giovedì 30 agosto 2018

Polpettine omogeneizzate di manzo e vitella bolliti senza uovo o latte


Polpettine omogeneizzate di manzo e vitella bolliti senza uovo o latte

I punti di contatto e di attrito tra Karl Marx e Giuseppe Mazzini sono molti di più di quanto si pensi comunemente. Ambedue hanno partecipato alle Internazionali, riscuotendo molti favori, le loro idee sono state diffuse in modo clandestino e hanno animato discussioni, circoli e sette segrete, muovendo alla rivolta intere popolazioni, aggregando denari e persone, ispirando rivoluzioni e governi.
I due pensatori hanno inoltre manifestato, più o meno nello stesso periodo, un disagio profondo nei confronti della società che si stava venendo a creare con la rivoluzione industriale. Leggevano nel progresso tecnologico possibilità di sviluppo ma anche enormi lacune e difficoltà da risolvere che avrebbero, altrimenti, portato ad un impoverimento e, fondamentalmente, ad un’involuzione anziché ad un’evoluzione di quelle conquiste di libertà che avevano avuto un acme nella Rivoluzione Francese del 1789.
Se per Marx, però, la presa della Bastiglia e la sollevazione parigina furono il segnale per l’inizio di un lungo e proficuo periodo rivoluzionario, per Mazzini il medesimo evento storico rappresentava il culmine di un’epoca ormai conchiusa, dalle cui ceneri vitali sarebbe germogliata, e stava di fatto nascendo, una nuova epoca con necessità, esigenze ed istanze nuove dell’Umanità intera.
Partendo da due punti vicini ma anche alquanto differenti, i due elaborarono analisi del momento presente e proposero alcune soluzioni, animati dal medesimo bisogno di giustezza sociale.
Marx fotografò ciò che osservava, il mondo diviso in classi sociali, e auspicava la presa di coscienza di quello che oggi si chiamerebbe potere contrattuale degli appartenenti alle classi più povere di denari ma più ricche di capacità e di forze. Immaginava la dignità di proletari e di un proletariato unito, escludendo, di fatto, i più poveri di mezzi, di forze e di capacità, ovvero il sottoproletariato urbano e il contado. Il piccolo bottegaio e l’artigiano erano anche loro, in qualche modo, esclusi dalla possibilità di riscatto delle genti del mondo.
Mazzini invece era un uomo all’apparenza molto più vagheggiante, più visionario e idealista ma in realtà aveva una concretezza d’azione che gli aveva fatto immediatamente comprendere che qualunque analisi basata su classi sociali sarebbe stata riduttiva, inesatta e fondamentalmente avrebbe riproposto i medesimi schemi mentali e analitici imposti per millenni da clero e aristocrazia, o comunque dalle classi dominanti. Il genovese non soltanto non escludeva i contadini, i piccoli borghesi, i bottegai e gli artigiani, e finanche i grandi industriali, peraltro a ragione visti e considerati gli esperimenti sociali di altissimo rilievo quali quelli di Owen, ma ne affermava la forza rivoluzionaria, ne comprendeva il bisogno di vivere in una società più giusta in cui la dignità non fosse un concetto astratto bensì una pratica diffusa, un’ovvietà quasi, all’interno di una società libera. Non parlava di unione del proletariato bensì di unione di tutte le persone che compongono, individualmente, la Patria e l’Umanità nella sua interezza.
La produzione industriale certamente poneva alcuni interrogativi, tra cui cosa è universalmente utilizzato da chiunque in modo tanto generico da poter essere prodotto in grandi fabbriche, oppure quali problemi accomunano i lavoratori e i nuclei sociali che vanno a comporre il più ampio e composito quadro della società nel suo complesso.
La rivoluzione industriale, però, è fatta da persone ed è, a ben guardare, uno strumento ulteriore che, se utilizzato in modo assennato, può portare grandissimi benefici all’umanità intera.
Il battello a vapore, ad esempio, consentì una maggiore sicurezza per chi lavorava sulle imbarcazioni e una velocità molto maggiore, potenzialmente, nel trasporto delle merci ma i dazi doganali ne limitavano la velocità al punto che era più conveniente trasportare la mercanzia su carretti trainati da muli.
È più che evidente che l’apertura delle dogane avrebbe, come è accaduto molti decenni dopo con l’Unione europea, comportato una rivoluzione pacifica di portata immensa.
Mazzini comprese, in modo un po’ sbilenco, che la vera rivoluzione era già in atto e che le società avrebbero semplicemente dovuto adeguarsi per fornire quelle condizioni necessarie al progresso sociale, senza stravolgimenti violenti, altrimenti il rischio sarebbe stata, come è puntualmente avvenuto, la deriva totalitaria.
Marx capì i meccanismi produttivi della produzione industriale su vasta scala ma, forse, non ebbe abbastanza fiducia nelle capacità di resilienza delle libertà e delle società.
Questa ricetta è ispirata al rapporto controverso tra Marx e Mazzini, che tra loro ben si conoscevano e, se il tedesco chiamava il genovese ‘prete visionario’, l’italiano liquidò i tomi scritti dall’economista con poche, lapidarie e tristemente profetiche parole.


Manzo in pezzo unico acquistato dal macellaio di fiducia
Vitella in pezzo unico acquistata dal macellaio di fiducia
Acqua
Sale iodato
Semi di finocchio acquistati dal mercante di fiducia
Aglio
Salvia fresca
Rosmarino fresco
Foglie di cipolla fresca dell’orto
Mollica di pane casareccio
Bevanda di avena light
Pangrattato casereccio
Olio extravergine di oliva per la teglia

Far bollire l’acqua, sufficiente a coprire bene la carne, con gli odori, salare, quando bolle versare la carne, se possibile, prima il manzo, poi, dopo circa un’ora la vitella, riportare a bollore, coprire col coperchio e far cuocere a lungo. Far intiepidire. Privare la carne di grasso e nervi, omogeneizzarla aggiungendo il brodo, così da ottenere un composto abbastanza morbido ma non liquido. Nel frattempo, far ammorbidire la mollica di pane della bevanda di avena ben calda, quindi strizzarlo e spappolarlo bene nell’impasto omogeneizzato. Addensare col pangrattato ma non troppo, fare palline di circa cinquanta grammi l’una e panare col pangrattato. Lasciare in frigorifero per un paio d’ore almeno. Oliare la teglia, porre le polpette all’interno, condire con un filo d’olio, infornare in forno ben caldo a circa 180àC o 200°C per il tempo necessario alla cottura.

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