Amatriciana bianca
In molte piazze
italiane l’amatriciana per Amatrice, dal giorno del sisma nel Centro Italia, è
diventata una sorta di enorme sagra nazionale, peccato che poi, allo stato
delle cose, gli amatriciani, i marchigiani, gli umbri e le popolazioni colpite
dagli effetti devastanti di un terremoto di quell’entità in un territorio
antico, si siano trovati ad affrontare uno tra gli inverni più rigidi degli
ultimi anni in condizioni a dir poco difficili.
La popolazione
italiana è solidale, vuole aiutare, fare, agire e non sa bene cosa. Si scende
in piazza, si organizzano amatriciane, si devolve il ricavato ai comitati e si
guarda sgomenti le foto che testimoniano le enormi difficoltà che debbono affrontare
i cittadini italiani tra promesse farlocche e viaggi di lusso di chi dovrebbe
essere proprio in quelle zone a far sì che tutto sia a posto, che i civili
siano sani e salvi. I politicanti italiani, è ormai tristemente noto, non hanno
le capacità di svolgere il proprio mestiere. Gli italiani dovrebbero poter
avere il modo di dar loro il benservito e di farsi governare da persone
competenti e con il senso dello Stato. Parole che a volte sembrano quasi
utopistiche. Quello che si prefigura, però, nelle aree terremotate, come è
accaduto per L’Aquila, è una responsabilità penale di gravissima entità da
parte di chi avrebbe come funzione primaria quella di tutelare e proteggere i
cittadini, i civili.
Le foto, le
immagini, le grida accorate di chi è senza più una casa, senza più un paese,
una piazza, una chiesa, un bar o un’edicola, senza una vita normale e
attanagliato dalla morsa del freddo, cercando di salvare gli animali e quel che
resta della propria identità sono strazianti. E ancor più lo sono facendo un
rapido e sommario conto di tutti i soldi che sono stati raccolti in Italia,
tramite la Regione Lazio, la Protezione Civile, e le varie organizzazioni
preposte a dare un rifugio alla popolazione, a mettere in sicurezza il sovrano
Popolo Italiano.
Evidentemente le
istituzioni italiane attuali sono piuttosto anarchiche e alla sovranità
popolare fanno una sonora pernacchia degna del miglior Totò.
Questo si chiama
anche rovesciamento dello Stato di Diritto, e ci sono fior di casi nella
giurisprudenza penale internazionale che si fondano su tale forma di negazione dello
Stato da parte dello Stato stesso. In altre parole: è molto grave e non è un
caso che ciò sia avvenuto mentre l’Italia sta scivolando ancora più in basso
nella classifica dei Paesi con un decente livello di informazione libera.
La libertà in
una democrazia è anche sapere che essere cittadini ha un fondamentale valore a
livello domestico e internazionale, avere certezza dell’esistenza dello Stato
quale garante dell’incolumità e dei diritti dei cittadini è uno dei pilastri di
qualunque sistema democratico.
Sarebbe
auspicabile, a dir poco, che ciò avvenga in tempi brevissimi eppure la
liberazione dell’Italia dall’oppressore attuale, la corruzione, sembra impresa ancor
più complessa di quella che ha portato all’Unificazione, che sembrava un’utopia
irrealizzabile e pur si è realizzata.
Questa ricetta è
ispirata al senso profondo e concreto dello Stato, ed è la vera amatriciana,
quella in bianco, il colore della neve che sta imbiancando i moduli abitativi e
quello del ghiaccio che si accumula sulle tendine di tali moduli, anche se il
sugo all’amatriciana è, per l’appunto, col sugo. La ricetta ‘originale’, quella
bianca è elaborata dalla tradizione familiare e ripresa dal sito del turismo
del paese laziale (www.amatriceturismo.it).
Guanciale di
Amatrice
Pepe nero
Pecorino di
Amatrice
Bucatini De
Cecco
Sale integrale
Acqua
Vino bianco
In una padella
antiaderente porre a freddo il guanciale tagliato a listerelle, farlo rosolare
ben bene, sfumare con poco vino bianco e continuare a far rosolare fino a
renderlo croccante ma non bruciato. In un’insalatiera di coccio porre il
pecorino grattugiato e una spolverata di pepe nero appena macinato. Lessare la
pasta in abbondante acqua salata, scolarla lasciando da parte l’acqua di
cottura, aggiungere il guanciale ben caldo al pecorino e girare bene, se è
troppo asciutta aggiungere un cucchiaio di acqua di cottura della pasta.
Nessun commento:
Posta un commento