giovedì 12 maggio 2016

Arancini con gorgonzola piccante e birra


Il 12 maggio 1820 a Villa Colombaia, a Firenze, nasceva una donna dal carattere forte, indomito e ribelle da una famiglia britannica composta da persone piuttosto agiate, molto colte e di idee alquanto libertarie, che avevano cambiato il proprio cognome in 'Usignolo', tanto delicato e raffinato era il loro animo. La bellezza della città toscana incantò talmente i genitori da chiamare la piccola Florence, cui si aggiunse ovviamente il cognome Nightingale, un nome che sarebbe rimasto scolpito nella memoria di generazioni e generazioni di persone. Indomita e instancabile, fu soprannominata 'la signora con la lampada' perché fino a notte fonda si attardava per le strade ad elargire cure a chi ne aveva bisogno. Girò il mondo per curare e assistere gli ammalati, portare sollievo ai feriti e soccorrere i moribondi. Affermava di aver sentito la voce di Dio chiamarla ad un compito che all'inizio non era riuscita a definire bene. Poi cominciò a sfidare le regole e il rigidissimo conformismo vittoriano girovagando da sola anche nei quartieri poveri, cosa alquanto disdicevole per una 'signorina bene' a quei tempi. Anche la sua famiglia si oppose a quella inclinazione, l'avrebbero incoraggiata su pressoché qualunque altra forma di conoscenza ma quel vagare per le strade era proprio disonorevole. La sua è stata la storia di una donna coraggiosa, eroica e fortissima, che, come spessissimo accade con le persone davvero straordinarie, non aveva la sensazione di fare qualcosa di 'strano', era certa di agire nella ovvia normalità dello scorrere della vita. Avrebbe voluto insegnare, a suo modo l'ha fatto, con l'agire e non con le lavagne. La sua determinazione era la sua forza, la sua bellezza e la luce che emanava la piccola fiammella della sua lampada era quella della speranza. In suo onore si celebra il 12 maggio la giornata degli infermieri e questa ricetta è ispirata ad uno tra i lavori più difficili e complessi delle società contemporanee, un mestiere che è croce e delizia di chi lo svolge, che presenta momenti di intensa gioia e bellezza e altri di amarezza e difficoltà.


“L'assistenza è un'arte – affermava – e se deve essere realizzata come un'arte, richiede una devozione totale ed una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore; con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano, il tempio dello spirito di Dio. È una delle Belle Arti. Anzi, la più bella delle Arti Belle”.


Parole che ispirano e che rendono evidente l'eccezionalità di una persona animata da tale sincera forza di pensiero e di azione.


E allora un bel brindisi alla sua nascita, con un po' di birra che rende amarognolo il riso alla base di questi arancini e che, soprattutto, è una bevanda distillata per millenni da mani femminili, sacerdotesse e vestali, conoscitrici silenziose di saperi arcani.






Riso arborio


Cipolla bianca da forno


Birra chiara


Acqua


Sale


Gorgonzola Croce piccante


Latte intero


Olio extravergine di oliva


Uova


Pangrattato





Fare un soffritto leggero con poca cipolla tritata in olio e acqua. Aggiungere il riso crudo, far brillare, salare lievemente, aggiungere birra. Quando si asciuga il liquido aggiungere acqua con pochissima birra, far cuocere girando costantemente. A cottura quasi ultimata aggiungere il Croce a pezzettini e dunque un goccetto di latte. Lasciar riposare per qualche ora. Appallottolare il riso e inserire al centro un cubetto di Gorgonzola piccante Croce. Ripassare nell'uovo sbattuto e nel pangrattato. Friggere o mettere in una teglia oliata con un filo d'olio o un fiocchetto di burro, infornare in forno ben caldo a circa 180°C-200°C finché son ben dorati in superficie.

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