venerdì 7 luglio 2017

Barchette di zucchine con baccalà al forno

Barchette di zucchine con baccalà al forno

Oggi e domani si svolgerà ad Amburgo, città natale dell’attuale Cancelliere tedesco Angela Merkel, il summit del G20, importante incontro al vertice tra i Paesi più importanti del mondo a livello economico. L’idea del Gruppo dei Venti è stata realizzata per la prima volta nel 1999 con l’intento di unire le forze per contrastare la crisi economica e pianificare azioni future atte a scongiurare ulteriori problemi finanziari di rilievo internazionale e nell’edizione 2017 viene evocato, nel discorso di presentazione pubblicato sul sito ufficiale della manifestazione già da qualche giorno, addirittura il fantasma delle crisi degli anni ’30 del secolo scorso, a partire dalla Grande depressione del 1929 fino a quello che è stato lo sviluppo di totalitarismi nazi-fascisti in Europa, visto che il totalitarismo comunista si era già ampiamente espresso ed era nel pieno della sua tragica realizzazione. Le parole chiave di questo incontro, si spiega nella presentazione, sono ‘Costruire resilienza’, ‘Promuovere la sostenibilità’ e ‘Assumere responsabilità’, mentre gli argomenti che avranno maggiore attenzione saranno, a quanto scrive Angela Merkel, la “stabilizzazione di economia mondiale e mercati finanziari” affrontando “numerose sfide globali [che] includono i conflitti geopolitici, il terrorismo e i flussi migratori e di rifugiati, nonché la fame, i cambiamenti climatici in atto e le pandemie”, con una netta distinzione, esplicitata chiaramente, tra ‘migranti’ e ‘ rifugiati’. Per risolvere tali questioni una delle formule proposte è la digitalizzazione sempre crescente e dunque la possibilità effettiva di interconnessione globalizzata.
La globalizzazione è considerata un fenomeno irreversibile e dunque una rivoluzione socio-economica che deve essere vista nelle sue molteplici sfaccettature che includono la società civile e la creazione di condizioni effettive per lo sviluppo sostenibile delle economie di tutti i Paesi con particolare interesse verso quelle Nazioni ed Organizzazioni sovranazionali che hanno le concrete possibilità di agire con maggiore incisività.
L’analisi delle questioni globali che viene proposta sembrerebbe, ad un primo sguardo, piuttosto carente di una effettiva comprensione di ciò che è la società nella sua complessità. Considerare l’economia, seppur non scollegata dall’ecologia ad esempio, quale motore primario di qualunque forma di cambiamento sociale è tanto assurdo oggi come lo è stato quasi due secoli fa e ha continuato ad esserlo cent’anni fa, quando tutto ciò che era l’enorme diversità della Russia venne spazzato via con un colpo di spugna insanguinato dalle ardenti parole di un economista, Marx, che venne aspramente e durissimamente criticato da Mazzini. Se in quegli anni si fosse dato retta all’italiano ispiratore del Risorgimento anziché invocare l’analisi socio-economica marxiana forse oggi il G20 potrebbe effettivamente sperare di poter mettere in pratica le necessarie azioni per stimolare il naturale processo di resilienza sociale ma perseverare nell’impostazione unicamente finanziaria ed economica delle soluzioni possibili alle crisi mondiali sembra un anacronismo degno della fantasia di Kurt Joos e del suo capolavoro coreografico ‘Il tavolo verde’.
La resilienza, parola ormai di moda, ha poco a che fare con le masse e molto, pressoché tutto, con gli individui, con le persone che compongono il tessuto sociale. Prescindere dalle persone, da quel nuovo umanesimo professato da Papa Francesco o dall’idea associativa e umanitaria mazziniana, suona oggi ancor di più quale nota stonata, stridente contraddizione con l’effettiva resilienza socio-culturale e dunque economica.
Associare il terrorismo ai flussi migratori, inoltre, è tanto sbagliato quanto improduttivo se non per chi trae giovamento, cinicamente, da tale concordanza di concetti ed è più che sbagliato antistorico: pare ormai assodato che non sono i migranti di prima generazione coloro che costituiscono lo zoccolo duro del terrorismo internazionale bensì quelli di seconda e terza, evidenza più che lampante già nel Regno Unito degli anni ’80 e negli Stati Uniti, qualcosa che il Canada ha affrontato e fondamentalmente risolto nel 1971, quasi mezzo secolo fa.
Pensare alla digitalizzazione è certamente importante anche se fa un po’ sorridere che si possa risolvere la questione ‘migrazione per fame, per sete, per pandemie e per guerra’ collegando cavi ad alta velocità, anche se è importantissimo che venga ribadito, nonostante l’opposizione manifestata dal Presidente U.S.A. durante il G7 di Taormina, il ruolo fondamentale dell’ecologia nella risoluzione di conflitti e problematiche di rilievo internazionale.
Tornando alle persone e ai partecipanti al G20 di Amburgo qualche novità potrebbe anche esservi, grazie al livello politico e intellettuale di taluni leader anche se al tavolo siederanno almeno tre presunti dittatori e un presunto aspirante tale.
Forse lo spauracchio delle crisi degli anni ’30 non è poi così inappropriato anche se oggi sono stati implementati vari strumenti per il mantenimento della pace e della cooperazione internazionale impensabili novant’anni fa.
Questa ricetta è ispirata alle idee di libertà che talvolta sono più forti di qualunque oppressione.

Zucchine medie e medio grandi
Baccalà dissalato acquistato dal rivenditore di fiducia
Olio extra vergine di oliva
Olive piccole denocciolate
Capperi
Origano siciliano
Sale integrale siciliano


Lavare bene le zucchine, tagliarle a metà per il lato lungo, svuotarle facendo attenzione a non rompere la parte più scura fino a creare delle barchette, salare leggerissimamente l’interno e aggiungere un filo d’olio. Tritare l’interno della zucchina, senza i semi, insieme al baccalà, le olive, i capperi, l’origano e un filo d’olio nel robot da cucina. Mettere il ripieno nelle barchette, porre su una teglia con cartaforno, infornare in forno ben caldo a 180°C o 200°C per il tempo necessario alla cottura. Servire tiepide o fredde.


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