Insalata con avena, zucchine crude e macadamia
L’implementazione
di trattati e statuti internazionali nell’ordinamento nazionale porta spesso
alla modificazione di tali strumenti legali. Questo accade in modo
particolarmente evidente quando si introducono nei sistemi nazionali inseriti
all’intero di vari livelli di cooperazione internazionale e sovranazionale,
come ad esempio l’Italia che è membro dell’Unione europea, delle Nazioni unite,
della Corte penale internazionale, etc., reati difficili da definire in modo univoco
e definitivo. Il reato di tortura, da poco introdotto nell’ordinamento
italiano, è stato pensato a livello internazionale quale deterrente al
rovesciamento di legalità dallo Stato di diritto alle dittature e si rivolge in
modo piuttosto palese alle strutture interne, agli organismi statali, alle
varie forme di polizia e di esercito, ai pubblici ufficiali che svolgono una
funzione importante nella organizzazione e gestione pratica della legalità e
della giustizia. Il principio che regola l’idea di Stato di diritto e le sue
violazioni mediante la non implementazione di strumenti atti a garantire la
legalità dello Stato stesso è piuttosto semplice da comprendere per chi abbia
una qualche familiarità con i casi dibattuti nei tribunali e nelle corti penali
internazionali. Generalmente, infatti, tali casi prendono in considerazione
gravissime violazioni del diritto internazionale che sono spesso alquanto
complesse da dimostrare con prove concrete al di sopra di ogni sospetto. Un imputato
di crimini contro l’umanità, ad esempio, è spesso un altissimo ufficiale o un
capo di Stato o di governo le cui presunte responsabilità personali nella
perpetrazione di genocidi, gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra e
altri crimini, seppur evidenti e palesi agli occhi della comunità
internazionale non sono così facilmente provabili in sede dibattimentale. Un
capo di stato che non abbia mai preso una pistola in mano per uccidere
fisicamente una persona ma che abbia creato e stimolato le condizioni per un
rovesciamento dello Stato di diritto è, nel diritto internazionale,
responsabile in prima persona delle azioni criminose commesse dai suoi
sottoposti di rango istituzionale.
Il reato di
tortura a livello sovranazionale è dunque riferito prevalentemente ai pubblici
ufficiali in quanto elemento probante di un sistema in cui il ‘rule of law’, lo
Stato di diritto sia stato rovesciato al fine di commettere azioni criminose
per la giurisdizione internazionale.
In Italia tale
reato è stato inserito nell’ordinamento nazionale ma con sostanziali modifiche,
che su alcuni punti hanno fatto gridare allo scandalo o storcere il naso a
taluni, rispetto all’ordinamento internazionale. Nello specifico, la differenza
più lampante è la non attribuzione del reato di tortura ai soli funzionari
pubblici, la cui posizione è considerata un notevole aggravante nella eventuale
comprovata responsabilità individuale, ma a qualunque cittadino.
La questione
potrebbe in realtà presentare notevoli vantaggi nella definizione e nella
punizione di casi di violenza domestica, e/o contro disabili, anziani, donne,
bambini, oppure contro i reati di usura, di ‘protezione’ di stampo mafioso,
etc.
Un punto che
rimane un po’ nebuloso è quello che concerne l’istigazione, con l’aggravante
della diffusione per via informatica o telematica, a commettere tali reati sia
che essi vengano commessi sia che le parole rimangano inascoltate. Il comune
cittadino potrebbe pensare che se, in uno sfogo su un social network, affermasse
che tutti i politici fanno schifo e bisognerebbe utilizzare gli strumenti della
santa inquisizione per evitare che distruggano ulteriormente il nostro Paese potrebbe,
ipoteticamente, essere passibile di denuncia per istigazione al reato di
tortura. Questo punto verrà molto probabilmente chiarito in seguito, comunque
per il momento è importante che tale reato sia stato implementato nell’ordinamento
italiano.
Tra l’altro, le
modificazioni inserite dall’Italia potrebbero aprire nuovi spazi di
discussione, a livello internazionale, sui confini legali del rovesciamento
dello Stato di diritto e se essi comprendano o meno le azioni contrarie al buon
senso, quali, ad esempio, lasciare popolazioni inermi e indifese di terremotati
e/o vittime di calamità naturali sotto la neve per negligenza istituzionale e
politica, quale, ad esempio, aver deciso di discutere in aula le ‘misure
urgenti’ ad inverno inoltrato, a fine legislatura e dopo mesi dall’accadimento
calamitoso.
Questa ricetta è
ispirata alla vivacità del diritto nazionale ed internazionale.
Zucchine
piccoline freschissime, appena colte
Pomodori
freschissimi, maturi e sodi
Noci macadamia
Primosale o altro
formaggio molto fresco
Avena integrale
biologica
Sale siciliano
integrale
Fagiolini
Olio extravergine
di oliva
Pulire i
fagiolini, lavarli, cuocerli a vapore, tagliarli a pezzetti. Pulire l’avena,
lessarla, scolarla, passarla sotto l’acqua fredda. Sbucciare le noci macadamia,
tritarle grossolanamente, tostarle velocissimamente su una piastra. Tagliare il
formaggio a dadotti. Lavare i pomodori, tagliarli a cubotti, condirli con sale
e olio. Lavare bene le zucchinette, affettarle sottilissime, aggiungerle ai
pomodori. Porre tutti gli ingredienti in un’insalatiera, girare bene,
aggiustare di sale e di olio, far insaporire per una mezz’oretta, servire
fresca non di frigorifero.
Nessun commento:
Posta un commento