giovedì 8 settembre 2016

Insalata di pasta con verza viola e zucchine

Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell'adulto analfabeta è stato un bellissimo programma televisivo trasmesso negli anni '60. Tra il serio e il faceto molti affermano che Oreste Gaperini, Alberto Manzi e Carlo Piantoni hanno dato seguito all'affermazione attribuita a Massimo D'Azeglio per cui fatta l'Italia bisognava fare gli italiani. Fino a quella trasmissione, in effetti, la lingua italiana era uno stranissimo oggetto per lo più sconosciuto alla stragrande maggioranza della popolazione italiana. In Italia si parlava il dialetto, tuttalpiù il latino o meglio ancora il latinorum ma l'italiano era una lingua straniera e gli italiani, è cosa cognita, non hanno molta dimestichezza con l'apprendimento delle lingue 'forestiere'. La 'cattiva maestra televisione' in questo caso non è stata tanto cattiva quanto utile almeno a fornire alle tante persone analfabete o quasi qualche strumento per poter apprendere le basi della conoscenza razionalmente codificata in forma di pensiero. Molto più del 'servizio di leva', delle guerre e di tutto ciò che comportava un allontanamento, anche temporaneo, dalla terra natia per entrare in contatto con altre culture regionali o provinciali, il 'corso di istruzione popolare per il recupero dell'adulto analfabeta' unì gli italiani e li fece sentire parte di qualcosa che chiedeva loro di non essere tanto i 'cafoni' di Fontamara, quelli che venivano facilmente abbindolati con l'accordo ¾ e ¾ di Torlonia ma persone che avevano il diritto di conoscere. Sarebbe servito ancora del tempo prima che gli italiani avessero la consapevolezza che la conoscenza è uno strumento verso la libertà ma forse il tempo passò troppo in fretta, una nuova rivoluzione tecnologica bussava alle porte del buio della ragione e gli italiani tornarono ad essere i 'cafoni' raccontati da Silone. L'istruzione, l'alfabetizzazione, sono strumenti e forse sono le più potenti armi di cui dispone la popolazione, le armi più micidiali che esistano, tant'è che qualunque regime dittatoriale, a sfondo religioso, ideologico o militare, si premura immediatamente di tenere sotto controllo l'istruzione e la conoscenza, la libera circolazione di idee e persone. I sistemi realmente democratici, le società libere, tendono ad aprire le frontiere anche se è vero che è necessario creare meccanismi tali per difendere la libertà da parte di chi odia la libertà, ovviamente senza rendersi complici della distruzione della libertà stessa, tentazione in cui si cade inevitabilmente di fronte a ripetuti attacchi ingiustificati pensando all'autodifesa. Il problema è sempre il solito, se per difendere la libertà c'è necessità di soffocare la libertà comunque l'idea stessa, oltre che la pratica, della libertà vacilla. Il dilemma è amletico e probabilmente irrisolvibile, anche se l'istruzione e l'alfabetizzazione possono contribuire notevolmente a ridurre i rischi di attacchi e dunque di necessità di difendersi, andando a costruire le basi per la creazione di uno sviluppo sostenibile, quindi non più fondato sullo sfruttamento di persone e natura, bensì sulla pace. Difficile capire un concetto tanto facile, ancor più complicato metterlo in pratica, sebbene sarebbe semplicissimo. L'8 settembre, giorno ricordato in Italia per il Proclama Badoglio che gettò letteralmente l'Italia nel caos, ricorre il Cinquantenario della Giornata mondiale dell'Alfabetizzazione UNESCO e questa ricetta, semplicissima è ispirata a questo evento di rilevanza internazionale.


Olio extravergine di oliva
Pasta Molisana
Sale
Zucchine julienne
Verza viola
Vino bianco
Olio extravergine di oliva
Feta greca
Acqua



Far scaldare l'olio, aggiungere la verza viola tagliata a fettine sottili, salare, quindi aggiungere le zucchine tagliate julienne e salate e, sempre a fuoco vivace ma non troppo, sfumare con il vino bianco quando cominciano a dorarsi. Nel frattempo lessare la pasta in abbondante acqua salata, scolarla e passarla sotto l'acqua fredda. Condire con il condimento e con la feta lavorata con le mani, girare bene.  

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