Non è mai
troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero
dell'adulto analfabeta è stato un bellissimo programma
televisivo trasmesso negli anni '60. Tra il serio e il faceto molti
affermano che Oreste Gaperini, Alberto Manzi e Carlo Piantoni hanno
dato seguito all'affermazione attribuita a Massimo D'Azeglio per cui
fatta l'Italia bisognava fare gli italiani. Fino a quella
trasmissione, in effetti, la lingua italiana era uno stranissimo
oggetto per lo più sconosciuto alla stragrande maggioranza della
popolazione italiana. In Italia si parlava il dialetto, tuttalpiù il
latino o meglio ancora il latinorum ma l'italiano era una lingua
straniera e gli italiani, è cosa cognita, non hanno molta
dimestichezza con l'apprendimento delle lingue 'forestiere'. La
'cattiva maestra televisione' in questo caso non è stata tanto
cattiva quanto utile almeno a fornire alle tante persone analfabete o
quasi qualche strumento per poter apprendere le basi della conoscenza
razionalmente codificata in forma di pensiero. Molto più del
'servizio di leva', delle guerre e di tutto ciò che comportava un
allontanamento, anche temporaneo, dalla terra natia per entrare in
contatto con altre culture regionali o provinciali, il 'corso di
istruzione popolare per il recupero dell'adulto analfabeta' unì gli
italiani e li fece sentire parte di qualcosa che chiedeva loro di non
essere tanto i 'cafoni' di Fontamara, quelli che venivano facilmente
abbindolati con l'accordo ¾ e ¾ di Torlonia ma persone che avevano
il diritto di conoscere. Sarebbe servito ancora del tempo prima che
gli italiani avessero la consapevolezza che la conoscenza è uno
strumento verso la libertà ma forse il tempo passò troppo in
fretta, una nuova rivoluzione tecnologica bussava alle porte del buio
della ragione e gli italiani tornarono ad essere i 'cafoni'
raccontati da Silone. L'istruzione, l'alfabetizzazione, sono
strumenti e forse sono le più potenti armi di cui dispone la
popolazione, le armi più micidiali che esistano, tant'è che
qualunque regime dittatoriale, a sfondo religioso, ideologico o
militare, si premura immediatamente di tenere sotto controllo
l'istruzione e la conoscenza, la libera circolazione di idee e
persone. I sistemi realmente democratici, le società libere, tendono
ad aprire le frontiere anche se è vero che è necessario creare
meccanismi tali per difendere la libertà da parte di chi odia la
libertà, ovviamente senza rendersi complici della distruzione della
libertà stessa, tentazione in cui si cade inevitabilmente di fronte
a ripetuti attacchi ingiustificati pensando all'autodifesa. Il
problema è sempre il solito, se per difendere la libertà c'è
necessità di soffocare la libertà comunque l'idea stessa, oltre che
la pratica, della libertà vacilla. Il dilemma è amletico e
probabilmente irrisolvibile, anche se l'istruzione e
l'alfabetizzazione possono contribuire notevolmente a ridurre i
rischi di attacchi e dunque di necessità di difendersi, andando a
costruire le basi per la creazione di uno sviluppo sostenibile,
quindi non più fondato sullo sfruttamento di persone e natura, bensì
sulla pace. Difficile capire un concetto tanto facile, ancor più
complicato metterlo in pratica, sebbene sarebbe semplicissimo. L'8
settembre, giorno ricordato in Italia per il Proclama Badoglio che
gettò letteralmente l'Italia nel caos, ricorre il Cinquantenario
della Giornata mondiale dell'Alfabetizzazione UNESCO e questa
ricetta, semplicissima è ispirata a questo evento di rilevanza
internazionale.
Olio
extravergine di oliva
Pasta
Molisana
Sale
Zucchine
julienne
Verza viola
Vino bianco
Olio
extravergine di oliva
Feta greca
Acqua
Far scaldare
l'olio, aggiungere la verza viola tagliata a fettine sottili, salare,
quindi aggiungere le zucchine tagliate julienne e salate e, sempre a
fuoco vivace ma non troppo, sfumare con il vino bianco quando
cominciano a dorarsi. Nel frattempo lessare la pasta in abbondante
acqua salata, scolarla e passarla sotto l'acqua fredda. Condire con
il condimento e con la feta lavorata con le mani, girare bene.
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