lunedì 7 agosto 2017

Conserva di sugo semplicissimo senza aglio e cipolla

Conserva di sugo semplicissimo senza aglio e cipolla

Mazzini e Garibaldi sono due eroi del Risorgimento italiano di straordinario carisma. Il primo, sempre di nero vestito per esprimere il lutto per la patria oppressa, scrisse parole sghimbesce e spinose che infiammarono gli animi, fecero sollevare popolazioni, innalzare barricate e ancor oggi sono molto più che una semplice fonte di ispirazione, piuttosto sono l’espressione della speranza per il presente e il futuro delle società aperte e libere. Il secondo è il Generale invincibile, colui che contro qualunque previsione e contro qualunque pronostico fondato sulla logica riuscì a sbaragliare eserciti regolari, a vincere battaglie a dir poco impari con scene da western leoniano, in cui la superiorità numerica dell’avversario era spesso in rapporto di 10 a 1. Tutti e due spiriti liberi, pensatori e avventurieri. Mazzini non è mai stato tagliato per la guerra, non aveva il fisico adatto per tali evenienze, la sua salute era cagionevole e dalle battaglie pugnate uscì più spesso in barella per improvvise quanto violente febbri che sventolando trionfante il tricolore. Il suo coraggio si è espresso con le parole, tanto pericolose e potenti da valergli varie condanne a morte da parte di molti governi europei. Egli rischiava la sua vita e quelle delle persone che lo seguivano usando l’arma più temuta da qualunque totalitarismo: la penna. Garibaldi non riusciva a star fermo, era un condottiero di prim’ordine, non venne mai, o quasi, fatto prigioniero e si salvò sempre, riuscì sempre, o quasi, a vincere le battaglie con le armi più temute da qualunque esercito ben organizzato: la furbizia di Ulisse unita al favore popolare.
Si incontrarono in Russia e le parole che usa il Generale nel descrivere quell’incontro sono fortissime, soprattutto perché pronunciate da un ‘marino’, corsaro e condottiero. Più dell’emozione provata da Colombo quando si trovò davanti l’America.
Cosa accadde in quei momenti non è forse possibile descrivere in modo più efficace, più assoluto, più schietto e sincero di come lo ha fatto, senza fare nomi e in poche righe lasciate lì quasi fosse un’onda nell’oceano delle sue tante avventure, Garibaldi nelle sue Memorie.
C’è da pensare che il loro sia stato uno di quegli incontri tra uomini straordinari che accadono rarissime volte, fatto di sguardi e comprensione profonda, le parole di Mazzini, succulente more di pensiero tra rovi di ostico linguaggio, debbono essere apparse prive della benché minima spina al Generale. Si guardarono, forse, e si capirono, sicuramente, in un modo talmente profondo da cambiare ineluttabilmente i destini patri.

Questa ricetta è ispirata alla magia di quegli incontri che cambiano inspiegabilmente il corso delle cose. 

Pomodori ben maturati sulla pianta
Olio extravergine di oliva
Sale integrale siciliano
Foglie di cipolla, circa ½ per una pentola media
Basilico


Lavare i pomodori, tagliarli a pezzettoni, porli in una pentola d’acciaio, aggiungere olio, sale, foglia di cipolla, accendere il fuoco, girare bene, coprire e far arrivare a bollore, far sobbollire per qualche minuto, quindi passare col passaverdure, far bollire a fuoco medio basso senza coperchio fino ad aver raggiunto una densità adatta, quasi a fine cottura aggiungere il basilico in abbondanza. Versare nei barattoli o nelle bottiglie di vetro ben lavati e/o sterilizzati, chiudere bene, metterli in una pentola sufficientemente grande a contenerli, avvolgerli con stracci o separarli con cartone per evitare che si rompano durante la bollitura, mettere sul fornello, riempire d’acqua facendo attenzione a coprire i barattoli, coprire la pentola con un coperchio, accendere il fuoco, far arrivare a bollore e dunque far bollire per almeno 30’ o meglio 40’. Spegnere il fuoco, far freddare e dunque posizionare a testa in giù. Conservare in dispensa. 

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