domenica 31 luglio 2016

Pita con mozzarella e zucchine in padella


Se creata l'Italia c'era da creare gli italiani la lingua italiana standard è ancora ben lontana dall'essere una lingua diffusamente parlata dalla stragrande maggioranza della popolazione. Nonostante il crescente livello di istruzione nelle scuole e l'aumento di diplomati e laureati l'italiano standard rimane per molti un vero e proprio mistero gaudioso, e tra costoro sono spesso da annoverare persone che dovrebbero essere veri e propri campioni nell'utilizzo delle sfumature che una lingua tanto complessa prevede. Accade quindi che i discorsi di magistrati, giornalisti, avvocati, commentatori, letterati e politici, che dovrebbero costituire materia di studio per i posteri, siano spesso infarciti di castronerie linguistiche e addirittura espressione delle più deteriori forme di svilimento dell'italiano con errori madornali di ortografia e grammatica che non dovrebbero essere consentiti neanche ad uno scolaro di quarta o quinta elementare, figurarsi ad una persona che dovrebbe aver compiuto un iter formativo della durata minima di tre o quattro lustri specializzandosi in materie in cui la parola è fondamento e base di diatribe e discussioni che possono portare addirittura alla limitazione della libertà individuale di un'altra persona o gruppo di persone.
Pensare che l'italiano, lingua letterariamente ricchissima, espressione di pensieri, sentimenti e civiltà giuridiche che hanno ispirato popolazioni europee, Costituzioni di Stati e una enorme quantità di correnti artistiche e culturali, possa essere una lingua ufficiale di comunicazione istituzionale nelle organizzazioni sovranazionali, così come il latino lo è stato e in taluni casi lo è tuttora, e che vi possa essere una struttura simile a quella che stimola la francofonia in pressochè ogni angolo del Pianeta sembrerebbe un'utopia, qualcosa di assurdo e poco realizzabile nella pratica.
Questa ricetta, esempio della capacità tutta italiana di includere le differenze e qualunque stimolo positivo all'interno della propria lingua e della propria cucina nazionale, è ispirata alle idee impossibili che poi, chissà perché, in taluni rarissimi casi si realizzano nella pratica della quotidianità.


Pasta fillo
Mozzarella
Zucchine in padella (zucchine, olio, sale, origano, cipollina)
Olio per oliare e spennellare



Oliare la teglia, disporre la pasta fillo nel modo consueto per creare la pita o il burek, cuocere le zucchine in padella facendo scaldare l'olio con un po' di cipollina, aggiungendo le zucchine lavate e tagliate a dadini, sale e origano, facendo cuocere a fuoco mediamente vivace girando per non far attaccare dunque farle freddare, unire alla mozzarella sbriciolata, riempire la pasta fillo nel modo consueto per la pita e il burek. Quindi spennellare con l'olio e infornare in forno già caldo a 180°C o 200°C.

sabato 30 luglio 2016

Pasta aproteica con crema di zucchine di Mamma Lucilla

La notte di Natale dell'anno del Signore, o dell'era volgare, 800 Carlo Magno venne incoronato da Leone III a Roma, ex capitale dell'Impero Romano e dunque capitale del Cattolicesimo, quale Imperatore del Sacro Romano Impero.

La costruzione dell'Europa moderna iniziò a Mentana?
La portata storica di tale evento è considerata da molti l'inizio del Medioevo, un'epoca ritenuta, spesso a torto ma non sempre, come un momento della storia europea caratterizzata da un generale decadimento, regressione e degrado culturale, sociale, civile ma anche l'evo che ha più grandemente influenzato l'attuale concetto di cittadinanza europea.

Altri ritengono che l'incoronazione del Re di Franchi e Longobardi a Imperatore del Sacro Romano Impero, avvenuto a San Pietro dopo una serie di trattative diplomatiche conclusasi a Mentana, e precisamente presso il XII miglio della Via Nomentana, punto strategico tra Roma e la potentissima Abbazia di Farfa, il 23 novembre 799 con l'incontro tra Carlomagno e il Papa in cui vennero decisi i destini dell'Europa davanti ad un tavolo imbandito a festa, prima dell'incoronazione solenne, sia l'inizio dell'era moderna e della concezione stessa del concetto di Europa.

Anche la fine del Medioevo è dibattuta tra chi la fa coincidere con la 'scoperta' delle Americhe, nel 1492, chi pensa alle Tesi di Martin Lutero del 1517 anche se è generalmente associata alla stampa della Bibbia di Gutenberg, Patrimonio UNESCO quale Memoria del Mondo, realizzata a Magonza con caratteri mobili a partire dal 1453, lo stesso anno che vede la fine della Guerra dei Cent'anni tra Inghilterra e Francia e l'occupazione della Capitale dell'Impero Romano d'Oriente, Costantinopoli, l'odierna Istanbul, da parte degli Ottomani turchi.

Il Medioevo è in realtà uno tra i periodi più fecondi della storia europea, seppure con molte, troppe 'storture'. Se si pensa all'Europa, o semplicemente all'Italia, prima dell'epoca romana non è difficile scorgere le evoluzioni moderne degli stati nazionali che si sono sviluppate proprio durante il Medioevo. L'Italia è un luogo di osservazione privilegiato per comprendere la meravigliosa diversità culturale che contraddistingue l'Europa, basti pensare che il motto dell'UE è 'unità nella diversità', concetto chiarissimo a chiunque ami cucinare o semplicemente gustare i piatti prelibati della cucina nostrana. Un esempio lampante sono le enormi varietà di legumi e la cucurbita più diffusa negli orticelli estivi, la zucchina, la cui provenienza sarebbe centro e sud americana ma la cui elaborazione in forma di zucchina e non di zucca è propriamente italiana.

Questa ricetta, con pasta aproteica prodotta da una multinazionale statunitense e zucchine freschissime appena raccolte dall'orticello, è ispirata alla fine del Medioevo e all'inizio dell'era moderna, nonché alle parole di Papa Francesco sul nuovo umanesimo.


Pasta Aproten
Zucchine
Olio extravergine
Cipollina scalogno
Origano siciliano
Sale
Acqua
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Peperoncino



Fare un soffritto leggero in acqua e olio di poca cipolla e peperoncino. Lavare e affettare le zucchine, metterle nella padella con l'olio caldo, salare, aggiungere l'origano e salare. Far cuocere fino ad ottenere una consistenza molto morbida. Lessare la pasta lasciando da parte un po' di acqua di cottura, frangere con la forchetta le zucchine in una terrina, unirle al parmigiano grattugiato ed eventualmente aggiungere acqua di cottura. Scolare la pasta e condirla con la cremina di zucchine.  

venerdì 29 luglio 2016

Spaghetti di riso semigreggio con peperoni e origano



Dipende,
da che dipende?
Da che punto guardi il mondo
tutto dipende



Così canta Jarabe de Palo in una celebre canzoncina trasmessa lungamente per radio che esprime il concetto, ormai ritenuto piuttosto obsoleto, del punto di vista da cui si osserva il mondo e la realtà in cui si vive. Molti teorici hanno poi sviluppato l'idea, tra essi Derrick de Kerchove, allievo di Marshall McLuhan e studioso di fama globale, del 'punto di essere' o 'punto di stato', in inglese 'point of being' opposto al 'point of view' di cui canta Jarabe de Palo.
Attualmente si potrebbe immaginare, partendo dalle teorie dell'estensione di McLuhan e in base alle nuove applicazioni della tecnologia, un 'punto emozionale' che prescinde dalle coordinate spazio-temporali e ulteriori modificazioni globalizzate per riscoprire l'interazione emotiva quale motore primario della vita sociale e personale, in relazione alle tecnologie emozionali e sensoriali.
Questa ricetta è ispirata alle nuove teorie del 'punto emozionale'.


Peperoni rossi
Olio extravergine di oliva
Sale
Acqua
Spaghetti di riso semigreggio Piaceri Mediterranei
Friggitelli
Olive nere condite
Olio extravergine di oliva al basilico


Lavare le verdure, togliere picciolo e semi, tagliare i peperoni in fettine sottilissime per il lato corto, e tagliare un friggitello a pezzetti. Tritare pochissima cipolla scalogno, metterla in padella con l'olio e soffriggere lievemente, quindi aggiungere i peperoni, salare, aggiungere origano e far cuocere a fuoco vivace ma non troppo. Tritare alcuni peperoni con il robot da cucina e porli in una terrina insieme ai peperoni a listerelle. A parte lessare la pasta e scolarla, porla in un recipiente e condirla con la crema e i peperoni, amalgamare i sapori con l'olio al basilico a crudo.



giovedì 28 luglio 2016

Penne di riso semigreggio con sugo ajo e ojo


Renato Nicolini in una foto d'epoca
Nella provincia di Roma per la spaghettata di mezzanotte si usa preparare du' spaghi ajo e ojo, ovvero lessare velocemente degli spaghetti condendoli con aglio, olio extravergine di oliva e peperoncino. 

La spaghettata di mezzanotte è una tradizione delle serate tra amici che si trascinano fino a tardi, alle estati all'aperto e alla bellezza dell'Estate Romana, idea semplice e geniale di un creatore di cultura che per caso ebbe la ventura di occuparsi per qualche tempo della cultura capitolina.

Questa ricetta è ispirata a questa tradizione e alla gestione intelligente della res publica.  

Passata Mutti
Aglio
Peperoncino
Penne di riso semigreggio Piaceri Mediterranei
Origano Monti Iblei
Olio extravergine di oliva
Sale
Zucchero
Acqua



Tagliare uno spicchio d'aglio a fettine sottilissime, metterlo in padella, aggiungere peperoncino e olio, far scaldare senza far imbiondire l'aglio, aggiungere la passata, l'acqua, un pizzico di zucchero, l'origano, salare e far cuocere a fuoco vivace andante. Lessare la pasta, scolarla e ripassarla in padella.  

mercoledì 27 luglio 2016

Zucchine in padella con olive nere e timo fresco


I libri sono oggetti molto strani. Tralasciando che hanno a che fare con le emozioni, la fantasia, la conoscenza, possono essere più o meno comprensibili in base al momento, all'umore e agli interessi specifici di chi legge. Molte volte accade di prenderne uno, sfogliare le pagine e non trovarvi niente di davvero interessante, anche se quel testo specifico è considerato un gran bel libro. In alcuni casi, dopo qualche tempo, un attimo,
La Villa di Orazio nei Monti che,
grazie ad Orazio, portano il nome di Lucrezio
giorni o mesi, le pagine sembrano aprirsi da sole e le parole danzare nella fantasia. Spesso questo accade con quelli che vengono unanimemente considerati classici del pensiero e della letteratura, come ad esempio il De Rerum Natura di Lucrezio, che è un gran bel libro, uno di quei testi che vengono letti, riletti, studiati e compresi nei secoli, nei millenni da miliardi di persone di epoche, culture, lingue differenti.
Nel momento in cui si riesce a capirne il significato sembra di poter leggere l'infinita immensità dell'assoluto.
Questa ricetta, creata con zucchine coltivate in Sabina, con Monte Gennaro che abbraccia nella sua rocciosa morbidezza i Monti Lucretili, è ispirata al creatore del De Rerum Natura.

Zucchine freschissime
Olive nere secche condite
Timo fresco
Sale
Olio extravergine di oliva
Cipollina scalogno


Lavare le zucchine freschissime e tagliarle a dadotti, scaldare l'olio con poca cipolla tagliata finemente, aggiungere le zucchine, le olive e il timo, salare, far cuocere a fuoco abbastanza vivace, in base alla freschezza della zucchine, più sono fresche più il fuoco può essere alto e la cottura breve.  

martedì 26 luglio 2016

Fagottelli con zucchine e origano ibleo

Il rapporto tra francesi e italiani è stato sempre molto complicato e difficile. Nemici-amici, invasori o compagni di lotte, cugini d'oltralpe, uniti da un profondo senso di fratellanza, o sarebbe meglio dire di 'cuginanza', con tutti i lati positivi e negativi che l'essere fratelli comporta.
Il bresciano Niccolò Fontana è piuttosto da annoverare tra coloro che probabilmente non ebbero molto in simpatia i discendenti dei Galli, per ragioni strettamente personali. Fu per causa del sacco francese della sua città che egli rimase orfano di padre e fu soltanto grazie alle amorevoli cure della povera e ingegnosa madre che egli poté salvarsi da una brutta ferita alla testa infertagli da un soldato francese.
La sua era una famiglia povera ma 'dabbene' e sua madre, santa donna, lo curò con testardaggine e coraggio, lavandogli le ferite con acqua e qualche erba di campo. Niccolò riuscì a sopravvivere anche se gli rimase qualche difetto di pronuncia che gli valse l'appellativo di 'Tartaglia'.
Chiunque si sia imbattuto nelle equazioni conosce il triangolo che porta il suo nome anche se il suo contributo alla scienza e alla matematica non si limitò soltanto alla risoluzione delle potenze con quello che potrebbe anche essere stata una traduzione e una sistematizzazione dal cinese di un meccanismo matematico già elaborato in precedenza pur se non strutturato in forma tanto precisa. Tradusse dal latino trattati e testi che permisero di comprendere meccanismi e tecnologie scoperte dagli antichi e dimenticate o tralasciate durante l'Alto Medioevo.
Questa ricetta è ispirata alla forza della conoscenza e all'importanza dell'educazione: Tartaglia era un popolano, una persona cui la vita non aveva dato molte opportunità 'in partenza', ma era certamente una persona intelligente e aveva preso dalla madre l'ostinata testardaggine che gli permise di diventare uno tra i matematici più importanti del suo tempo e della storia della scienza.


Farina
Olio extravergine di oliva
Sale
Origano ibleo
Zucchine freschissime
Lievito di birra
Acqua


Impastare la farina con il lievito di birra sciolto in acqua tiepida, coprire con la carta pellicola, con una coperta e mettere a lievitare. Creare dischetti di impasto di circa 10 cm di diametro e circa 2 cm di spessore, lavare le zucchine e tagliarle a dadini più o meno grandi in base alla freschezza, se sono appena colte possono essere anche di 1,5cm di spessore, altrimenti più sottili, porre i dadini all'interno del dischetto aggiustare di sale, olio e origano, chiudere a fagottino e mettere in teglia, cospargere con origano. Infornare in forno già caldo a circa 180°C o 200°C fino a cottura.



lunedì 25 luglio 2016

Pasta con peperoni, zucchine e olive nere

C'era una volta, tanto tempo fa, una fanciulla figlia di un guardaboschi. La sua bellezza, gentilezza, intelligenza e grazia erano rinomate tra gli abitanti del bosco, che amavano molto la sua compagnia. Cresciuta sin dalla più tenera infanzia tra cime innevate e vallate dove il grande freddo dell'inverno arrivava a sfiorare i 40° C al di sotto dello zero, faggete che nell'autunno incendiavano di un rosso dorato il verde brillante dell'estate che in primavera si copriva di coloratissimi anemoni, aveva sviluppato una serenità nello sguardo limpido e vivace come l'acqua di una lama di gravina. 

Cansiglio
Folletti, elfi, animali e abitanti della Grande Foresta discorrevano con lei tra aghifoglie e doline carsiche, mostrandole, di quando in quando, le meraviglie sotterranee delle grotte, che da quelle parti si chiamano bus.
 L'allegra spensieratezza e la meravigliosa voce da usignolo della fanciulla ben presto divennero oggetto di conversazione nei paesi del bosco, da quelli abitati dai discendenti di antiche popolazioni caucasiche, i Cimbri, fin nel cuore della Repubblica di Venezia, dove viveva un giovane e irrequieto nobile che non riusciva mai a star fermo un minuto e rivolgeva sempre gli occhi verso un qualche altrove dove le navi mercantili sembrava potessero portarlo. I suoi amici lo ammiravano per la sua capacità di agire d'istinto e la sua volitiva lealtà ma lo canzonavano per le sue idee stravaganti che affollavano la sua mente e il suo cuore, per il resto sgombro da altre attrattive. 
Non si innamorava mai, pareva che sulla sua pelle diafana non passasse neanche l'ombra della passione amorosa che faceva invece sognare e sospirare i suoi amici, i quali, per fargli uno scherzo, lo sfidarono a conoscere la bella figlia del guardaboschi, di cui si dicevano meraviglie. Volevano proprio divertirsi perché sapevano bene che sarebbero comunque stati divisi da una rigida separazione classista.

Un bel giorno di maggio, quando le api e le vespe erano indaffaratissime nel loro mestiere di impollinatrici, il gruppetto di giovani veneziani si mosse verso la Grande Foresta. Gli abitanti del bosco li guardavano con sospetto e temevano per l'incolumità della loro amata fanciulla che, proprio nell'istante in cui il gruppetto si stava muovendo, era intenta a raccogliere erbe aromatiche con cui adornare i lunghi capelli corvini e insaporire succulente prelibatezze che amava cucinare.
Il giovane spavaldo appena la vide si piantò, tra lo scherno dei suoi compagni, nel bel mezzo del prato, più immobile di uno stoccafisso, le parole non gli uscivano dalla bocca, che del resto era aperta in una rigidità innaturale, il suo incarnato, leggendariamente chiaro, si tinse per la seconda volta nella sua vita di un purpureo rossore e i boccoli che gli adornavano la fronte si misero in bella posa per incorniciare meglio il volto istupidito da un rapimento estatico.
La prima volta che le guance si erano tinte di un rosso che avrebbe potuto far invidia ad un pittore di Pompei era stato tanto tempo fa, quando, prima e ultima occasione, aveva rubato la marmellata di gelsi dalla dispensa e si era fatto subito scoprire, ma questa è un'altra storia.
Cansiglio
Nonostante gli abitanti del bosco cercassero di distrarla, la figlia del guardaboschi girò la testa nella direzione dell'insolito gruppetto e dello stoccafisso, ehm, del nobile veneziano con i boccoli plasticamente ricadenti sull'aristocratica fronte.
Fu questione di una frazione infinitesimale della velocità con cui la luce si muove. I due si guardarono e tanto bastò a far loro capire che sarebbero stati felici soltanto se fossero riusciti a restare insieme in tutte le vite e le epoche e le forme in cui si sarebbe espressa la forma di vita che incarnavano in quel momento.
In men che non si dica gli amici capirono di aver fatto centro e nel contempo compresero che avrebbero dovuto impegnarsi non poco per aiutare i due a superare barriere che sembravano invalicabili a quel tempo ma non sapevano che la fanciulla non era la figlia del guardaboschi di una foresta come le altre: era la figlia del guardaboschi del Cansiglio e aveva diritto di sposare anche un esponente della nobiltà veneziana.
Dopo un lunghissimo corteggiamento i due riuscirono finalmente ad unirsi e vissero felici e contenti.

Questa ricetta è ispirata alle fiabe e alle leggende della Foresta del Cansiglio.  



Peperoni rossi
Zucchine freschissime
Olive nere secche e condite
Olio extravergine di oliva
Cipollina scalogno
Origano siciliano
Pennette Delverde
Sale
Timo fresco
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Friggitelli
Olio extravergine di oliva al basilico



Lavare le verdure, togliere picciolo e semi, tagliare i peperoni in fettine sottilissime per il lato corto, e tagliare un friggitello a pezzetti. Tritare pochissima cipolla scalogno, metterla in padella con l'olio e soffriggere lievemente, quindi aggiungere i peperoni, salare, aggiungere origano, olive e far cuocere a fuoco vivace ma non troppo. A parte cuocere le zucchine. Lessare la pasta in abbondante acqua salata, porre in una insalatiera le zucchine e i peperoni, amalgamare il tutto con l'olio al basilico e il parmigiano grattugiato, scolare la pasta, condirla nell'insalatiera girando bene.  


Peperoni rossi
Zucchine freschissime
Olive nere secche e condite
Olio extravergine di oliva
Cipollina scalogno
Origano siciliano
Pennette Delverde
Sale
Timo fresco
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Friggitelli
Olio extravergine di oliva al basilico



Lavare le verdure, togliere picciolo e semi, tagliare i peperoni in fettine sottilissime per il lato corto, e tagliare un friggitello a pezzetti. Tritare pochissima cipolla scalogno, metterla in padella con l'olio e soffriggere lievemente, quindi aggiungere i peperoni, salare, aggiungere origano, olive e far cuocere a fuoco vivace ma non troppo. A parte cuocere le zucchine. Lessare la pasta in abbondante acqua salata, porre in una insalatiera le zucchine e i peperoni, amalgamare il tutto con l'olio al basilico e il parmigiano grattugiato, scolare la pasta, condirla nell'insalatiera girando bene.  

domenica 24 luglio 2016

Fagottelli di focaccia marasca


Immaginare un'evoluzione netta della lingua italiana dal latino alla forma moderna sarebbe a dir poco fantasioso. Durante il Medio-Evo, e presumibilmente anche durante l'epoca di massima espansione dell'Impero Romano, vi furono forme dialettali del latino. Sarebbe impossibile immaginare che tutti gli abitanti del vastissimo territorio imperiale, fossero essi cittadini oppure popolazioni semplicemente vessate dai legionari romani, parlassero indistintamente una forma standard e senza inflessioni della lingua cosiddetta latina. L'Impero Romano non si sviluppò nel vuoto, bensì venne costruito con alleanze più o meno volontarie di una gran quantità di popolazioni e civiltà spesso anche più civilizzate di quella romana, e sui medesimi territori si svilupparono poi le lingue romanze, che nel caso specifico dell'italiano comprendono anche i dialetti locali. Nonostante la gran varietà di linguaggi 'volgari' che si parlavano, e che ad un certo punto hanno iniziato a costituire il patrimonio della lingua scritta, si individuano storicamente due grandi centri culturali della lingua volgare ed in particolare italiana, quella della Scuola Siciliana voluta dai colti Altavilla, di cui fu degno discendente, seppur osteggiato dal suo stesso padre, Federico II di Svevia, il sovrano cresciuto tra le stradine di Palermo che parlava e scriveva in quasi tutte le lingue del Mediterraneo, e la più recente, si fa per dire, Scuola Fiorentina creata intorno alla corte medicea e che ebbe uno sviluppo più prolungato nel tempo, tanto da far dire a Manzoni che prima di pubblicare i Promessi Sposi ebbe a “sciacquare i panni in Arno” per riadattare il suo italiano a forme più corrette e aderenti ad uno standard qualitativo che rispecchiasse l'ideale unitario risorgimentale.
Questa ricetta che unisce alla semplicità della focaccia l'inconfondibile aroma delle 'cerase', le ciliegie marasche, è ispirata alla storia della lingua italiana.


Farina
Maraschino
Lievito di birra
Acqua
Sale grigio di Bretagna
Ciliegie sabine
Olio extravergine di oliva



Impastare la farina con il lievito di birra sciolto in acqua tiepida e il maraschino, coprire con la carta pellicola, con una coperta e mettere a lievitare. Creare dischetti di impasto di circa 10 cm di diametro e circa 2 cm di spessore, porre una ciliegia denocciolata e lavata all'interno, chiudere a fagottino e mettere in teglia, cospargere con sale grigio di Bretagna. Infornare in forno già caldo a circa 180°C o 200°C fino a cottura.  

sabato 23 luglio 2016

Spaghetti di riso semigreggio con baccalà, olive e capperi


Nazareno Strampelli in un campo di grano
C'era una volta, così cominciano sempre le fiabe e la storia di Nazareno Strampelli ha tutte le caratteristiche per essere considerata una bellissima favola con tanto di lieto fine. Marchigiano di origine, romano d'adozione, uno tra i più importanti genetisti e agronomi, nonché senatore italiano fu colui che riuscì a 'sfamare l'Italia'. Letteralmente. 
Incrociando, innestando, riscoprendo e inventando grani resistenti alle diversissime condizioni climatiche del BelPaese, riuscì a garantire riserve di cereali sufficienti a dar da mangiare a quegli italiani ch'erano ancora 'da fare' dopo l'Unità d'Italia. 
La sua immane opera culturale e colturale divenne uno tra i motori trainanti dell'economia di un Paese antico e giovanissimo. 
Sebbene nessuno sia profeta in patria, Strampelli riuscì a farsi ascoltare e le sue ricerche sono tuttora oggetto di continue riscoperte. Il centro di ricerche nel reatino che portava il suo nome è stato chiuso abbastanza di recente ma i 'suoi' grani sono stati riscoperti, sulla scia delle sempre crescente domanda di alimenti adatti a varie esigenze e scelte dietetiche.
Questa ricetta è ispirata a Strampelli e alle sue non troppo stravaganti ricerche.

Aglio
Olio extravergine di oliva
Olive nere
Capperi
Origano Monti Iblei
Spaghetti di riso semigreggio Piaceri Mediterranei
Sale
Olive verdi
Acqua
Vino bianco Gewurtztraminer
Peperoncino
Passata Mutti


Far imbiondire l'aglio nell'olio caldo con il peperoncino a fuoco molto basso, aggiungere dunque il baccalà dissalato privato della pelle e spezzettato in modo grossolano, i capperi, le olive, l'origano, sfumare con il vino bianco, far evaporare l'alcool a fuoco vivace, dunque abbassare la fiamma e aggiungere qualche cucchiaiata di passata Mutti, aggiungere acqua per ammorbidire la passata e far cuocere a fuoco basso, coperto. A parte lessare gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolarli lasciando da parte dell'acqua di cottura, saltare in padella. 

venerdì 22 luglio 2016

Penne di riso semigreggio con sgombri e pomodorini


Intolleranze alimentari, diete particolari , scelte etiche o una semplice curiosità può portare ad assaggiare paste preparate con farine non di frumento. 

Sofia Loren e gli spaghetti
Molte aziende produttrici di pasta stanno modificando la produzione in senso biologico e hanno spostato il campo degli affari dalla grande distribuzione, ampiamente occupata da grandi marchi, a volte anche multinazionali, a nicchie di particolarità che prevedono un'attenzione maggiore a nuove forme di consumo eticamente responsabile. Senza rinunciare alle comodità dell'era moderna è possibile immaginare e applicare una nuova e innovativa forma di commercio. Sono piccoli gesti, a volte impercettibili cambiamenti, quelli che permettono di creare vere e durature rivoluzioni culturali. 

Non è necessario, ad esempio, diventare salutisti di punto in bianco, è però possibile compiere alcune semplici modificazioni delle nostre abitudini in senso salutista per riuscire ad apportare profondi cambiamenti nella direzione di uno stile di vita sano nel pieno rispetto dell'ambiente. 

Si parla molto di sviluppo sostenibile, implementarlo sembra complicatissimo eppure non è molto difficile, basta iniziare ad agire. Il consumo critico è una delle forme meglio conosciute di opposizione agli interessi economici che puntano alla implosione di sistemi liberi e società aperte. In Italia consumare criticamente vuol dire fondamentalmente riscoprire le tradizioni, le culture e le colture, dare spazio nella propria dispensa ai produttori locali, ai piccoli artigiani, alla qualità e ovviamente a sapori differenti, senza rinunciare al gusto, e soprattutto alla pasta, elemento di primaria importanza nei ricettari nostrani.

In questa ricetta gli ingredienti della Dieta Mediterranea, Patrimonio UNESCO si uniscono a creare un piatto adatto anche a celiaci, intolleranti al glutine e persone che hanno scelto di non mangiare farine troppo raffinate.


Sgombri sott'olio Delicious
Cipolla scalogno
Aglio
Olio extravergine di oliva
Penne di riso semigreggio Piaceri Mediterranei
Pomodori freschi
Sale
Acqua
Birra chiara



Lavare e tagliare i pomodori, scolare i filetti di sgombro e ridurli in pezzetti con la forchetta, scaldare l'olio con poca cipolla tagliata finemente e uno spicchio d'aglio tagliato a fettine sottilissime, aggiungere dunque gli sgombri e cuocere per qualche minuto a fuoco medio-vivace. Dunque sfumare con pochissima birra e aggiungere i pomodori tagliati grossolanamente e lievemente salati, far cuocere a fuoco vivace ma non troppo. A parte lessare in abbondante acqua salata la pasta, lasciare da parte un po' di acqua di cottura, scolare e ripassarla in padella con il condimento. Aggiungere acqua di cottura se necessario.  

Fusilli di grano saraceno con filetti di baccalà e zucchine

La sicurezza è una di quelle tematiche con cui spesso si giustificano serie restrizioni della libertà individuale e collettiva. I 'comunisti', gli 'yankee', i 'terroristi' o i 'mori', 'li turchi' di ogni epoca e area geografica sono le giustificazioni che si adducono quando si parla di spese per la sicurezza, intendendo con ciò le spese militari e sottintendendo che, per dirla in linguaggio da spaghetti western, “quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, l'uomo con la pistola è un uomo morto”. Per un pugno di dollari dimostra il contrario, ma soprattutto le società democratiche per rimanere libere devono dimostrare la propria forza nella capacità di essere aperte, vivaci e partecipate.
Questa ricetta è ispirata alla bellezza della partecipazione, della vita attiva e della democratica espressione delle società libere.  


Fusilli di grano saraceno Felicia Bio
Filetti di baccalà
Zucchine
Aglio
Cipolla
Olio extravergine di oliva
Vino bianco
Sale
Peperoncino



Lavare e tagliare una zucchina grande appena colta, privarla della buccia un po' indurita, levare la parte spugnosa con i semi, e tagliarla a pezzetti, salarle lievemente. Far scaldare l'olio con poca cipolla tritata finissimamente e uno spicchio d'aglio tagliato a fettine sottilissime, quindi aggiungere le zucchine, farle imbiondire un pochino e poi aggiungere i filetti di baccalà dissalato oppure scongelato e sciacquato, farlo cuocere un pochino quindi aggiungere vino bianco e peperoncino, alzare la fiamma per far evaporare l'alcool, dunque abbassare la fiamma e coprire, spezzettare il baccalà in cottura così da creare un composto morbido ma non troppo. A parte lessare la pasta, scolarla e ripassarla in padella con il condimento. Aggiungere a piacimento prezzemolo, menta o origano.  

giovedì 21 luglio 2016

Friggitelli alla birra


Quando si entra in libreria si vorrebbe acquistare pressoché qualunque cosa, sembra quasi che dagli scaffali emani un richiamo suadente di sirene ammaliatrici. 
Nuovi titoli, classici riscoperti, curiosità e quello che si riesce ad immaginare sullo scibile umano razionalizzato in forma di parola scritta e stampato a caratteri comprensibili nelle tante evoluzioni della macchina di Gutenberg. 
Johannes Gensfleisch zur Laden zum Gutenberg, nato nel 1398 a Magonza, era un fabbro-orafo-stampatore tedesco che ebbe un'intuizione che ebbe più impatto sullo sviluppo delle società moderne di qualunque rivoluzione sanguinaria mai agita. 
Marshall McLuhan nella Coach House, presso la UofT
Inventò i caratteri mobili, consentendo di fatto la diffusione della conoscenza attraverso i libri stampati, che erano peraltro riproducibili con una velocità che oggi ci sembrerebbe quella di una lumaca ma che all'epoca era simile a quella del tuono. 
Molti, tra cui Marshall McLuhan, nato il 21 luglio 1911 a Edmonton in Canada, sostengono che diede origine alla rivoluzione culturale alla base dell'era moderna. Difficile dirlo con esattezza, il Medioevo, epoca che nei libri di storia appare come buia e priva di interesse, era in realtà piuttosto vivace, anche se certamente essere una donna in quell'epoca presentava non pochi problemi. 
Non che agli uomini andasse granché meglio, ma certamente le donne non avevano di che esser felici, nemmeno le grandi donne che decisero i destini d'Europa manovrando pontefici e regnanti oppure circondandosi di artisti e letterati.
Questa ricetta, semplice e gustosa, è ispirata alla Galassia Gutenberg, al dialogo ininterrotto tra Nord e Sud America e a quello forse non così noto tra Americhe e Europa, ma soprattutto a libri meravigliosi, quali quelli scritti da Platone e Lucrezio.


Birra Alpen 7 Plato
Friggitelli
Olio extravergine di oliva
Sale



Lavare i friggitelli e tagliarli per il lato lungo dopo aver tolto i semetti e il picciolo. Scaldare lievemente olio in padella, non eccessivo ma abbastanza da coprire bene il fondo. Adagiarvi i friggitelli dal lato esterno, salarli da quello interno, quindi tenere a fuoco medio-alto, girarli, abbassare la fiamma, rialzarla, sfumare con la birra quindi riabbassare la fiamma dopo che l'alcool è evaporato e coprire la padella con un coperchio. Cuocere per qualche minuto finché saranno morbidi e sodi.  

mercoledì 20 luglio 2016

Spezzatino di vitella con ciliegie sabine

L'estate italiana, a meno che non si trascorra in un luogo meraviglioso sugli Appennini, sulle Dolomiti, sulle Alpi o sul cocuzzolo dell'Etna, non ispira certamente piatti troppo complessi o elaborati e questa attenzione alla stagionalità è una delle migliori caratteristiche della cucina nostrana, nonché della Dieta Mediterranea, Patrimonio UNESCO.
Questa ricetta, seppur elaborata e molto cotta, è ispirata alla freschezza delle ciliegie sabine appena colte, alle colline che incontrano dolcemente i Pre-Appennini con onde punteggiate di borghi medievali, castelli, abbazie e luoghi affascinanti.


Spezzatino di vitella
Sale rosa
Ciliegie sabine
Whisky Chardu
Maraschino
Acqua
Aglio
Cipolla bianca da forno
Anice stellato
Menta fresca
Olio extravergine di oliva
Vino rosso



Far marinare lo spezzatino nel vino rosso con un fiore o due di anice stellato, cipolla da forno tritata finemente, aglio a fettine sottilissime e qualche ciliegia privata del nocciolo e ben lavata. Scolarlo tenendo da parte il liquido e le spezie, metterlo in una pentola antiaderente a freddo. Sigillarlo a fuoco medio-basso, quando ha tirato fuori tutto il liquido, aggiungere sale rosa, sfumare con whisky, far assorbire il liquido, quindi aggiungere il vino, una parte delle ciliegie lavate e private dal nocciolo, far assorbire il liquido e aggiungere acqua e maraschino fino a cottura. Quasi a fine cottura aggiungere la menta fresca e le ciliegie lavate e private dal nocciolo.

martedì 19 luglio 2016

Risotto con ciliegie sabine e whisky scozzese


Se in quasi tutti gli angoli del Pianeta il riso, l'alimento più consumato su scala mondiale, viene fondamentalmente lessato o cotto al vapore, con qualche rara eccezione, e poi condito in un'infinità di modi diversi, in Italia una cottura tanto semplice è ovviamente inimmaginabile.
Una delle ricette più gustose della cucina italiana a base di riso è il risotto, che ovviamente si declina in una enorme varietà di ricette e modalità di preparazione che rispecchiano la biodiversità nostrana.
Questa ricetta, ispirata alla freschezza della brezza marina e alla dolcezza del paesaggio sabino, si può realizzare anche con riso venere, adatto a chi ha problemi di intolleranze al glutine.


Ciliegie sabine
Aglio
Maraschino
Riso
Olio extravergine di oliva
Acqua
Sale
Whisky Chardu

Lavare le ciliegie e privarle del nocciolo. Far scaldare l'olio con l'aglio in camicia oppure a fettine sottilissime, aggiungervi il riso e una piccola parte di ciliegie, far diventare il riso traslucido e sfumare con il whisky. Girare bene, dunque aggiungere acqua e maraschino, continuare a girare di quando in quando e, se necessario, aggiungere acqua e maraschino. Quasi a fine cottura aggiungere le altre ciliegie, servire contornato da ciliegie fresche.



lunedì 18 luglio 2016

Baccalà al forno con Pachino secchi, origano ibleo e sesamo


L'Aventino è uno strano luogo, è il colle su cui si ritirarono i parlamentari che si opponevano alla dittatura per manifestare il loro dissenso in modo democratico ed è il colle alle cui pendici è giunto il corteo guidato dall'allora Presidente del Consiglio Italiano e dall'allora Sindaco di Roma per chiedere a gran voce alle Nazioni Unite di approvare lo Statuto istitutivo della Corte Penale Internazionale per ribadire il principio fondamentale del diritto penale internazionale nullum crimen, nulla poena sine lege. Come è evidente dalla dicitura è un principio del diritto romano, che a pochi passi dall'Aventino, uno tra i sette colli su cui è stata leggendariamente edificata Roma, si esprimeva qualche secolo fa in complesse e molto arzigogolate dissertazioni.
Lo Statuto venne approvato, prendendo il nome di Statuto di Roma, il 18 luglio del 1998. Diciott'anni sono passati da quella calda giornata romana, la vita di un giovane adulto che raggiunge la maggiore età.
Questa ricetta si ispira alla semplice forza delle idee.


Vino bianco
Sesamo
Origano Monti Iblei
Olio extravergine di oliva
Pomodorini Pachino secchi siracusani


Sciacquare i pomodori secchi di Pachino, tagliarli a pezzi grossolani. Adagiare il baccalà dissalato in una teglia, aggiungere vino a coprire il filetto di baccalà senza affogarlo, indi l'olio, l'origano, i pomodorini, cospargere il filetto con sesamo.

domenica 17 luglio 2016

Pane ciliegino 'mbriachello


Paese che vai usanze che trovi, dice il proverbio e forse sarebbe bene ricordarlo quando si intraprendono viaggi e gite anche domenicali. Vivere un posto, cercare di capirne le usanze, di assaporare piatti e specialità, rispettare il luogo in cui ci si reca anche soltanto per una scampagnata festiva è alla base del concetto stesso di turismo sostenibile, riconosciuto dalle Nazioni Unite quale unica forma di sviluppo economico possibile in virtù dell'aumento della popolazione mondiale e dell'inquinamento atmosferico.
Questa ricetta, adattissima per una cenetta un po' particolare o per una scampagnata all'aperto, o magari, ancor meglio, per una bella domenica da trascorrere nelle Terme Sabine per refrigerarsi dalla calura estiva.


Farina
Ciliegie sabine
Lievito di birra
Sale rosa
Menta fresca
Acqua
Maraschino
Lievito madre essiccato


Lavare bene le ciliegie e privarle del nocciolo, impastarle insieme a farina, lievito di birra sciolto in acqua, lievito madre essiccato, menta fresca lavata e tagliuzzata, maraschino. Porre in un recipiente, coprire con carta pellicola, dunque con una coperta e far lievitare a lungo, almeno una notte. Porlo poi in una teglia, riempire l'interno con ciliegie fresche, lavate e private del nocciolo, richiudere l'impasto, cospargere con sale rosa, infornare in forno già caldo a 180°C o 200°C fino a cottura. Una variante può essere aggiungere nella parte centrale formaggio molle, quale il brie, oppure primosale, ricotta o ancora pancetta croccante, in base al gusto.

sabato 16 luglio 2016

Maccheroni centinara con le ciliegie



Chloe, 1893, Sir Edward John Poynter 
 Un cappello pieno di ciliege è il titolo dell'ultimo, in ordine cronologico, libro di Oriana Fallaci. Un fiume di parole per raccontare la sua famiglia, una conversazione privata con sé stessa e forse, l'unica intervista mal riuscita di tutta la sua vita.L'unico racconto non appassionante, non troppo emozionante, ma sommesso, una chiacchierata sottovoce, tra sé e sé, e non gridata, sbandierata e combattuta fino all'ultimo punto in fondo all'ultima frase scritta sull'ultima pagina. Chi conosce il Centro Italia sa che un cappello pieno di ciliege, o di ciliegie, come indica l'Accademia della Crusca, è molto più di un contenitore con della frutta rossa piena di vitamine. Le ciliegie sono sbucciature e graffi sulle gambe per arrampicarsi sugli alberi facendo attenzione a non cadere da rami troppo fragili per reggere il peso corporeo, le prime corse verso l'immensità dell'estate, le macchie indelebili su magliette da gioco, la dolcezza infinita dell'infanzia, la ribellione dell'adolescenza, la pienezza dell'età adulta.
Questa ricetta è ispirata ai cappelli pieni di ciliege, o ciliegie, nelle vite di chiunque ne conosca, e comprenda, appieno il significato.


Acqua
Farina
Ciliegie sabine
Foglie fresche di cipollina fresca
Ricotta fresca sabina
Pepe
Menta fresca
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Sale



Fare i maccheroni a centonara in base alla ricetta tradizionale impastando acqua e farina, creando poi i budellini uno per uno. Lavare bene e tagliare a pezzettini piccoli le foglie fresche di cipollina e la menta fresca. Lavare, privare del nocciolo le ciliegie, tagliarle in quattro pezzi, unire il tutto alla ricotta, al Parmigiano grattugiato, ammorbidendo il tutto con un po' di acqua di cottura della pasta. Lessare i centonara in abbondante acqua salata e condirli con il composto preparato, eventualmente aggiungere una spolveratina di zenzero o di pepe rosa. 


venerdì 15 luglio 2016

Crocchette di basmati con zucchine e pancetta croccante


Lo sviluppo sostenibile è l'unica possibilità di crescita economica, sociale e politica in un mondo che è sempre più popolato di persone e viaggia a ritmi di produzione e consumo esponenzialmente maggiori. Siamo oltre sette miliardi di cittadini sulla Terra e non vi saranno problemi di risorse alimentari soltanto se si comincerà a comprendere e applicare il semplice principio della sostenibilità. Così la pensano le Nazioni Unite e molte tra le menti più illuminate dell'economia mondiale. Cosa voglia dire sviluppo sostenibile è presto detto se si pensa all'Italia, alla sua enorme diversità biologica e culturale, ma soprattutto alla diversità eno-gastronomica, che evidenzia un modo di essere e agire nel territorio ed è parte integrante della Dieta Mediterranea Patrimonio Immateriale dell'UNESCO. La cucina italiana è uno scrigno di idee e buone pratiche per l'implementazione pratica dei principi espressi dai Millenium Goals e questa ricetta è ispirata alla capacità tutta italiana di unire ingredienti del territorio e nuove idee.


Pancetta
Olio extravergine di oliva
Sale
Cipolla scalogno
Zucchine
Vino bianco
Uova
Pangrattato
Acqua
Burro di Reggiano Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Mozzarella affumicata Francia
Parmigiano Reggiano Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore



Fare un soffritto leggero in acqua e olio con poca cipolla scalogno, aggiungere le zucchine mondate e tagliate a dadini e il riso, salare e girare fino a rendere i chicchi traslucidi, sfumare con il vino bianco, continuare a girare, se necessario aggiungere acqua e vino, continuare a girare di quando in quando e aggiungere acqua e vino fino a cottura. Lasciar riposare per qualche ora, condire ulteriormente con abbondante burro e parmigiano. Tagliare la pancetta affettata con le forbici oppure a dadini piccolissimi, metterla in una padella antiaderente o vulcanica a freddo e cuocere a fuoco medio-basso fino a farla diventare croccante. Creare cilindri tozzi con il riso, riempirlo con la pancetta e con la mozzarella, passare le crocchette nell'uovo sbattuto e poi nel pangrattato, quindi infornare o friggere.  

giovedì 14 luglio 2016

Mangia e bevi siciliani


Il 14 luglio si festeggia la presa della Bastiglia e la più longeva forma di repubblica costituzionale europea. Una data che dovrebbe far sorgere una riflessione sull'importanza di libertà, eguaglianza, fraternità, che sono alla base di tale forma di organizzazione governativa.
Tralasciando per un momento l'ispirazione intellettuale, creativa e artistica che la Rivoluzione Francese, e prima quella Americana, portò con sé nel Vecchio Continente, sarebbe opportuno ricordare alcuni semplicissimi concetti di base, che sembrerebbero ovvi e che, per un motivo o per l'altro, tanto ovvi non sono.
Quanto più le cose sono semplici, verrebbe da pensare, tanto più sembra che gli esseri umani si divertano a complicarle. È stato così per i 10 Comandamenti ed è così per le idee rivoluzionarie. Cosa ci sia di tanto infuocato nelle parole 'libertà', 'uguaglianza', 'fratellanza' non si capisce proprio, sono concetti talmente ovvi. Sarebbe impensabile immaginare che delle persone si mettano insieme, si consorzino per creare un villaggio, una nazione e un'unità di stati o di qualcosa di ancor più complesso senza rispettare queste semplicissime idee.
Uguaglianza, è ovvio che se ci si mette insieme per creare una società deve vigere un principio di lealtà e di eguaglianza tra le persone, è ovvio che lo Stato, la società o gli enti governativi proteggano e rispettino i cittadini nel medesimo modo, senza distinzione di orientamento politico, di censo, di sesso.
Fratellanza, sebbene i fratelli nella storia dell'umanità abbiano dato notevoli prove di odio reciproco, sarebbe ovvio che i componenti di una società e di uno Stato si aiutassero tra loro, comunicassero come fanno, o dovrebbero fare, i fratelli.
Libertà, questa è la parola più complessa, che implica di tutta evidenza il concetto stesso di sovranità nel momento in cui la libertà individuale di una persona si incontra con quella di un'altra persona e così via fino a creare una società. Come in un rapporto di coppia perfettamente funzionante due persone sono tanto più forti quanto più riescono ad esprimere la propria libertà individuale senza dominarsi l'un l'altro e sono tanto più forti quanto riescono ad esprimere e creare armoniosa unione, così le libertà individuali si esprimono in modo compiuto e ulteriore proprio nella creazione di una società libera e aperta.
Sarebbero ovvietà, ma forse complicare ciò che è ovvio e semplice è una naturale predisposizione degli esseri umani. O forse no.
Questa ricetta, schietta e semplice, si ispira all'ovvietà delle idee espresse dalla Rivoluzione Francese.
I mangia e bevi siciliani non hanno niente a che vedere con aperitivi e cocktail, sono gustosamente saporiti e implicano la necessità, soprattutto se mangiati nella calura isolana, di avere a disposizione una buona quantità di bevande. Si potrebbe pensare che siano alimenti per ubriacarsi senza risentire troppo degli effetti collaterali dovuti a tale attività; sono comunque perfetti per un barbeque tra gli amici, magari per celebrare insieme ai Francesi, nemici-amici e fratelli d'Oltralpe, la loro festa nazionale.


Pancetta non affumicata tagliata sottile
Cipolline fresche


Avvolgere le cipolline, dopo averle mondate dalle radici, dalle foglie e dallo strato superficiale di pellicine, con la pancetta. Porle in una padella antiaderente fredda oppure sulla brace. Cuocere a fuoco lentissimo girando di quando in quando e fino a che la pancetta risulterà completamente croccante e la cipollina cotta, morbida ma non molle. Servire come aperitivo, come finger food, o come secondo.