Involtini di melanzane ripieni di pasta
Si dice spesso
che l’Unità d’Italia fu fatta malissimo e che Garibaldi e Mazzini arrecarono
danni più che giovamento al Sud Italia. In effetti così non fu ma come per la
storia Erode fu il mandante della strage degli innocenti due anni dopo la sua
morte e Nerone l’incendiario dell’Urbe quando invece creò il corpo di quelli
che oggi si chiamano pompieri o vigili del fuoco e bonificò le aree popolari
rendendole più sicure contro le fiamme, così il Generale che non venne mai, o
quasi, sconfitto è diventato nell’immaginario di molti il responsabile della
mala gestione del Mezzogiorno d’Italia. Garibaldi, e Mazzini, si accorse appena
giunto in Sicilia che l’Isola andava liberata non soltanto e non tanto
dall’oppressore borbonico, particolarmente odiato, ma da profonde ingiustizie
sociali che dilaniavano un territorio di incomparabile bellezza. Capì che la
tassa sul macinato imposta dai Borboni e riproposta poi dai Savoia era una tra
le tante fonti di profonda mancanza di libertà di quel popolo generoso e
ostinatamente chiuso. Fece ciò che poté, forse con in mente le parole di
Manzoni su quei bravacci al soldo di signorotti senza scrupoli e il suo
reiterato odio per il clero, ma non fu mai messo nelle condizioni di agire come
avrebbe voluto dai Savoia, che forse temevano il suo più che giusto repubblicanesimo
o forse erano semplicemente una delle tante espressioni di bassa lega della
cupidigia nobiliare europea e pertanto non avevano punto a cuore le sorti degli
italiani. Garibaldi lottò, trascinò le popolazioni e ‘liberò’ il Sud. In
Aspromonte i Savoia gli mandarono contro l’esercito, egli non rispose al fuoco
e venne gravemente ferito ad una gamba, al malleolo per la precisione. A
Napoli, dove entrò trionfalmente dalla stazione ferroviaria, fu accolto ed
eletto e lui si batté, poncho sulle spalle, anche in sede parlamentare per
salvaguardare il Mezzogiorno. Tuonò poche parole con voce di comandante
abituato a farsi ascoltare dalle più disparate ciurme, tra i flutti impetuosi e
le battaglie perse in partenza e vinte, ostinatamente e incredibilmente sempre,
o quasi, vinte. Le frasi che usò furono semplici e c’è chi dice talmente vere
da far venire a Cavour l’attacco di crepacuore che lo portò alla morte.
Garibaldi e Mazzini non soltanto non rovinarono il Sud lasciandone decidere le
sorti da briganti e mercenari fedeli ai Borbone o a qualunque signorotto locale
di manzoniana ispirazione ma si batterono affinché fosse parte integrante,
finanche motore innovativo, di quell’Italia che si stava unendo grazie alle
loro parole e azioni.
Questa ricetta è
ispirata alla forza con cui Garibaldi amò il Sud dell’Italia.
Melanzane
Sale integrale
siciliano
Ziti o bucatini
o spaghetti quadrati
Acqua
Pomodoro ben
maturato sulla pianta
Cipolla
Olio
extravergine di oliva
Olive nere a
pezzetti a o fettine
Capperi
dissalati
Pangrattato
Ricotta al forno
siciliana o, se proprio non si trova, mozzarella affumicata
Basilico
Zucchero
Lavare bene le
melanzane, tagliarle in fette non più spesse di un centimetro, salarle,
disporle a strati in uno scolapasta, coprire con la carta pellicola e con un
peso, ad esempio una pentola piena d’acqua. Lasciar scolare circa una notte. Asciugarle
bene, friggerle in due dita d’olio, non troppo croccanti, così che risultino
ancora flessibili dopo la frittura, farle asciugare su carta assorbente. Nel
frattempo preparare il sugo. Lavare bene i pomodori, tagliarli a pezzettoni,
far scaldare l’olio con la cipollina tritata finemente, versarvi i pomodori,
salare, far bollire, quindi passare nel passaverdure, far finire di cuocere
aggiungendo capperi, olive e qualche melanzana fritta a pezzettini, un pizzico
di zucchero, aggiustare di sale, far addensare abbastanza, quasi a fine cottura
aggiungere il basilico. Far bollire l’acqua, salarla, cuocere la pasta a circa ¼
della cottura, deve essere duretta ma si deve poter modellare, scolarla,
passarla sotto l’acqua fredda, ripassarla in padella col sugo, aggiungere
abbondante ricotta al forno grattugiata oppure cubettini di mozzarella
affumicata, metterla nelle melanzane così da contenerla abbastanza bene,
chiudere con uno stuzzicadenti, porre in una teglia oliata fino a riempirla,
cospargere di pangrattato e olio, infornare e cuocere in forno ben caldo a
180°C o 200°C per il tempo necessario. Servire calde e filanti oppure a
temperatura ambiente.
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