martedì 20 settembre 2016

Pita con Taleggio abruzzese di capra e miele di acacia


L'identità culturale italiana, e parzialmente anche europea, ha una peculiarità che la caratterizza e che è al contempo un punto di forza enorme e di debolezza straordinaria, la capacità di creare minuziose variazioni di qualcosa che potrebbe essere un semplice atto della vita quotidiana fino a raggiungere altissime vette di creatività ed espressioni sublimi in capolavori assoluti dell'arte e di generale e diffusa bellezza anche nelle più piccole cose. Il medesimo atteggiamento, evidentemente, porta a volte alla convinzione, largamente condivisa nel BelPaese e in molti Paesi europei, che la leopardiana siepe del proprio orticello sia anche il limite estremo del mondo conosciuto, dello scibile umano e, fondamentalmente delle terre emerse, sommerse e disperse nei più oscuri meandri della materia stellare. Questo duplice atteggiamento si ritrova nella fondamentale disattenzione per ciò che accade oltre quella famosa e, grazie al grande poeta di Recanati, eterna siepe. Se molto si discute sui destini incrociati dell'Unione europea, sulle politiche, le alleanze e le normative che peraltro appaiono spesso molto distanti dall'orticello personale, non foss'altro che per la necessità di adeguarsi a determinati standard per ottenere talune certificazioni, molto poco si parla e si conosce di tutto ciò che accade oltre la sponda settentrionale del Mediterraneo. Da qualche anno è entrato nel linguaggio comune un ipotetico gruppo di Paesi emergenti che economicamente potrebbe richiedere lo sforzo immane di alzare lo sguardo oltre la famosa siepe per non vederla rinsecchire fino alla scomparsa in un battibaleno. B.rasile, I.ndia, C.ina, S.udafrica vengono accomunati in una sigla che ha una minacciosa assonanza con la parola inglese 'trick', scherzetto, brutto tiro. Da qualche tempo si parla con terrore di potenziali accordi euro-statunitensi su settori quali l'agro-alimentare ma niente, o quasi, si conosce della gran quantità di patti, alleanze, accordi, trattati tra i Paesi dei sette continenti, o cinque per chi è affezionato ai libri di geografia e alle mappe di spessa carta appese nelle scuole pubbliche italiane. I sette continenti sarebbero:
  • Africa: con 54 Stati,
  • Antartide che in base al Trattato Antartico appartiene ad alcun Paese ma 7 nazioni hanno parte del proprio territorio in prossimità se non proprio all'interno di esso e altri 4 avanzano rivendicazioni territoriali,
  • Asia: che sono 49, di cui 1 geograficamente asiatico e amministrativamente europeo, 3 transcaucasici talvolta considerati europei, 3 con territorio asiatico ed europeo,
  • Europa: che comprende 50 Stati di cui 1 geograficamente asiatico, 3 su territorio asiatico ed europeo, 3 transcaucasici a volte considerati europei ,
  • Nordamerica che comprende circa 41 Stati,
  • Oceania: che comprende 14 Stati, suddivisi in 4 macroregioni, 2 Stati associati, 18 territori associati che fanno parte di 6 Stati su 3 continenti,
  • Sudamerica: che comprende 15 Stati.
Esistono modelli a sei continenti, in cui Europa e Asia sono Eurasia; a cinque continenti, che o uniscono Europa e Asia nell'Eurasia e le Americhe, oppure uniscono le Americhe e non considerano l'Antartide come continente; a quattro continenti, che o uniscono Europa, Africa e Asia in Eurafrasia, oppure considerano il Continente Antico, Nuovo, Nuovissimo e Recente.
È dunque palese che immaginare l'Europa unita quale primaria possibilità di accordo tra Stati per la creazione della pace e considerare l'ONU quale lontanissimo strumento per cercare di non distruggere il Pianeta è qualcosa che potrebbe non essere la soluzione più adatta a mantenere gradevole e folta la siepe dell'orticello di ognuno. È vero che il sogno dell'Europa unita ha impiegato quasi trecento anni prima di poter essere messo in pratica, ma è anche vero che sussistono ragioni politiche, storiche e culturali che potrebbero far immaginare un'Unione più ampia, solida e concreta tra Paesi che hanno caratteristiche in qualche misura amministrativamente e politicamente assimilabili in forme di unione sovranazionale e transnazionale sempre più forti e complesse che includano Paesi e Stati 'like-minded', lasciando, al contempo, maggiore indipendenza e libertà ai territori che da decenni, se non da secoli, lottano per l'irredentismo.
Questo tipo di unione presupporrebbe, ovviamente, una forma di democrazia molto limpida e solida e soprattutto grandi competenze da parte di chi dovrebbe poi amministrare le organizzazioni preposte alla gestione amministrativa e politica di tale unione, ispirandosi a tutto il buono che è stato costruito all'interno e con altre organizzazioni e apprendendo dagli errori da non reiterare.
Nel centoquarantaseiesimo anniversario della liberazione di Roma questa ricetta, in cui sapori asiatici, europei, medio-orientali, dunque africani, e americani si uniscono a creare un insieme armonioso , semplice e delicato è ispirato ai sogni realizzabili, alle idee di libertà e alle pratiche di pace, nonché agli universi di senso di ogni singola siepe di ogni orticello meraviglioso nella propria peculiarità.


Pasta fillo
Taleggio abruzzese di capra, La Camoscina
Miele biologico di acacia
Olio per oliare e spennellare


Oliare la teglia, disporre la pasta fillo nel modo consueto per creare la pita o il burek, tagliare a pezzettini il formaggio, riempire la pasta fillo nel modo consueto per la pita e il burek. Quindi spennellare con l'olio e infornare in forno già caldo a 180°C o 200°C. Servire appena sfornato con qualche goccia di miele di acacia ed eventualmente con timo fresco.  

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