Minestra fresca d’agosto
Giuseppe
Garibaldi è stato soprannominato forse ingiustamente l’eroe dei due mondi,
alludendo alle sue battaglie nel Nuovo e nel Vecchio continente, l’America e
l’Europa. Leggendo le sue memorie autobiografiche si comprende quanto questo
appellativo sia poco rispondente al vero, a discapito della fama del Generale
che non venne mai, o quasi, sconfitto. Se è assolutamente vero che combatté,
salvando la vita e i manipoli di combattenti che riusciva fortunosamente a
mettere insieme, in Sud America e in Europa, è altrettanto vero che le sue
avventure non si sono svolte soltanto, si fa per dire, in questi due continenti
e che la sua fama non si deve solamente, si fa sempre per dire, alla sua
invincibilità che tanto fa pensare agli eroi dell’epica greca e latina.
Garibaldi era un
uomo di tale coraggio da riuscire in imprese che sarebbero state impensabili
per chiunque altro eguagliato, anzi a sua detta superato, in tale
caratteristica dal vero amore della sua vita, Anita Duarte, detta Capivari,
dunque Garibaldi. Un uomo, insomma, che non ha timore neanche di ammettere di
essere meno coraggioso della sua intrepida moglie, la donna che gli ha fatto
cambiare itinerario di bordo in situazione perigliosissima e che lo ha
accompagnato in tutte le sue avventure finché ha avuto vita in corpo. Lui era
imbarcato su una navetta da corsaro dopo un terribile naufragio per
attraversare un guado che mai nessun altro era riuscito a navigare mentre era
braccato dai governi di mezza America del Sud perché impegnato in rivoluzioni
contro oppressori e sfruttatori, aveva perso alcuni tra i suoi amici più cari
tra le impetuose onde e gli scogli aguzzi e un gran senso di solitudine gli
creava un senso di disagio. Scrutando l’orizzonte con un cannocchiale ebbe una
folgorazione, deviò la incerta eppur sicura rotta per approdare nel golfo di
Capivari, attraccò a suo rischio e pericolo in una zona a lui quasi ignota e si
mise a cercare tra le case, in preda ad una incontenibile passione. In paese
incontrò un uomo che aveva conosciuto in chissà quale occasione, egli lo invitò
a prendere un caffè nella sua casa, lo avrebbe preparato sua moglie ma ecco che
sull’uscio apparve il motivo di tanta, per lui insolita, imprudenza: Anita. Si
guardarono, si capirono in un istante e lui senza indugio la convinse a
seguirlo. Il marito, addolorato e senza riuscire a darsi una spiegazione, morì
in un incidente di pesca in circostanze avvolte da un’aura sudamericana di
fatalismo e realismo magico. Più che seguirlo ella lo precedette, lo accompagnò
in battaglia, prese il comando di battaglie e navi in sua assenza, cannoneggiò
i nemici e gli fu da sprone quando anche a lui, uomo prima di tutto, fagliava
la caratteristica che lo avrebbe reso celebre nei secoli a venire, il coraggio
più puro. Il loro amore è talmente forte da sembrare irreale, è schietto,
sincero, pieno di felicità e di piacere, un atto di continua scelta, di
reciproca stima e amicizia, di passione assoluta. Due caratteri indomiti e
allergici a qualunque conformismo del pensiero, due eroi provenienti da due
mondi diversi, il Vecchio e il Nuovo continente, accomunati da una forza d’animo
a dir poco rarissima.
Questa ricetta è
ispirata all’amore, nella sua assolutezza.
Fagioli freschi
borlotti
Pomodori freschi
e ben maturati sulla pianta
Cipollina fresca
Olio
extravergine di oliva
Timo
Rosmarino
Salvia
Sale integrale
siciliano fine e grosso
Farina
Lievito di birra
Acqua
Parmigiano
Reggiano della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Impastare la
farina con il lievito di birra sciolto in acqua, porre in un’insalatiera,
coprire, far lievitare a lungo. Sgranare i fagioli, sciacquarli velocemente
sotto l’acqua fredda, porli in una pentola, aggiungere acqua, timo, rosmarino, salvia,
far sobbollire per il tempo necessario alla cottura né troppo al dente né
troppo morbida. Lasciar intiepidire. Stendere l’impasto lievitato in una
sfoglia di circa un centimetro, porla in una teglia ben oliata, bucherellare
con le dita, oliare, cospargere senza esagerare di sale grosso, e di un trito
di salvia, rosmarino e timo, infornare in forno ben caldo a 200°C o 220°C per
il tempo necessario alla cottura. Nel frattempo lavare e tagliare i pomodori a
pezzetti, porli in un’insalatiera, condire con sale, olio e un trito di timo e
rosmarino, lasciarli riposare finché avranno tirato fuori il naturale sughetto,
quindi aggiungere i fagioli scolati con la schiumarola, a piacere l’acqua di
cottura in base al gusto personale, e petali di parmigiano in abbondanza. Servire
con la focaccia aromatizzata appena uscita dal forno.
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