Alcune
festività entrate ormai nell'uso corrente hanno spesso un'origine
antica o politicamente rilevante e sono poi state riprese,
rielaborate e riadattate per fini commerciali. È questo il caso
della Festa della Donna, che dovrebbe essere un'occasione per una
riflessione critica sul femminismo ed è diventata la giornata in cui
è 'da galantuomini' regalare un rametto di mimosa ad una donna
andando a snaturare completamente il significato della giornata.
Medesima sorte hanno gran parte delle festività religiose, riti che
dovrebbero essere osservati in piena pace dello spirito e purezza
d'animo e che invece sono spesso l'occasione soltanto per il consumo
acritico di merci e parentele. La festa della Mamma in realtà non ha
subito molte modifiche nel corso degli anni e ha mantenuto saldo il
principio maschilista della donna sposa e madre prolifica. È stata
infatti inventata durante il Ventennio, nel 1933, a ridosso della
Seconda Guerra Mondiale, quando le lotte risorgimentali delle donne,
spessissimo anche madri, per i diritti civili erano stati fagocitati
da uno dei peggiori regimi dittatoriali del Novecento, il Fascismo,
che si è trovato in buona compagnia col Nazismo, col Franchismo e
con lo Stalinismo e suoi derivati. La Festa della Mamma è stata poi
riproposta da associazioni di fiorai liguri con l'intento di
sponsorizzare la vendita di fiori. Ideata dall'ideologia fascista è
stata dunque riportata in auge con chiaro e palese intento
consumistico. L'elemento da sottolineare in questo caso è certamente
la coerenza, la chiarezza con cui si è cercato, riuscendoci alla
perfezione, di costruire un'operazione da mercanti riadattando in
forma contemporanea slogan dell'era fascista. La festa c'è, si
celebra e i bambini nelle scuole vengono invitati a preparare
oggettini da regalare alle mamme. Si può immaginare dunque di agire
criticamente su qualcosa creato in modo poco rispettoso per le donne
e soprattutto per tutte le donne che lottano quotidianamente per
l'affermazione dei propri diritti di cittadine libere. Partiamo
dunque da ciò che c'è di bello: la maternità è qualcosa di
talmente meraviglioso e complicato che andrebbe festeggiato tutti i
giorni dell'anno. Qualcosa che dovrebbe essere ripensato soprattutto
in relazione alla paternità, al ruolo sempre più attivo e
partecipato del padre, tenendo sempre in conto che la maternità è
creazione, è la fase più naturale e più difficile che le donne si
trovano ad affrontare. Una madre è certamente una donna che riceve
volentieri un fiore ma è anche la stessa persona che sa di dover
difendere quel fiore con le unghie e con i denti ed è la medesima
persona che vive, ama, respira, sa essere felice e triste. Il ruolo
della madre sembra a volte costruito come una gabbia intorno alla
donna, che sia un obbligo sociale a cui non ci si può non attenere o
semplicemente una forma di repressione politica. Ma non è un ruolo
quello che le donne svolgono quando diventano madri, è qualcosa di
molto, molto diverso che va oltre qualunque forma di comprensione
razionale. Con l'augurio che questa giornata della madre sia un modo
per riaffermare i diritti fondamentali di donne, uomini e bambini
all'interno di una società che si spera sia sempre più libera e
aperta, questa ricetta riflette l'amarezza e la dolcezza che si
esprimono in modo assoluto nell'essenza stessa della maternità.
Riso arborio
Cipolla
bianca da forno
Birra chiara
Acqua
Sale
Gorgonzola
Croce piccante
Latte intero
Olio
extravergine di oliva
Fare un
soffritto leggero con poca cipolla tritata in olio e acqua.
Aggiungere il riso crudo, far brillare, salare lievemente, aggiungere
birra. Quando si asciuga il liquido aggiungere acqua con pochissima
birra, far cuocere girando costantemente. A cottura quasi ultimata
aggiungere il Croce a pezzettini e dunque un goccetto di latte.
Inpiattare e servire con un fiore commestibile.
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