lunedì 26 settembre 2016

Pita con feta e pomodori

Il teatro è una stranissima abitudine sociale che caratterizza in modo netto la capacità dei popoli di sapersi criticare e migliorare. Ridere e piangere delle proprie miserie, di comportamenti sociali, delle nostre abitudini ci aiuta a vivere in modo più consapevole e libero la nostra vita, sociale, attiva e privata. D'altronde non è forse un caso se forme di teatro si siano sviluppate pressoché in qualunque angolo del Pianeta e in qualsiasi epoca storica. Spesso abbinato alla dimensione religiosa, che prevede una forma simile eppure diametralmente opposta di fiducia da parte di partecipanti a quel meraviglioso rito collettivo che è il teatro. Se nelle epoche passate le rappresentazioni erano anche una forma di conoscenza e di affermazione dell'esistenza di classi sociali differenti, oggi, pur mantenendo il ruolo di prima donna della comprensione di società e umori insieme alla danza, alla musica, all'arte, è un atto di puro piacere intellettuale. Prima di recarvisi si controlla il cartellone, si sceglie lo spettacolo, poi ci si veste nel modo più adatto e quindi si cambia qualche abitudine per entrare in una sala con tante poltrone, o sedie, o panche di marmo costruite millenni fa per decidere insieme ad altre persone di sospendere per poco più di un'ora i preconcetti su spazio, tempo, realtà ed entrare nella finzione collettiva che prevede una comprensione immediata di una finzione, che si vuole fare essere vera, almeno in quel momento. Si sceglie, si decide di credere a ciò che potrebbe anche essere verosimile o completamente fantastico ma che è soprattutto, o dovrebbe essere, mestiere, magia, emozione, fantasia, gioco. I grandi attori, quelli che il mestiere dell'attore conoscono fin nei più arcaici anfratti, sanno che lo 'straniamento brechtiano', il rivelare la finzione mentre la si attua e la si rende vera, è il modo migliore per carpire la fiducia del pubblico e dunque avventurarsi insieme verso gli universi di senso delle parole, delle luci, delle note, delle danze, dei silenzi. 
Molti affermano che il teatro è vita, e in effetti la vita delle società libere, aperte, democratiche è anche l'affermazione della bellezza dell'esser vivi e partecipi nella meravigliosa finzione di una delle arti che da sempre continua ad affascinare milioni di spettatori in tutto il mondo. 
Questa ricetta è ispirata alla democrazia e alla libertà di andare a teatro, di vivere, anche per un po' l'illusione fantastica della fantasia.  

Pasta Fillo Holycon
Feta D.O.P.
Pomodori dell'orto maturati al sole e raccolti in giornata
Olio extravergine di oliva D.O.P.
Sale iodato
Sesamo biologico

Lavare i pomodori, tagliarli a pezzi di circa 3 cm, porli in una terrina, condirli con olio e non troppo sale, farli riposare per qualche minuto per insaporirli, quindi sbriciolarvi la feta e mescolare bene. Oliare una teglia e porre la pasta fillo nel modo tradizionale a creare delle onde tubolari di circa 2cm di spessore che si richiudono sul ripieno. Quando la pita sarà pronta spennellare con olio extravergine e spolverare con sesamo biologico, eventualmente decorare con un foglio di pasta fillo accartocciato in modo da formare un fiocco nebuloso. Quindi infornare in forno ben caldo a 200°C o 220°C fino a completa doratura. 

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