Le stagioni sono
definite dalle rivoluzioni della Terra e in base a solstizi ed
equinozi. Nel solstizio d'inverno il Sole è allo Zenit nel Tropico
del Capricorno, dunque i raggi colpiscono perpendicolarmente il
Tropico del Capricorno, e nell'emisfero australe, a Sud
dell'Equatore, inizia l'estate, mentre in quello boreale, a Nord
dell'Equatore, è il giorno è più breve dell'anno, quello con meno
ore di luce rispetto alla notte, e comincia l'inverno. Nel solstizio
d'estate, al contrario, il Sole è allo Zenit nel Tropico del Cancro
e nell'emisfero boreale il giorno più lungo dell'anno dà inizio
all'estate, mentre in quello australe la notte è quella più lunga
dell'anno. La primavera e l'autunno sono caratterizzate dalla
medesima durata del giorno e della notte nei due emisferi e il Sole è
allo Zenit sull'Equatore.
L'astronomia è una
delle più antiche scienze studiate dall'uomo e per millenni la
comprensione dei fenomeni astronomici è stata fortemente collegata
al tabù della conoscenza, spesso coltivato dal clero e dalla classe
sacerdotale, per influenzare, in modo anche molto diretto, le
decisioni di regnanti e popolazioni. Nei secoli la conoscenza
scientifica è stata tramandata anche attraverso la religione e i
segreti del sapere sono stati custoditi così gelosamente da ritenere
eretico chiunque osasse avvicinarsi alla conoscenza senza aver dato
prova di fede nell'essenza stessa della divinità e nei precetti
religiosi. Non c'è da stupirsi, dunque, se il primo giorno di
Primavera nella città di Roma e la Domenica delle Palme nel mondo
cattolico coincidano. La Pasqua, derivata evidentemente da ritualità
ebraiche e precristiane, è una delle più importanti festività
cattoliche e non viene celebrata in un giorno prefissato, bensì in
base ai movimenti celesti. Si potrebbe pensare, in base agli umori
dell'“Amor che move il sole e l'altre stelle”, dunque
dell'essenza divina. Per le credenze cattoliche, la Domenica delle
Palme coinciderebbe con l'inizio della Settimana Santa, la settimana
della Passione del Cristo, con il tradimento di Giuda, l'ultima cena,
la Via Crucis, la crocifissione e quindi la resurrezione.
Il simbolo della
resurrezione è evidentemente molto collegato alla Primavera in cui
sembra che la Natura riprenda a vivere insieme ai germogli dai semi
interrati.
Molteplici sono le
celebrazioni religiose primaverili, in particolar modo nelle
religioni monoteiste. Quest'anno durante la Settimana Santa cattolica
si celebrano anche le ricorrenze del Nawrūz,
una festività persiana di origine pre-islamica, probabilmente
zoroastriana, che precede di un paio di giorni il Digiuno di Ester,
osservato prima del Purim, per ricordare il digiuno di meditazione e
preghiera di Esther, Mordechai e degli ebrei persiani per poter avere
la necessaria purezza di spirito e forza d'animo necessari a chiedere
ed ottenere al Re Assuero (pare Serse I di Persia) la salvezza del
popolo ebraico. Il nome Esther aveva molti significati, tra cui
'stella' e 'mirto', ma in ebraico vuol dire 'io mi nasconderò',
particolarmente adatto a ciò che la donna aveva architettato, ovvero
di celare la propria identità religiosa fino a svelarla soltanto per
richiedere la salvezza del popolo ebraico tanto che i Copti la
chiamano 'Regina di Persia'. Probabilmente la volontà divina ha
voluto spiegare alle varie religioni monoteistiche la 'rinascita', lo
'svelamento' epifanico con esempi molto significativi, certo che
simbolicamente, i collegamenti con il naturale svolgersi delle
stagioni sembrano palesi nel tornare alla luce dopo il buio e della
rinascita miracolosa del germoglio vitale dell'amore divino.
Questa ricetta per
il primo giorno di Primavera racchiude in sé la freschezza e la
delicatezza tipiche della stagione più floreale dell'anno e
ribadisce l'idea di costante rinascita, con quattro fasi di
lievitazione di otto ore.
700 grammi di
farina sabina
140 grammi di burro
d'alpeggio della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
300 grammi di
'sciroppo', il liquido della preparazione dei canditi (cannella in
stecche, chiodi di garofano, melangolo non trattato, limone non
trattato, abbondante zucchero, pepe nero in grani, acqua, senape
bianca, timo fresco, anice stellato)
200 grammi di
zucchero Zefiro
6 uova
150 grammi di latte
tiepido
1 pezzettino di
vaniglia
1 panetto di
lievito di birra
Canditi di
melangolo e limone
Succo di melangolo
Zucchero granella
Bicarbonato
Impastare una
piccola parte della farina con il lievito di birra sciolto in un po'
di latte tiepido, mettere a lievitare per otto ore. Nel frattempo
preparare i canditi mettendo a bollire per qualche minuto in poca
acqua un pizzico di bicarbonato, chiodi di garofano, cannella in
stecche, pepe in grani, senape bianca, timo fresco, anice stellato,
un melangolo aperto lasciato intero, un po' di limone, filtrare,
raffreddare, far bollire con acqua e abbondante zucchero Zefiro tutti
gli ingredienti, filtrare e tenere da parte il liquido, lo sciroppo,
che può essere più o meno denso. Trascorse le prime otto ore,
aggiungere all'impasto lievitato le uova sbattute con i 200 grammi di
zucchero Zefiro, il burro lievemente ammorbidito, i pinoli, canditi
tagliati a pezzettini e lo 'sciroppo' q.b., lasciar lievitare per
otto ore. Nel frattempo sbollentare le mandorle, pelarle,
grattugiarne julienne alcune e lasciarne altre intere, tostarle in
padella antiaderente con l'aggiunta di qualche goccia di succo di
melangolo e un pezzettino di vaniglia. Trascorse le seconde otto ore
aggiungere parte delle mandorle tostate all'impasto e mettere in
pirottini e/o in teglia unica, far lievitare per altre otto ore,
quindi cospargere con zucchero, granella, mandorle sfilettate e
tostate e infornare in forno non caldissimo, circa 160°-180°C per
20'-30' (pirottini) o 35'-40' (teglia unica).
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