Pizza rustica ripiena tricolore, ricetta di Mamma Lucilla
Il Risorgimento
italiano è stato un importantissimo periodo di fermento intellettuale e di
radicali cambiamenti sociali. Dopo la Rivoluzione francese, sintesi di un’Epoca
secondo la definizione che ne dà Mazzini, è l’Italia il luogo in cui si
sviluppano le più importanti e innovative idee di libertà.
Il BelPaese in quel momento non è molto più di un insieme alquanto disorganico di stati e staterelli, spesso devastati dall’oppressione straniera, della Chiesa o di ciò che resta del Medioevo oppure, più semplicemente, dalla fame e dalla povertà ma qualcosa di profondamente nuovo si sviluppa in una patria che non può ancor dirsi nazione.
Così come pressoché tutte le forme d’arte innovative dall’antica Roma fino agli inizi del ‘900 hanno origine in Italia, altrettanto accade nel Risorgimento per le idee di libertà. La rivoluzione industriale non è in fase troppo avanzata e lo sviluppo urbano si modifica con una velocità in nulla paragonabile a quella inglese o francese: la società è dunque libera di immaginare sé stessa dando origine a tutto ciò che è poi stato pensato nei due secoli a venire e che, a tutt’oggi, è da esplorare.
L’Unione europea, il nuovo umanesimo, il liberalismo libertario umanitario, la cooperazione internazionale, il diritto umanitario sono soltanto alcuni di quei concetti che vengono dipanati e immaginati durante il Risorgimento italiano, tra un moto rivoluzionario e l’altro, tra una barricata e una missione impossibile con improbabili e fragilissime giubbe rosse.
Mentre nei Paesi con una maggiore industrializzazione e un territorio già strutturato in forma nazionale si realizzavano rivoluzioni gloriosamente pacifiche, con qualche scontro sociale ma certamente non con la rivolta di intere popolazioni, che portavano ad un miglioramento graduale delle società, ad ‘aggiustamenti in corso d’opera’, in Italia si immaginava e si cercava di creare il futuro, quello che, a due secoli di distanza, sembra tuttora da realizzare o in fase di realizzazione.
Il BelPaese in quel momento non è molto più di un insieme alquanto disorganico di stati e staterelli, spesso devastati dall’oppressione straniera, della Chiesa o di ciò che resta del Medioevo oppure, più semplicemente, dalla fame e dalla povertà ma qualcosa di profondamente nuovo si sviluppa in una patria che non può ancor dirsi nazione.
Così come pressoché tutte le forme d’arte innovative dall’antica Roma fino agli inizi del ‘900 hanno origine in Italia, altrettanto accade nel Risorgimento per le idee di libertà. La rivoluzione industriale non è in fase troppo avanzata e lo sviluppo urbano si modifica con una velocità in nulla paragonabile a quella inglese o francese: la società è dunque libera di immaginare sé stessa dando origine a tutto ciò che è poi stato pensato nei due secoli a venire e che, a tutt’oggi, è da esplorare.
L’Unione europea, il nuovo umanesimo, il liberalismo libertario umanitario, la cooperazione internazionale, il diritto umanitario sono soltanto alcuni di quei concetti che vengono dipanati e immaginati durante il Risorgimento italiano, tra un moto rivoluzionario e l’altro, tra una barricata e una missione impossibile con improbabili e fragilissime giubbe rosse.
Mentre nei Paesi con una maggiore industrializzazione e un territorio già strutturato in forma nazionale si realizzavano rivoluzioni gloriosamente pacifiche, con qualche scontro sociale ma certamente non con la rivolta di intere popolazioni, che portavano ad un miglioramento graduale delle società, ad ‘aggiustamenti in corso d’opera’, in Italia si immaginava e si cercava di creare il futuro, quello che, a due secoli di distanza, sembra tuttora da realizzare o in fase di realizzazione.
Mazzini non
aveva forse tutti i torti quando definiva la Rivoluzione francese non il
comincio di una nuova Era, bensì la sintesi di un’Epoca, qualcosa che aveva
necessariamente a che fare col passato, con l’affermazione stessa dell’identità
dell’essere umano in quanto individuo, in quanto tale e non inserito all’interno
di una fratellanza universale, di una progressione dell’umanità nel suo
complesso, quale invece avrebbe dovuto essere l’uomo, e ovviamente la donna,
del futuro.
Donne che non soltanto non venivano escluse dalle riflessioni mazziniane ma erano anzi parte attiva delle società, anche segrete, sia in quanto 'giardiniere' afferenti alla Carboneria o in altre forme settarie sia perché parte integrante di quel nuovo presente che sarebbe stato il futuro, un presente in cui l'oppressione tra le persone, affratellate nel progresso dell'umanità, non ha ragion d'essere.
Dall’affermazione dell’individualità e dell’inviolabilità dell’individuo attuata mediante la Rivoluzione francese si sarebbe dovuti arrivare alla centralità neoumanistica dell’essere umano non in quanto monade individualistica bensì in quanto parte di un disegno, ch’egli chiama divino, in cui gli esseri viventi siano interconnessi tra loro in una continua forma di solidarietà che non prevede l’annullamento di sé, bensì la realizzazione più piena e completa delle proprie aspirazioni morali, intellettuali, civili e, soprattutto, individualistiche all’interno di una società in cui, fondamentalmente, sia bello vivere.
Donne che non soltanto non venivano escluse dalle riflessioni mazziniane ma erano anzi parte attiva delle società, anche segrete, sia in quanto 'giardiniere' afferenti alla Carboneria o in altre forme settarie sia perché parte integrante di quel nuovo presente che sarebbe stato il futuro, un presente in cui l'oppressione tra le persone, affratellate nel progresso dell'umanità, non ha ragion d'essere.
Dall’affermazione dell’individualità e dell’inviolabilità dell’individuo attuata mediante la Rivoluzione francese si sarebbe dovuti arrivare alla centralità neoumanistica dell’essere umano non in quanto monade individualistica bensì in quanto parte di un disegno, ch’egli chiama divino, in cui gli esseri viventi siano interconnessi tra loro in una continua forma di solidarietà che non prevede l’annullamento di sé, bensì la realizzazione più piena e completa delle proprie aspirazioni morali, intellettuali, civili e, soprattutto, individualistiche all’interno di una società in cui, fondamentalmente, sia bello vivere.
Questa ricetta,
creata da Mamma Lucilla quale coccola culinaria, è ispirata alla bellezza
delle idee.
Pasta sfoglia
Ricotta di mucca
Mozzarella
fiordilatte
Olio
extravergine di oliva
Zucchine
romanesche dell’orto
Origano
siciliano
Sale integrale
siciliano
Menta fresca
Basilico
Pomodori freschi
Rosso d’uovo per
spennellare
Lavare bene le
verdure, tagliare i pomodori, condirli con sale, olio e basilico. Tagliare le
zucchine a tocchettini, far scaldare l’olio in padella, versarvi le zucchine,
salare, aggiungere origano e qualche foglia di menta fresca, cuocere a fuoco
vivace ma non troppo al dente. Far intiepidire, dunque versare in
un’insalatiera lasciandone da parte un po’ per guarnire, aggiungere i pomodori
conditi col loro sughetto naturale, la ricotta e la mozzarella sbriciolata con
le mani, mescolare bene. Stendere una sfoglia nella teglia, farcire con il
condimento, coprire con un’altra sfoglia, decorare con qualche zucchina e
spennellare con il rosso d’uovo, infornare in forno ben caldo a 180°C o 200°C
per una mezzoretta o comunque per il tempo necessario alla cottura, servire
tiepida o fredda.
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