lunedì 31 ottobre 2016

Zuppa di cicerchie e pizzoccheri valtellinesi

Zuppa di cicerchie e pizzoccheri valtellinesi

Le frontiere in Europa non esistono quasi più, è possibile immaginare la pace e la libertà senza contrapporla all’oppressione. Qualcosa di impensabile fino a qualche decennio fa, costruire la pace è possibile, complicato e difficile ma possibile. Trasformare un’economia di guerra e oppressione in un’economia di pace e libertà non è facilissimo da pensare eppure è più semplice di quanto appaia.
Questa ricetta è ispirata a ciò che sembrava impossibile e che invece, forse, è una probabilità non troppo remota.

Bio Cicerchie La Buona Terra Azienda Agraria Matergia, Parco Gran Sasso e Monti della Laga
Acqua
Semi di finocchio
Timo
Timo citronella
Salvia
Bacche di ginepro
Pizzoccheri della Valtellina
Sale iodato
Minestrone (acqua, broccolo, bieta, rucola, cipolla, aglio rosso di Sulmona del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, curcuma fresca, patate, carote)
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Latte


Preparare il minestrone lavando le verdure, tagliandole, mettendole in una pentola con l’acqua e facendo bollire a lungo. Mettere a mollo le cicerchie per circa otto ore, scolarle, sciacquarle e controllare visivamente l’eventuale presenza di sassolini, porle in una pentola di acciaio o di coccio con l’acqua e le erbe aromatiche. Quindi unirne una parte con il minestrone, far bollire e aggiungere i pizzoccheri valtellinesi, fare attenzione a non farli attaccare sul fondo della pentola. Se necessario aggiungere il brodo del minestrone e a cottura quasi ultimata aggiungere un po’ di latte e parmigiano in abbondanza, girare bene e servire. La zuppa dev’essere piuttosto fitta. A piacimento aggiungere un filo d’olio extravergine di oliva a crudo. 

domenica 30 ottobre 2016

Torta al cioccolato fondente e pesche noce

Torta al cioccolato fondente e pesche noce

Le elezioni statunitensi, non c’è niente da fare, appassionano un pubblico decisamente più vasto rispetto a quelle di qualunque altro Stato democratico o sedicente tale. Il business elettorale made in U.S.A. è qualcosa che i mezzi di comunicazione di tutto il Pianeta cercano di accaparrarsi con le unghie e con i denti, la giusta comunicazione, unita ad una funzionante macchina elettorale può far salire share, ascolti e soprattutto può essere determinante nella corsa alla Casa Bianca, una delle elezioni più importanti del mondo. I Presidenti statunitensi in realtà durante il loro mandato non hanno uno stipendio da capogiro, i soldi li vedono poi, con le partecipazioni a conferenze, seminari, convegni a gettoni di presenza spesso milionari. Il punto è che sedere sullo scranno del potere fa gola a moltissimi, è qualcosa di proverbialmente ambito. È dunque evidente che analizzare correttamente e senza falsi entusiasmi, scandagliare fin nei minimi dettagli, quelli che sfuggono regolarmente ai pensatori mainstream, l’effettiva efficacia comunicativa di un candidato nei dibattiti e nelle occasioni pubbliche è particolarmente importante e necessario per agire nel giusto modo. C’è chi pensa che l’informazione è potere e questo è spesso sbagliato, ma è vero che comunicare bene è importante. In primis è necessario togliere i ‘rumori di fondo’ che impediscono al candidato di agire consapevolmente ed eventualmente prendendo decisioni da leader, è necessario controllare e verificare che non vi siano eccessive interferenze nella comunicazione, come troppo spesso accade. Poi bisogna capire cosa pensano gli elettori, quelli che solitamente vanno a votare e quelli che non ci vanno ma potrebbero essere interessati a farlo per un motivo o per l’altro. Queste elezioni presidenziali sono un po’ particolari, da una parte c’è una donna con un’esperienza trentennale nella materia che dovrebbe amministrare, una gran capacità di non rispondere alle provocazioni e una scarsissima capacità di emozionare il pubblico. Dall’altra c’è un ragazzino mai cresciuto, brutto, sgradevole, capitalista sfruttatore e razzista che tira su in continuazione col naso, soprattutto nei momenti clou, quelli in cui ripete fino alla nausea la parola ‘disaster’, una parola che comprende bene chiunque, anche chi, e negli U.S.A. ce ne sono molti, non capisce davvero l’inglese. Da una parte c’è chi parla di classe media, qualcosa che è quasi una specie protetta dagli animalisti globali, e dall’altra c’è di parla di quello che il sogno americano ha sempre rappresentato: soldi, potere, sesso. Il problema di queste elezioni non è infatti soltanto sintetizzabile nell’analisi che viene in mente a chiunque ossia che una donna alla Casa Bianca gli americani non la voteranno mai, quindi per farla eleggere hanno dovuto metterle contro un candidato improbabile, perché in realtà la candidata in questione rappresenta un certo tipo di agire nella politica internazionale e come spauracchio usa la Russia mentre il suo oppositore esprime ciò che molti americani pensano e non dicono, il razzismo becero, il menefreghismo, l’anti-politica, il dio denaro che tutto compra e infatti parla di Satana e Belzebù, nel momento in cui si contrappongono i buoni occidentali ai cattivi terroristi arabi e si cercano alleanze col vecchio nemico sovietico che ora non è più tale, è soltanto un po’ poco democratico, ha una sua notevole valenza. Sulle banconote c’è scritto ‘In God We Trust’, alla televisione parlano di guerra santa, anche se Papa Francesco si affretta a smentire qualunque forma di santità nella guerra, il denaro è alla base del business, ciò su cui si fonda la libertà, il divertimento esasperato delle luci natalizie più grosse e pacchiane e risuonanti di quelle del vicino non è sobrio è enorme, screanzato, maleducato e politicamente scorrettissimo. Forse se la donna in tailleur parlasse non soltanto di classe media, gli statunitensi davvero si sentono classe media o preferiscono immaginarsi come ricchi che ancora non hanno il giusto conto in banca?, ma della ricchezza della classe media, la ricchezza di ogni singolo cittadino americano, che anela alla libertà e ad un futuro roseo per sé e i propri figli, forse il dibattito arriverebbe là dove i versi gutturali del suo oppositore sanno giungere.


150 grammi di farina bianca
150 grammi di zucchero bianco
4 cucchiai di cacao amaro
120 o 130 grammi di cioccolato fondente
2 pesche noci
3 uova
200 grammi di latte intero
75 grammi di burro della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Cannella in polvere
Lievito Pane Angeli per dolci



Accendere il forno a 180°C. Grattugiare il cioccolato, miscelarlo con la farina, lo zucchero, il cacao, il lievito in una terrina. Quindi aggiungere le uova sbattute, il latte e il burro ammorbidito, mescolare bene con il mixer elettrico o con la frusta da pasticciere, versare in una teglia imburrata e infarinata oppure coperta con la cartaforno, posizionare le pesche sbucciate e tagliate in fette di poco meno di un centimetro sulla superficie, spingendole lievemente non fino a toccare il fondo. Infornare nel forno ben caldo per circa mezz’ora.  

sabato 29 ottobre 2016

Riso allo zafferano con burro crudo semi-salato

Riso allo zafferano con burro crudo semi-salato

Femminismo e ambientalismo sono due concetti espressi da quelle che spesso sembrano quasi ‘parolacce’ o qualcosa di esterno, che non riguarda direttamente chi le pronuncia. Pare si riferiscano a qualche strano oggetto non identificato che orbita in una qualche galassia lontana anni luce dalla vita quotidiana di ciascuno. Eppure femminismo si riferisce alle storicamente e non ovviamente necessarie lotte, spesso proprio all’interno della coppia e nelle più semplici azioni nella vita di circa sette miliardi di persone. Il rispetto per i diritti umani fondamentali non è alieno, non è qualcosa che prescinde la vita delle persone, è, per l’appunto, fondamentale. La stessa cosa si può dire dell’ambientalismo, che si occupa di ciò in cui quei sette miliardi di persone sono immerse e di cui sono parte integrante.
Questa ricetta, che rielabora una ricetta della tradizione milanese, è ispirata alla meravigliosa energia solare e alle ricerche ad essa connesse.

Riso, possibilmente Carnaroli
Acqua
Vino bianco di Cerveteri
Zafferano Rebecchi
Burro crudo semi-salato
Cipolla
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Olio extravergine di oliva


Far scaldare l’olio e sciogliere una parte del burro in una padella abbastanza grande e dal bordo alto con la cipolla tritata finemente, versare a pioggia il riso e farlo diventare traslucido, girandolo nella padella, salare e sfumare col vino bianco, quindi aggiungere acqua e vino fino a cottura quasi ultimata. Dunque mantecare con lo zafferano sciolto nel burro e parmigiano. 

venerdì 28 ottobre 2016

Amaranto con sidro delle Asturie, curcuma fresca, curry e semi di finocchio

Amaranto con sidro delle Asturie, curcuma fresca, curry e semi di finocchio

Da qualche tempo il Parlamento italiano è invaso da politicanti di basso livello che cercano di distruggere quella parvenza di democrazia che si sarebbe nel BelPaese se si riuscisse ad implementare la Costituzione al di là dell’unico capitolo veramente implementato, gli scellerati Patti Lateranensi, verso la creazione di una vera Repubblica democratica fondata sul lavoro e sul rispetto dei diritti fondamentali. È evidente che c’è, in Italia, un bisogno assoluto di politici perché il Paese sta scivolando non troppo lentamente, e nonostante la resilienza tenace del popolo italiano, verso un oblio assurdo e un decadimento barbarico. I politici, ossia chi è in grado di comprendere le esigenze reali della popolazione, è capace di capire quali sono le migliori soluzioni da adottare per far progredire il Paese nella direzione della tutela del patrimonio artistico, culturale, ambientale e dello sviluppo sostenibile, onestamente e con la forza e la determinazioni necessari a costruire uno Stato areligioso - di Stato Religioso già ce n’è uno e da quando governa l’Italia le condizioni di italiani, territori e liberi pensatori sono disastrose – che sia in grado di creare le condizioni oggettive per la creazione di sviluppo sostenibile.
Questa ricetta è dedicata ad una Regione europea tanto amata da chi governa quello Stato da essere un vero e proprio gioiello di pura bellezza ed efficienza, le Asturie, patria del Re di Spagna.

Amaranto
Curcuma fresca
Semi di finocchio
Sale iodato
Curry
Olio extravergine di oliva
Acqua
Sidro Sueve della Sidreria Crespo


In una pentola bassa dal fondo alto scaldare olio e acqua la curcuma sbucciata e lasciata intera, il curry, i semi di finocchio, versare a pioggia l’amaranto, salare e girare, quindi sfumare col sidro. Aggiungere acqua per circa il doppio, quasi il triplo del volume. Abbassare la fiamma, far bollire con la pentola coperta a fuoco basso per circa una mezz’oretta, cinque minuti prima della fine della cottura togliere il coperchio e far evaporare l’acqua in eccesso girando per evitare che si attacchi al fondo.

giovedì 27 ottobre 2016

Amaranto con curcuma fresca, sidro delle Asturie, patate americane, fagiolini e tonno affumicato

Amaranto con curcuma fresca, sidro delle Asturie, patate americane, fagiolini e tonno affumicato

Nel 2016 si festeggia il ventesimo anniversario del Consorzio Sabina D.O.P., un momento importante per il primo olio a ricevere il prestigioso riconoscimento europeo che premia un nettare facilissimo da utilizzare in cucina perché caratterizzato da un sapore che non copre gli altri, bensì si armonizza perfettamente con gli alimenti. In realtà l’olio prodotto nella Sabina reatina e romana è, seppur con le modificazioni delle tecnologie, quello utilizzato dalle leggendarie madri involontarie di quel popolo che riuscì a creare uno tra i più importanti e tecnologicamente, socialmente, culturalmente progressisti, per l’epoca, imperi dell’antichità. I Sabini popolavano, spesso insieme ai Latini, territori che nel tempo non hanno perso una sostanziale, seppur non fattuale, unità territoriale ed erano una popolazione pacifica, non rissosa e molto lontana negli usi e costumi dallo spocchiosissimo miles gloriosus tanto magistralmente inscenato da Plauto. Attualmente la Sabina non ha ancora, tranne per l’eccezione che conferma la regola del Consozio, creato una effettiva unità territoriale, non ha costruito momenti di coesione al di fuori dagli spazi religiosi e quindi non ha costruito una rete di socialità e di partecipazione civica tale da poter essere considerata alla stregua della Maremma Toscana o della Val d’Orcia. I vent’anni del Consorzio Sabina D.O.P. e gli sforzi compiuti in questi quattro lustri fanno ben sperare ma finché le persone del posto non capiranno che è necessario creare coesione civica al di fuori dalle religioni ci sarà ben poca possibilità di agire concretamente per creare quello sviluppo sostenibile che costituisce l’unico futuro, e presente, per un’area tanto bella da poter essere soltanto potenzialmente considerata a forte vocazione turistica e artigianale.
Questa ricetta è ispirata a quelle piccole meraviglie che portano avanti l’Italia, nonostante tutto e nonostante l’insopportabile giogo religioso che impedisce e ostacola la crescita economica, sociale e civile del nostro Paese.

Amaranto Rapunzel
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Curcuma fresca
Sale iodato
Olio extravergine di oliva
Sidro Sueve Sidreria Crespo
Acqua
Curry mild biologico
Paprika dolce
Semi di finocchio dai Monti Iblei
Patate americane
Fagiolini
Patate americane
Tonno affumicato Sapor Maris


In una pentola bassa dal fondo alto scaldare olio e acqua con uno spicchio d’aglio tagliato a fettine sottili, la curcuma sbucciata e lasciata intera, il curry, i semi di finocchio e una spolverata di paprika dolce, versare a pioggia l’amaranto, salare e girare, quindi sfumare col sidro. Aggiungere acqua per circa il doppio, quasi il triplo del volume. Abbassare la fiamma, far bollire con la pentola coperta a fuoco basso per circa una mezz’oretta, cinque minuti prima della fine della cottura togliere il coperchio e far evaporare l’acqua in eccesso girando per evitare che si attacchi al fondo. Nel frattempo cuocere al vapore i fagiolini lavati e privati del cornetto e del picciolo e le patate americane sbucciate e tagliate a pezzi non troppo grandi. Nella pentola di cottura dell’amaranto aggiungere i fagiolini spezzettati, le patate e qualche ritaglio di tonno affumicato Sapor Maris, accendere la fiamma e ripassare per qualche istante per far amalgamare il tutto, eventualmente aggiungendo qualche fogliolina di menta fresca.  

mercoledì 26 ottobre 2016

Timballo di miglio e gorgonzola piccante

Timballo di miglio e gorgonzola piccante

Molte persone di fronte all’obiezione ‘è impossibile’ ridacchiano, storcono il naso o guardano con incredulità chi ha sollevato tale assurda pretesa. La cultura italiana è una dimostrazione costante di questa impossibilità dell’impossibilità, tutta l’arte italiana e le complesse architetture, tutte le coltivazioni e le differenti sfumature del ‘possibile’ rendono unico il BelPaese. Non vi è paesino italiano, o quasi, in cui non sia presente una dimostrazione tangibile delle sfide umane all’impossibile. Impossibile sarebbe che una torre pendente rimanga in piedi per secoli, impossibile sarebbe il foro nella volta del Pantheon romano, impossibile sarebbe stato dipingere piedi sporchi accanto ad una Madonna come ha fatto Caravaggio, impossibile sarebbe stato immaginare un elicottero come ha fatto Leonardo, impossibile sarebbe stato decifrare e salvare dalla barbarie cinese i preziosissimi codici custoditi nei monasteri tibetani come ha fatto Tucci, impossibile sarebbe stato far scrivere su uno stesso giornale tirolesi tedeschi e italiani come ha fatto Langer, impossibile sarebbe stato dipingere per una donna come Artemisia, impossibile sarebbe stato dipingere per Giotto la Cappella degli Scrovegni con le poche e scarse conoscenze medievali, impossibile era che la Terra girasse intorno al Sole come dimostrò Galileo il Linceo. Senza guardare le eccellenze più note si potrebbe pensare che è impossibile che la stragrande maggioranza del Patrimonio UNESCO di tutto il Pianeta sia concentrato in Italia, impossibile o quantomeno improbabile è pensare che un Paese tanto piccolo racchiuda in sé la più alta e diversificata biodiversità della Terra eppure forse è soltanto, come afferma la fisica, se qualcosa è impossibile forse non è stato ancora trovato il modo di osservarlo. Nelle cucine italiane questo concetto tanto complicato in fisica è di una semplicità che rasenta l’ovvietà, impossibile non è una parola che rientra nel lessico culinario della penisola a forma di stivale.
Questa ricetta, elaborata per una persona che non ama il sapore del miglio, è ispirata a tutte le impossibilità rese possibili con l’aiuto di un pizzico di fantasia e creatività.

Gorgonzola piccante Croce
Uova da allevamento a terra cruelty free
Curcuma fresca
Patate
Carote
Gomasio
Sale grigio di Bretagna
Sale iodato fino
Olio extravergine di oliva
Funghi champignon
Ricotta di mucca
Sesamo
Semi di finocchietto selvatico dai Monti Iblei
Acqua
Miglio Alce Nero


Sbucciare le patate e grattare le carote, tagliarle in pezzi grossolani e cuocerle al vapore. A parte cuocere il miglio in acqua bollente a sufficienza per farlo crescere senza affogarlo, con un pizzico di sale iodato, semi di finocchietto selvatico, curcuma fresca sbucciata e tagliata a metà per il lato lungo. Quindi frangere le patate e le carote, salarle leggermente con sale grigio di Bretagna, mischiare al composto il miglio, facendo attenzione a togliere la curcuma. Quindi aggiungere le uova sbattute in base alla consistenza del composto, non troppe, non è una frittata, ma neanche troppo poche che poi non amalgamano. Dunque aggiungere qualche pezzetto di gorgonzola piccante, qualche fungo lavato e tagliato mediamente, la ricotta, in base alla consistenza e amalgamare per bene. Porre il tutto in una teglia ben oliata, lisciare la superficie con l’apposita palettina, cospargere con semi di sesamo e Gomasio, poco olio. 

martedì 25 ottobre 2016

Minestrone amarognolo con curcuma fresca


Minestrone amarognolo con curcuma fresca

«Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che – nel loro rancore contro le religioni tradizionali come "oppio delle masse" – non possono sentire la musica delle sfere.». Questo pensiero, riportato su Wikipedia è attribuito ad Albert Einstein.
La genialità che esprimeva attraverso formule fisiche e matematiche nonché tramite l’amore incondizionato per i gelati, ha una sua forma di completezza in questa frase che qualunque ateo profondamente convinto, e quindi senza necessità di confutare alcunché, della giustezza delle proprie idee non può non fare propria e condividere.
Parlare di musica delle sfere forse potrebbe sembrare un modo come un altro per significare spiritualità, conoscenza profonda al di là e al di sopra di qualunque chiusura mentale, sia essa derivante dalla religione, sia essa derivante dalle religioni di atei e non religiosi o dalla scienza. Un ateo fanatico è molto simile ad un inquisitore domenicano, ad uno scienziato oltranzista o a qualunque fanatico di qualsiasi ideologia.
L’ateismo è una predisposizione dell’animo umano alla libertà e pertanto un ateo non fanatico difficilmente ama gabbie e incasellamenti, dogmi e preconcetti fondati su ipotesi e su una tra le tante possibilità di comprensione e sistemi per spiegare cosa sia effettivamente il vivere, negandosi e negando agli altri, con la certezza della fede nel proprio fanatismo l’essenza stessa di ciò che pretendono di conoscere senza ombra del minimo dubbio.
La frase più bella e più cristiana mai ascoltata da un vero cristiano è stata, di fronte ad una dichiarazione di ateismo, “anch’io sono ateo”, una frase pronunciata da un prete di strada cui venivano i nervi a sentir nominare il ‘cristianesimo moderato’ cui rispondeva con l’umorismo mugugnante genovese “non mi risulta che Cristo sia morto di raffreddore”. Il prete era Don Andrea Gallo, una persona che aveva trovato la via verso la conoscenza nella bellezza del vivere. Chiunque riesca a comprendere, anche soltanto per un istante, la meravigliosa bellezza in cui siamo immersi e di cui siamo parte e partecipi non si pone più il problema delle religioni, non si pone più la questione delle ideologie, semplicemente trova quella necessaria coscienza che rasenta l’assoluto in cui si è qui ed ora e contestualmente ovunque e in qualunque tempo.
Tale comprensione è in forma di istanti per gran parte delle persone poi ricomincia il tran-tran quotidiano eppure esistono molti modi per ritrovare quel principio di assolutezza, in piccoli gesti, nelle gentilezze, in un pensiero carino, in un fiore di campo, in una carezza o in un piatto preparato senza fretta, come un minestrone che cuoce a lungo prima di trovare il suo gusto peculiare.  

Finocchi
Funghi champignon
Spinaci freschi
Radicchio lungo
Rucola
Patate gialle abruzzesi
Cipolla ramata
Carote
Acqua
Olio extravergine di oliva
Sale grigio di Bretagna
Curcuma fresca
Maggiorana


Sbucciare carote, patate e curcuma, pulire i finocchi, lavarle insieme alle altre verdure. Metterle in pentola, aggiungere abbondante acqua e far cuocere a lungo. Eventualmente aggiungere fiocchi d’avena o miglio. 

lunedì 24 ottobre 2016

Insalata amara

Insalata amara

La Natura è semplicemente perfetta e particolarmente resiliente nonostante i tanti tentativi umani di distruggerla. Tra l’uomo e la Natura vince sempre lei, si potrebbe dire che ‘non c’è partita’ o ‘non c’è gara’. Eppure l’uomo continua a disturbarla, a cercare di sfruttarla, a tentare di esaurire le sue risorse e le sue forze. La Natura qualche volte reagisce spiegando all’essere umano che è piuttosto insignificante, sbuffa con uno tsunami, sputacchia con un vulcano che manda in tilt il traffico aereo di mezzo pianeta per giorni, si scrolla le spalle con un terremoto devastante, alza la testa con tornado e maremoti spaventevoli oppure, molto più semplicemente, spiega che un umile picchio può scombinare i piani di centinaia di scienziati e mandare in cenere investimenti di miliardi di dollari appollaiandosi su un razzo della NASA e sabotandone di fatto la partenza. L’essere umano è però alquanto stupido, si affanna, annaspa e continua ad inquinare, a sfruttare a distruggere, letteralmente a rompere il piatto in cui mangia, avvelenando il cibo che deglutirà. La Natura continua fondamentalmente ad ignorarlo, e pian piano una parte sempre più consistente del genere umano comincia a capire quanto è insignificante e quanto è molto più logico, produttivo e remunerativo amare il proprio ambiente, rispettarlo, nettarlo dagli sbagli commessi da generazioni precedenti, agire differentemente, pensare, essere e soprattutto essere partecipi della Natura, di quella meraviglia che ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo oggettivamente bisogno, anche a livello alimentare. In estate ci rinfresca e ci idrata con la frutta più acquosa, al cambio di stagione tra estate e autunno fa maturare l’uva che riattiva il sistema immunitario e rafforza il corpo e lo spirito.
Questa ricetta è ispirata alla perfezione della Natura, lievemente amareggiata dalla stupidità umana.  

Radicchio rosso
Funghi champignon
Rucola
Gomasio
Olio extra vergine di oliva
Finocchi


Lavare e tagliare le verdure per il loro verso, quindi condire con Gomasio e olio extra vergine d’oliva. A piacimento aggiungere qualche chicco d’uva.

domenica 23 ottobre 2016

Avena decorticata con radicchio rosso e tonno affumicato artigianalmente

Avena decorticata con radicchio rosso e tonno affumicato artigianalmente

Riscoprire sapori antichi, ritrovare saperi e sapori che sembravano essersi dileguati nella smania della riproducibilità industriale, del progresso che a ben guardare ha tutti i crismi del regresso, dell’eccessiva specializzazione che tanto impensierisce un artista del calibro di Daniel Baremboim, è più che un vezzo, una necessità primaria che ricrea forme di economie fondate sul saper fare, sulla conoscenza e presuppongono un buon livello di conoscenza, o di fondamentale e curiosa ignoranza, sullo scibile universale. Una tendenza che è più che altro un modo di vivere e di gustare cibi genuini e spesso squisiti.
Questa ricetta, preparata con tonno dai mari italiani affumicato artigianalmente è ispirata alla necessità primaria di ricreare un’economia fondata sulla responsabilità individuale e collettiva.  

Avena decorticata
Acqua
Sale iodato
Cipollina bianca
Radicchio
Olio extra vergine di oliva
Tonno affumicato Sapor Maris


Lavare e scolare senza asciugare il radicchio, tagliarlo a listerelle. Far scaldare l’olio con la cipollina tritata finemente, aggiungere il radicchio, salare, abbassare la fiamma e coprire, girare bene e cuocere a fuoco medio, basso ma non troppo. A parte lessare l’avena in abbondante acqua bollente salata, scolarla e ripassarla in padella con il radicchio e con il tonno sbriciolato.  

sabato 22 ottobre 2016

Trancio di tonno alalunga in crosta di patate novelle, menta fresca e bianco di Cerveteri

Trancio di tonno alalunga in crosta di patate novelle, menta fresca e bianco di Cerveteri

Si possono immaginare molti modi di agire politicamente, tra questi vi è, in Paesi democratici, l’opzione di unirsi ad altre persone ed eventualmente costituire un partito politico oppure aderire ad un’organizzazione già esistente, ascoltare le necessità e i bisogni di un nutrito e variegato gruppo di persone, cercare di informarsi e formarsi sulle migliori soluzioni possibili per vivere meglio e far progredire la nazione e la democrazia in questione. Ciò accade nei Paesi democratici, quindi prima di infilarsi in avventurose quanto squallide e sgradevoli azioni politiche è bene accertarsi che il luogo in cui si vogliono svolgere tali lodevoli attività sia retto da un sistema democratico solidamente ancorato su principi libertari, liberali e di giustizia sociale. L’Italia ha le potenzialità per essere una democrazia ma sarebbe necessario implementare la Costituzione anziché negarne l’essenza come sovente fanno i codici e soprattutto come troppo spesso tendono a fare coloro che sarebbero, in teoria, chiamati a difendere e rappresentare le esigenze più civili del territorio dove vengono eletti. La teoria e la pratica nel caso italiano hanno tante sfumature quante ne ha la ‘pasta con la salsa’ tradizionale, un numero che rasenta l’infinito o comunque il non calcolabile con certezza. Definire il concetto di ‘salsa’ è già piuttosto complicato, al Sud vuol dire sugo di pomodoro preparato in modo differente in base ai gusti personali, al Centro vuol dire ‘con la panna’ o con altro condimento morbido e senza una prevalenza di pomodoro, al Nord si avrebbe qualche difficoltà ad immaginare il condimento per l’insalata messo sulla pasta a meno di un improvviso mal di stomaco. L’Italia p certamente il Paese dalle tante variazioni di colore e soprattutto un luogo in cui i cittadini hanno imparato che la politica è qualcosa che fondamentalmente non li riguarda. Chiunque abbia una minima cognizione di cosa sia la democrazia si rende perfettamente conto che questa più che una sfumatura è la negazione stessa di quei principi democratici su cui si dovrebbe fondare una Repubblica. Ma la politica è qualcosa che un popolo vivace e fondamentalmente polemico e testardo come quello italiano non può essere escluso dalla vita attiva, dalla vita civile e quindi l’agire politico da qualche tempo si ritrova nelle resistenze urbane e nelle resilienze paesane e si concretizza nelle attività artigianali sempre più eccellenti.
Questa ricetta, che ha alla base un prodotto artigianale di grande qualità, è ispirato alla democrazia e alla necessità di implementare e non distruggere la Costituzione della Repubblica italiana.   

Tonno congelato Sapor Maris
Olio extravergine di oliva
Menta fresca
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Vino bianco di Cerveteri
Sale iodato
Pepe nero


Decongelare il tonno, sciacquarlo sotto l’acqua corrente, praticare un taglio lateralmente e condire con aglio, olio, sale, menta, pepe. Lavare con molta attenzione le patate novelle senza sbucciarle, tagliarle a fettine sottili ma non sottilissime, disporne uno strato in una teglia oliata, salare, pepare leggermente e mettere alcune foglioline di menta. Adagiare il tonno sul letto di patate, coprirlo con altre patate a formare un ‘sacco’, quindi salarle, peparle e aggiungere olio e menta. Infornare in forno caldo a 160°C o 180°C fino a cottura ultimata. 

venerdì 21 ottobre 2016

Pennette con salmone e Oban

Pennette con salmone fresco e whisky Oban

Il terremoto politico sollevato da Brexit, il referendum per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ha, prevedibilmente, scatenato il sentimento irredentista scozzese tanto da far chiedere alla nazione del kilt di uscire dalla Gran Bretagna e ottenere finalmente la tanto agognata indipendenza dagli inglesi, vicini amati ma soprattutto tanto odiati. La Scozia ha infatti votato compatta per rimanere nell’Unione Europea e a questo si è appellata per chiedere nuovamente l’indipendenza e associarsi quale Stato libero e sovrano al consorzio di Stati europei che si riconoscono nella bandiera blu con le stelline gialle. In effetti Brexit ha dimostrato come il concetto di sovranità nazionale e di StatoNazione siano ormai da molto tempo, anche nella coscienza popolare, rielaborati e ricreati su principi di somiglianza di pensiero più che sulla prossimità geografica. Gli scozzesi sentono maggiore vicinanza ideale, civile, sociale e politica alla grande idea di un’Europa unita piuttosto che parte di ciò che resta del grande impero britannico. Sentono di essere cittadini di uno ‘Stato’ sovranazionale creato da nazioni che liberamente e spontaneamente hanno chiesto di unirsi, in piena e assoluta libertà, piuttosto che rimanere incollati ad una nazione ricchissima e potentissima, riunita in una confederazione di Stati cui non hanno liberamente scelto di aderire. L’idea di sovranità nazionale si è quindi spostata verso un’idea più forte che unisce popoli e nazioni su fondamenta democratiche e libertarie. Si potrebbe, e non poco, argomentare sulla effettiva democraticità dell’attuale Unione europea ma è certo che qualcosa è profondamente cambiato anche nel sentire popolare per quanto concerne l’idea stessa di StatoNazione che sembra essersi trasformato in Stato sovranazionale.
Questa ricetta, che utilizza ingredienti prettamente scozzesi, è ispirato alla libertà e alla forza del Mare del Nord.

Salmone congelato Sapor Maris
Oban
Acqua
Prezzemolo
Cipolla bianca
Olio extravergine di oliva
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Latte


Scaldare l’olio con l’aglio, senza farlo imbiondire, aggiungere il salmone scongelato e tagliato a listerelle o dadotti piuttosto grandi, poi sfilacciarlo con la forchetta durante la cottura. Contestualmente far bollire l’acqua per la pasta, salarla e quindi versarvi gli spaghetti al momento giusto in base ai minuti di cottura della pasta e al livello di cottura del salmone. Sfumare quasi subito il salmone con acqua e qualche goccia di Oban, aggiungere il prezzemolo fresco, lavato e asciugato, quindi continuare la cottura aggiungendo eventualmente altra acqua e Oban, a piacere anche una spolverata di pepe rosa. Scolare la pasta senza buttare l’acqua di cottura, saltare in padella e servire in tavola. 

giovedì 20 ottobre 2016

Bistecchine di soia con radicchio, funghi e bianco di Cerveteri

Bistecchine di soia con radicchio, funghi e bianco di Cerveteri

Le tradizioni sono qualcosa di meravigliosamente bello. In taluni Paesi per creare una tradizione basta pochissimo, l’intenzione di farlo, in altri le tradizioni affondano le radici in millenni di storia. Questo è evidentemente il caso dell’Italia, in cui potenzialmente qualunque pietra potrebbe avere valore artistico, archeologico o culturale. Tra le tradizioni più sentite e celebrate vi sono il Capodanno, la Pasqua, ebraica o cristiana che sia, il Ferragosto e per moltissimi le feste patronali, per taluni il Natale, per talaltri la ‘Befana’ o Epifania. Molte persone si scagliano con veemenza in difesa di tali tradizioni, non si capisce mai bene se per mangiare le prelibatezze cucinate in questi casi oppure per reali convincimenti personali, non comprendendo che in tal modo offendono profondamente la tradizione stessa del luogo. Gran parte delle zone urbane o urbanizzate in Italia si trovano nei territori delle popolazioni italiche, le quali preesistevano non soltanto il cristianesimo ma la stessa Roma e in taluni casi anche l’ebraismo che, con i suoi circa tremilacinquecento anni di storia, può certamente essere definito ‘tradizionale’. Cosa voglia dire esattamente difendere le tradizioni è cosa piuttosto complessa e articolata, si potrebbe pensare che festeggiare il Capodanno sia una tradizione e su questo sarebbe difficile trovarsi in disaccordo eppure il festeggiamento della notte del 31 dicembre è un’innovazione ‘tecnologica’, sia perché tradizionalmente i giorni non si contavano nel modo in cui si contano oggi, sia perché l’origine reale del Veglione di San Silvestro in realtà non ha a che fare né coi santi, né col primo dell’anno definito dal Calendario Gregoriano, introdotto il 15 ottobre 1582, o il 5 ottobre del medesimo anno in base al Calendario Giuliano tradizionalmente in vigore fino a quella data, bensì con il fenomeno astronomico del Perielio, che quest’anno cade il 4 gennaio (del Calendario Gregoriano) alle 14.00 ora italiana e che generalmente si verifica circa un paio di settimane dopo il solstizio d’inverno boreale. Stesso discorso si può fare per il Natale, la Pasqua e il Ferragosto, che la religione cattolica ha chiamato ‘festeggiamenti per l’assunzione della Madre Vergine in Paradiso’ e che i Romani prima di loro chiamavano Feriae Augusti, il riposo concesso alla cittadinanza dall’Imperatore Augusto in aggiunta ai Vinalia rustica, ai Consualia e ai Nemoralia. È più che evidente che la tradizione di creare momenti di convivialità al di fuori dalle attività lavorative, anche in questo caso, preesiste la fondazione di Roma. Per quanto concerne il concetto di ‘famiglia tradizionale’ anche qui la materia è piuttosto complicata perché dipenderebbe, per quanto concerne l’Italia, dal luogo e dunque dalle idee in materia delle differenti popolazioni italiche o anche preistoriche per non parlare dell’Antica Roma, dove si usava andare a banchettare sui sepolcri degli avi con mogli, mariti e giovincelli con cui i pater familias intrattenevano regolari rapporti omosessuali. È dunque evidente che parlare di tradizione in Italia è complesso come definire il menù festivo tradizionale, che varia notevolissimamente di paese in paese e più spesso di casa in casa. L’opzione forse più percorribile è affidarsi al buon senso e soprattutto alla vera voglia di stare insieme e trascorrere con le persone amate, con gli amici e con i familiari con cui si va più d’accordo o che in quel momento hanno più bisogno di compagnia, una bella giornata e godersi una sacrosanta mangiata di prelibatezze senza mettere in mezzo le tradizioni, ché altrimenti c’è di che ridere a vederle rispettate coerentemente.
 Questa ricetta, creata col vino di Cerveteri, zona tradizionalmente vocata alla produzione del bianco, è ispirata alla enorme necessità di buon senso, di rispetto e di libero pensiero.

Vino bianco di Cerveteri
Acqua
Olio extra vergine di oliva
Cipolletta bianca
Radicchio lungo
Sale iodato
Funghi prataioli
Bistecchine di soia


Far rinvenire le bistecchine di soia in acqua tiepida, quindi scaldare l’olio in una padella con poca cipolla tritata finemente, aggiungere la soia scolata, strizzata e tagliata grossolanamente a listerelle di circa tre centimetri per mezzo centimetro, farla saltare in padella a fuoco vivace girando bene, dopo un paio di minuti o poco più aggiungere il radicchio lavato e tagliato a listerelle, salare e dopo aver fatto cuocere a fuoco vivace per qualche minuto sfumare con un po’ di vino, far evaporare l’alcool, quindi aggiungere i funghi puliti, tagliati e lievemente salati, abbassare la fiamma, coprire e lasciar cuocere per un quarto d’ora o una ventina di minuti circa. 

mercoledì 19 ottobre 2016

Bistecchine di soia con pomodori dell’orto e menta fresca

Bistecchine di soia con pomodori dell’orto e menta fresca

‘Morale’ è una strana parola che incute diffidenza e grandi sbadigli, fa immediatamente pensare alla negazione della parola stessa ‘moralismo’ e si procede oltre senza pensare che la parola in questione è particolarmente importante per la vita individuale e civile delle persone. Chiunque ha una propria ‘morale’, sa cosa pensa essere giusto e cosa ritiene essere sbagliato e applica a qualunque azione della propria esistenza tale criterio di giudizio. Spesso per definire i margini della propria ‘morale’ ci si affida a religioni o a modelli sociali ‘preconfezionati’, già elaborati e testati da altri, altre volte si attua una riflessione critica sul sistema di valori in cui si vuole agire coscientemente, in ogni caso si ‘mescolano’ suggestioni, idee, modelli e concetti elaborati da altri con le proprie intrinseche condizioni. Non esiste una via più o meno facile per definire la propria morale perché qualunque opzione si scelga la morale non si può imporre. Dimostrazione ne sono gli innumerevoli precetti di qualunque religione per andare a condizionare pensieri, idee, azioni individuali e agire civile, convivialità e l’attenzione che viene tributata a qualunque mezzo di informazione, comunicazione, divertimento e svago. Che c’entrano la religione e il governo con il divertimento? Assolutamente nulla, verrebbe da pensare eppure è dalla notte dei tempi che la religione controlla qualunque forma di divertimento in cui vi sia una partecipazione pubblica, come nel caso di baccanali, feste dionisiache, sagre e feste paesane, e privata, dalla sessualità ai rapporti familiari, fino alla definizione di precetti per qualunque tipo di rapporto tra individui e la collettività. Gli antichi romani avevano capito che ‘panem et circenses’ era la formula per controllare e gestire il consenso da parte della cittadinanza e da molti anni i mezzi di comunicazione di massa stanno abbassando il livello qualitativo di contenuti e immagini con il risultato di creare un fondamentale disinteresse per qualunque forma di partecipazione alla vita civile e soprattutto di assoluta noncuranza per tutto ciò che è cultura, riflessione critica, ragionamento. Immaginare, parlare, ragionare, pensare e finanche ascoltare una musica più complessa di tre accordi e quattro note stanca, annoia, i cervelli delle persone non sono più abituati ad ascoltare, a guardare, ad accorgersi della bellezza. Taluni potrebbero pensare che ciò sia assolutamente immorale e forse lo è ma allora anche tutte le religioni di tutti i tempi e tutti i governi non profondamente e realmente democratici di tutte le epoche lo sono. Ciò per quanto concerne la morale collettiva, la morale condivisa, potrebbe anche essere un’ipotesi ma resta la questione della morale in sé, che è intrinsecamente individuale. Le scelte di ognuno sono ovviamente condizionate da una serie di fattori esterni, quali la disponibilità economica, il livello culturale, il grado di mobilità, il luogo in cui si abita, etc. ma le scelte dettate dalla propria morale sono e continuano ad essere individuali. Alcune religioni parlano di ‘libero arbitrio’, nella loro immensa capacità comunicativa, in quanto è ovvio che, per quanto si provi e si riesca a determinarle, le scelte individuali possono essere imprevedibili. Certo ci sono studi che fanno sì che nei grandi magazzini prima di una determinata festività le vendite di un tal giocattolo siano talmente alte da non riuscire a far fronte alla produzione e questo rientra nel controllo di fattori di prevedibilità e imprevedibilità e, a ben guardare, l’immoralità insita nell’acquisto di un giocattolo pubblicizzatissimo per celebrare una festività che dovrebbe essere spirituale, che presumibilmente è stato fabbricato da altri bambini sfruttati e sottopagati e che probabilmente inquina l’ambiente in cui si vive, non è poi così difficile da comprendere. Eppure definire cosa è immorale significa applicare un sistema di valori e di scelte personali alle scelte di altre persone. La morale è ancor più indefinibile e al contempo tanto semplice da agire, pertanto considerare la ‘morale’ come qualcosa di noioso, da grandi sbadigli è un po’ come considerare tutte le scelte, anche minime, che si attuano durante la vita qualcosa di noioso e che suscita grandi sbadigli.
Questa ricetta vegana è ispirata all’importanza della morale nella vita individuale e collettiva di ciascuno.  

Olio extra vergine di oliva
Sale iodato
Menta fresca
Pomodori freschi
Bistecchine di soia
Acqua
Cipolletta bianca
Aglio rosso di Sulmona del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga


Far rinvenire le bistecchine di soia in acqua tiepida, quindi scaldare l’olio in una padella con poca cipolla e uno spicchio d’aglio tritati finemente, aggiungere la soia scolata, strizzata e tagliata grossolanamente a listerelle di circa tre centimetri per mezzo centimetro, farla saltare in padella a fuoco vivace girando bene, dopo un paio di minuti o poco più aggiungere i pomodori lavati e tagliati a dadini, la menta fresca, salare e dopo aver fatto cuocere a fuoco vivace per qualche minuto abbassare la fiamma, coprire e lasciar cuocere per un quarto d’ora circa. 

martedì 18 ottobre 2016

Penne con muggine calamita affumicata

Penne con muggine calamita affumicata

L’artigianalità è la nuova frontiera del vivere bene e il ben vivere è il nuovo traguardo dell’economia. Il Primo Ministro del Canada, da gran politico quale è, se n’è accorto in tempo e sta cercando di indirizzare gli investimenti canadesi verso un’economia sempre più orientata ad abbassare il livello di inquinamento drasticamente e contestualmente a sviluppare innovative forme di produzione di beni e servizi. L’Italia è però paradossalmente più all’avanguardia del Paese più avanguardista per definizione e da molto tempo, da secoli si potrebbe dire, ha strutturato un sistema fondato sulla peculiarità di produzioni piccole e altamente specializzate. Se è vero che le industrie hanno creato brand e ricerca è anche vero che oggi la nuova ricerca è strutturalmente collegata ad un ritorno alle origini in Italia e in molti altri Paesi. L’eccessivo inquinamento e una rinnovata coscienza sociale e ambientale esigono sapori più pregiati e soprattutto più genuini, colori più veri, disegni creati a mano e mobili su misura. Immaginare un futuro sostenibile in cui la maestria, le peculiarità di una determinata produzione e la genuinità siano parole imprescindibili non è più soltanto un’idea bislacca, è piuttosto un’esigenza concreta, reale e l’artigianalità, che include una enorme capacità di conoscenza, innovazione e ricerca, è ciò verso cui il consumatore consapevole preferisce orientarsi. Questa ricetta, creata con un prodotto artigianale confezionato nel territorio della Regione Lazio in un’azienda che produce qualità, bottega artigiana in una zona industriale, è ispirata alla preveggenza italiana e al sapere che i sapori nostrani esprimono.


Penne La Molisana
Acqua
Sale iodato
Muggine calamita affumicata dell’affumicheria artigianale Sapor Maris
Olio extra vergine di oliva
Burro della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Cipolletta bianca



Far bollire abbondante acqua, salarla quando bolle, quindi porre nella pentola a bordo alto la pasta e farla cuocere un paio di minuti in meno rispetto al tempo indicato sulla confezione, assaggiarla per sentire la cottura. Spellare e tagliare a dadini la muggine calamita. Qualche minuto prima di scolare la pasta tenendo da parte un po’ di acqua di cottura, scaldare pochissimo olio, pochissima acqua e pochissimo burro con uno spicchio d’aglio, una fetta di cipollina di non più di due centimetri di lato lungo e 0,3 centimetri di spessore, pochissima muggine calamita spellata e tagliata a dadini, far insaporire per non più di un paio di minuti, quindi ripassare la pasta in padella e aggiungere gli altri dadini di muggine calamita. Servire così oppure con un fiorellino di menta fresca per guarnire. 

lunedì 17 ottobre 2016

Pesche con sidro delle Asturie e zucchero di canna, ricetta di Claudio

Pesche con sidro delle Asturie e zucchero di canna, ricetta di Claudio

La demonizzazione di taluni alimenti, idee o concetti è altamente dannosa per la salute del corpo e delle democrazie. Lo zucchero è ora l’alimento messo alla gogna e viene additato come elemento creato dal demonio da evitare assolutamente. Ora che lo zucchero non faccia benissimo è fuor di dubbio, soprattutto quando viene inserito all’insaputa del consumatore all’interno di alimenti che spesso vengono consumati proprio in diete povere di zuccheri di qualunque specie. A parte le patologie più gravi, anche per una semplice dieta dimagrante o per uno stile di vita più salutare è bene non consumare zuccheri raffinati ed evitare il più possibile tutti quei preparati industriali e non artigianali che potrebbero nuocere decisamente alla salute. Una bella pastarella o una fetta di ottimo ciambellone fatto in casa, però, non rientrano nelle categorie da evitare e a volte producono un tale livello di endorfine da compensare notevolmente l’assunzione di semplice zucchero da barbabietola. Discorso molto diverso deve ovviamente e necessariamente interessare alimenti quali il pesce, le verdure o le imitazioni dell’aceto balsamico di Modena invecchiato in botti di legni pregiati e distillato con procedimenti antichi che ne garantiscono la cremosità. Se negare una fetta di dolce fatto in casa con ingredienti genuini è paragonabile alla propaganda dei flagellanti che invocavano disgrazie e pentimenti per qualunque gioia quotidiana, è altrettanto giusto segnalare con chiarezza e regolamentare rigidamente i procedimenti di conservazione industriali.
Altrettanto importante è considerare che è necessario fare attività all’aria aperta e promuovere stili di vita sani, in ambienti non inquinati.
Questa ricetta è una rielaborazione più salutista delle pesche col vino ed è ispirata a tutte le scorpacciate di latte e Gentilini o latte e ciambellone appena sfornato che rendono le merende infantili un momento di festa.


Pesche gialle
Zucchero di canna
Sidro delle Asturie Sueve


Sbucciare le pesche e tagliarle a pezzetti irregolari di circa due o tre centimetri, cospargerle con qualche goccia di sidro e con pochissimo zucchero di canna, lasciar riposare per qualche minuto. 

domenica 16 ottobre 2016

Spadellata di carote e rapa rossa con curcuma fresca, sidro delle Asturie e Gomasio

Spadellata di carote e rapa rossa con curcuma fresca, sidro delle Asturie e Gomasio

L’oceano è qualcosa che rimane nella memoria corporea, nello sguardo e nelle emozioni più profonde di chi ne comprende l’immensa forza creatrice e generatrice di vita. È spaventoso e meraviglioso al contempo, terribile e astuto, mai calmo. È un caos in forma liquida e fa inevitabilmente pensare all’universo. Talune persone hanno l’oceano negli occhi pur non avendone la minima idea, pur non avendolo mai visto, annusato, ascoltato, sentito. Più che un elemento naturale è il senso stesso della libertà e, come la libertà, può travolgere o istigare diffidenza. La libertà è infatti qualcosa di tanto vitale quanto difficile da costruire, creare, esprimere. Per tale ragione le società aperte e democratiche hanno la necessità di creare strumenti di difesa della libertà stessa, il problema sorge quando con la scusa di tenere sotto controllo il livello di apertura e democrazia in un determinato Paese si mettono sotto controllo i cittadini e i meccanismi per ‘controllare i controllori’.
Questa ricetta unisce alla dolcezza di rape e carote l’aroma della brezza oceanica di cui sono intrise le mele asturiane alla base del sidro Crespo.


Carote
Rape rosse già pronte
Curcuma fresca
Timo citronella
Maggiorana
Gomasio
Sidro delle Asturie
Acqua per cuocere le carote al vapore
Uva ursina
Olio extra vergine di oliva
Cipolla bianca
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga


Lavare e grattare le carote, cuocerle al vapore. Far scaldare l’olio con la cipolla, l’aglio e la curcuma sbucciati e tritati finemente, quindi aggiungere le erbe aromatiche e il Gomasio, dunque sfumare con il sidro, a piacere aggiungere l’uva ursina, saltare in padella per qualche minuto. 

sabato 15 ottobre 2016

Spaetzle agli spinaci con panna di mandorle, erbette provinciali e granella di pistacchio

Spaetzle agli spinaci con panna di mandorle, erbette provinciali e granella di pistacchio

Non sempre è facile comprendere che la democrazia è fondata su principi di laicità. Si pensa che le religioni siano importanti e che altrettanto cogente sia il rispetto delle stesse tanto da inserire le maggiori festività religiose o le date più significative delle liturgie della religione che è maggiormente diffusa, o che è radicata da più tempo, in un determinato luogo. Nei Paesi cattolici la domenica è giorno tradizionalmente festivo eppure basta spostarsi in Israele per riscontrare che il sabato è il giorno sacro, non quotidiano. Questo comporta che il ‘week-end’ per gli israeliani inizia il venerdì, mentre per gli italiani il sabato, e anche per i sauditi il fine settimana è considerato il venerdì e il sabato. È evidente quanto il sentimento religioso si innesti all’interno delle società e in taluni casi rappresenti molto più che un ‘sentire’, ovvero qualcosa che dovrebbe afferire solamente alla sfera privata. Dovrebbe però essere altrettanto palese che non tutte le persone hanno le medesime esigenze e la stessa necessità di partecipare a riti che hanno come cardine la fede in un determinato credo ma è vero che la libertà, come recita una nota canzone di Gaber, “non è uno spazio libero, la libertà è partecipazione”. Relegare la partecipazione alla vita civile e ai momenti di riunione familiare e comunitaria all’appartenenza ad una religione è evidentemente qualcosa di tanto sbagliato quanto illibertario e lo Stato deve garantire l’effettiva libertà della cittadinanza nel suo complesso. È chiaro che il clero, di qualunque religione, non ha interesse alcuno a garantire la partecipazione, e dunque la libertà derivante dallo stare insieme e dal costruire insieme lo Stato perché ha tutto l’interesse a creare momenti di comunione e coesione all’interno dei propri confini ideologici e ideali. Senza arrivare a dichiarare le religioni illegali, sarebbe più che giusto pretendere che lo Stato protegga la libertà individuale e collettiva anche perché altrimenti è molto difficile comprendere a che titolo i cittadini dovrebbero partecipare agli oneri derivanti dal vivere insieme ad altri in un’organizzazione civile come quella di uno Stato democratico. Se non è rispettato il diritto alla libertà i cittadini non si sentono vincolati ad attendere ai propri doveri verso lo Stato.
Questa ricetta, in cui tutti i sapori hanno una loro identità e ben si combinano nello stare insieme, si ispira alla necessità di laicità dello Stato quale garante della libertà e della partecipazione.  

Spaetzle agli spinaci Ca’ Bianca
Panna di mandorle
Salvia fresca
Menta fresca
Timo fresco
Timo citronella fresco
Sale iodato
Acqua
Granella di pistacchio siciliano


Far bollire l’acqua, salarla. Nel frattempo far bollire la panna con le erbette fresche ben lavate e un pizzico di sale, quando è della giusta consistenza, dopo non più di 3 o 4 minuti, mettere a cuocere gli spaetzle nell’acqua bollente salata, quindi scolarli e porli nella pentola con la panna.

venerdì 14 ottobre 2016

Spaetzle di spinaci con gorgonzola dolce e menta fresca

Spaetzle di spinaci con gorgonzola dolce e menta fresca

La gentilezza, parola chiave della nuova politica internazionale di cui il Primo Ministro del Canada Justin Trudeau e Papa Francesco sono un’espressione concreta, è un modo di essere e di vivere la propria vita. Si potrebbe pensare che gentilezza e compassione, nel senso di partecipare alle passioni e alle emozioni degli altri senza farle proprie ma comprendendole, non abbia niente a che fare con la vita civile e con la politica in generale. La vita civile e politica, pensano taluni, è fatta di regole, regolamenti, leggi e ordine, eventualmente inclusione ma certamente non gentilezza o compassione, quelle sono cose che afferiscono alla vita privata, spirituale, al sentire individuale. Su questi fondamenti sono stati costruiti regimi più o meno palesemente autoritari atti a distruggere anziché proteggere e far proliferare la libertà personale e collettiva. A ben guardare questi fondamenti sono contraddittori e minano alla base le idee e le pratiche di libertà, uguaglianza, fratellanza, democrazia. Fondare una repubblica, un sistema in cui la società è considerata un insieme vivo e in costante cambiamento, costituito da elementi con esigenze, storie e soprattutto sensibilità differenti, sulla negazione della libertà individuale e collettiva è evidentemente assurdo, una contraddizione in termini. Eppure questo elemento contraddittorio sembra essere emerso nel momento in cui c’è stata maggiore partecipazione femminile alla vita pubblica e non perché le donne avrebbero ‘maggiore sensibilità’, come afferma un luogo comune difficile da sfatare, bensì perché l’esclusione di una gran parte della popolazione dalla partecipazione alla vita civile è a dir poco contraddittoria col principio di eguaglianza. Questo è assodato, le donne votano, si potrebbe obiettare. Vero, a parte il fatto che il punto non è sapere se le donne votano, bensì affermare il principio fondamentale della libertà di partecipare alla vita pubblica, di veder riconosciuti i propri meriti e le proprie capacità, anche economicamente e formalmente, così come per chiunque, la base della politica è e dovrebbe essere comprendere le esigenze reali della popolazione, di un Paese, capire e dunque indirizzare, proteggere, tutelare e poi indirizzare, programmare, costruire un presente e un futuro sostenibili rivitalizzando il passato, soprattutto nei casi di nazioni con una storia artistica e culturale particolarmente consistente come l’Italia. È evidente che per poter intraprendere le prime fasi di questo percorso è necessario avere compassione e generare una politica con gentilezza, profondo rispetto e amore.
Questa ricetta, in cui la menta fresca ingentilisce il sapore acuto del gorgonzola, seppur dolce, avvolge di morbida crema l’aroma degli spinaci.

Spaetzle di spinaci Ca’ Bianca
Latte intero
Gorgonzola dolce o Invernizzi
Menta fresca
Acqua
Sale iodato


Porre una pentola piena d’acqua sul fuoco, far bollire l’acqua. Fondere in un pentolino a fuoco bassissimo il gorgonzola con pochissimo latte, quindi aggiungere le foglioline di menta fresca appena raccolta e far bollire qualche secondo. Quando la cremina sta per bollire porre gli spaetzle nell’acqua bollente e salata il giusto. Scolarli e metterli in un recipiente, condire e girare bene. 

giovedì 13 ottobre 2016

Pomodori gratinati al forno, ricetta di Mamma Lucilla

Pomodori gratinati al forno, ricetta di Mamma Lucilla

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, recita il primo articolo della Costituzione della Repubblica Italiana, quel testo che periodicamente è oggetto di tentativi di riforma, si fa per dire, che attentano ai principi stessi della libertà e delle fondamenta su cui si fonda l’idea di democrazia e l’organizzazione repubblicana. Cosa voglia dire lavoro dopo la rivoluzione elettronica e successivamente quella dell’interconnessione planetaria è poco chiaro. Non tanto e non particolarmente per quanto concerne l’attività fisica e/o mentale che il concetto di lavoro implica, quanto per tutte le battaglie sacrosante per il rispetto dei diritti umani fondamentali. Mentre i parlamentari che non rappresentano il sentire e i bisogni della popolazione si affannano a ricercare leggi elettorali e da oltre vent’anni dibattono sulle modalità per ottenere più o meno seggi in base a sondaggi e personali, quanto costose, elucubrazioni, le persone di qualunque età e pressoché qualsiasi estrazione sociale si trovano a dover affrontare una questione assai spinosa: un mercato del lavoro non normato. In altre parole, un sistema lavorativo, che sempre in base alla Costituzione, prevede compensi adeguati alla propria formazione e abilità senza discriminazioni di sorta, soprattutto di religione, censo e sesso, illegale e totalmente al di fuori da qualunque forma di regolamentazione e tutela da parte dello Stato, che al momento è piuttosto evidentemente non rappresentato in modo democratico.
Partendo dal primo articolo della Costituzione possiamo senza remore affermare che l’Italia è un Paese fuorilegge e soprattutto una Nazione che non rispetta neanche le più basilari forme di diritto, umano e democratico.
Potrebbe sembrare un’inezia o un’esagerazione eppure al momento l’Italia sta vivendo una nuova dissoluzione del diritto, come accadde con l’Impero Romano, si è ancora in tempo per risanare tali lacune e per evitare le disastrose conseguenze che la dissoluzione del diritto comporta.
Ciò è evidente in Italia e lo è tanto più in Paesi molto più potenti e che vantano similitudini proprio con quell’Urbe di cui viene lodata la straordinaria modernità, gli Stati Uniti d’America.
Questa ricetta, semplice come gli articoli della Costituzione, è ispirata alla libertà.  

Olio extra vergine di oliva
Sale iodato
Pangrattato
Basilico
Pomodori


Lavare e tagliare i pomodori, porli in una teglia oliata, salarli, cospargere di pangrattato, un filo d’olio e qualche foglia di basilico. Infornare in forno già caldo a circa 180°C o 200°C fino a cottura, che dipende dalla freschezza dell’ortaggio e dal gusto. 

mercoledì 12 ottobre 2016

Avena piccantina cotta nel sidro delle Asturie con pomodori ciliegino

Avena piccantina cotta nel sidro delle Asturie con pomodori ciliegino

Si parla spessissimo di ‘spazio pubblico’ o più in generale di ‘pubblico’ eppure tale idea è talmente complessa e semplice nella sua ovvia accezione contemporanea, del tempo presente, da non aver necessità di essere spiegata. ‘Pubblico’ è un concetto tanto mutevole e cangiante da essere continuamente ridefinito nel sentire comune al punto che esso assume connotati affatto differenti nel giro anche di pochissimi anni o del volgere di un secolo, talvolta riportando in auge idee e concetti molto lontani nel tempo.
Durante l’impero romano erano previsti degli spazi, quali i Septa Iulia o i fori, aperti al pubblico nell’accezione odierna ma poi l’unico spazio davvero ‘pubblico’ seppur regolamentato da leggi e regole molto precise diviene la piazza intorno alla quale si assemblano città e borghi e l’idea di luoghi fruibili dalle persone di ogni rango sociale si perde indelebilmente nella notte dei tempi fino almeno alla Rivoluzione americana, a quella francese e alle successive evoluzioni più o meno sanguinarie.
Una ‘biblioteca aperta al pubblico’ ha nella città di Roma e in quella di Toronto un’accezione affatto differente, che peraltro si è alquanto modificata nel corso degli ultimi vent’anni.
Fino a neanche un lustro fa entrare in una ‘biblioteca aperta al pubblico’ romana era cosa non sempre agevole, spesso era, e ancor oggi è, richiesta una lettera di presentazione da struttura accademica o di ricerca accreditata a livello internazionale o nazionale con la motivazione per la quale si richiedeva l’accesso ad una determinata struttura ‘aperta al pubblico’ in orari rigidissimi che rendevano di fatto non fruibile a non studiosi e non studenti, prevalentemente universitari, l’ingresso.
Una biblioteca ‘aperta al pubblico’ canadese è strutturata in modo alquanto diverso. In primis è accessibile nel senso che è possibile entrarvi e consultare libri, pubblicazioni e altro materiale a prescindere, in alcuni casi, finanche dall’iscrizione alla biblioteca stessa. Taluni settori contenenti libri particolarmente pregiati e delicati sono fruibili soltanto mediante richiesta con valide motivazioni che richiedano effettivamente la consultazione di tomi rari ma per il resto, l’accesso universale alla cultura è considerata cosa ‘normale’.
Il concetto di ‘spazio pubblico’ è ancor più complesso e per definirlo servirebbe una gran quantità di ricerche.
Questa ricetta in cui si uniscono sapori oceanici e mediterranei è ispirata alle idee e ai concetti in movimento perpetuo e velocissimo come le onde che rendono uniche le spiagge asturiane.

Avena decorticata Gemme bio
Olio extravergine di oliva
Sale iodato
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Cipolletta rossa
Pomodori ciliegino
Peperoncino
Sidro natural El Sueve
Timo citronella

Fare un soffritto leggerissimo in acqua e olio di peperoncino, timo e cipolla e aglio tritati finemente. Aggiungere l’avena per renderla traslucida, salare, continuare a girare, quindi sfumare con il sidro naturale delle Asturie, far evaporare l’alcool, quindi aggiungere acqua e sidro fino a coprire per circa il doppio del volume dell’avena, far arrivare a bollore, quindi abbassare la fiamma, coprire e cuocere fino a cottura, nel caso vi fosse ancora liquido, alzare la fiamma togliere il coperchio e far evaporare.
A parte far scaldare lievemente l’olio su fiamma molto bassa, quindi aggiungere i pomodorini lavati e asciugati, salare e cuocere coperti a fuoco bassissimo, volendo aggiungere in cottura un po’ di zucchero.


martedì 11 ottobre 2016

Pasta di piselli con daikon

Pasta di piselli con daikon

Il patriottismo è spesso confuso con il fanatismo militarista e l’affettata dimostrazione di fedeltà ad istituzioni militari o civili. Si celebra nei municipi, nelle sedi più prestigiose del governo, nelle caserme eppure l’amor di patria è quello dimostrato giornalmente da milioni e milioni di persone che, nonostante tutto, continuano a creare la meravigliosa diversità italiana.
Gli eroi, i patrioti sono spesso confusi con coloro che hanno sacrificato fino all’ultimo respiro per la nascita e la creazione della nazione ma se è vero da un lato è un’esagerazione.
La patria è composta da tutte quelle persone che vivono, hanno abitato, hanno antenati e sentono di appartenere ad un determinato territorio come parte interagente, come elemento imprescindibile di qualcosa di tanto indefinibile da sembrare ovvio.
Amare la patria, riconoscersi in una bandiera o disconoscerne i colori e gli stemmi come un’offesa ha molto poco a che fare con il servizio militare, con le baionette e le trincee. D’altronde la nazione, lo stato sono concetti moderni, mentre il patriottismo è un sentimento antichissimo che si ritrova in molteplici forme.
Ha a che fare con quello che spesso viene definito il radicamento territoriale, radicamento che spesso ci risulta più evidente e più doloroso quando si è lontani da quel suolo tanto adatto alla nostra conformazione mentale e spirituale.
Certo, l’Italia, essendo il Paese con una tale biodiversità da essere di gran lunga la prima in una gran quantità di ‘classifiche’ sulle differenze che costituiscono l’essenza stessa dell’italianità, non è una nazione che stimola negli abitanti un patriottismo spontaneo. Ad un primo sguardo ma l’apparenza inganna.
Nelle dispense e sulle tavole degli italiani è più facile trovare un buon bicchiere di vino rigorosamente italiano, possibilmente acquistato non troppo lontano dal proprio territorio da chi ne produce di ‘buono’, che bevande straniere e generalmente parlando il ‘coltivato in Italia’ e il ‘fatto in Italia’ danno un senso di fiducia e confidenza che altri prodotti certamente non ispirano, non perché ‘stranieri’ ma perché la produzione italiana è generalmente espressione di una cultura variegata in cui l’orto del vicino produrrà sicuramente qualcosa di diverso, più o meno gradevole in base al gusto, e il produttore medio-piccolo riesce, soprattutto quando ha la capacità decisamente non italiana di consorziarsi e unire le forze con gli altri per affermare la propria specializzazione e specificità, ad attrarre l’attenzione e costruire la fiducia del consumatore anche di quello non troppo consapevole.
Il grande direttore d’orchestra Daniel Baremboim scrive in un suo libro interessantissimo, ‘La musica è un tutto’, edito da Feltrinelli, che è terrorizzato dalle specializzazioni eccessive per cui uno scienziato che studia una determinata materia non sa niente di tutto ciò che accade intorno a lui.
L’altissima specializzazione italiana è invece un distillato di cultura umanistica molto ampia e spesso maggiore è la capacità di conoscenza in tanti settori, più specifica sarà la specializzazione nella produzione e nella creazione. Tipicità tutta italiana, che racchiude in sé l’orgoglio patriottico più puro, quello composto da costanti tentativi di miglioramento e da quel ‘diritto al mugugno’ esercitato dagli abilissimi marinai genovesi di Camogli.
Questa ricetta è ispirata a tutti coloro che si sentono italiani e che sono fieri di esserlo, anche semplicemente riportando nel BelPaese quelle attività che possono costruire sviluppo sostenibile.

Pasta di piselli Biorì
Daikon, rape e foglie
Acqua
Olio extravergine di oliva
Sale iodato
Aglio rosso di Sulmona del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Peperoncino
Gomasio
Sale grigio di Bretagna


Sbucciare le rape di daikon e lavare accuratamente le foglie, tagliarle a pezzetti, considerando che la rapa cuoce leggermente prima della foglia. Scaldare l’olio con peperoncino e aglio tagliato sottile, quando inizia a soffriggere l’aglio mettere la verdura, salare con i sali e il gomasio, far cuocere a fuoco vivace, quindi abbassare la fiamma, coprire con un coperchio e continuare a cuocere. Lessare la pasta di piselli, scolarla e ripassarla in padella col daikon.