sabato 1 luglio 2017

Pizza e fichi

Pizza e fichi

Il primo luglio di quest’anno si celebra il quindicesimo anniversario dell’entrata in vigore dello Statuto di Roma istitutivo della Corte Penale Internazionale de L’Aja. Una ricorrenza importante e significativa che fa riflettere sull’importanza delle organizzazioni internazionali e di una giustizia che non può più limitarsi ai confini di un singolo Stato. A rileggerlo oggi, lo Statuto sembra quasi obsoleto per moltissime ragioni e vi sarebbe forse già bisogno di un ammodernamento o dell’istituzione di una ulteriore organizzazione internazionale che possa contenere al proprio interno le istanze che via via si vanno definendo con l’evolvere delle società e delle economie. La giurisdizione della CPI, infatti, si limita a genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimini di aggressione, fondamentalmente è lo strumento giuridico che serve a rendere perseguibili le violazioni delle Convenzioni di Ginevra, una serie di trattati internazionali la cui prima stesura avvenne nel 1864 dopo gli orrori descritti dal fondatore della Croce Rossa, lo svizzero Jean Henry Dunant, insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1901. La parte più rilevante per quanto concerne la CPI riguarda quelle stipulate nel 1949 e che concernono la protezione, la salvaguardia e la tutela giuridica delle vittime durante i conflitti armati.
Oggi è più che evidente che, sebbene l’abitudine a guerreggiare non sia venuta meno nelle società contemporanee, vi sono altri crimini, indagabili e perseguibili efficacemente soltanto a livello internazionale, che di fatto creano le condizioni per un sovvertimento oggettivo dello Stato di Diritto e determinano in modo piuttosto chiaro l’insorgere di focolai di guerre più o meno cruente.
I reati ambientali su larga scala, il narcotraffico, lo sfruttamento indiscriminato delle risorse economiche e naturali di un determinato luogo, la sistematica violazione della parità di diritti tra uomini e donne sono soltanto alcune delle cause scatenanti di orrori inenarrabili che finiscono, prima o poi, nelle aule della CPI.
In altre parole, se la Corte istituita mediante la ratifica dello Statuto di Roma volesse indagare le cause e non soltanto i sintomi non ne ha, né potrebbe averne, l’autorità e la competenza giurisdizionale. Perché dunque celebrare il quindicesimo anniversario dell’entrata in vigore di tale trattato internazionale? Le ragioni in realtà sono molteplici, una tra tante è che l’affermazione della necessità della CPI porta con sé una conseguenza fondamentale: i criminali, anche molto potenti, non possono rimanere impuniti perché esiste una comunità internazionale che intende proteggere i diritti fondamentali della cittadinanza globale. Esattamente come affermava Mazzini non esiste cittadino libero se non è libera l’intera umanità nelle sue complessissime interazioni e se non sono liberi i cittadini di tutto il Pianeta.
Un concetto meravigliosamente risorgimentale che, pur non essendo ancora stato implementato, necessita di aggiornamenti continui, tra cui, ad esempio, la previsione delle potenziali violazioni del diritto dello spazio che necessita di un’organizzazioni giuridica ovviamente sovranazionale.
Questa ricetta, semplicissima, gustosa e realizzabile soltanto con ingredienti particolarmente genuini è ispirata all’importanza della tutela dell’ambiente.

Fichi verdi piccoli raccolti di primo mattino
Acqua
Farina
Lievito di birra
Sale grigio di Bretagna


Impastare la farina con il lievito sciolto in acqua tiepida, porre in un recipiente che possa contenere almeno il doppio dell’impasto, coprire e far lievitare a lungo. In una teglia oliata porre la pizza non troppo sottile, quasi un centimetro, e stesa per lo più a mano. Fare delle fossette con le dita, condire con un filo d’olio e sale a grana media e grossa, lasciar riposare ed eventualmente lievitare un’oretta. Infornare in forno ben caldo a 220°C o 240°C per il tempo necessario alla cottura, quindi spaccare i fichi molto ben lavati e disporli sulla superficie o, a piacimento, all’interno della pizza spaccata col coltello. Gustare calda o tiepida. 

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