mercoledì 20 gennaio 2016

Pane nocciolato con farina di kamut, miele e cacao


Il kamut, o khorasan, ha una storia antichissima e particolare, proviene dall'Egitto dei faraoni ed è arrivata fino ai nostri giorni non con un processo di continuità colturale in una remota regione iraniana e, pare, tramite una germogliazione di un seme conservato per millenni in un sepolcro egizio, miracoli dell'era moderna e saperi arcaici. La farina estratta da questo cereale è un'ottima base per preparati quali pizze, focacce, paste ed è perfetta se unita ad ingredienti che fanno parte della tradizione culinaria mediterranea da millenni, quali il miele e le nocciole, con l'aggiunta di un pizzico di 'cibo degli dei', il cacao, pianta arrivata fino a noi dalle terre degli Atzechi e degli Incas, civiltà sviluppatesi dall'altra parte dell'oceano ma con tantissimi collegamenti con quella degli antichi Egizi.

Farina di kamut
Nocciole di Capranica Coopernocciole
Latte di riso
Miele millefiori locale
Lievito madre essiccato
Cacao amaro Perugina
Olio extravergine di oliva

Far tostare le nocciole sbucciate in una padella antiaderente o vulcanica, triturarle nel robot da cucina a creare una farina, unirla alla farina di kamut, mescolare bene, aggiungere, con una proporzione di circa 230gr di farina di kamut, 140gr. di nocciole sgusciate, un cucchiaio da cucina di miele sciolto all'interno di un bicchierino da 100 gr. di latte di riso tiepido, un filo d'olio, il latte e miele, sciogliere poi un cucchiaio o due in base al gusto di cacao amaro in un goccetto di latte di riso, il necessario a creare una pasta molto densa e cremosa, aggiungerlo all'impasto e lavorare a lungo. Metterlo in una insalatiera di plastica, effettuare taglietti in superficie, coprire con carta pellicola e una coperta, far lievitare. Dividere in più panetti, stendere la pasta in cerchietti di circa 8 cm di diametro e 1cm scarso di spessore, mettere in teglia con carta forno, forare con i rebbi della forchetta e infornare in forno caldo a circa 200°C per il tempo necessario alla cottura. Sono più buoni tiepidi o freddi che appena sfornati.

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