Tonno e patate
È possibile non
aver voglia di fare qualcosa? Sì, decisamente. Più che possibile è sacrosanto.
Spesso ci si sforza, si forzano i naturali bioritmi per adeguarsi ad una vita
attiva, ai ritmi lavorativi imposti per lo più da altri ma talvolta anche da sé
stessi. Il senso del dovere, che in taluni è particolarmente spiccato e in
talaltri completamente assente, impone di forzare la propria volontà e
adattarla a quelle che potrebbero essere le esigenze reali per poter vivere una
vita agiata o comunque in linea con le proprie aspettative o possibilità. In chi
il senso del dovere è pressoché o totalmente assente tali forzature sono
costituite dall’ambiente, dalla famiglia, dalle necessità e più spesso dalle
grida inferocite di genitori, parenti e amici. Nelle persone che hanno uno
spiccato senso del dovere, quelle che non riescono a pensare di non dover far
qualcosa in qualunque situazione e che con le mani in mano non riescono a stare
per molto tempo, la forzatura viene da una vocina interna, da un bisogno che è
quasi una necessità, un istinto che si trasforma in coercizione ambientale e
personale. Se per le persone prive di senso del dovere il dolce far niente è o
sarebbe un’abitudine quotidiana, per quelle con uno spiccato senso del dovere
tale attività, o meglio inattività, è più che sacrosanta. È normale, giusto,
logico e sano che chi ha una forte predisposizione all’agire sempre e comunque,
di quando in quando si dedichi momenti di ozio e inattività, che sono spesso
più produttivi di altri momenti perché sono quelle ‘finestre’ sulla pigrizia e
sulla noia che portano costoro ad inventare qualcosa di nuovo.
La noia, spesso
sottovalutata anche nell’educazione infantile, è importante e talvolta
necessaria alla creatività all’inventiva, alla formazione di nuove idee,
giochi, a rimettere in movimento le celluline grigie di cui parla Poirot. Momenti
di noia esistono nella vita delle persone e spesso sono forieri di grandi
innovazioni, sempre che la noia non diventi routine invece di essere momentanea
pausa dalla quotidianità e da quel senso del dovere che impone la modificazione
di bioritmi ed equilibri naturali.
Insomma
annoiarsi e dare un gran calcione al senso del dovere di quando in quando, per
coloro che hanno un forte senso del dovere, è un’ottima pratica per recuperare
il senso del proprio essere e rifare il punto su ciò che è davvero importante e
fondamentale, per riprendere in mano, si potrebbe dire, il timone della propria
vita e, se necessario, cambiare anche alcune forzature di quei bioritmi che
sono necessari a condurre una vita sana e felice, ovvero qualche abitudine che
potrebbe essere più dannosa che costruttiva, come ad esempio la sedentarietà o
l’eccessiva serietà. Ridere fa bene, annoiarsi di quando in quando anche,
svagarsi è un diritto sacrosanto e nei momenti di svago è ancor più sacrosanto
che il senso del dovere si pigli una vacanza, fosse anche soltanto di un
minuto, di un istante, e lasci la mente libera da pensieri che ottundono la
stessa capacità di pensiero.
Il senso del
dovere è però una bruttissima bestia, per chi ne ha in abbondanza, e si insinua
anche tra gli svaghi vacanzieri, per cui sembra quasi che se non si adempie ai
doveri, spesso auto-imposti, crolli il mondo per cui ci si affanna fino all’inverosimile
per ottemperare alle negazioni di bioritmi e relax per soddisfare il senso del
dovere, che da modalità per meglio vivere e organizzare la propria vita rischia
di diventare oppressione di quelle libertà per la cui conquista le persone si
impongono doveri e necessità di azione.
Questo è tanto
inaccettabile quanto stupido e dannoso, è pertanto importante ricordare che il
senso del dovere non è il dovere, il cui non ottemperamento potrebbe
eventualmente causare danni, bensì l’aspirazione personale a realizzare quanto
possibile per vivere meglio in una società più giusta. Niente altro e niente
più di questo.
La ricetta di
tonno e patate è ispirata e suggerita da una persona carissima che ha sempre
avuto, sin da bambina, un enorme senso del dovere che ha trasmesso alle
generazioni future della sua famiglia.
Patate abruzzesi
o viterbesi, di preferenza
Acqua
Olio
extravergine di oliva
Filetti di tonno
in olio d’oliva
Sale integrale
Sbucciare le
patate, lavarle, tagliarle a pezzi irregolari o a tocchetti e metterle in una
pentola con acqua a coprire di circa il doppio del volume le patate, far
bollire a fuoco medio. Quando sono ben morbide ma non eccessivamente, scolarle
con la schiumarola o lo scola-gnocchi, lasciando tutta l’acqua di cottura in
pentola. Frangerle con la forchetta, salarle e ammorbidirle con l’acqua e
l’olio fino quasi a creare una spuma soffice. Sminuzzare il tonno
grossolanamente e mischiarlo alle patate. Servire appena fatte.