mercoledì 31 maggio 2017

Pici senesi con crema di carote e timo citronella

Pici senesi con crema di carote e timo citronella

Nel 2017 ricorrono due centocinquantenari che all’apparenza hanno poco o niente a che fare tra loro: quello della fondazione del Canada quale confederazione e quello della Battaglia di Mentana che segnò la fine della campagna garibaldina nell’Agro romano, eppure tra i due anniversari vi è una linea comune che ha a che fare con la Francia e con la creazione del liberalismo moderno.
La leggenda mista alla storia narra che furono le donne le prime a costruire ideali ponti di comunicazione tra i nativi e i coloni. Le popolazioni autoctone avevano un’abitudine alquanto difficile da comprendere per gli europei di quel tempo: le donne, con pargoli in spalla, viaggiavano da sole su canoe nelle sconfinate lande canadesi e stabilire un contatto poteva essere alquanto complicato. Pare dunque che i coloni chiesero l’aiuto delle Orsoline per riuscire a comunicare con le ‘donne in canoa’. L’immaginario canadese si svilupperà poi di gran lunga sull’idea della frontiera non quale conquista di guerra bensì quale raggiungimento di libertà impensabili a quei tempi per le donne e forse non è un caso che gran parte della letteratura canadese sia una lunga narrazione tessuta da mani femminili. Ad ogni buon conto fu questo incontro tra donne francesi e donne aborigene che creò il primo nucleo del futuro Stato.
La nascita della Federazione canadese, oltre ad essere un momento fondamentale per la costituzione di quello che attualmente è considerabile uno tra gli Stati più liberali e libertari del Pianeta, pose un freno alle idee del primo continentalismo che propugnava un’unica confederazione di Stati Uniti comprendente il Messico e i territori canadesi quale disegno della Provvidenza per promuovere una certa rettitudine di pensiero e di azione. A ben guardare nel ‘Destino Manifesto’ si possono ritrovare alcune idee del Risorgimento italiano, senza però la visione complessa e interconnessa della complicatissima situazione europea, speranze che vennero comunque decisamente ridimensionate dalla fondazione della Federazione, soprattutto se si pensa che i cittadini canadesi sono tuttora sudditi della Regina del Regno Unito.
Per uno strano caso della storia, mentre gli Stati Uniti d’America hanno sviluppato una società piuttosto chiusa e poco progressista soprattutto nei confronti della popolazione, il Canada ha creato una delle più aperte e pacifiche forme di democrazia esistenti sul Pianeta e oggi pensa a possibilità di unione nordamericana, una forma rivista e corretta di ‘continentalismo’, che molto fa pensare all’attuale Unione europea, immaginata proprio durante il Risorgimento dalla geniale mente di Mazzini.
Mentre dall’altra parte dell’Atlantico nasceva la prima espressione formalmente riconosciuta del Canada, sul versante europeo i Mille guidati da Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due Mondi, venivano malamente sconfitti dalle truppe reazionarie papaline francesi a pochi chilometri da Roma e in un luogo dove era accaduto, mill’anni prima uno storico incontro tra potere temporale e papale che aveva gettato le basi per la creazione dell’Europa: quello tra Carlo Magno e Leone III. A Mentana si combatté per l’Italia e per un’Europa libera dal potere temporale del Papa, e Garibaldi perse, tra l’altro sul piano della comunicazione, proprio nel luogo dove era stato sancito in modo inequivocabile il legame strettissimo tra Imperatore e Pontefice. Il Papa aveva consacrato l’impero, dando giustificazione divina alla nobiltà europea, a Mentana aveva definito i dettagli dell’accordo in forma privata prima dell’incoronazione solenne e, dopo un millennio il Risorgimento, le idee di Mazzini e le forze di Garibaldi si disgregarono per un dettaglio, un errore di valutazione forse, contro le forze militari che difendevano proprio quel principio divino di cui si ammantava la nobiltà europea. Roma fu poi liberata e l’Italia unita, successivamente, ma quella sconfitta fu dolorosissima per il Generale, forse anche più per la portata simbolica della sconfitta. Lì dove l’Europa era stata definita a tavola e nel luogo in cui il Pontefice di Santa Romana Chiesa aveva trovato la propria affermazione nell’affermazione del principio di inviolabile divinità della nobiltà e dell’imperatore, Garibaldi col suo mantello che trasudava le idee rivoluzionarie del Risorgimento era stato sconfitto, per di più dai francesi, quello stesso popolo che veniva a gran voce invocato da Mazzini per la capacità dimostrata durante la Rivoluzione di essere sintesi di un’Epoca, quell’era moderna che sarebbe stata caratterizzata dal liberalismo libertario e che proprio in Canada trovava la sua prima espressione che si sviluppava grazie alla mediazione più che allo scontro violento.
La storia avrebbe poi dato ragione a Mazzini e al Risorgimento, avrebbe, proprio sull’altra sponda dell’Atlantico, trovato terreno adatto allo sviluppo di quelle idee progressiste professate dal grandissimo intellettuale italiano nel liberalismo libertario e liberista di Justin Trudeau.
Questa ricetta è ispirata alle idee del Risorgimento che sembrano voler rimbalzare da una parte all’altra dell’Oceano come onde di libero pensiero.

Pici senesi freschi
Carote
Timo citronella
Acqua
Sale siciliano integrale
Parmigiano reggiano della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Olio extravergine di oliva
A piacere latte
A piacere una spolverata di pepe macinato al momento
Burro d’alpeggio della Latteria sociale di Beduzzo inferiore


Sbucciare e lessare le carote al dente in acqua salata. Scolarle senza buttare l’acqua di cottura, frullarle nel mixer da cucina fino ad ottenere una crema densa. Far bollire l’acqua per la pasta, salarla, e nel frattempo, in una padella, scaldare l’olio con il timo ben lavato, aggiungervi la crema di carote e, per ammorbidire, una noce di burro, se necessario anche poco latte ed eventualmente un po’ di acqua di cottura delle carote, aggiustare di sale. Lessare e scolare la pasta, ripassarla in padella con la crema di carote e con abbondante parmigiano grattugiato. A piacere aggiungere una spolverata di pepe direttamente sul piatto. 

martedì 30 maggio 2017

Insalata gustosa di maggio all’aroma di cedro piretto

Insalata gustosa di maggio all’aroma di cedro piretto

Giuseppe Mazzini e Karl Marx non si amavano molto, anzi si potrebbe pensare e affermare che si detestassero cordialmente. Il primo, col suo linguaggio di un’epoca che cerca di esprimere il futuro che ha già e ben compreso, ostico e spinoso, lucido e visionario al contempo aveva immediatamente compreso i punti deboli della ben strutturata teoria marxiana, ne aveva capito la fine, le diramazioni e gli sviluppi futuri e aveva immaginato che quelle teorie avrebbero soltanto indebolito il lavorio e il progresso delle libertà. Marx, dal suo canto, forse aveva intuito che Mazzini aveva ragione o forse, più semplicemente non aveva capito che cosa stesse preconizzando quell’italiano che pareva avesse molte fonti di informazioni su ciò che accadeva a livello internazionale e che riusciva così bene a coinvolgere e ad armare moti e rivoluzioni. Il teorico del comunismo accusava l’ispiratore del Risorgimento, in parole povere e non utilizzate direttamente, di essere una testa vuota e piena di vagheggiamenti neocristiani, mentre Mazzini aveva liquidato il Manifesto, che taluni sostengono essere stato scritto addirittura in risposta alle idee mazziniane, e tutte le teoriche che ne derivavano come una forma di opposizione ad un sistema che avrebbe portato soltanto ad una deriva totalitaria in quanto escludeva completamente l’individuo con tutte le sue sfaccettature dalle possibilità di sviluppo progressivo ed armonioso di una società sempre più in collegamento internazionale. L’idea del movimento internazionale era venuta all’italiano, che prese parte alle riunioni indette da comunisti e socialisti, riuscendo quasi ad imporre le sue idee. Se ciò fosse accaduto probabilmente Stalin, Hitler, Franco e Mussolini non avrebbero mai avuto ragion d’essere, l’Europa si sarebbe unita ben prima di quanto accaduto e forse oggi vivremmo in un mondo più libero ma queste sono supposizioni, idee che si sviluppano col senno di poi.
Certo è che Mazzini aveva individuato immediatamente i punti deboli nell’elaborazione, le falle nell’analisi, le problematiche per la lotta verso la conquista progressiva delle libertà e le derive di tali teorie. Se la sua capacità di analisi e visione era di gran lunga più arguta e immaginifica di quella di Marx, il linguaggio del suo tempo non gli metteva a disposizione i vocaboli e le espressioni adatte a farsi comprendere e a costruire castelli di lucide teoriche che tanta influenza, per lo più negativa ma non soltanto, hanno avuto sul pensiero novecentesco. Quella che sembra un’ossessione per Dio e per l’Umanità altro non è che un modo per esprimere ciò che sarebbe esistito più di cent’anni dopo la pubblicazione degli scritti sui doveri e poco meno di duecent’anni prima la ‘riscoperta’, la teorizzazione del nuovo umanesimo da parte di Papa Francesco I Bergoglio. Mazzini era l’uomo del futuro ma il suo linguaggio era quello del passato, per quanto si sforzasse. Non ha mai avuto la capacità di esprimersi che aveva Manzoni anche se le sue idee sono oggi più che mai attualissime, ovviamente riviste e corrette con un linguaggio più moderno e ‘spazzolato’ da tutte quelle necessarie precauzioni che deve avere un testo che si rivolge alle società segrete e ai cospiratori.
Questa ricetta, gustosa e semplice, è ispirata ai ‘se’ della storia e alla difficile comprensione di ciò che è davvero rivoluzionario nel momento del suo compiersi.  

Fave fresche
Parmigiano reggiano della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Nespole
Ciliegie
Piselli freschissimi novellini
Olio extravergine di oliva
Sale integrale siciliano
Insalatina da taglio mista
Cedro piretto
Sesamo integrale

Sgranare i pisellini e le fave, sbucciare le nespole e privarle del nocciolo, lavare per bene le ciliegie e privarle del nocciolo tagliandole a metà, lavare bene l’insalatina e spezzettarla grossolanamente. Porre il tutto in una insalatiera, condire con olio, sale, qualche goccia di succo di cedro piretto, fiocchi di scorza di cedro piretto ben lavato, sesamo integrale, scagliotte di parmigiano ben stagionato. Girare accuratamente, far riposare qualche minuto prima di servire. 

lunedì 29 maggio 2017

Minestrone di maggio

Minestrone di maggio

L’Europa unita è un sogno meraviglioso, un’utopia immaginata da Mazzini prima, con la Giovine Europa, e poi dai confinati nell’Isola di Ventotene. Nasce da un bisogno di liberazione dall’oppressione e da una necessità di pace, fratellanza, unità. È quella sintesi mazziniana del progresso delle libertà dopo la Rivoluzione Francese. Così come la più sanguinosa e partecipata rivolta di popolo dell’Europa è stata, in base alle idee mazziniane, la sintesi di un’epoca, altrettanto si può pensare dell’Europa unita, un progetto che, paradossalmente, si è concretizzato dopo l’implementazione e la creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che ha una visione addirittura globale per quanto concerne la pace, la prosperità, i diritti fondamentali. L’idea stessa di diritti umani fondamentali si è affermata, nella concretezza istituzionale, prima della costituzione del primo nucleo dell’Unione europea. Ci sono voluti molti anni per comprendere, e ancor non è stato capito, ciò che Mazzini affermava sul rischio di totalitarismo dell’ideologia comunista e sul rischio di individualismo del suo contrario. Egli capì, spiegava in quel modo complicato e contorto di chi ha ben compreso il futuro ma, proprio perché di futuro di parla, non ha ancora il bagaglio di parole distillate nella pratica della progressione delle libertà necessarie ad esprimere quel futuro, che una società profondamente pacifica non avrebbe mai dovuto impedire l’intrapresa, l’azione individuale, avrebbe, bensì dovuto creare associazioni tra uomini e donne fondate sulla libertà e non sullo sfruttamento, sui doveri e non sui diritti della cittadinanza. Concetti a volte ostici, spiegati a suo modo, che hanno trovato soltanto dopo la creazione delle grandi organizzazioni internazionali, nella costituzione dell’Unione europea e nel completamento, seppur ancora imperfetto, della stessa dopo la caduta del Muro di Berlino, la loro attuazione concreta, oggettiva.
L’Unione europea, infatti, non prevede soltanto che gli Stati che la compongono siano uniti da un’unione doganale o da una moneta, bensì si fonda su una profonda possibilità di coesione culturale basata sulle incredibili diversità che la compongono, sulla miriade di storie che rappresenta in quanto unione. Unità nella diversità è il motto europeo ed effettivamente basterebbe guardare la lista di prodotti D.O.P. e I.G.P. per capire di cosa si sta parlando. Ogni paesino europeo, qualunque territorio, regione, provincia, contea, esprime al proprio interno delle peculiarità estremamente marcate che lo differenziano in modo unico e assolutamente riconoscibile dal paesino, territorio, regione, provincia, contea confinante. Storie millenarie si esprimono in piccoli dettagli, in caratteristiche assolutamente uniche e meravigliosamente europee nella loro variegata essenza. Certamente l’Unione europea al momento non gode di grandissima fiducia da parte della popolazione e talvolta si accusa la nuova forma amministrativa di essere la causa di qualunque problema che riguarda i singoli Stati e la collettività degli stessi. La sensazione sempre più diffusa di una lontananza di istituzioni in cui talvolta sono non le leve più interessanti ma quelle meno adatte a ricoprire ruoli di tale prestigio a decidere su questioni quotidiane, la chiusura di quei pochi centri sui territori che davano l’idea di una presenza reale e non fittizia, non aleatoria, il taglio di piccoli finanziamenti e micro finanziamenti a favore di progetti grandi, costosi e spesso colmi di corruzione non ha certamente giovato ad aumentare la popolarità di istituzioni fondamentali per la libertà comune. Eppure chi ricorda l’Europa senza Unione europea, le dogane, la diffidenza tra Nazioni amiche, il Muro che la squarciava in due, non può non notare i benefici dell’Unione.
Intanto parlando di sicurezza, le polizie europee oggi sono ‘obbligate’ a collaborare e anzi sono talmente abituate da avere istituzioni apposite perché tale cooperazione avvenga senza troppi intoppi. E si vede, seppure vi siano non poche modifiche da fare nei protocolli e nella gestione delle procedure, soprattutto per quelle emergenziali. A questo punto l’Unione europea c’è, seppur vi siano modifiche e Stati da includere, è dunque auspicabile un sistema comune tra, ad esempio Europol e Interpol per la gestione delle situazioni più complesse.
Altrettanto auspicabile sarebbe un vero e proprio esercito europeo sul modello della NATO, in grado di agire e fronteggiare questioni complicate.
Non sarebbe certamente sbagliato cercare di creare standard ecologici per la produzione di energie verdi e rinnovabili, cercando, per quanto possibile, di limitare fino alla chiusura degli impianti, l’utilizzo del nucleare e di tutto ciò che può causare danni irreparabili all’ambiente, stimolando, con la creazione di centri di ricerca europei dedicati e di eccellenza, sul modello del CERN di Ginevra, proprio l’innovazione in tal senso. L’ambiente è il futuro dello sviluppo sostenibile, in Europa vi sono università e centri di ricerca meravigliosi, forse sarebbe il caso di unire le forze e divenire leader nel settore energetico, ambientale e tecnologico.
Per quanto concerne il turismo, ad esempio, si potrebbe diffondere a livello europeo il modello francese di avere un centro di informazione turistica ovunque che si occupi del territorio in cui è e di territori europei che possano avere caratteristiche in qualche modo collegabili, così come hanno cercato di fare, privatamente, molte associazioni per la promozione della Via Francigena, per i monasteri medievali, per la Via Carolingia, etc.
Se la Gran Bretagna decidesse di rimanere nell’Unione potrebbe svolgere un ruolo importantissimo nel collegare l’Unione ad altre confederazioni di Stati, apportando un vantaggio notevole alla propria economia e a quella dell’UE.
L’agricoltura europea è certamente più forte se è ‘europea’ e non soltanto locale, pur portando avanti in modo sempre più convinto la specializzazione e il recupero di colture tradizionali quale tratto distintivo e unico dell’agricoltura europea in quanto tale.
Sarebbe dunque ora di dare una vera e propria forma a ciò che per il momento è una struttura organizzativa e burocratica non troppo collegata ai territori, certamente non è il caso di distruggere tutti gli sforzi che sono stati compiuti per mettere insieme Paesi storicamente in lotta tra loro da millenni nel comune sforzo di creare e costruire pace e prosperità unendo le forze.
Questa ricetta, in cui l’equilibrio tra dolce e amaro è molto delicato, è ispirato all’importanza dell’unione tra diversi sapori per meglio gustare le caratteristiche di ogni singolo ingrediente in un insieme armonioso.

Tarassaco, possibilmente non fiorito e in quantità minima
Piselli novelli appena raccolti
Fave fresche dell’orto
Patate, possibilmente novelle
Carote
Rape rosse fresche, bulbo e foglie
Erba cipollina
Erba aglina, un filo
Olio extravergine di oliva
Petali di Parmigiano reggiano della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Timo fresco
Mentuccia romana
Acqua
Sale integrale
Lattughina a taglio


Sgranare i piselli, sgranare e sbucciare le fave, sciacquarli e mettere in una pentola ampia a temperatura ambiente. Sbucciare le patate, le carote e i bulbi delle rape, lavarli, tagliarli a pezzetti. Quando si lavorano le rape fresche è bene indossare la parannanza perché possono sporcare molto, inoltre è bene metterne in proporzione di un bulbo medio ogni tre patate medie perché ha un sapore piuttosto dolciastro che tende a prevalere se non ben abbinato, ad esempio unendovi le foglie che hanno un sapore più amarognolo, vagamente simile al broccoletto. Lavare e sminuzzare l’erba cipollina, in maggior proporzione, e l’erba aglina. Mettere nella pentola. Lavare e tagliare bene le verdure, versarle nella pentola insieme alle erbe aromatiche ben lavate, tranne la lattughina da aggiungere verso fine cottura. Utilizzare pochissimo tarassaco, necessario più che altro per l’amarognolo che va a stemperare il dolce di piselli, carote, patate, lattughina e rape. Far bollire finché tutte le verdure saranno cotte, quasi a fine cottura aggiungere la lattughina ben lavata e tagliata, quindi far rapprendere il brodo vegetale. Servire con crostini di pane, un filo di olio a crudo e petali di parmigiano.  

domenica 28 maggio 2017

Troccoli pugliesi filanti con zucchine, melanzane, patate, menta e timo

Troccoli pugliesi filanti con zucchine, melanzane, patate, menta e timo

La politica è un’importantissima parte della vita civile delle persone, qualcosa che riguarda individualmente e collettivamente i cittadini eppure da qualche anno il disamore per tutto ciò che possa anche soltanto riferirsi a quel complesso sistema che porta alla costituzione di liste e partiti mediante la partecipazione civica ha superato di gran lunga l’ovvio interesse che dovrebbe suscitare. Si sono sviluppate teorie complottistiche, idee bislacche e teorie improbabili su tutto ciò che riguarda la quotidianità della politica che riuniscono persone e cittadini convinti di sapere e che, di fatto, agiscono politicamente pur, forse, non rendendosene conto. Politica, governo della polis, della città, della nazione, etc. è qualcosa che ovviamente riguarda da vicino chiunque e ciascuno eppure maggiore è la partecipazione alla vita civile, maggiore lo stimolo e la motivazione ad agire criticamente sul proprio territorio, maggiore la comprensione delle reali esigenze dello stesso e dunque maggiormente partecipata e sincera è l’azione politica di singoli e associazioni minore è la voglia di entrare in meccanismi che si ritengono profondamente sbagliati. Tutto questo in un Paese civile dovrebbe sembrare alquanto assurdo e in effetti lo è eppure finanche il civilissimo Canada sta sperimentando un disamore per la politica agita nelle sedi istituzionali. Una Nazione che sembra aver qualcosa da dire in merito è invece la Scozia, luogo che parrebbe, ad un primo, superficiale sguardo, un luogo interessante ma chiuso e organizzato in rigidissimi clan. Il successo elettorale di Nicola Sturgeon è la prova provata del contrario, dunque di una popolazione che ha tutta l’intenzione di ascoltare ed essere voce parlante di chiunque e non soltanto di chi, per un motivo o per l’altro, proviene da ‘certi ambienti’. Di sicuro la donna che ha messo in seria difficoltà il Primo Ministro britannico non proviene da quei ‘certi ambienti’, anzi, è figlia di una famiglia relativamente povera, proletaria si diceva un tempo, proviene dalla Glasgow delle crisi più nere, ha creduto in sé stessa e nella società e ha voluto, testardamente, avere fiducia in un sistema che sembrava proprio volerle precludere qualunque opportunità effettiva. La sua fiducia in quel sistema, la tenacia e lo sguardo di chi ascolta e poi pensa con la propria testa, l’ha premiata, decisamente, tanto da farla divenire la politica più votata del suo Paese, la donna che sfida i nemici di sempre, gli inglesi, e riesce a dar loro non poco filo da torcere. La sua è una bella storia, quella di una persona che è riuscita a vincere consuetudini di sfruttamento con la caparbia testardaggine di voler credere nel funzionamento delle istituzioni democratiche.
Questa ricetta, creata con la prima zucchina dell’orto, è ispirata alla possibilità di agire politicamente nonostante tutto.

Troccoli pugliesi freschi
Acqua
Sale integrale siciliano
Olio extravergine di oliva
Menta fresca
Timo fresco
Mozzarella
Melanzane
Zucchine dell’orto
Patate
Foglie di cipollina

Lavare, affettare, salare e grigliare le melanzane. Lavare e affettare le zucchine piuttosto sottili. Sbucciare, lavare e tagliare julienne le patate. Far scaldare l’olio in padella con le foglie di cipollina, aggiungere le patate e le zucchine, salare, far cuocere, dunque aggiungere le melanzane grigliate tagliate in pezzettini così da creare una specie di cremina, aggiungere le erbe aromatiche ben pulite, far cuocere girando e alzando e abbassando la fiamma. A cottura ultimata e un minuto prima di scolare la pasta lessata in abbondante acqua salata e bollente, aggiungere la mozzarella spezzettata, farla sciogliere lievemente, quindi saltare la pasta nella padella. Servire calda e filante. 

sabato 27 maggio 2017

Pane olio e zucchero con violette cristallizzate

Pane olio e zucchero con violette cristallizzate

La merenda in Italia è un momento irrinunciabile della giornata. Per alcuni anni sembrava quasi che fosse andata nel dimenticatoio insieme ad altre ottime abitudini ma fortunatamente la tradizione è stata poi rispolverata, inizialmente con timidezza, associandola al milanese, consistente e chic, ‘aperitivo’ poi alle degustazioni di vini pregiati e birre artigianali, finché si è tolta la maschera si è recuperata la merenda con le sue innumerevoli declinazioni regionali e locali.
La prima reale divisione tra scuole di pensiero enogastronomico sulla questione è tra merenda salata, dolce o mista. Generalmente su una cosa c’è accordo nel Centro Italia: l’utilizzo del pane quale base o al massimo di un pezzo di pizza al taglio o di focaccia. Al Sud vi sono ramificazioni di esattezza che spaziano dalle panelle di farina di ceci fritte al gelato. Il Nord Italia sembrerebbe avere tradizioni affatto differenti che comprendono polenta riscaldata variamente condita, il cicheto veneziano, il tagliere di salumi e formaggi e il classico panino con l’affettato.
C’è anche chi è più che convinto che la merenda sia un certo tipo di biscotti, ad esempio i Gentilini, immersi nel latte freddo o caldo in base alla stagione e chi non considera merenda niente che non comprenda un bicchiere di vino e una bruschetta o un panino col prosciutto.
Comunque la si pensi, la buona notizia è che finalmente gli italiani hanno ricominciato ad apprezzare la sanissima abitudine dello spuntino pomeridiano, possibilmente in compagnia.
Questa ricetta, semplicissima, è ispirata alle merende dolci ed è adatta anche a quelle ‘miste’.

Pane casareccio sciapo
Olio extravergine di oliva
Zucchero semolato
Fiori di violetta cristallizzati acquistati in una pasticceria di fiducia


Affettare il pane, togliere la crosta e creare quadratini di circa 5cm di lato e 1cm di spessore, condirli con olio e cospargerli di zucchero, lasciar riposare un paio di minuti, guarnire con i fiori cristallizzati e gustare. 

venerdì 26 maggio 2017

Crocchette di riso al forno con zucchine e parmigiano filante

Crocchette di riso al forno con zucchine e parmigiano filante

Talvolta, quando non si ha la possibilità, per qualche motivo più o meno gradevole, di viaggiare o di raggiungere luoghi meravigliosi si possono immaginare oppure, grazie alle nuove tecnologie, vedere e conoscere virtualmente. In alcuni casi, grazie a tali innovazioni, si riesce anche a ricostruire ciò che è stato distrutto dal tempo o dalla imbecillità di uomini senza idee e senza coraggio, ad esempio, la splendida città di Palmira o l’area archeologica di Pompei. Oltre all’archeologia, che può trarre notevoli ed interessanti spunti nelle tecnologie elettriche, vi sono poi territori ancora relativamente poco esplorati quali le coreografie a distanza oppure il turismo virtuale che nulla toglie a quello reale, fisico e che, anzi, può fornire ottimi spunti per organizzare meglio i viaggi futuri.
Avere la possibilità di esplorare, ad esempio, un’area urbana grazie anche a quello che oggi sembra il ‘semplice strumento’ di Google street view è un’ottima soluzione per chi predilige tuffarsi nella vita pulsante di una città o di un Paese sconosciuto alloggiando in B&B, locande e piccoli alberghi a gestione familiare o comunque il più possibile locale, anziché approfittare delle comodità, talvolta molto poco ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibili di grandi catene alberghiere, pur se da qualche tempo l’idea della sostenibilità per il turismo è stata promossa anche da realtà enormi quali l’Hilton.
Altrettanto utili sono quegli strumenti tecnologici che permettono di esplorare opere d’arte e monumenti: è più facile, in tal modo, invogliare i turisti a vedere di persona tali meraviglie senza doverle fruire passivamente ma avendo l’opportunità di partire già con un minimo di preparazione culturale ed eventualmente pianificare la visita in modo più efficiente ed efficace in base alle proprie esigenze e ai gusti personali.
Questa ricetta è ispirata alle enormi potenzialità delle nuove tecnologie applicate al cosiddetto turismo sostenibile.

Riso
Zucchine romanesche dell’orto
Cipollina fresca o foglie di cipollina
Olio extravergine di oliva
Sale integrale siciliano
Menta
Parmigiano reggiano della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Burro d’alpeggio della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Acqua
Pangrattato fatto in casa
Uova per la panatura
Mozzarella fior di latte

Far bollire l’acqua, salare, cuocere il riso al dente ma non troppo, passarlo sotto l’acqua fredda per fermare la cottura, condirlo con abbondante olio e soprattutto burro. Lavare e affettare le zucchine, scaldare l’olio con la cipollina o le foglie di cipollina, aggiungervi le zucchine, far cuocere a fuoco e nel tempo adeguato alla freschezza e alla grandezza degli ortaggi. Creare con le mani cilindretti di riso della grandezza desiderata, con il dito aprire un solco per quasi tutta la lunghezza, riempirlo con zucchine, parmigiano, mozzarella e un fiocchetto di burro, richiudere, passare nell’uovo strapazzato, dunque nel pangrattato e mettere in una teglia oliata, coprire con un pizzico di burro. Ripetere con le altre crocchette e dunque infornare in forno ben caldo a 180°C o 200°C per il tempo necessario alla cottura e doratura, possibilmente girando le crocchette una volta. 

giovedì 25 maggio 2017

Cous-cous con zucchine e parmigiano reggiano

Cous-cous con zucchine e parmigiano reggiano

Più o meno puntualmente in Italia si ripropone la questione della cosiddetta ‘fuga di cervelli’ e la conseguente necessità di riportare nel Paese le menti più innovative e competenti. In taluni casi la polemica scoppia a causa di qualche governante, finanche di qualche ministro, che offende pubblicamente famiglie ed ‘expat’, ovvero emigranti che non viaggiano su barconi stracolmi ma su aerei con resistenti e costose valigie italiane. Altre volte perché si viene a sapere che in qualche altra Nazione italiani più o meno giovani ma sicuramente competenti hanno avuto la possibilità di creare innovazioni utilissime al Pianeta per gloria, fama, spesso anche lauti compensi loro e guadagno di chi li ha accolti tra le braccia amorevoli di centri di ricerca fornendo le possibilità concrete di mettere a frutto anni di studio e l’immensa creatività che contraddistingue, nel bene e nel male, la cultura patria. Il punto fondamentalmente è sempre lo stesso: se i ‘cervelli’ tornano, cosa offre il Paese in cui sono nati e che tanto rimpiangono davanti a piatti di improbabili spaghetti?
Questa ricetta è ispirata alle tante persone che hanno dovuto, con la pesantezza nel cuore di lasciare il Paese più bello del Pianeta, emigrare verso altri lidi, più propensi ad accogliere la loro cultura, creatività, capacità di innovazione e alla speranza, mai sopita, che sia possibile, concretamente e realisticamente, creare quello sviluppo sostenibile anche in Italia tale da permettere agli ‘expat’ italiani di ritrovare la loro patria entro i confini italiani.

Cous cous integrale biologico
Zucchine romanesche dell’orto
Cipollina fresca o foglie di cipollina
Olio extravergine di oliva
Sale integrale siciliano
Menta
Parmigiano reggiano della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Burro d’alpeggio della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Curry mild biologico
Acqua


Far bollire pochissima acqua con un pizzico di curry, a piacere, un goccio d’olio e sale con una proporzione di circa una tazza scarsa di acqua e una tazza abbondante di cous-cous in base alla porosità della semola, versarvi il cous-cous a pioggia, girare qualche istante fino a che tutta l’acqua sarà asciutta, coprire e lasciar riposare. Lavare e affettare le zucchine, scaldare l’olio con la cipollina o le foglie di cipollina, aggiungervi le zucchine, far cuocere a fuoco e nel tempo adeguato alla freschezza e alla grandezza degli ortaggi. Nel frattempo, dopo averlo lasciato riposare circa una decina di minuti, ‘sgranare’ il cous-cous con una forchetta in un’insalatiera e con una noce di burro. Condire con le zucchine e petali di parmigiano. 

mercoledì 24 maggio 2017

Spezzatino di vitella con kummel carvi e Lagavulin

Spezzatino di vitella con kummel carvi e Lagavulin

Le elezioni britanniche si avvicinano, tra qualche giorno l’aut-aut posto da Theresa May sull’appoggio al governo conservatore per le procedure di Brexit sarà sciolto dalla volontà popolare mediante il voto politico. C’è da aspettarsi una notevole ‘ribellione’ nelle urne scozzesi, il Paese che aveva votato per rimanere nel Regno Unito onde evitare l’uscita dall’Unione europea e che si è trovato a chiedere di ripetere il referendum scissionista dopo la presentazione della richiesta londinese a Bruxelles. Non meno evidenti potrebbero essere i dissensi nei territori d’oltremare, ovviamente a Gibilterra. I cittadini irlandesi avrebbero la possibilità di richiedere la doppia cittadinanza in base al Good Friday Agreement per la pace tra Eire e U.K. per il cui ottenimento tanti sforzi sono stati necessari all’Europa. I recenti risultati d’oltremanica, nella vicina Francia, e le richieste da parte internazionale affinché proprio i Paesi fondatori dell’UE spingano nella direzione di una unione rafforzata e non indebolita sono segnali che farebbero ben sperare. Certo è che i britannici sanno sempre stupire l’opinione pubblica internazionale, talvolta con scelte che paiono, e spesso si dimostrano, assurde e capricciose come il tempo in una giornata di primavera. Sebbene, dunque, le speranze per una vittoria del fronte anti-Brexit siano parecchie non è detto che siano ben riposte e dunque l’attività di questi giorni che separano dal voto saranno cruciali anche per il destino europeo.
Questa ricetta è ispirata al caparbio senso di libertà degli scozzesi


Spezzatino di vitella acquistato dal macellaio di fiducia
Sale integrale siciliano
Kummel carvi acquistato sulle Dolomiti
Whisky scozzese Lagavulin 16 anni
Acqua


Pulire lo spezzatino togliendo eventuali nervetti e pezzi di grasso in eccesso, porlo in una pentola di acciaio o di coccio a temperatura ambiente, farlo sigillare a fuoco vivace con una abbondante manciata di kummel carvi, quando avrà fatto asciugare tutto il suo liquido, salare e sfumare con acqua e whisky nella proporzione di circa mezzo dito in una ciotola da cereali per prima colazione. Quindi coprire col coperchio e far cuocere a fuoco più basso, quando è necessario aggiungere acqua fino a cottura ultimata. 

martedì 23 maggio 2017

Spezzatino di vitella all’anice e tintura imperiale cistercense

Spezzatino di vitella all’anice e tintura imperiale cistercense

Il Risorgimento italiano è stato un momento di grandissimo risveglio culturale, di creazione di una coscienza nazionale e della presa di consapevolezza della forza del Popolo, vero sovrano di una Nazione. La libertà e la liberazione dall’oppressione straniera, dalla vessazione di signorotti e bravacci manzoniani erano due parole che andavano a braccetto e scaldavano gli animi, infiammati dalla musica di Verdi, dalle idee di Mazzini, dalle azioni di Garibaldi, dalla diplomazia di Cavour e dai versi di Manzoni. Giardiniere, carbonari, massoni e giovini italiani immaginavano, creavano e tramavano l’Italia del futuro, i più audaci riuscivano ad immaginare anche un’Europa senza confini, forte e unita nelle sue diversità, un luogo fisico e amministrativo in cui l’Italia avrebbe avuto un ruolo di primo piano, quella stessa Nazione che non era neanche tale e che avrebbe impiegato qualche decennio per trovare una sua unità, dignità di popolo e capacità di azione, per costruire una sua forte economia su quelle che erano state le basi per la moderna società europea. Dall’Italia dei Comuni, delle Repubbliche, nasceva l’Italia risorgimentale e si riusciva ad intravedere un Paese in grado di rivaleggiare con gli altri e di primeggiare in molti settori. Forse neanche i più visionari sarebbero riusciti a pensare all’Italia di oggi, presente in tutte le organizzazioni internazionali, parte del G7, leader mondiale in moltissimi campi e governata in un modo che forse avrebbe succhiato via l’entusiasmo di tutte le persone valorose, coraggiose e testarde che hanno fatto sì che l’Italia fosse una Nazione.
È bene ricordare il Risorgimento, ripercorrere in continuazione la bellezza, l’ironia, la forza di quel movimento culturale che infiammò letteralmente strade, piazze e l’Europa intera. Ciò che in qualche modo stupisce è la veicolazione di quelli che erano i messaggi rivoluzionari: la musica, l’opera furono tra i più potenti mezzi di comunicazione rivoluzionari.
Oggi, come nel Risorgimento, come negli anni ’70 del ‘900, come agli albori del teatro medievale la musica sembra essere privata, svuotata dal potenziale rivoluzionario quasi a negare l’istintivo e necessario senso di partecipazione alla vita culturale e pubblica, il bisogno di incontrarsi, parlare, discutere, pensare, agire e partecipare la cultura.
Questa ricetta è ispirata all’importanza della musica per lo sviluppo del libero pensiero.  

Spezzatino di vitella acquistato dal macellaio di fiducia
Sale integrale siciliano
Semi di anice per la preparazione di dolciumi e taralli, da non confondere con l’anice stellato
Acqua
Tintura imperiale (alcool 90%) all’anice preparata dai Monaci Cistercensi dell’Abbazia di Casamari


Pulire lo spezzatino togliendo eventuali nervetti e pezzi di grasso in eccesso, porlo in una pentola di acciaio o di coccio a temperatura ambiente, farlo sigillare a fuoco vivace con una abbondante manciata di semi di anice, quando avrà fatto asciugare tutto il suo liquido, salare e sfumare con acqua e tintura imperiale nella proporzione di circa mezzo dito in un bicchiere da birra. Quindi coprire col coperchio e far cuocere a fuoco più basso, quando è necessario aggiungere acqua fino a cottura ultimata. 

lunedì 22 maggio 2017

Trocoli pugliesi con zucchine e ciliegine di mozzarella

Trocoli pugliesi con zucchine e ciliegine di mozzarella

Recentemente è stata inaugurata la cinquantasettesima edizione della Esposizione Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia ‘Viva Arte Viva’ che si terrà fino al 26 novembre. In occasione di tale evento di portata internazionale sono comparse due braccia bianche che spuntano nel Canal Grande a ‘sostenere’ l’albergo Ca’ Sagredo, installazione di Lorenzo Quinn, figlio dell’attore Anthony Quinn e di Jolanda Addolori. Il titolo dell’installazione è ‘Support’ e le nobili intenzioni dell’artista lasciano però spazio all’interpretazione personalistica dello spettatore, di chi guarda, partecipa e fruisce l’opera d’arte. Lo scalpore suscitato da tale installazione è stato moltissimo ma talvolta le opere travalicano gli angusti e ristretti confini del mondo dell’arte contemporanea per arrivare alla gente comune e stimolare conversazioni, reazioni e sentimenti imprevisti.
Guardare quelle braccia forti e aggraziate al contempo sorreggere un palazzo simbolo di un potere temporale ed economico che si evidenzia nel lusso unico, discreto ed elegante che caratterizza la città lagunare evoca, nell’Italia in cui l’economia del sommerso, a quanto afferma l’economista di fama internazionale Milton Friedman, tiene in piedi l’economia reale. Quelle braccia che emergono dall’acqua, forti, sapienti e piene di eccellente grazia, bianche più del marmo fanno inevitabilmente pensare a tutte quelle persone, quei volenterosi come li chiamava Oriana Fallaci, che da anni tengono in piedi i palazzi del potere, la bellezza, il commercio e che anche nel motore economico d’Italia, il Veneto, creano le possibilità per l’eccellenza nostrana nonostante l’inettitudine mista a malafede di governanti incapaci e spesso ladri. L’artigianato di altissima qualità, i compromessi che si debbono fare per decidere se tenere acceso il registratore di cassa oppure pagare le lezioni di inglese o di danza ai figli o semplicemente per riuscire ad alzare la serranda della bottega in cui, spesso è possibile trovare chicche e specialità uniche e splendide come Venezia, fanno inevitabilmente pensare a quelle braccia algide. Con uno Stato che chiede ma non dà, non eroga servizi, pretende ma non tutela, estorce denari senza amministrarli si rende complice e criminale l’economia italiana dovrebbe da moltissimi anni essere al collasso più totale eppure il BelPaese è nel G7, è leader in moltissimi settori industriali, turistici, artigianali, ha un’economia tutto sommato florida nonostante governanti e amministratori che sarebbe forse legittimo prendere a pedate nel deretano e far uscire dai palazzi del potere senza troppi indugi.
Ecco che quelle braccia di Lorenzo Quinn che vorrebbero sensibilizzare sulle grandi tematiche mondiali, in Italia suscitano ammirazione e sdegno, danno la sensazione che finalmente un artista abbia compreso e capito gli sforzi, le difficoltà e la frustrazione delle tantissime persone che reggono e mandano avanti il Paese più bello del Pianeta, nonostante tutto, quotidianamente agendo con un senso del dovere che dovrebbe caratterizzare proprio quella masnada di politicanti da quattro soldi che tenta in continuazione di mettere a repentaglio la sussistenza stessa di quel Popolo Sovrano della Repubblica italiana, fondata sul lavoro.
Le intenzioni di Quinn, così come le intenzioni di Eiffel non erano quelle di creare una torre che sarebbe divenuta simbolo universale della città lumiere, non erano quelle di sensibilizzare sulla questione evidenziata da Milton Friedman e d’altronde se così fosse stato probabilmente non avrebbe ricevuto i placet istituzionali necessari alla realizzazione e alla posa in opera di ‘Support’ eppure nulla e nessuno vieta di goderne la visione avendo la sensazione che finalmente un artista contemporaneo abbia compreso esigenze e problematiche reali di una intera popolazione.
Questa ricetta è ispirata ai significati universali che possono emergere da un’intuizione istintiva, dalle differenti prospettive che possono emergere dalla osservazione partecipata dell’arte.

Zucchine romanesche dell’orto
Olio extravergine di oliva
Trocoli pugliesi freschi
Sale integrale siciliano
Ciliegine di mozzarella
Acqua
Parmigiano reggiano della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Foglie di cipolla secche o fresche


Far scaldare in una padella l’olio con pochissime foglie di cipolla, quindi versarvi le zucchine lavate e tagliate a rondelle sottili, salare, far cuocere. A parte far bollire l’acqua, salarla, lessare la pasta, scolarla e ripassarla in padella con le ciliegine di mozzarella grossolanamente spezzettate e parmigiano grattugiato. Servire filante. 

domenica 21 maggio 2017

Teglia di patate con gambuccio

Teglia di patate con gambuccio

Studiare la storia, ritrovare le proprie radici, scoprire i molteplici scrigni artistici italiani è un piacere che può anche portare a riconoscere atteggiamenti che sembrano insiti nella gestione del potere amministrativo, politico e soprattutto a comprendere in che modo le società, nel tempo, hanno trovato soluzioni differenti a problemi tutto sommato simili in quella che si potrebbe definire l'evoluzione progressiva mazziniana dell’umanità.
La corruzione è, ad esempio, un problema atavico, una condizione che sembrerebbe essere insita nella gestione stessa della res publica, di ciò che riguarda la collettività, a maggior ragione quando le società sono meno libere, meno aperte. Non che nei Paesi a democrazia avanzata la corruzione non esista ma è più facile riscontrare un alto livello della stessa in Stati organizzati in modo dittatoriale e assurdamente autoritario. La libertà sembrerebbe essere un buon deterrente contro la distruzione, il logorio che mina dall’interno le strutture amministrative atte a garantirla in modo equo, trasparente, corretto per la cittadinanza nel suo complesso. È possibile giungere ad una tale conclusione guardando indietro, nella storia anche antichissima, quella, ad esempio delle tante popolazioni italiche precedenti la fondazione di Roma e proseguendo, senza spostarsi dai confini italiani, verso la formazione di Comuni e Repubbliche, luminoso esempio di ‘buon governo’ durante il Medio evo, il medesimo tempo in cui il concetto stesso di cittadinanza e di diritti fondamentali erano stati distrutti senza essere ricreati se non in forma di sudditanza.
L’Italia offre, certamente, ottimi spunti per comprendere taluni meccanismi e anche per capire in che modo evitare di distruggere quanto c’è di bello e libero nella società contemporanea.
Questa ricetta è ispirata alla costante necessità della progressione delle libertà, anche quale antidoto alla corruzione di costumi e strutture governativo-amministrative partendo da semplici, quotidiani gesti.

Patate del Fucino
Gambuccio di prosciutto acquistato dal macellaio di fiducia
Olio extravergine di oliva
Fiordilatte
Sale iodato
Acqua
Pangrattato fatto in casa


Lessare le patate con tutta la buccia dopo averle ben lavate, scolarle, sbucciarle ben calde, farle intiepidire, affettarle in fette spesse circa 1cm e condirle con sale e olio. In una teglia oliata creare uno strato di patate, dunque di fiordilatte, poi di gambuccio, quindi di nuovo di patate e così via fino a riempire la teglia, cospargere l'ultimo strato con pangrattato finissimo fatto in casa.

sabato 20 maggio 2017

Riso basmati con mozzarella e sciroppo d'acero

Riso basmati con mozzarella e sciroppo d'acero
 
Il Mediterraneo è un incredibile luogo di incontro tra culture, un bacino in cui le tre religioni monoteiste hanno sempre dialogato, in modo più o meno cruento, e il cuore generante della cultura cosiddetta occidentale. Dai Fenici agli Egizi, dalla Magna Grecia alla Roma imperiale, dal Medioevo al Rinascimento fino alle grandi rivoluzioni e scoperte dell'era moderna, il Mare Nostrum è sempre stato un meraviglioso crogiolo di creatività, lingue, idee e culture. 
Una delle caratteristiche che accomuna l'incredibile varietà di localismi è la dieta mediterranea, dichiarata Patrimonio UNESCO, le cui caratteristiche, oltre ad alcuni alimenti di base e all'inventiva con cui vengono rielaborati i piatti, sono quelle del considerare il cibo non soltanto un nutrimento da consumare per necessità bensì un elemento fondante della cultura familiare, comunitaria, sociale, regionale e nazionale.
Nell'antica Grecia i simposi di filosofi si svolgevano spesso a tavola, i Romani potevano trascorrere ore e ore a conversare e cibarsi di prelibatezze, molte delle scoperte e delle più importanti disquisizioni intellettuali, talune importantissime negoziazioni politiche e diplomatiche nel Mediterraneo si sono svolte davanti a tavole imbandite.
Questa ricetta è ispirata alla capacità, tutta mediterranea, di rielaborare qualunque alimento e di includerlo nella propria cultura.  
 
 
Riso basmati
Sciroppo d'acero
Mozzarella
Olio extravergine di oliva
Gherigli di noci
Pistacchi al naturale
Pistacchi salati
Acqua
Sale iodato
 
 
Lessare il riso in abbondante acqua salata bollente, scolarlo e farlo intiepidire. In una insalatiera porre la mozzarella in pezzetti, i gherigli di noci grossolanamente frantumate, una granella molto grossolana di pistacchi naturali e salati in proporzione di 1:1, l'olio, un filo di sciroppo d'acero biologico, mescolare bene, quindi aggiungere il riso, mescolare bene e servire anche come insalata di riso.  

venerdì 19 maggio 2017

Filetto di manzo con petali di parmigiano e melanzane grigliate

Filetto di manzo con petali di parmigiano e melanzane grigliate

Le Nazioni Unite hanno individuato nello sviluppo sostenibile uno tra i motori più importanti dell'economia e un fine verso cui dovrebbero tendere le società contemporanee a livello planetario. Le motivazioni sono molteplici ma il significato di 'sostenibilità' in economia, nel turismo, nelle società contemporanee è quello di immaginare un Pianeta che sia vivibile anche per le generazioni future.
Affinché ciò sia possibile è necessario garantire cibo, acqua e aria pulita, un ambiente e delle condizioni tali che ovviamente sono in direzione opposta a quella di un consumismo sfrenato delle risorse planetarie.
L'ONU ha dunque elaborato un piano di azione e promuove iniziative atte a creare tali condizioni, tale sostenibilità, in tutti gli ambiti possibili, dall'ambiente e la sua tutela fino ai più complessi sistemi economici e produttivi.
Questa ricetta è ispirata all'importanza del futuro e della creazione delle condizioni necessarie alla sostenibilità dello sviluppo.  
 


Filetto di manzo acquistato dal macellaio di fiducia
Parmigiano reggiano della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Olio extravergine di oliva
Sale iodato
Melanzane

Lavare, affettare, salare e grigliare le melanzane, farle riposare in olio. Cuocere il filetto sulla bistecchiera ben calda e su cui è stato cosparso sale a fuoco basso così da farlo rimanere morbido. Poco prima della cottura, cospargere il filetto con petali di parmigiano su cui sono state adagiati pezzetti di melanzana grigliata, fino a farlo fondere leggermente. Mangiare ben caldo, con un filo d'olio a crudo.

giovedì 18 maggio 2017

Riso basmati con mozzarella, fave e menta

Riso basmati con mozzarella, fave e menta

L’immaginario fantastico aiuta a sviluppare le conoscenze e le capacità per affrontare qualunque situazione più o meno imprevista nella vita cosiddetta adulta. Leggere, raccontare e inventare fiabe è uno tra i modi più belli e importanti per ricordarsi, da ‘grandi’, della fondamentale importanza dell’immaginazione e della fantasia nella costruzione di valori condivisi e nella creazione delle basi per la strutturazione stessa delle società. Da ‘piccini’ le fiabe sono una ninnananna, un modo per rilassarsi e stimolare quelle straordinarie capacità infantili di effettiva creazione di senso.
Da alcuni anni si sta dunque ponendo la questione delle favole in cui i personaggi femminili abbiano un ruolo determinante nella storia, non in quanto principesse da salvare, promesse spose o elementi di ispirazione per azioni eroiche bensì quali attive protagoniste di splendide avventure.
Nonostante sia ormai più che assodato che le lettrici costituiscano un’importantissima fetta di mercato e che le aspirazioni femminili non sono più, ammesso e non concesso che lo siano mai veramente state, quelle di contrarre un matrimonio vantaggioso e di fungere da belle statuine e reginette della casa, scardinare secoli di produzione letteraria fantastica ‘al maschile’ non è certamente impresa facile, né tantomeno lo è la creazione sistematica e organica di un corpus letterario, soprattutto di quella che si suole chiamare ‘letteratura per l’infanzia’, in cui i personaggi femminili siano alla pari o talvolta anche predominanti nel racconto.
Per ottenere risultati apprezzabili da un punto di vista quantitativo e qualitativo saranno necessari anni, forse decenni eppure riscrivere l’immaginario fantastico collettivo in modo che le ‘femmine’ siano parte attiva, elementi partecipi e fondamentali è importante e, perché no?, anche molto bello e stimolante.
Questa ricetta, creata con elementi semplici e di stagione, è ispirata all’importanza di costruire immaginari fantastici per creare e immaginare società aperte, liberali, libertarie e libere.

Fave fresche
Mozzarella
Riso basmati
Acqua
Sale iodato
Olio extravergine di oliva
Menta fresca
Erba cipollina


Sgranare le fave, sbollentarle in acqua bollente, scolarle, farle intiepidire, sbucciarle. Lessare il riso in abbondante acqua bollente salata, scolarlo al dente. Far scaldare l’olio in una padella abbastanza ampia da contenere tutto il riso e il condimento con l’erba cipollina e la menta ben lavate e asciugate, aggiungere quindi le fave, salare e saltare in padella, quando sono ben insaporite, aggiungere il riso, ripassarlo. Servire indifferentemente caldo oppure freddo. 

mercoledì 17 maggio 2017

Filetto di vitellone con crema di funghi

Filetto di vitellone con crema di funghi

L’Italia è un Paese talmente meraviglioso da essere soprannominato il BelPaese, i paesaggi, la biodiversità, le città d’arte, coste, colline, montagne, laghi che incanterebbero, e hanno incantato, artisti di qualunque tempo e di qualsivoglia nazionalità. Gli italiani, seppur storcendo il naso, massacrandolo con voti scellerati, criticandone il malgoverno e il pessimo funzionamento sono spesso molto orgogliosi di tale bellezza, tant’è che amano viaggiare, scoprirne i tesori più o meno nascosti, camminare per le strade e provano un sottile piacere quando un antico borgo o il centro storico di una città viene riportato a nuovo splendore.
Durante quest’anno internazionale del Turismo sostenibile per lo sviluppo indetto dalle Nazioni Unite sarebbe forse utile cercare di riscoprire la capacità tutta italiana di non distruggere il territorio, preservandone le caratteristiche pur senza tralasciare l’innovazione, e cercare di ritrovare quel gusto della gita fuoriporta per andare a vedere un monumento e contestualmente mangiare un piatto tipico, cercare una specialità artigianale e contribuire così in modo determinante a conservare e promuovere ciò che di unico i territori nostrani sono in grado di produrre e mostrare.
Questa ricetta è ispirata all’anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo.

Filetto di vitellone acquistato dal macellaio di fiducia
Funghi champignon
Sale iodato
Olio extravergine di oliva

Lavare bene i funghi, tagliarli a pezzi grossi, porli in una pentola dal fondo alto, salare e condire con olio, porre sul fornello a fuoco basso, coprire, far cuocere non tantissimo. Passare i funghi con tutta l’acqua di cottura nel robot da cucina fino ad ottenere una crema a grana grossa, rimettere nella pentola e far bollire uno o due minuti. Scaldare bene la bistecchiera, cospargerla di sale, quindi adagiarvi il filetto, abbassare la fiamma e far cuocere lentamente girando quando è necessario. A fine cottura, mettere nei piatti e coprire il filetto con la crema di funghi. 

martedì 16 maggio 2017

Trocoli pugliesi con cremina di funghi champignon, ricetta di Mamma Lucilla

Trocoli pugliesi con cremina di funghi champignon, ricetta di Mamma Lucilla

Alla fine del XIX secolo e agli inizi del XX in una tra le più importanti tonnare del Mediterraneo e della Sicilia un imprenditore illuminato si accorse che le donne erano delle ottime lavoratrici e che per assicurarsi tale affidabile e indispensabile forza lavoro avrebbe dovuto metterle nelle condizioni di poter svolgere le proprie mansioni senza rinunciare alla loro essenza femminile. Una tra le prime cose che creò fu una specie di asilo nido, non negando la maternità ma lasciando che le donne potessero tenere con sé i piccoli anche durante l’allattamento senza arrecare alcun disturbo al lavoro, anzi rendendo l’ambiente lavorativo più ‘naturale’ e rilassato. C’erano luoghi dove le donne potevano lavare e cambiare i pargoli, allattarli al seno e dove i bimbi più grandi potevano apprendere e giocare. Qualcosa che oggi, dopo più di un secolo, sembra ancora incredibilmente innovativa e quasi rivoluzionaria. Chiedersi cosa ci sia di rivoluzionario nell’immaginare una società a misura anche di bambino, e dunque del naturale evolversi dell’umanità stessa, a ben pensarci sembrerebbe assurdo eppure, nel XXI secolo, tale domanda è ancora una questione irrisolta. Forse i sindacati, le femministe e i femministi, le persone libertarie e liberali potrebbero trarre ispirazione da quell’imprenditore siciliano di due secoli fa e capire che il nuovo umanesimo professato da Bergoglio, le società aperte e libere auspicate dai libertari hanno radici profondissime proprio nella ovvietà del mettere le donne nelle condizioni di poter lavorare ‘naturalmente’.
Questa ricetta, che ne rielabora una di Mamma Lucilla, è ispirata al femminismo.   

Trocoli pugliesi freschi
Funghi champignon
Prezzemolo
Acqua
Sale iodato
Olio extravergine di oliva
Parmigiano reggiano della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Gruviera


Lavare bene i funghi, tagliarli a pezzi grossi, porli in una pentola da fondo alto, salare e condire con olio, porre sul fornello a fuoco basso, coprire, far cuocere non tantissimo, a piacere aggiungere prezzemolo ben lavato. Passare i funghi con tutta l’acqua di cottura nel robot da cucina fino ad ottenere una crema a grana grossa, rimettere nella pentola e far bollire uno o due minuti. Nel frattempo far bollire l’acqua, salare, far cuocere la pasta, scolarla tenendo da parte un po’ di acqua di cottura, condirla con la cremina di funghi e con parmigiano e gruviera grattugiati, girare bene e servire. 

lunedì 15 maggio 2017

Trocoli pugliesi con melanzane, zucchine e robiolino

Trocoli pugliesi con melanzane, zucchine e robiolino

L’ambientalismo in Europa ha una storia relativamente lunga e una funzione più che importante. Per alcuni anni si è infatti immaginato uno sviluppo industriale e tecnologico che prendesse in considerazione soltanto gli aspetti economici immediati senza minimamente considerare l’impatto a medio e lungo termine della devastazione naturale. L’utilizzo esteso di pesticidi, lo sversamento nei fiumi, nell’aria e nei mari di tossine pericolosissime per la salute umana, animale e naturale è stato contestato e contrastato da alcuni pionieri, e pioniere, già a partire dal secondo dopoguerra. Molti passi sono stati compiuti da allora, si è sviluppata una qualche forma di coscienza collettiva, sono stati istituiti enti ed emanate regole per abbassare il livello di inquinamento e per evitare disastri ambientali. La ricerca industriale e tecnologica ha posto una attenzione maggiore a prodotti ecologicamente sostenibili, forme di energia e smaltimento di rifiuti più rispettose dell’ambiente, entità quasi astratta fino a qualche decennio fa e che ha cominciato ad avere una sua importanza notevole. Moltissimi passi debbono però essere ancora compiuti, è bellissima la recente scoperta da parte di una ricercatrice italiana di una larva ghiotta di plastica, la Natura è meravigliosa, e sarebbe davvero splendido se altri ricercatori italiani, magari in collaborazione con centri di ricerca internazionali, potessero rintracciare proprio nella Natura quegli ‘antidoti’ alla distruzione della stessa. Certamente l’Italia, con la sua enorme biodiversità e la creatività che, dicono, caratterizza la popolazione, potrebbe essere il Paese in grado di trovare soluzioni impensate finora. Altrettanto certo è che la ricerca in Italia non se la passa benissimo e che per portare avanti innovazioni utili all’umanità intera sarebbe necessario immaginare reti di connessione tra centri di ricerca tali per cui la testarda creatività nostrana possa incontrarsi con l’organizzata ricerca europea e nordamericana abbattendo nuove frontiere nazionalistiche nella consapevolezza che la tutela dell’ambiente è molto simile alla ricerca aerospaziale: necessita di una visione ampia e di una fattiva collaborazione internazionale, senza, ovviamente veder ‘scippati’ i risultati della ricerca creativa a favore di quella organizzata.
Questa ricetta è ispirata alla semplicità con cui è possibile, volendo, creare innovazione anche con elementi semplici.

Olio extravergine di oliva
Robiolino
Zucchine romanesche
Melanzane
Sale iodato
Acqua
Trocoli pugliesi freschi


Lavare e affettare gli ortaggi, salarli e grigliarli, farli intiepidire, tagliarli a pezzettini grossolani. Far scaldare l’olio in una padella mentre bolle l’acqua per la pasta, ripassarvi le melanzane e le zucchine, quindi spegnere il fuoco e amalgamare con il robiolino. Cuocere la pasta in abbondante acqua bollente salata, scolare senza buttare l’acqua di cottura o lasciandone da parte un po’, condire con la cremina, se necessario aggiungere pochissima acqua di cottura della pasta. 

domenica 14 maggio 2017

Insalata con ciliegie e fave fresche

Insalata con ciliegie e fave fresche

La primavera con il suo tempo capriccioso può portare alcuni disagi stagionali, quali un senso di spossatezza o una insolita sonnolenza. Ricominciare a fare attività all’aria aperta e mangiare sano sono certamente importanti strumenti per sentirsi meglio e sentirsi più in forma.
Questa ricetta, piena di vitamine e nutrienti, è ispirata al bisogno di benessere che la nuova stagione ispira.

Ciliegie fresche
Fave fresche
Pecorino romano
Cappuccina
Lattuga
Insalata riccia
Sale di rocca
Olio extravergine di oliva
Aceto balsamico di Modena dell’Aceteria Pedroni
Gherigli di noci


Lavare per bene le ciliegie, privarle del nocciolo, asciugarle con la carta assorbente o con un tovagliolo di carta ricordando che il succo di tale frutto macchia. Lavare bene le insalate, asciugarle, tagliarle a listerelle, tagliare il pecorino a scagliette, fare una granella grossolana di noci, sgranare e sbucciare le fave, porre gli ingredienti in un’insalatiera, condire con sale, olio e qualche goccia di balsamico. 

sabato 13 maggio 2017

Risotto con ciliegie, maraschino e Montepulciano d’Abruzzo

Risotto con ciliegie, maraschino e Montepulciano d’Abruzzo

Quando i politicanti non riescono a comprendere le reali ed effettive esigenze della popolazione, il bisogno di concretezza e di leadership in momenti cruciali si creano distonie che talvolta portano a rivoluzioni più o meno pacifiche. Il profondo disinteresse verso la politica agita nelle sedi istituzionali abbinata a profonde rivoluzioni tecnologiche e sociali può, potenzialmente, essere un importante stimolo per la progressione mazziniana delle società e delle libertà.
Questa ricetta è ispirata alle idee pacificamente rivoluzionarie che ispirano i liberali libertari di questo particolarissimo momento storico e che potrebbero portare ad interessantissime forme di rinnovamento delle libertà sociali, politiche, ambientaliste ed economiche che pongano al proprio centro lo star bene e la libera scelta.

Riso Carnaroli
Ciliegie fresche
Maraschino
Acqua
Cipollina fresca
Olio extravergine di oliva
Sale di rocca
Pepe verde
Montepulciano d’Abruzzo o altro vino con caratteristiche simili

Lavare per bene le ciliegie, privarle del nocciolo, asciugarle con la carta assorbente o con un tovagliolo di carta ricordando che il succo di tale frutto macchia. Far scaldare pochissima acqua e olio con una piccola parte di ciliegie e pochissima cipollina fresca, aggiungere il riso, farlo diventare traslucido, salare, sfumare con un bicchierino di maraschino, girare, quindi sfumare con Montepulciano, girare, quindi aggiungere poco alla volta acqua con qualche goccia di vino. A fine cottura aggiungere gran parte delle ciliegie e pepare con pepe appena macinato.

Guarnire con ciliegie appena colte. 

venerdì 12 maggio 2017

Pizza con ciliegie, brie e mandorle

Pizza con ciliegie, brie e mandorle

Il venerdì inizia il fine settimana, giornata attesa per l’agognato riposo per molti e inizio di un week-end di frenetica attività per chi lavora nel settore turistico. Buona e sana abitudine italiana, infatti, è quella di trascorrere il fine settimana in luoghi più o meno vicini dove poter scoprire uno tra i tantissimi tesori artistici nei dintorni o per poter godere dell’aria fresca e pulita di un parco naturale, sia esso in montagna, al lago, al mare, in campagna.
Questa ricetta è ispirata al fine settimana di rilassamento e conoscenza con la tradizionale scampagnata fuori porta.

Acqua
Lievito di birra, se secco anche due cucchiaini di zucchero
Farina
Ciliegie fresche
Brie
Mandorle


Impastare la farina con il lievito sciolto in acqua, coprire, far lievitare a lungo. Lavare per bene le ciliegie, privarle del nocciolo, asciugarle con la carta assorbente o con un tovagliolo di carta ricordando che il succo di tale frutto macchia. Stendere la sfoglia, porla su carta forno, condire con brie, ciliegie e mandorle tagliate a fettine oppure sminuzzate a granella grossolana. Infornare in forno ben caldo a 200°C o 220°C per il tempo di cottura.