sabato 10 giugno 2017

Pizza rustica con zucchine, ricotta e brie

Pizza rustica con zucchine, ricotta e brie

Due tra le più importanti potenze coloniali europee del passato stanno oggi confrontandosi con consistenti modificazioni del proprio sistema interno dovuto anche a notevoli ondate migratorie provenienti prevalentemente da Asia e Africa che hanno riempito campagne e città nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Il Regno Unito, e più specificamente l’Inghilterra, ha attivato talune politiche piuttosto disorganiche e generalmente improntate ad un lasciare che le varie comunità nazionali si auto-organizzassero internamente purché non creassero problemi di pubblica sicurezza con risultati evidentemente disastrosi e segnalati nella loro fallibilità già dalla letteratura degli anni ’80 del secolo scorso. La Francia ha, se possibile, fatto anche di peggio e ha, con una teorica accettazione di qualunque forma di cultura in linea di principio che non imponesse modelli eurocentrici e colonialisti, creato realtà a dir poco esplosive lasciando che interi quartieri di grandi città, tra cui Parigi, venissero in qualche misura ‘colonizzate’ da persone che vivono e immaginano la vita civile in modo affatto diverso da quello democratico.
In altre parole, così come è accaduto per la Costituzione della Repubblica di Weimar, la più democratica ed aperta mai scritta che diede però la possibilità ad uno tra i peggiori dittatori della recente storia mondiale di venire ‘eletto’ seppur con metodi non proprio ortodossi, l’interculturalismo alla francese o all’inglese hanno miseramente fallito in quanto non hanno previsto, o non hanno voluto innescare, quei necessari meccanismi di difesa della democrazia stessa e di quei valori fondamentali che sono alla base delle società contemporanee cosiddette ‘Occidentali’.
Ciò ha creato paradossi tali per cui persone che rivendicano il ‘diritto’ a negare i diritti femminili imponendo il velo o peggio hanno utilizzato le medesime parole e i concetti espressi dalle lotte femministe che avevano fatto sì che le donne europee potessero liberamente svelare i propri capelli al vento e baciare in pubblico la persona amata. Le società occidentali negano i diritti delle donne, hanno affermato con un po’ di faccia tosta coloro che credono ancora ai matrimoni combinati, perché sbattono corpi di donne anoressiche e seminude sui cartelloni pubblicitari, reificando e dunque mercificando una femminilità peraltro irraggiungibile e che vela la vera bellezza schermandola con photoshop e perdite di peso inammissibili. È giusto pensare che sbattere donne nude sui cartelloni per vendere qualunque merce sia assolutamente contrario al pensiero libertario ‘occidentale’ che ha costruito sulla parità di genere uno tra i più importanti filoni delle lotte per i diritti universali. È altrettanto giusto, però, contestare tutto ciò che nega, sia simbolicamente che concretamente, i diritti delle donne, e certamente il velo è uno tra questi simboli.
Medesimi paradossi si sono sviluppati per quanto concerne altre ‘libertà negate’, tra cui quella alla libertà di fare musica o di culto. Chi crede fortemente che esista una sola Verità rivelata ha utilizzato parole e concetti di atei, agnostici e laici per veder rispettato i propri democratici diritti di onorare tale Verità. Peccato che chi crede in un’unica Verità rivelata considera i miscredenti infedeli e dunque fondamentalmente privi di quei diritti fondamentali che chiede vengano applicati nel proprio caso.
È evidente che un approccio organico alla questione diritti fondamentali inalienabili e intercultura non è stato mai realmente attuato né dalla Gran Bretagna né dalla Francia.
Se per quello che concerne il Regno Unito la questione è attualmente alquanto complessa e risente notevolmente dell’isolamento in cui ha cercato di relegare la propria politica estera, per ciò che riguarda la Francia, il giovane Presidente ha dichiarato di voler agire con scienza e coscienza per costruire una società più giusta, libera e aperta in cui la fratellanza universale abbia una sua forma d’essere.
Sarebbe auspicabile dunque un cambiamento epocale nella nazione che ha avuto la forza popolare di ghigliottinare re e regine partendo dalle città e dalla presenza dello Stato. Le città, ed in particolare le grandi metropoli quali la capitale, hanno delle zone ‘off-limits’, completamente fuori controllo in cui non vi è alcuna forma di coesione sociale né tantomeno di idea di Stato e di partecipazione civica. In altre parole vi sono molti ghetti nel tessuto urbano, problema di notevole pericolosità sociale che, soprattutto in seguito ai recenti eventi terroristici, dovrebbe e potrebbe essere risolto con piani regolatori che prevedano fondamentalmente l’eliminazione di tali luoghi conchiusi in cui vigono regole e leggi diverse da quelle dello Stato. La Francia ha anche una capillare presenza statale in qualunque piccolo centro, quartiere, città e paese mediante una rete molto ben organizzata di centri culturali e punti di informazione turistica, potrebbe essere molto utile costruire centri policulturali in aggiunta ai centri culturali già presenti ovunque in cui le persone abbiano la voglia e una forma di incentivo a riunirsi, restituendo di fatto allo Stato la funzione di aggregazione sociale e ovviamente anche di educazione alla socialità su valori ben precisi e inalienabili. La partecipazione civica stimola il desiderio di essere parte integrante e non distruttiva di una società, ricordare i suoni, la lingua, i sapori e gli odori del proprio Paese d’origine, raccontare le storie e le favole di un mondo lontano alleviano la nostalgia della patria lasciata oltremare e facilitano certamente l’amore per la cultura, la lingua e i suoni della Nazione in cui si è scelto, per necessità o per virtù, di trascorrere una parte importante, se non tutta, la propria esistenza.
Al contrario di molti altri Paesi europei la Francia ha avuto la capacità di costruire reti sociali e culturali che marcano il territorio in modo netto a favore della presenza e non dell’assenza dello Stato in quanto elemento partecipe e partecipato della società, qualcosa che appartiene alla cittadinanza e di cui i cittadini si sentono partecipi, grazie fondamentalmente alla cultura, altrove relegata all’iniziativa individuale, cittadina o negli oratori delle chiese. Forse è possibile che proprio attraverso la capillarità della presenza statale, proprio seguendo quel modello di creazione e diffusione della cultura che il mondo intero invidia alla Francia che i ‘cugini d’oltralpe’ potranno e sapranno risolvere una situazione che è arrivata ad un punto di non ritorno con scene da guerra o guerriglia civile non accettabili in una democrazia liberale e libertaria europea.
Questa ricetta è ispirata alla forza del femminismo nella creazione di società partecipate, di libertà e di pace.

Pasta sfoglia
Zucchine dell’orto romanesche
Ricotta
Brie
Menta fresca
Olio extravergine di oliva
Sale integrale siciliano


Lavare bene le zucchine, tagliarle a dadini, scaldare l’olio in una padella, versarvi le zucchine, salare, condire con foglie di menta fresca ben lavata, far cuocere a fuoco vivace al dente, far intiepidire, metterle in un’insalatiera insieme alla ricotta e al brie sbriciolato con le mani. Girare bene così da ottenere un composto abbastanza omogeneo, versarlo sulla sfoglia precedentemente posta in una teglia. Chiudere i bordi e infornare in forno ben caldo a 180°C o 200°C per una ventina di minuti o comunque per il tempo necessario alla cottura. Servire tiepido o freddo. 

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