Ogni paese ha
le sue storie di irredentismo, di lotte, frustrazioni e battaglie, in
taluni casi, tanto per semplificare le cose, le vicende per la
liberazione di un territorio si intrecciano tra loro tanto da
sovrapporsi in una matassa difficilissima da sbrogliare in cui il
sentimento di ostilità reciproca tra persone anche vicinissime
sembra normale e travalica il campanilismo, la quasi naturale
rivalità tra abitanti di paesi limitrofi. Talvolta la Storia della
liberazione dagli oppressori diventa quasi paradossale e tali
paradossi sono talmente tanti che sarebbe difficile elencarli ma,
tanto per fare degli esempi all'apparenza lontanissimi tra loro, si
potrebbe pensare alle battaglie nordamericane per l'indipendenza
dalla Gran Bretagna, quella Rivoluzione Americana che tantissima
parte ha avuto nel propagarsi degli ideali di uguaglianza,
fratellanza, libertà che hanno poi infiammato gli animi europei
nell'Illuminismo e poi nel Risorgimento, mentre nel contempo si
combattevano i nativi americani a colpi di coperte infette e
baionette. Senza andare così indietro nel tempo, e senza dimenticare
i 'Sud del Mondo' si può pensare a quanto accadeva in Sudamerica e
quanto accade in Africa, in Asia e in Turchia o in Israele. Si
potrebbe finanche immaginare un paragone tra quell'esempio
straordinario di meravigliosa cultura che fu il giornalino
universitario bilingue di Alexander Langer e quanto è accaduto in
Canada recentemente con le scuse formali da parte del Primo Ministro
Justin Trudeau nei confronti delle Six Nations, quelli che da noi si
chiamano 'nativi', ma soprattutto con quello che è successo, quasi
contemporaneamente alla pubblicazione di quegli articoli pieni di
forza e coraggio, con Pierre Trudeau e l'Atto del Multiculturalismo
del Canada, che di fatto ha dato il via al multilinguismo quale
soluzione possibile all'annosa questione della francofonia o
anglofonia in una nazione in cui convivono pacificamente circa
duecento nazionalità sulla base di azioni politiche vere. Un
multilinguismo che peraltro esisteva nella pratica dei mezzi di
comunicazione, come nel caso della mitica Chin Radio di Johnny
Lombardi che trasmetteva 'solo canzonette', per aggirare il divieto
linguistico, in italiano, un'esperienza pionieristica e molto
lungimirante. In comune,
Langer e Trudeau hanno l'amore per l'ambiente e in questo, forse, il
testardo Alexander era ancor più avanguardista, ancor più
Cassandra, e aveva individuato nell'amore, nella necessità e nel
bisogno del rispetto, della tutela, della salvaguardia dell'ambiente
le vere priorità di una politica di pace.
Questa
ricetta vegana che unisce ai sapori della pappa al pomodoro maremmana
un elemento tanto in contrasto con la cultura mangereccia di quella
parte della Toscana quale il tempeh, è ispirata alle lotte
irredentiste e soprattutto alla pace che si può costruire componendo
i contrasti in modo armonioso e con la parola che meglio definisce la
politica internazionale, introdotta da Papa Francesco e ripresa da
Justin Trudeau, la 'gentilezza'.
Tempeh
Salsa di soia
Zucchine
Melanzane
Foglie di
cipolla
Olio
extravergine di oliva
Capperi
Sale
Sesamo
Paprika dolce
Vino bianco
Birra chiara
Origano
siciliano
Farina di
ceci
Aglio
Cipolla
Latte di
farro
Acqua
Tagliare a
fette e far insaporire il tempeh nella salsa di soia. Far scaldare
lievemente l'olio e aggiungere melanzane e zucchine lavate e tagliate
a dadini, quindi le foglie di cipolla, i capperi e l'origano, salare
pochissimo. Far cuocere a fuoco medio, aggiungere il tempeh, la
paprika dolce, quindi sfumare con pochissimo vino, aggiungere il
sesamo, dunque sfumare con la birra. Quando è tutto cotto e sembra
un po' poltiglioso, aggiungere il latte di farro, la cipolla tritata,
l'aglio tagliato a fettine sottilissime e la farina di ceci, girare e
far cuocere a lungo, aggiungendo, se necessario, acqua e latte fino
ad ottenere un composto denso e saporito.
Nessun commento:
Posta un commento