Pizza rustica con ricotta e limone
La confusione
tra liberismo e liberalismo è sempre stata piuttosto ingarbugliata,
specialmente in Italia, dove il liberalismo non ha avuto modo di svilupparsi
dopo la Liberazione, un po’ per diffidenza nei confronti di chi si era
arroccato sull’Aventino e aveva lasciato mano libera al fascismo, un po’ perché
la Resistenza italiana si è sviluppata su altre basi. Le persone con idee
liberali in molti casi non hanno visto la realizzazione pratica di ciò che
ritenevano giusto, ad esempio l’Europa Unita, per cause più o meno naturali e
il liberalismo di fatto nel BelPaese è sempre rimasto un magma nebuloso
indistricabile, una coperta corta e sbrindellata stiracchiata di qua e di là o
usata quale spauracchio per spaventare le masse proletarie e la piccola e media
borghesia oppure quale forma di giustificazione per alleanze improbabili tra
personaggi politici di schieramenti differenti. In altri Paesi il liberalismo
si è invece sviluppato, nelle teorie e nelle pratiche, alcune molto
interessanti, altre meno. Tra le nazioni che meglio hanno sviluppato tale
concetto vi è sicuramente il Canada, il cui partito liberale è attualmente
quello di maggioranza e comunque ha costituito nella storia una tra le due più
importanti coalizioni politiche.
Liberale, in
Canada, è chi pensa che ‘lo Stato non entra nella camera da letto della
Nazione’ ma fa di tutto affinché non vi siano discriminazioni, chi pensa che
l’istruzione e la sanità debbano ovviamente essere pubbliche e funzionanti, che
lo Stato abbia una parte rilevante nell’aiutare l’economia del Paese. Teorie e
pratiche ben diverse da quelle conservatrici della fazione opposta che invece è
apertamente liberista, seppur nei limiti dell’estremamente corretto
politicamente della democrazia nordamericana.
In molti Paesi
europei e nella stessa Unione il liberalismo e il liberismo sono nettamente
separati e spesso antitetici, mentre non lo è affatto il liberalismo e il
libertarismo, che presuppone un amore incondizionato per la e le libertà
individuali e collettive realizzabile con un intervento costante e molto
presente dello Stato.
Il punto è capirsi
sul concetto di intervento dello Stato nelle attività della Nazione.
Il liberalismo,
a braccetto col libertarismo e non col liberismo, prevede che lo Stato
comprenda le esigenze reali della Nazione, ne prenda atto e agisca di
conseguenza a tutela in primis delle minoranze ma soprattutto del funzionamento
dello stesso. Non è immaginabile una tassazione senza trasparenza e
investimenti oggettivamente rilevanti e necessari alla pacifica convivenza. Si presuppone,
in altre parole, che lo Stato sia il primo alleato del cittadino, qualunque
siano le sue idee, i suoi orientamenti, nella realizzazione delle proprie
aspirazioni ovviamente atte al miglioramento personale e sociale, individuale e
collettivo e che non ledano in alcun modo la libertà altrui né, soprattutto, i
diritti umani fondamentali e lo Stato stesso.
Una popolazione
istruita in cui le possibilità e le opportunità siano collegate alla effettiva
capacità individuale di migliorarsi e progredire sono una manna dal cielo per
la società, pensa e agisce il liberale, pertanto lo Stato dovrà agire affinché
ciò sia possibile non soltanto sulla carta ma nella realtà, sia con leggi che
impongano determinati comportamenti, quali ad esempio l’indicazione in più
lingue delle istruzioni per obliterare un biglietto della metropolitana, sia
con l’incentivazione di buone e necessarie pratiche, quali ad esempio gli asili
nido nei posti di lavoro privati.
Il liberalismo è
fondamentalmente un modo di agire la politica che implica la fiducia nel
progresso sociale, un po’ come affermava e propugnava Mazzini. Tutto questo
poco, molto poco ha a che fare col liberalismo, a meno che non si intenda
questo concetto associato al primo, in quanto esiste un liberismo liberale,
ossia una libertà di intrapresa e di impresa incoraggiata dallo Stato che non
mette più di tanto il naso in certe faccende ma che fa sì che il più debole sia
sempre tutelato e che la cittadinanza sia messa nelle condizioni atte a poter
liberamente intraprendere attività economiche, eliminando lo sfruttamento quale
base di rapporti economici non liberi e pertanto non liberali, non libertari e
non liberisti.
Questa ricetta,
semplice e delicata, è ispirata alla necessità del liberalismo in Italia.
Pasta sfoglia
Ricotta
Latte
Sale integrale
Scorza di limone
non trattato grattugiata
Noce moscata
Sesamo
Rosso d’uovo per
spennellare
Lavorare la
ricotta con latte, sale, scorza di limone, noce moscata così da creare una
crema spumosa altrimenti la ricotta si indurisce. Quindi porla all’intern°C o o
della pasta sfoglia, richiudere i bordi, spennellare col rosso d’uovo e
infornare in forno ben caldo 180°C o 200°C per una ventina di minuti o una
mezzoretta.
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