Barchette di zucchine con baccalà al forno
Oggi e domani si
svolgerà ad Amburgo, città natale dell’attuale Cancelliere tedesco Angela
Merkel, il summit del G20, importante incontro al vertice tra i Paesi più
importanti del mondo a livello economico. L’idea del Gruppo dei Venti è stata
realizzata per la prima volta nel 1999 con l’intento di unire le forze per
contrastare la crisi economica e pianificare azioni future atte a scongiurare
ulteriori problemi finanziari di rilievo internazionale e nell’edizione 2017
viene evocato, nel discorso di presentazione pubblicato sul sito ufficiale
della manifestazione già da qualche giorno, addirittura il fantasma delle crisi
degli anni ’30 del secolo scorso, a partire dalla Grande depressione del 1929
fino a quello che è stato lo sviluppo di totalitarismi nazi-fascisti in Europa,
visto che il totalitarismo comunista si era già ampiamente espresso ed era nel
pieno della sua tragica realizzazione. Le parole chiave di questo incontro, si
spiega nella presentazione, sono ‘Costruire resilienza’, ‘Promuovere la
sostenibilità’ e ‘Assumere responsabilità’, mentre gli argomenti che avranno
maggiore attenzione saranno, a quanto scrive Angela Merkel, la “stabilizzazione
di economia mondiale e mercati finanziari” affrontando “numerose sfide globali
[che] includono i conflitti geopolitici, il terrorismo e i flussi migratori e
di rifugiati, nonché la fame, i cambiamenti climatici in atto e le pandemie”,
con una netta distinzione, esplicitata chiaramente, tra ‘migranti’ e ‘
rifugiati’. Per risolvere tali questioni una delle formule proposte è la
digitalizzazione sempre crescente e dunque la possibilità effettiva di
interconnessione globalizzata.
La globalizzazione
è considerata un fenomeno irreversibile e dunque una rivoluzione
socio-economica che deve essere vista nelle sue molteplici sfaccettature che
includono la società civile e la creazione di condizioni effettive per lo
sviluppo sostenibile delle economie di tutti i Paesi con particolare interesse
verso quelle Nazioni ed Organizzazioni sovranazionali che hanno le concrete
possibilità di agire con maggiore incisività.
L’analisi delle
questioni globali che viene proposta sembrerebbe, ad un primo sguardo,
piuttosto carente di una effettiva comprensione di ciò che è la società nella
sua complessità. Considerare l’economia, seppur non scollegata dall’ecologia ad
esempio, quale motore primario di qualunque forma di cambiamento sociale è
tanto assurdo oggi come lo è stato quasi due secoli fa e ha continuato ad
esserlo cent’anni fa, quando tutto ciò che era l’enorme diversità della Russia
venne spazzato via con un colpo di spugna insanguinato dalle ardenti parole di
un economista, Marx, che venne aspramente e durissimamente criticato da
Mazzini. Se in quegli anni si fosse dato retta all’italiano ispiratore del
Risorgimento anziché invocare l’analisi socio-economica marxiana forse oggi il
G20 potrebbe effettivamente sperare di poter mettere in pratica le necessarie
azioni per stimolare il naturale processo di resilienza sociale ma perseverare
nell’impostazione unicamente finanziaria ed economica delle soluzioni possibili
alle crisi mondiali sembra un anacronismo degno della fantasia di Kurt Joos e
del suo capolavoro coreografico ‘Il tavolo verde’.
La resilienza,
parola ormai di moda, ha poco a che fare con le masse e molto, pressoché tutto,
con gli individui, con le persone che compongono il tessuto sociale. Prescindere
dalle persone, da quel nuovo umanesimo professato da Papa Francesco o dall’idea
associativa e umanitaria mazziniana, suona oggi ancor di più quale nota
stonata, stridente contraddizione con l’effettiva resilienza socio-culturale e
dunque economica.
Associare il
terrorismo ai flussi migratori, inoltre, è tanto sbagliato quanto improduttivo
se non per chi trae giovamento, cinicamente, da tale concordanza di concetti ed
è più che sbagliato antistorico: pare ormai assodato che non sono i migranti di
prima generazione coloro che costituiscono lo zoccolo duro del terrorismo
internazionale bensì quelli di seconda e terza, evidenza più che lampante già
nel Regno Unito degli anni ’80 e negli Stati Uniti, qualcosa che il Canada ha
affrontato e fondamentalmente risolto nel 1971, quasi mezzo secolo fa.
Pensare alla
digitalizzazione è certamente importante anche se fa un po’ sorridere che si
possa risolvere la questione ‘migrazione per fame, per sete, per pandemie e per
guerra’ collegando cavi ad alta velocità, anche se è importantissimo che venga
ribadito, nonostante l’opposizione manifestata dal Presidente U.S.A. durante il
G7 di Taormina, il ruolo fondamentale dell’ecologia nella risoluzione di
conflitti e problematiche di rilievo internazionale.
Tornando alle
persone e ai partecipanti al G20 di Amburgo qualche novità potrebbe anche
esservi, grazie al livello politico e intellettuale di taluni leader anche se
al tavolo siederanno almeno tre presunti dittatori e un presunto aspirante tale.
Forse lo
spauracchio delle crisi degli anni ’30 non è poi così inappropriato anche se
oggi sono stati implementati vari strumenti per il mantenimento della pace e
della cooperazione internazionale impensabili novant’anni fa.
Questa ricetta è ispirata alle idee di libertà che talvolta sono più forti
di qualunque oppressione.
Zucchine medie e
medio grandi
Baccalà
dissalato acquistato dal rivenditore di fiducia
Olio extra
vergine di oliva
Olive piccole
denocciolate
Capperi
Origano
siciliano
Sale integrale
siciliano
Lavare bene le
zucchine, tagliarle a metà per il lato lungo, svuotarle facendo attenzione a
non rompere la parte più scura fino a creare delle barchette, salare leggerissimamente
l’interno e aggiungere un filo d’olio. Tritare l’interno della zucchina, senza
i semi, insieme al baccalà, le olive, i capperi, l’origano e un filo d’olio nel
robot da cucina. Mettere il ripieno nelle barchette, porre su una teglia con
cartaforno, infornare in forno ben caldo a 180°C o 200°C per il tempo
necessario alla cottura. Servire tiepide o fredde.
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