“Il
problema del terrorismo è mettere al sicuro i profughi”. Questo ha
detto, e fatto, il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, figlio
di Pierre Trudeau, il Primo Ministro canadese che promulgò l'Atto
del Multiculturalismo e sotto la cui direzione si sviluppò il più
dirompente e rivoluzionario movimento pacifico di liberazione del
Novecento, la cosiddetta 'rivoluzione sessuale'. Un movimento le cui
parole d'ordine erano 'pace' e 'amore' e che si propagò con la forza
delle onde oceaniche dalle università canadesi alla Costa
Occidentale statunitense per poi approdare in Francia, in Italia e in
tutta Europa.
Non stupisce
che Justin abbia seguito le orme di Pierre e se è vero quello che
diceva il genio tra i geni, Leonardo da Vinci, che 'tristo è quel
discepolo che non avanza il maestro' il bel sorriso impresso sul
faccione contento del premier più fotogenico del pianeta è un
segnale inequivocabile. Trudeau padre ha osservato e risolto
brillantemente la questione delle moderne società multiculturali e
il figlio ha impallinato il terrorismo riportando la questione a
semplicissime priorità. Se ci sono popolazioni in pericolo il
problema non è il blaterante di turno, il problema è mettere al
sicuro le popolazioni in pericolo. Un rovesciamento del punto di
vista, da luogo dell'osservazione a punto di essere, momento
dell'essere e dell'agire. Dal guardare la questione dall'alto del
proprio scranno di potere al decidere in base all'ovvio senso di
partecipazione e civiltà democratica.
Il Primo
Ministro canadese ha agito ascoltando la propria natura, i principi
fondamentali della civiltà occidentale, quella del rispetto
fondamentale dei diritti umani e delle libertà individuali e
collettive.
È uno ma le
sue parole e le sue azioni non cadono nel vuoto.
D'altronde la
libertà e la pace sono difficilissime da costruire, è un processo
lento e che deve essere costantemente rivitalizzato, anche dalla
testardaggine di una persona o di un gruppetto di persone. Questo è
il caso di Louis-George Tin, classe 1974, che è riuscito a
mobilitare l'opinione pubblica su quello che oggi ci sembra
un'ovvietà, attuando un rovesciamento di senso, anche semantico, del
concetto di malattia e di 'salute' mentale applicato alla libertà di
scelta. Il 'malato mentale', ha dimostrato Tin, non è chi ha un
orientamento sessuale piuttosto di un altro, bensì chi ha un timore
talmente forte della sessualità libera da definirla 'malattia',
perversione e deviazione comportamentale, come è stato il caso della
'bibbia medica' di psicologi e psichiatri che fino al 17 maggio 1990
tale definiva l'omosessualità. E così il 17 maggio è diventata la
giornata contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia.
Importantissimo è l'uso delle parole in questa occasione, non si
celebra infatti la giornata per l'orgoglio omosessuale, bensì la
giornata contro la fobia della libertà di scelta, e non è un caso
che Louis-George Tin si occupi contestualmente di xenofobia.
Questa
ricetta è ideata dunque per celebrare idealmente la giornata con
gioia, unendo agli intensi sapori europei la morbidezza dello
sciroppo d'acero.
Farina sabina
Lievito di
birra
Acqua
Gorgonzola
Piccante Croce
Sciroppo
d'Acero Biologico
Impastare la
farina con il lievito di birra sciolto in acqua, mettere a lievitare.
Dall'impasto ricavare dischetti di circa 2,5cm di spessore e 7cm di
diametro, farcirli con cubetti di Gorgonzola piccante Croce e un
goccino di sciroppo d'acero, chiudere e infornare per meno di una
ventina di minuti in forno caldo a circa 200°C-220°C.
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