Barchette di pesche e albicocche con gelato su mare di
mirtilli
Gli italiani
hanno un fortissimo radicamento territoriale eppure sono uno tra i popoli con
la più ampia diaspora migratoria. Si diceva che quello nostrano è composto da
‘eroi, santi e navigatori’, cosa parzialmente vera, soprattutto per quanto
concerne i ‘navigatori’ o gli esploratori.
Basterebbe
pensare ai nomi di alcuni luoghi, tra cui ‘America’ o ‘Colombia’, per capire
l’entità dell’intraprendenza, spesso un po’ folle, degli italiani, oppure
immaginare il viaggio di Marco Polo in Cina o le spedizioni per la salvaguardia
e la conservazione di saperi millenari intraprese da Giuseppe Tucci tra i
ghiacci himalayani prima che la dissoluta gestione comunista distruggesse per
sempre templi, persone e testi.
La maggior parte
degli italiani, infatti, di fronte all’ondata migratoria mediterranea non
riesce a pensare che quei disperati vadano ributtati in mare o lasciati alla
mercé delle onde. Non è nella cultura italiana e, auspicabilmente, mai lo sarà.
Cosa ben diversa, a quanto pare, pensano quei Paesi che nei secoli, più che
navigare per spirito d’avventura e di scoperta, hanno colonizzato, sfruttato,
affamato, insanguinato quelle Nazioni che oggi sono veri e propri produttori di
esportazione clandestina e disperazione assoluta.
Le
responsabilità di Francia, Belgio, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna,
Portogallo, Stati Uniti nelle crisi, nelle siccità, nelle guerre, nelle
carestie e nelle pandemie che affliggono il continente africano sono palesi e
storicamente più che dimostrate, così come lo sono i pesantissimi ‘lasciti’
dell’Austria nei Balcani e lo ‘shopping sfrenato’ della Germania nella Grecia
della crisi economica, eppure l’Europa di Schengen, l’Europa delle barriere
ormai abbattute, della pace e della cooperazione internazionale preferisce
lasciar morire in mare i migranti o tuttalpiù lasciare che l’Italia si occupi
da sola di sbrogliare la questione emergenziale, eventualmente con l’ausilio di
qualche spicciolo erogato da Bruxelles che, oggettivamente, è pari
all’ammontare di una operazione antimafia di basso livello su un marginale
territorio della provincia europea.
I navigatori,
gli eroi e i santi sanno che le persone sono persone e il mare non è e non può
essere un cimitero di disperati epperò sugli scogli dell’indifferenza, del
razzismo, contro la minaccia di carri armati austriaci al Brennero, le navi
militari a chiusura delle insenature francesi e spagnole, i respingimenti di
minorenni a Ventimiglia da parte della polizia francese si sta infrangendo il
sogno europeo, si stanno sgretolando le idee di Mazzini, di Spinelli, della
libertà e dell’Europa intera.
Una vergogna
senza eguali come ha stigmatizzato, coraggiosamente e a gran voce Papa
Francesco I Bergoglio, che urla e grida le parole libertà, fratellanza, umanità
nell’unione di una Patria comune composta dalle diversità delle Nazioni.
Questa ricetta è
ispirata alla bellezza del Mediterraneo, nella speranza che torni ad essere
mare di pace, comunicazione, libertà e fratellanza.
Pesche gialle
mature ma ben sode
Gelato di vari
gusti
Albicocche
Stuzzicadenti
lunghi
Mandorle a fettine
Mirtilli
Sbucciare le
pesche, tagliarle a metà per il lato lungo, snocciolarle e togliere i residui
di rosso dall’interno così da creare la base per una barchetta ben liscia,
disporvi il gelato nel gusto o nei gusti, cercando di non metterne più di due o
tre, preferiti. Lavare bene le albicocche, denocciolarle, infilzarle con lo
stuzzicadenti lungo, da spiedino, a dare l’idea di una vela, infilare l’altra
estremità nella pesca così da dare l’idea di una barca a vela, disporre le
barchette su piattini in cui siano stati disposti i mirtilli ben lavati a
suggerire l’idea del mare alternati a petali di mandorle che diano l’impressione
della spuma bianca delle onde.
Nessun commento:
Posta un commento