domenica 20 marzo 2016

Torta di Primavera con melangolo candito e mandorle



Le stagioni sono definite dalle rivoluzioni della Terra e in base a solstizi ed equinozi. Nel solstizio d'inverno il Sole è allo Zenit nel Tropico del Capricorno, dunque i raggi colpiscono perpendicolarmente il Tropico del Capricorno, e nell'emisfero australe, a Sud dell'Equatore, inizia l'estate, mentre in quello boreale, a Nord dell'Equatore, è il giorno è più breve dell'anno, quello con meno ore di luce rispetto alla notte, e comincia l'inverno. Nel solstizio d'estate, al contrario, il Sole è allo Zenit nel Tropico del Cancro e nell'emisfero boreale il giorno più lungo dell'anno dà inizio all'estate, mentre in quello australe la notte è quella più lunga dell'anno. La primavera e l'autunno sono caratterizzate dalla medesima durata del giorno e della notte nei due emisferi e il Sole è allo Zenit sull'Equatore.

L'astronomia è una delle più antiche scienze studiate dall'uomo e per millenni la comprensione dei fenomeni astronomici è stata fortemente collegata al tabù della conoscenza, spesso coltivato dal clero e dalla classe sacerdotale, per influenzare, in modo anche molto diretto, le decisioni di regnanti e popolazioni. Nei secoli la conoscenza scientifica è stata tramandata anche attraverso la religione e i segreti del sapere sono stati custoditi così gelosamente da ritenere eretico chiunque osasse avvicinarsi alla conoscenza senza aver dato prova di fede nell'essenza stessa della divinità e nei precetti religiosi. Non c'è da stupirsi, dunque, se il primo giorno di Primavera nella città di Roma e la Domenica delle Palme nel mondo cattolico coincidano. La Pasqua, derivata evidentemente da ritualità ebraiche e precristiane, è una delle più importanti festività cattoliche e non viene celebrata in un giorno prefissato, bensì in base ai movimenti celesti. Si potrebbe pensare, in base agli umori dell'“Amor che move il sole e l'altre stelle”, dunque dell'essenza divina. Per le credenze cattoliche, la Domenica delle Palme coinciderebbe con l'inizio della Settimana Santa, la settimana della Passione del Cristo, con il tradimento di Giuda, l'ultima cena, la Via Crucis, la crocifissione e quindi la resurrezione.

Il simbolo della resurrezione è evidentemente molto collegato alla Primavera in cui sembra che la Natura riprenda a vivere insieme ai germogli dai semi interrati.

Molteplici sono le celebrazioni religiose primaverili, in particolar modo nelle religioni monoteiste. Quest'anno durante la Settimana Santa cattolica si celebrano anche le ricorrenze del Nawrūz, una festività persiana di origine pre-islamica, probabilmente zoroastriana, che precede di un paio di giorni il Digiuno di Ester, osservato prima del Purim, per ricordare il digiuno di meditazione e preghiera di Esther, Mordechai e degli ebrei persiani per poter avere la necessaria purezza di spirito e forza d'animo necessari a chiedere ed ottenere al Re Assuero (pare Serse I di Persia) la salvezza del popolo ebraico. Il nome Esther aveva molti significati, tra cui 'stella' e 'mirto', ma in ebraico vuol dire 'io mi nasconderò', particolarmente adatto a ciò che la donna aveva architettato, ovvero di celare la propria identità religiosa fino a svelarla soltanto per richiedere la salvezza del popolo ebraico tanto che i Copti la chiamano 'Regina di Persia'. Probabilmente la volontà divina ha voluto spiegare alle varie religioni monoteistiche la 'rinascita', lo 'svelamento' epifanico con esempi molto significativi, certo che simbolicamente, i collegamenti con il naturale svolgersi delle stagioni sembrano palesi nel tornare alla luce dopo il buio e della rinascita miracolosa del germoglio vitale dell'amore divino.

Questa ricetta per il primo giorno di Primavera racchiude in sé la freschezza e la delicatezza tipiche della stagione più floreale dell'anno e ribadisce l'idea di costante rinascita, con quattro fasi di lievitazione di otto ore.


700 grammi di farina sabina
140 grammi di burro d'alpeggio della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
300 grammi di 'sciroppo', il liquido della preparazione dei canditi (cannella in stecche, chiodi di garofano, melangolo non trattato, limone non trattato, abbondante zucchero, pepe nero in grani, acqua, senape bianca, timo fresco, anice stellato)
200 grammi di zucchero Zefiro
6 uova
150 grammi di latte tiepido
1 pezzettino di vaniglia
1 panetto di lievito di birra
Canditi di melangolo e limone
Succo di melangolo
Zucchero granella
Bicarbonato


Impastare una piccola parte della farina con il lievito di birra sciolto in un po' di latte tiepido, mettere a lievitare per otto ore. Nel frattempo preparare i canditi mettendo a bollire per qualche minuto in poca acqua un pizzico di bicarbonato, chiodi di garofano, cannella in stecche, pepe in grani, senape bianca, timo fresco, anice stellato, un melangolo aperto lasciato intero, un po' di limone, filtrare, raffreddare, far bollire con acqua e abbondante zucchero Zefiro tutti gli ingredienti, filtrare e tenere da parte il liquido, lo sciroppo, che può essere più o meno denso. Trascorse le prime otto ore, aggiungere all'impasto lievitato le uova sbattute con i 200 grammi di zucchero Zefiro, il burro lievemente ammorbidito, i pinoli, canditi tagliati a pezzettini e lo 'sciroppo' q.b., lasciar lievitare per otto ore. Nel frattempo sbollentare le mandorle, pelarle, grattugiarne julienne alcune e lasciarne altre intere, tostarle in padella antiaderente con l'aggiunta di qualche goccia di succo di melangolo e un pezzettino di vaniglia. Trascorse le seconde otto ore aggiungere parte delle mandorle tostate all'impasto e mettere in pirottini e/o in teglia unica, far lievitare per altre otto ore, quindi cospargere con zucchero, granella, mandorle sfilettate e tostate e infornare in forno non caldissimo, circa 160°-180°C per 20'-30' (pirottini) o 35'-40' (teglia unica).

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