Il 12 giugno
è festa nazionale in Russia, si celebra l'indipendenza dall'impero
sovietico ma molte persone non hanno granché da festeggiare. La
dissoluzione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, la
Caduta del Muro di Berlino, la Perestrojka e Solidarność hanno
infiammato gli animi di chi crede nella forza della democrazia quale
sistema migliore finora implementato dalle società.
La relativa pace
in cui tale dissoluzione è avvenuta è stato forse l'elemento più
sorprendente.
Il colpo di coda si è avuto nelle periferie
dell'impero, nella ex Jugoslavia, in Ucraina, in Cecenia, ma la
guerra civile è stata evitata, paradossalmente dall'avidità di
gerarchi abituati a capire alla svelta i cambi al vertice per schivare i gulag e le torture che loro stessi erano abituati ad infliggere.
Molti gerarchi hanno sfruttato l'occasione per costruire piccoli
imperi economici all'interno dell'ex impero, molti di loro hanno
semplicemente esplicitato ciò che facevano prima del crollo
dell'URSS, ostentando una ricchezza sfacciatamente volgare.
Indipendenza da che e da chi? si chiedono in molti, almeno stando al
resoconto di Konstantin Von Eggert, e c'è davvero da domandarselo perché certo non è indipendenza
dalla fame, dalla corruzione, dalla povertà, dallo sfruttamento,
dalla mancanza di libertà.
Nel corso degli anni i vari gerarchi
hanno dimostrato in che modo il capitalismo sarebbe stato 'innestato'
in un sistema a base sovietica, nel modo più atroce, crudele e
assurdo. Sembra che la Russia non abbia pace, di certo non ha
giustizia né ne ha mai avuta.
Dagli Zar ai Soviet fino al
capitalismo più becero che 'se ne frega' di diritti umani
fondamentali e democrazia, la Russia ha calpestato incessantemente il
concetto stesso di libertà.
Quindi la domanda 'indipendenza da che?'
parrebbe più che logica in un Paese contemporaneo che sta vivendo un
nuovo Medioevo, basato su un divario forse incolmabile tra ricchissimi e
poverissimi, in cui la classe media, la borghesia liberale e libertaria, non
ha davvero senso di esistere.
La Russia continua ad essere la
dimostrazione provata che il nemico del popolo non è la borghesia,
bensì le dittature, in tutte le loro forme.
Questa
ricetta è un augurio per il giorno dell'indipendenza della Russia da
qualunque forma di oppressione affinché l'Europa possa veramente
dirsi unita, libera e in pace.
Acqua
Farina sabina
Lievito di
birra
Pecorino
pepato di Ischia di Castro
Olio
extravergine di oliva di sasso dei Monti Lucretili o Sabina D.O.P.
Sale
Passata Mutti
Impastare la
farina con il lievito sciolto in acqua tiepida. Porre in un
recipiente, coprire con la pellicola e con la coperta, far lievitare.
Creare dischetti di circa 8 cm di diametro e 2 cm di spessore, farcirli con passata e pecorino, richiudere, porli nella carta forno
e dunque in teglia, oliare e salare la superficie.
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