mercoledì 15 giugno 2016

Cardi in padella con menta fresca e vino bianco


Quante strade deve percorrere un uomo
prima che possa essere chiamato uomo?
La risposta, amico mio sta soffiando nel vento


Così Bob Dylan, il menestrello statunitense delle battaglie civili, l'erede spirituale e artistico di Woody Guthrie, cantava nel 1962. La domanda, però, è rimasta a lungo nel vento ed è arrivata nello spazio interstellare grazie a Douglas Adams, l'autore della “Guida galattica per autostoppisti”, vero e proprio must read per astronauti e astrofili, tanto da rappresentare la “Domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto” cui il super-computer Pensiero Profondo dà la risposta '42'. Le teorie che si sono sviluppate su questo numero sono innumerevoli, fantasiose e spessissimo scientificamente validissime. Si parte dai calcoli di numeri naturali in base 13 per arrivare al tempo che occorre alla luce per attraversare il diametro di un protone di una particella d'acqua durante la creazione dell'arcobaleno, equivalente a 10 elevato alla – 42 secondi. La risposta reale del perché l'autore in questione abbia scelto il numero 42 la fornisce egli stesso: “ero seduto alla scrivania, guardai fuori e scrissi '42', ecco tutto”. Gli autostoppisti galattici hanno però continuato a immaginare che le cose non fossero così semplici, al punto che l'astronauta Samantha Cristoforetti ha chiamato Avamposto 42 il suo blog dalla ISS. A volte, però, le risposte sono davvero semplicissime seppur possano sembrare estremamente complesse a chi ha la capacità di ritenere vero e reale soltanto ciò che è spiegato in modo complicato. Ma questa è un'altra storia. Non sarà forse il 42 la risposta che soffierà nel vento, potrebbe essere invece una delle tante proposte di energia alternativa e verde al petrolio e allo sfruttamento di fossili non rinnovabili su cui i ricercatori del Pianeta stanno cercando delle risposte. Una disamina molto interessante è stata proposta in un numero della rivista radicale Diritto e Libertà, diretta da Mariano Giustino, ormai emigrato in Turchia alla ricerca di venti di ribellione e protesta, e certamente un bel quadro di quel che bolle in pentola nel settore della ricerca è possibile averla durante le tante iniziative organizzate il 15 giugno durante la Giornata mondiale del Vento coordinata in Italia dall'ENAV.
Questa semplicissima ricetta è ispirata proprio dalla tendenza a rendere scientificamente complesso qualcosa di semplice e naturale, come le erbe spontanee con cui Madre Natura generosamente ci nutre.
Il cardo selvatico è infatti una pianta spontanea, un po' difficile da pulire, con splendidi fiori e foglie screziate di ostica bellezza, che ha, tra i tantissimi effetti depurativi, un notevole effetto diuretico ed è particolarmente indicato per depurare il fegato, ghiandola di grandissime dimensioni il cui corretto funzionamento è particolarmente importante per la salute del nostro corpo.
È piuttosto saporito e adatto a tantissime ricette, tutto sta nel riconoscerlo, tagliarlo in modo da non rovinare la pianta e pulirlo nel modo giusto, saperi antichi che si tramandano di generazione in generazione.


Cardi selvatici
Vino bianco
Sale
Menta fresca
Aglio
Olio extravergine di oliva di sasso dei Monti Lucretili o Sabina D.O.P.
Acqua



Pulire i cardi rimuovendo le spine, sciacquarli poi togliere i filamenti più duri dopo averli messi a bagno in acqua e limone, dunque tagliarli a pezzetti di circa 3 o 4 cm di lunghezza, lavarli per bene. In una padella far imbiondire uno spicchio d'aglio, aggiungere i cardi, salare, aggiungere la menta fresca, far cuocere a fuoco vivace, irrorare con vino bianco, far cuocere e dunque irrorare con acqua, quasi a fine cottura aggiungere altre foglie di menta. 

Nessun commento:

Posta un commento