martedì 24 maggio 2016

Fagottelli mele e spezie orientali con cuore di Parmigiano fondente e marmellata di arance amare

 “Il Piave mormorava / calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il 24 maggio...” Questo è l'incipit di una delle più note canzoni patriottiche italiane, e che fu effettivamente inno italiano anche immediatamente dopo la liberazione del nostro Paese dalla dittatura nazi-fascista per ribadire la scelta scellerata e colpevole della Casa Savoia di consegnare di fatto l'Italia a Mussolini e alla sua cricca di gerarchi e picchiatori. L'inno fu composto, in occasione della battaglia che vide gli scalcinati soldati italiani sconfiggere l'esercito austro-ungarico, dal napoletano Ermete Giovanni Gaeta, che si faceva chiamare E.A. Mario in onore del nobile, di nascita, patriota garibaldino e mazziniano Alberto Mario, un patriota della provincia di Rovigo, protagonista di certa fama del Risorgimento veneto e italiano. Il collegamento tra il Nord e il Sud in questa canzone che ancor oggi echeggia nella memoria patria è indicativo di quello che è il sentimento di italianità per gli italiani di qualunque regione e latitudine, un'unità creata con e composta di differenze culturali, linguistiche e ovviamente culinarie, eppure profondamente radicata in un territorio la cui caratteristica primaria è l'espressione della bellezza in forme e stili affatto differenti tra loro. “L'uomo del futuro – scriveva nel 1925 il nippo-austro-ungarico aristocratico ideatore dell'Unione Paneuropea, conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi - sarà un incrocio multietnico (mescolanza razziale). Le razze e le caste di oggi – ipotizzava - gradualmente scompariranno a causa della scomparsa di spazio tempo e pregiudizio. La razza del futuro sarà euroasiatica-africana, esternamente simile agli antichi egiziani e sostituirà le varietà dei popoli attuali, con una varietà di individui”.
Non è andata proprio così, si potrebbe affermare oggi eppure le 'mescolanze' ci sono state e spesso quelle che funzionano in modo più efficace sono quelle in cui l'essenza profonda dell'identità culturale viene rispettata mantenendo solidissime le idee e le pratiche di rispetto dei diritti fondamentali delle persone.
In questa ricetta suggestioni speziate dell'Estremo oriente dialogano con elementi tradizionali della cucina italiana, con un risultato in cui il dolce, il salato, l'amarognolo e lo speziato esprimono la loro essenza senza sovrastare aromi, sapori e tipicità.


Farina sabina
Olio extravergine di oliva Sabina D.O.P. o di sasso dei Monti Lucretili
Spumante
Curry mild in polvere
Zenzero in polvere
Genziana di Papà Pietro
Mele
Cardamomo
Curcuma in polvere
Lievito di birra
Acqua tiepida
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore



Impastare la farina con il lievito di birra sciolto in acqua tiepida, un goccetto di genziana, le spezie, il cardamomo mondato dalla buccia esterna, le mele tagliate a pezzettini piccoli, un goccio di spumante e di olio extravergine di oliva. Porre in un recipiente, coprirlo con carta pellicola e una coperta, lasciar lievitare. Creare dischetti di circa 10cm di diametro e 2cm di spessore, farcirli con un tocchetto di Parmigiano Reggiano e marmellata di arance amare, richiuderli, infornare in forno già caldo a 200°C-220°C per una ventina di minuti.

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