quali ad esempio mettere in sicurezza e al calduccio persone e animali nelle aree terremotate e dare alla cittadinanza locale, non ad una cooperativa bolognese di amici di amici, la possibilità di ricostruire il proprio territorio e il proprio futuro. Quello che sta accadendo nel Centro Italia, con la popolazione in età da lavoro disoccupata per evidentissime cause indipendenti dalla propria volontà, i bambini senza strutture e senza condizioni oggettive per poter esercitare i propri diritti all’infanzia, e gli anziani senza le minime condizioni per poter vivere in modo dignitoso oltre ad essere una vergogna, un mix esplosivo di azioni criminali e criminose, un sovvertimento del senso dello Stato è anche un segno inequivocabile del fallimento oggettivo di una classe politica di inetti, incapaci e incompetenti, inadatti a svolgere il lavoro di rappresentare il Popolo sovrano e agire, appunto, politicamente.
Questa ricetta, semplice come sarebbe facilissimo in questo momento agire se non politicamente almeno dignitosamente, è ispirata al calore che dà in alcuni momenti sapere di essere Cittadini di uno Stato.

Carote
Patate
Piselli surgelati
Foglie di carote
Curry
Sale integrale
Timo citronella
Foglie di cipolla fresche o essiccate
Cannolicchi La Molisana
Olio extravergine di oliva a crudo
Parmigiano Reggiano Latteria sociale di Beduzzo Inferiore


Sbucciare, lavare e tagliare a dadotti le carote e le patate. Mettere tutte le verdure e gli aromi in una pentola con l’acqua. Far bollire, salare quindi, a fine cottura, aggiungere la pasta e far cuocere il tempo necessario. Servire con un filo di olio a crudo e parmigiano grattugiato.  

domenica 22 gennaio 2017

Minestra veloce con foglie di carota

Minestra veloce con foglie di carota

L’ambiente di provenienza può essere una base di partenza per decidere e costruire la propria moralità. Se si cresce in un Paese in cui l’abitudine alla libertà è costantemente esercitata è più probabile che i cittadini di quello Stato abbiano nei confronti dello stesso un atteggiamento di maggiore responsabilità e fiducia di cittadini abituati alle dittature. Nonostante la corruzione sia relativamente trasversale, è più probabile che la fiducia generale da parte di cittadinanza e società nei confronti delle istituzioni democratiche porti alla creazione e alla costruzione di una nazione più libera, minata in modo minore dalla corruzione.
L’abitudine alla libertà implica una certa responsabilità individuale e collettiva, nonché la capacità di comprendere i reali bisogni, soprattutto in momenti di grandi e repentini cambiamenti sociali, della popolazione. Implica inoltre la pretesa dell’onesta e dell’efficienza da parte della Pubblica Amministrazione, vista e percepita come un alleato e non come qualcosa da cui stare alla larga se non si vogliono avere guai. Il secondo atteggiamento è tipico delle dittature, per quale motivo il cittadino dovrebbe aver voglia di dialogare con un gerarca se l’unica modalità di dialogo è e rimane la coercizione? Ovviamente non ve ne sarebbe ragione e si crea, ogni qual volta la libertà è relegata ai margini dell’agire politico, una fortissima distonia tra Stato e Nazione, tanto assurda da essere profondamente illogica.
Quando la società civile non dialoga con lo Stato perché lo ritiene un inutile spreco di energie se non una potenziale fonte di problemi c’è da preoccuparsi per lo stato di salute delle democrazie.
L’Italia è da poco scesa di ulteriori quattro posizioni nella classifica della libertà di informazione e di stampa, il dato è gravissimo e ovviamente è passato pressoché sotto silenzio: l’argomento ‘forte’ erano le vacanze keniote di un comico che ha deciso di creare un partito politico guadagnando fior di quattrini sulla necessità di informazione libera che ovviamente s’è ben guardato dal fornire.
L’abitudine alla libertà è un po’ come l’abitudine all’esercizio fisico. Se si fa attività fisica con costanza il corpo risponde in modo più efficiente alle sollecitazioni, resiste di più allo sforzo e ci si sente generalmente meglio. Fare dieci vasche di nuoto in una piscina olimpionica per una persona che non è abituata allo sforzo fisico equivale ad una grandissima fatica e al raggiungimento di una importantissima meta mentre per una persona sportiva e in buona salute costituisce il riscaldamento che precede il consueto allenamento. La stessa cosa vale per le libertà, persone che non sono abituate alle libertà gridano di giubilo per l’ottenimento di quello che non è neanche la base per lo sviluppo delle libertà mentre persone che sono abituate a vivere in Paesi relativamente liberi pensano che sia necessario fare qualcosina in più per vivere meglio.
Questa ricetta è ispirata alla relatività delle frontiere di libertà e all’abitudine all’esercizio sociale e civile delle libertà.

Patate
Carote
Foglie di carota
Salvia
Sale integrale
Acqua
Curcuma fresca
Ginepro bacche


Pelare, lavare e tagliare le carote, la curcuma e le patate. Lavare accuratamente e tagliuzzare le foglie di carota, mettere tutti gli ingredienti in pentola, far sobbollire a fuoco moderato fino a cottura. 

sabato 21 gennaio 2017

Frittata di foglie di carota

Frittata di foglie di carota

Pensare che una persona o un incontro nella vita sia inutile o di nessuna importanza è qualcosa di intrinsecamente stupido. Anche se lì per lì non ci si è fatto caso, se non se n’è compresa la ragione, può accadere, anche a distanza di molto tempo, di ripensare a quell’incontro, a quella persona che sul momento era sembrata qualcuno o qualcosa da non fissare nella memoria emotiva. Talvolta il ricordo anche subitaneo, improvviso possono essere di grande utilità e orientare scelte anche molto importanti.
Le foglie di carota sono un alimento cui non si dà molta importanza, qualcosa che si pensa non valga la pena tenere e invece, grazie alle indicazioni dell’ortolana di fiducia, si può venire a scoprire che sono ricchissime di proprietà nutritive e fanno tanto bene a tantissime funzionalità dell’organismo. Ovviamente senza esagerare e comunque sempre consultando le tante guide sull’argomento erboristica, erbe spontanee e similari.
La frittata con le foglie di carota è una delle ricette più semplici e più conosciute per utilizzare questo tipo di erbetta.

Foglie di carota
Sale integrale
Olio extravergine di oliva
Uova allevate a terra


Togliere le foglie fresche alle carote, lavarle bene, tagliuzzarle. In una padella far scaldare l’olio, versarvi le foglie sminuzzate ma non tritate, salare e far cuocere lasciandole un po’ croccantine, quindi versare le uova precedentemente sbattute e lievemente salate, far cuocere girando quando è necessario. 

venerdì 20 gennaio 2017

Hamburger aromatico, ricetta di Claudio

Hamburger aromatico, ricetta di Claudio

L’amore si esprime in molte forme, anche quella di far compiere azioni impossibili, o che tali sembrano. C’è chi trova impossibile scalare l’Everest e chi ha enormi difficoltà a mettersi ai fornelli o a parlare in pubblico o a cantare, questione di punti di vista, di obiettivi e di predisposizioni personali. Quando, per amore, una persona supera una prova che parrebbe impossibile a chiunque dotato di buon senso e soprattutto a sé stessa riesce solitamente a scatenare nel cuore del proprio partner un’ondata di pura felicità.
Questa ricetta è ispirata alle azioni che paiono impossibili, rese possibili dall’amore.


Hamburger di manzo macinato al momento dal macellaio di fiducia
Sale integrale
Rosmarino
Timo


Scaldare la piastra, cospargere con sale integrale, timo e rosmarino, cuocere gli hamburger girandoli di quando in quando, servirli in panino o con un contorno a piacere. 

giovedì 19 gennaio 2017

Pizza ripiena dolce senza zucchero

Pizza ripiena dolce senza zucchero

L’eliminazione fisica di politicanti incompetenti, disonesti e dannosi non è mai stata una buona idea, oltre alla negazione intrinseca del principio democratico in tale pratica, c’è da constare che dopo di loro ne sono arrivati sempre altri, ancor più incompetenti, disonesti e dannosi di quelli che c’erano prima. È stato questo il caso della Rivoluzione francese e degli anni di piombo o delle grandi rivoluzioni popolari. Il Risorgimento è stato animato da grandi ideali e da persone abilissime nell’arte del governo, della diplomazia, della battaglia, della raccolta del consenso popolare, senza parlare poi della straordinaria produzione intellettuale e ideale di quel meraviglioso periodo di presa di coscienza della fondamentale unità italiana. Eppure, trascorso qualche lustro, ecco che si è affacciato al balcone di Piazza Venezia un ‘uomo qualunque’ col mascellone, poche e povere idee bellicose e molta violenza. Gli ideali risorgimentali sembravano polverosi ricordi riposti su alti scaffali di una antica libreria. Dunque la Resistenza li ha riportati in vita, seppure i partigiani fossero privi del linguaggio della libertà che i risorgimentali tanto faticosamente avevano distillato. Dopo qualche anno, non contabili neanche in lustri, ecco spandersi sulle città mani avide e corruttrici, tonache dorate, imprenditori dalla casacca a stelle e strisce quando c’erano i soldi americani e solerti impresari di partiti con falce, martello e valigette ricolme manovrare delicati equilibri internazionali e politici a discapito, ovviamente della popolazione, della libertà e di quell’Italia che era stato così difficile unire e poi liberare.
Non c’è da stupirsi, dunque, se gli italiani a volte sperino nella inclemenza olimpica e divina per vedere qualche politicante che distrugge sistematicamente ciò che gli italiani, nonostante loro e nonostante tutto, faticosamente riescono a costruire e tenere insieme. Vedere le popolazioni colpite dal terremoto congelare nel freddo perché un politicante disonesto, imbecille e dannoso si è scordato che l’inverno arriva prima di Natale perché un amico di un amico ha una cooperativa che produce moduli prefabbricati fa oggettivamente venire voglia di augurare a costui, e alla sua combriccola, una punizione al di là della comprensione e delle azioni umane.
Se agire criminosamente non è né auspicabile né utile, anzi è spesso più dannoso, lanciare anatemi pasquineschi contro gli imbecilli non è né vietato né dannoso, soprattutto per chi è ateo e/o ritiene che la laicità sia fondamentale per la vita civile di una democrazia e di un Paese libero.
Questa ricetta è ispirata al sentire popolare.

Farina
Acqua
Lievito di birra
Mele
Carote dolci
Mandorle dolci e pochissime amare


Impastare farina e lievito sciolto in acqua tiepida, mettere a lievitare a lungo. Sbucciare le mele privandole del torsolo, pelare e lavare le carote e sbollentare le mandorle per privarle della buccia marrone quindi frullare tutto nel mixer stendere la pasta sottile e riempire con il composto. Coprire con uno strato di sfoglia e bucherellare la parte superiore. Infornare in forno molto ben caldo a circa 220°C o 240°C per il tempo necessario alla cottura. 

mercoledì 18 gennaio 2017

Ricotta golosa con cioccolato fondente

Ricotta golosa con cioccolato fondente

Esistono piaceri della vita che sono collegati al saper fare, alle capacità artigiane e all’amore per il proprio lavoro. È possibile godere di tali piaceri spesso soltanto nei luoghi in cui le prelibatezze vengono prodotte da molti anni. Per quanto concerne la ricotta sabina questa è certamente una verità incontrovertibile. Sono molti i territori italiani in cui la ricotta è buona ma quella sabina è semplicemente eccellente. La consistenza rispetto a quella siciliana è più densa e soffice al contempo e il sapore, rispetto a quella prodotta tipicamente nel Nord Italia, è molto più delicato seppur essendo leggermente più corposo rispetto a quella del Sud. Gli artigiani che sanno fare la ricotta ‘a regola d’arte’ sono però rarissimi. Un po’ perché spesso chi intraprende il duro lavoro e la durissima vita di campagna proviene da altri territori e quindi porta con sé un inevitabile retaggio gastronomico e di sapori che è molto difficile modificare, un po’ perché come tutte le cose all’apparenza semplici, farla perfettamente è più complicato di quanto possa sembrare.
La semplicità apparente che nasconde una grande sapienza e tanto mestiere è una delle caratteristiche dell’artigianato di qualità, quelle competenze che formano un territorio e lo rendono unico, speciale, meraviglioso rispetto ai bellissimi territori in cui non si vive.
Tale sapere è certamente minacciato in continuazione dalla mediocre incapacità e dalla sempre maggiore tendenza ad accontentarsi di qualcosa che non è ciò che si vuole, un po’ come quando si guarda la televisione e ci si perde in programmi che non entusiasmano, ma alla fine, sempre per citare gli artigiani, la qualità paga sempre.
La tendenza alla distruzione della capacità critica della popolazione, soprattutto di una popolazione esigentissima da un punto di vista artigianale come quella italiana, è uno tra i tanti modi per deterritorializzare, per togliere l’identità ai luoghi e renderli fondamentalmente uguali gli uni agli altri. Un modo per far passare come ‘accettabili’ lo svilimento della lingua italiana, della politica e delle capacità gestionali e governative. La resistenza partigiana oggi è anche una resistenza artigiana per ritrovare quella ricchezza del sapere e della cultura che è il vero patrimonio italiano.
Questa ricetta, all’apparenza semplice, racchiude una cultura territoriale artigianale fortissima.


Ricotta di pecora appena fatta EcoFattorie Sabine, possibilmente ancora calda
Blocco di cioccolato fondente La Luisa


Ridurre a scaglie irregolari la cioccolata, mescolarla insieme alla ricotta. 

martedì 17 gennaio 2017

Zuppa calda con patate, piselli e pomodoro

Zuppa calda con patate, piselli e pomodoro

L’inverno è una stagione necessaria, può piacere moltissimo, soprattutto se si è appassionati di sci, montagna e sport invernali oppure può essere un momento dell’anno in cui sembra che l’inclemenza climatica sia decisamente contraria ai bioritmi naturali di qualunque persona dotata di amore per la vita e la bellezza, nonché dotata di buon senso. Mettere d’accordo queste due estreme passioni, quella per l’estate e quella per l’inverno, è pressoché impossibile. Alcune persone che amano molto l’inverno talvolta amano anche l’estate, il contrario è più raro.
Una cosa, però, unisce gli appassionati di climi caldi e quelli che si emozionano sentendo lo scricchiolio della neve fresca: le zuppe.
La zuppa bollente scalda il corpo dall’interno e restituisce quel tepore tipico della bella stagione, fornendo una seppur illusoria sensazione di benessere e caldo, oppure, per gli invernofili, ritempra lo spirito e dà la giusta carica di energia prima di rituffarsi nell’aria pungente e tonificante della stagione fredda.
Questa ricetta, piuttosto proteica, delicata e nutriente è ispirata all’annosa diatriba tra chi ama il caldo e chi ama il freddo.

Cannolicchi La Molisana
Patate
Piselli surgelati
Sugo pronto dall’estate (pomodori dell’orto, olio extravergine, sale integrale, cipolla dell’orto, aglio rosso di Sulmona, un pizzico di zucchero, origano siciliano, basilico fresco, peperoncino) oppure passata di pomodoro, cipolla, olio extravergine di oliva
Acqua
Sale integrale
Peperoncino
Pepe nero


Sbucciare le patate e tagliarle a pezzetti, aggiungervi il sugo o la passata e gli altri ingredienti, l’acqua, i piselli surgelati, il sale. Far sobbollire a lungo, spolverare con pepe appena macinato, a fine cottura aggiungere i cannolicchi, cuocere il tempo necessario e servire ben caldo. 

lunedì 16 gennaio 2017

Pizza rustica patate e prosciutto

Pizza rustica patate e prosciutto

Politica e competenze sembrano due parole ovviamente compatibili eppure l’ovvietà non è poi tale quando ci si ritrova ad avere a che fare con una massa di ignoranti che si beano della propria ‘gnoranzità quasi facendone un vanto e un prerequisito per agire politicamente. Già pensare che una persona non abbia voglia di migliorare il proprio stile di vita e il proprio livello culturale dovrebbe aprioristicamente farla desistere da qualunque velleità politica: è evidente che l’interesse primario non è nella polis, nell’unione civica dei cittadini né tantomeno nell’evoluzione progressiva delle libertà individuali e collettive.
Fare politica con incompetenti è fondamentalmente impossibile, si può creare corruzione con gli incompetenti, inciuciare, fare tutto ciò che è fondamentalmente contrario alla politica e all’interesse della collettività ma decisamente non si può fare politica. La politica è in primis miglioramento e progressione individuale per ottenere miglioramenti e progressioni collettive. Il che non vuol dire, ovviamente, migliorare la salute del proprio conto in banca per ottenere un miglioramento del proprio stile di vita a discapito dell’interesse collettivo, bensì agire politicamente dunque onestamente e dando ascolto alle esigenze reali della cittadinanza nel suo complesso avendo chiarissime in mente le idee di libertà e le possibilità di espressione, anche legislativa, di tale tensione verso la libertà e il miglioramento.
Questa ricetta è ispirata alla bellezza della politica, quella in cui si discute e si agisce con passione e soprattutto con tanta competenza, umiltà e voglia di agire criticamente.

Patate
Pasta sfoglia
Sale integrale
Olio extravergine di oliva
Prosciutto crudo
Pecorino
Un goccetto di latte per ammorbidire le patate
Acqua
Uovo


Lessare le patate, sbucciarle, condirle con sale, olio pecorino e ammorbidirle con un po’ di latte. Aggiungere il prosciutto tagliato a pezzettini, porre il composto nella pasta sfoglia, spennellare i bordi con il rosso d’uovo, infornare in forno ben caldo a 180°C o 200°C per una ventina o trentina di minuti, o comunque fino a cottura. 

domenica 15 gennaio 2017

Pizza rustica pomodoro e mozzarella

Pizza rustica pomodoro e mozzarella

Si parla spesso di libertarismo, spesso in associazione al liberalismo e al liberismo. Effettivamente la radice fa pensare che vi siano molte affinità tra i tre concetti e forse quando sono stati teorizzati ciò era vero. In tempi remoti, quando in Europa c’erano dazi e dogane a poche decine di chilometri di distanza e le leggi imponevano tassazioni esorbitanti per il movimento di merci e persone richiedere azioni liberiste andava di pari passo con un aumento della libertà personale, individuale e collettiva. Quando fu inventato il battello a vapore esso fu considerato immediatamente poco efficace in quanto, nonostante tecnicamente fosse molto più veloce di altri mezzi di trasporto, erano talmente tante le fermate che doveva fare per percorrere un tratto di fiume che oggi sarebbe considerato minuscolo per il pagamento di dazi e gabelle da risultare decisamente più lento. Il progresso tecnologico e sociale aveva necessità di maggiore libertà, in qualunque sua forma ed espressione. La società è progredita, l’Europa è cambiata e l’economia si è globalizzata a quel punto le differenze tra le parole liberismo, libertarismo e liberalismo si è concretizzata nella sua forma più compiuta. Se liberalismo e libertarismo si sono allontanate spesso in modo estremo e comunque si sono sviluppate, come evoluzioni del pensiero, in forme ben distinte e separate pressoché ovunque, il liberalismo si è potuto sviluppare soltanto nei Paesi in cui è stato implementato. Il liberalismo è infatti la più progressiva tra queste parole e nel tempo ha cambiato radicalmente le sue caratteristiche fondamentali. Se le battaglie civili e sociali per il raggiungimento dell’equità nelle libertà che anima il libertario, e spesso anche in liberale e talvolta anche il liberista, sono sempre talmente numerose da non lasciare enormi margini di evoluzione progressiva del pensiero, sebbene ve ne siano e anche molto significativi, e il liberista ha sviluppato la propria progressione verso nuove forme di liberismo più o meno selvaggio, in cui lo Stato abbia più o meno influenza a seconda delle inclinazioni e declinazioni di tale dottrina economica, il liberale ha potuto progredire soltanto in quei Paesi in cui vi è stata l’implementazione di tale forma politica.
Spesso ci si chiede cosa siano i liberali in Europa o nel cosiddetto Occidente e c’è da constatare si è creato una specie di ‘liberal devide’ tra Paesi che hanno avuto una progressione evolutiva democratica, quali Olanda e Canada, e Paesi che hanno subito una devoluzione democratica, quali l’Italia o gli Stati Uniti, spesso legata a livelli di corruzione inaccettabili nonché a profonde mancanze di libertà. In altre parole, nei Paesi in cui il libertarismo ha avuto libertà di azione e si è in qualche forma e in qualche misura confrontato con le esigenze politiche reali di un mondo in evoluzione progressiva si è riusciti a creare le condizioni oggettive per l’implementazione del liberalismo, negli altri Paesi questo non è stato possibile.
Quasi tutte le Nazioni che hanno progressivamente implementato il liberalismo lo hanno fatto includendo di fatto teorie e pratiche socialiste e ambientaliste in cui l’economia era vista non tanto come oppressore bensì come valido alleato per ottenere maggiori libertà per la società intera e uno Stato più efficacemente democratico.
Questa ricetta, in cui si mescolano sapori americani ed europei, è ispirata alla necessità di progressione democratica liberale delle democrazie contemporanee.

Pomodori dell’orto in barattolo o pomodori freschi
Olio extravergine di oliva
Sale integrale
Origano siciliano
Mozzarella
Rosso d’uovo per spennellare
Pasta sfoglia
Pepe nero


Condire i pomodori con sale, olio e origano, sfilacciare la mozzarella, mischiare e porre il composto nella pasta sfoglia, coprire, spennellare con il rosso d’uovo, infornare in forno ben caldo a 180°C o 200°C per una ventina di minuti o una mezzoretta. 

sabato 14 gennaio 2017

Pizza rustica con ricotta e limone

Pizza rustica con ricotta e limone

La confusione tra liberismo e liberalismo è sempre stata piuttosto ingarbugliata, specialmente in Italia, dove il liberalismo non ha avuto modo di svilupparsi dopo la Liberazione, un po’ per diffidenza nei confronti di chi si era arroccato sull’Aventino e aveva lasciato mano libera al fascismo, un po’ perché la Resistenza italiana si è sviluppata su altre basi. Le persone con idee liberali in molti casi non hanno visto la realizzazione pratica di ciò che ritenevano giusto, ad esempio l’Europa Unita, per cause più o meno naturali e il liberalismo di fatto nel BelPaese è sempre rimasto un magma nebuloso indistricabile, una coperta corta e sbrindellata stiracchiata di qua e di là o usata quale spauracchio per spaventare le masse proletarie e la piccola e media borghesia oppure quale forma di giustificazione per alleanze improbabili tra personaggi politici di schieramenti differenti. In altri Paesi il liberalismo si è invece sviluppato, nelle teorie e nelle pratiche, alcune molto interessanti, altre meno. Tra le nazioni che meglio hanno sviluppato tale concetto vi è sicuramente il Canada, il cui partito liberale è attualmente quello di maggioranza e comunque ha costituito nella storia una tra le due più importanti coalizioni politiche.
Liberale, in Canada, è chi pensa che ‘lo Stato non entra nella camera da letto della Nazione’ ma fa di tutto affinché non vi siano discriminazioni, chi pensa che l’istruzione e la sanità debbano ovviamente essere pubbliche e funzionanti, che lo Stato abbia una parte rilevante nell’aiutare l’economia del Paese. Teorie e pratiche ben diverse da quelle conservatrici della fazione opposta che invece è apertamente liberista, seppur nei limiti dell’estremamente corretto politicamente della democrazia nordamericana.
In molti Paesi europei e nella stessa Unione il liberalismo e il liberismo sono nettamente separati e spesso antitetici, mentre non lo è affatto il liberalismo e il libertarismo, che presuppone un amore incondizionato per la e le libertà individuali e collettive realizzabile con un intervento costante e molto presente dello Stato.
Il punto è capirsi sul concetto di intervento dello Stato nelle attività della Nazione.
Il liberalismo, a braccetto col libertarismo e non col liberismo, prevede che lo Stato comprenda le esigenze reali della Nazione, ne prenda atto e agisca di conseguenza a tutela in primis delle minoranze ma soprattutto del funzionamento dello stesso. Non è immaginabile una tassazione senza trasparenza e investimenti oggettivamente rilevanti e necessari alla pacifica convivenza. Si presuppone, in altre parole, che lo Stato sia il primo alleato del cittadino, qualunque siano le sue idee, i suoi orientamenti, nella realizzazione delle proprie aspirazioni ovviamente atte al miglioramento personale e sociale, individuale e collettivo e che non ledano in alcun modo la libertà altrui né, soprattutto, i diritti umani fondamentali e lo Stato stesso.
Una popolazione istruita in cui le possibilità e le opportunità siano collegate alla effettiva capacità individuale di migliorarsi e progredire sono una manna dal cielo per la società, pensa e agisce il liberale, pertanto lo Stato dovrà agire affinché ciò sia possibile non soltanto sulla carta ma nella realtà, sia con leggi che impongano determinati comportamenti, quali ad esempio l’indicazione in più lingue delle istruzioni per obliterare un biglietto della metropolitana, sia con l’incentivazione di buone e necessarie pratiche, quali ad esempio gli asili nido nei posti di lavoro privati.
Il liberalismo è fondamentalmente un modo di agire la politica che implica la fiducia nel progresso sociale, un po’ come affermava e propugnava Mazzini. Tutto questo poco, molto poco ha a che fare col liberalismo, a meno che non si intenda questo concetto associato al primo, in quanto esiste un liberismo liberale, ossia una libertà di intrapresa e di impresa incoraggiata dallo Stato che non mette più di tanto il naso in certe faccende ma che fa sì che il più debole sia sempre tutelato e che la cittadinanza sia messa nelle condizioni atte a poter liberamente intraprendere attività economiche, eliminando lo sfruttamento quale base di rapporti economici non liberi e pertanto non liberali, non libertari e non liberisti.
Questa ricetta, semplice e delicata, è ispirata alla necessità del liberalismo in Italia.

Pasta sfoglia
Ricotta
Latte
Sale integrale
Scorza di limone non trattato grattugiata
Noce moscata
Sesamo
Rosso d’uovo per spennellare


Lavorare la ricotta con latte, sale, scorza di limone, noce moscata così da creare una crema spumosa altrimenti la ricotta si indurisce. Quindi porla all’intern°C o o della pasta sfoglia, richiudere i bordi, spennellare col rosso d’uovo e infornare in forno ben caldo 180°C o 200°C per una ventina di minuti o una mezzoretta. 

venerdì 13 gennaio 2017

Gricia

Gricia

La libertà è come la memoria, va esercitata.
Questa ricetta è ispirata alla necessità progressiva delle libertà.

Pancetta affumicata
Pepe nero
Pecorino (di Amatrice oppure romanesco mischiato con pecorino sabino)
Bucatini o mezze maniche rigate De Cecco
Sale integrale
Acqua
Vino bianco


In una padella antiaderente porre a freddo la pancetta, farla rosolare ben bene, sfumare con poco vino bianco e continuare a far rosolare fino a renderla croccante ma non bruciata. In un’insalatiera di coccio porre il pecorino grattugiato e una spolverata di pepe nero appena macinato. Lessare la pasta in abbondante acqua salata, scolarla lasciando da parte l’acqua di cottura, aggiungere la pancetta ben calda al pecorino e girare bene, se è troppo asciutta aggiungere un cucchiaio di acqua di cottura della pasta. 

giovedì 12 gennaio 2017

Carbonara

Carbonara

Giuseppe Mazzini fu un Carbonaro, quindi si avvicinò alla Massoneria e poi fondò la sua Giovine Italia e Giovine Europa, sette segrete e illegali nel proprio Paese oppresso da invasori stranieri e stretto in una intollerabile morsa di mancanza di libertà. In altre parole non era certamente un moderato e oggi forse sarebbe considerato, come allora, un pericoloso facinoroso se non da mandare in esilio almeno da isolare. Perché? Ovviamente perché voleva che la sua Patria fosse unita, cosa che all’epoca significava praticamente far guerra a chi legalmente seppur illegittimamente occupava il suolo natio, scatenare una rivoluzione di popolo o comunque rovesciare senza mezzi termini il sistema di potere e di governo dell’epoca. I governi e i governanti non erano molto d’accordo con lui e con le persone che ne seguivano le idee, i suoi scritti erano vietati e possederne copia poteva essere motivo sufficiente per andare in galera senza mezzi termini e senza garanzie costituzionali, anche perché la Costituzione era ben lungi dall’essere scritta.
Immaginare quell’uomo emaciato, pallido, sempre di nero vestito in segno di lutto per la sua Patria disunita, parlare di disegno divino e di unione dell’Umanità intera e contestualmente capeggiare la più importante sollevazione popolare unitaria di cui si abbia memoria in Italia, Nazione che prima di allora semplicemente non esisteva e fondamentalmente non era mai esistita in quanto tale, è abbastanza difficile. C’era stato l’Impero Romano, un governo che da Roma aveva conquistato Europa e Mediterraneo ma l’Italia non era mai esistita, non esisteva e ancor oggi non esiste una vera e propria lingua nazionale popolare, parlata dal popolo, tanto che tale idioma è rimasto per secoli un mistero da burocrati o da eruditi fino almeno all’avvento della televisione e della trasmissione ‘Non è mai troppo tardi’ che, per l’appunto, insegnò l’italiano agli italiani. L’unica cosa che era evidentemente e certamente italiana era l’esercizio costante delle differenze, la straordinaria varietà di minutissime e sovente raffinatissime diversità. Esisteva inoltre un ‘sentimento di Patria’ e la sensazione di non essere governati da chi rappresentava il territorio bensì da stranieri, da oppressori. Su questo l’Italia è stata unificata e sulle parole di un visionario un po’ mistico, Carbonaro, esule e considerato dalla Massoneria un faro illuminante, le cui parole ancor oggi esprimono pienamente la bellezza emozionante e pura della libertà.
Questa ricetta, ‘tradizionale’, è ispirata alla bellezza di essere italiani, un po’ carbonari e con la voglia di libertà che si esprime nell’esercizio costante delle differenze.

Spaghetti De Cecco
Uova, uno per l’insalatiera e uno per persona
Pancetta affumicata o guanciale a preferenza
Acqua
Sale integrale
Pecorino romanesco


Sbattere le uova con il pecorino grattugiato quando si sta per scolare la pasta lessata in abbondante acqua salata. Aggiungere la pancetta ben rosolata in padella antiaderente e girare velocemente, spolverare con pepe macinato fresco a piacere. 

mercoledì 11 gennaio 2017

Cacio e pepe

Cacio e pepe

Il riscaldamento globale in giorni di inusuale freddo polare potrebbe sembrare un falso mito eppure è un problema concreto che sta seriamente condizionando i cambiamenti climatici e le condizioni di vita sulla Terra, con effetti difficili da calcolare e da immaginare senza prevedere scenari apocalittici. L’inquinamento, lo sfruttamento intensivo e altamente irrazionale delle risorse terrestri, l’incompatibilità tra i processi produttivi su larga scala e l’ambiente stanno creando danni forse irreparabili o comunque che potrebbero essere in qualche forma bloccati dalla futura ricerca scientifica ambientalista. Le speranze che le tantissime specie animali e vegetali recentemente estinte possano tornare a popolare il globo terrestre o che le grandi distese di verde amazzonico bruciate da avidi senza scrupoli possano tornare a verdeggiare, o che i laghi prosciugati possano tornare ai livelli di qualche anno fa sembra irreale. Forse non è così irreale pensare, immaginare un futuro in cui le tecnologie e le tecniche aiuteranno l’ambiente a ritrovare un suo equilibrio, ripuliranno fiumi e mari, ghiacciai e poli. Se esisteranno ancora poli, fiumi, ruscelli, laghi.
Una delle possibili azioni concrete che si possono compiere individualmente è sicuramente quella di acquistare cibi e beni prodotti localmente e nel pieno rispetto dell’ambiente, è un piccolo passo ma è comunque molto importante.
Questa ricetta è ispirata alla semplicità di gesti quotidiani per aiutare concretamente l’ambiente in cui viviamo e dare un segnale, anche forte di scelta consapevole: gli abitanti della Terra, nella loro stragrande maggioranza, preferiscono vivere in un Pianeta libero da inquinamento.

Rigatoni De Cecco
Pecorino romanesco
Pepe nero
Acqua
Sale


Lessare la pasta in abbondante acqua salata, scolarla lasciando da parte l’acqua di cottura, porla in un’insalatiera in cui è stato precedentemente posto il pecorino grattugiato e abbondante pepe macinato fresco. Condire girando velocemente, se è proprio troppo secca aggiungere acqua di cottura, non eccessiva.