Pappa di pomodoro al forno
Garibaldi, il
Generale, nasce corsaro per vocazione e per amore d’avventura. Le sue imprese
cominciano quando, giovanissimo, raduna un gruppetto di amici e si imbarca all’insaputa
del padre, il quale, in men che non si dica, gli sguinzaglia dietro un esperto
comandante di nave da corsa, un corsaro appunto, e lo riporta a casa per una
bella tirata d’orecchi. Nelle sue Memorie, scritte durante tutto l’arco della
sua vita e messe insieme nella casa di Caprera, che poté comperare grazie ad
una fraterna eredità, le cui pareti erano state dipinte di blu dalla donna che
lo accudì negli ultimi anni per ricordargli il mare, egli ringrazia vivamente
il suo genitore e ricorda tale episodio con tenerezza mista ad amore per la sua
stessa incoscienza. Questa avventura giovanile, che sembrerebbe uscita dalla
penna di Mark Twain, ne segnerà comunque il futuro. I suoi, accortisi che non c’era
niente da fare, egli di indole ‘marina’ era e non ci sarebbe stato nessuna
possibilità di tenerlo buono e calmo sulla terraferma, acconsentirono a fargli
fare esperienza marinaresca, cosa che non risultò difficile grazie alla stima
di cui godeva il padre nei porti di mezzo mondo. Garibaldi racconta brevemente
i suoi primi viaggi, eppure gli itinerari celati in quelle poche righe
incuriosiscono non poco chi non ha tale dimestichezza con la vita da marinaio.
Gli itinerari lo portarono verso Est, in quella Costantinopoli, oggi Istanbul,
che era un vero e proprio crogiuolo di civiltà, sapori, odori. Fu precettore di
un giovane per qualche tempo, poi si spostò verso la Russia, dove ebbe l’incontro
che lo emozionò, nella sua descrizione, più di quanto l’America poté scuotere
Cristoforo Colombo, quello con Giuseppe Mazzini. Con l’Oriente, anche estremo
visto che i suoi viaggi lo portarono in Cina e in Australia, ebbe un rapporto
marinaro, mai di combattente e forse questo lo trattenne dal raccontare ciò che
i suoi occhi poterono vedere in un momento storico di intensissimi cambiamenti
sociali e politici.
Questa ricetta è
ispirata alle avventure nascoste nelle brevi descrizioni, alle parole celate tra
le righe di una delle storie più interessanti che siano mai state vissute.
Pane casareccio
almeno del giorno prima
Aglio
Olio
extravergine di oliva
Timo
Rosmarino
Pomodori ben
maturati sulla pianta
Mozzarella
Sale siciliano
Pangrattato
Capperi
dissalati
Olive verdi
denocciolate
Far imbiondire l’aglio
nell’olio in una padella. Tagliare il pane a cubetti, tostarlo nell’olio
insaporito con l’aglio, metterlo da parte. Lavare e passare i pomodori col
passaverdure, condirli con sale, olio, trito di rosmarino e timo, capperi e
olive a fette. Passare la mozzarella col passaverdure oppure sbriciolarla con
le mani. Oliare leggerissimamente una teglia antiaderente, porre alla base il
pomodoro passato a coprire il fondo, poi uno strato di crostini di pane, uno di
mozzarella, uno di passata di pomodoro condita, abbondante ma non eccessiva, proseguire
con gli altri strati, all’ultimo aggiungere pangrattato. Infornare in forno ben
caldo a 180°C o 200°C fino a cottura ultimata. Servire caldo, non bollente o
tiepido, non freddo così che la mozzarella rimanga filante.
Nessun commento:
Posta un commento