sabato 6 agosto 2016

Grano saraceno in vino mentanese con alici, foglie di cipollina e pomodori secchi


Saraceno è una parola di etimologia incerta e incerto ne è il significato. Nell'era moderna si tende a farla combaciare con le popolazioni medio-orientali ma in realtà i saraceni erano anche gli Andalusi, i Turchi, i Mauritani, anche detti Mori, e, nella Chanson de Roland, finanche i Baschi erano indicati col nome di 'saraceni'. 

San Isidoro di Siviglia, Dottore della Chiesa, figlio di una famiglia patrizia romana, arcivescovo spagnolo e soprattutto grande intellettuale vissuto tra il VI e il VII secolo fu uno di quei personaggi grazie ai quali i posteri hanno potuto attingere all'enorme patrimonio di sapere 'occidentale' che stava per andare disperso nella Spagna visigota. 

Egli raccolse tutto ciò che era conosciuto in quell'epoca e lo conservò, fu considerato un grande sapiente che convertì la Spagna al Cattolicesimo e venne creato santo, così come sua sorella Santa Fiorenza, badessa di una quarantina di conventi, e i suoi fratelli San Leandro e San Fulgenzio. 

Grande appassionato di musica, redasse la prima forma di enciclopedia, ben prima dell'Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri di Diderot e D'Alembert, e pertanto è stato designato Patrono della Rete da Giovanni Paolo II nel 2002. 

La sua definizione di 'saraceno', riportata dall'enciclopedia libera online Wikipedia, è: «I Saraceni sono così chiamati perché sostengono di essere discendenti di Sarah o, secondo altri, perché sono di origine siriana. Vivono in un vasto deserto. Essi sono chiamati Ismaeliti perché derivano da Ismaele. O ancora Agareni, da Agar.», Isidoro di Siviglia, Etimologie, IX, 2,57.

Pare che li accomunasse, però, una tecnica di azione particolarmente brutale. Entravano nelle città, velocemente saccheggiavano e rapivano persone per schiavizzarle e poi scomparivano. 

Non c'è dunque da stupirsi se la diffidenza verso i 'saraceni' si sia sviluppata in modo piuttosto uniforme in tutto il Nord del Mediterraneo, seppure vi siano tantissimi esempi di grande liberalità delle arti proprio nelle stesse aree, segno tangibile e inequivocabile della enorme cultura araba e dei tantissimi contatti che da secoli hanno caratterizzato le popolazioni mediterranee ed europee più in generale. 

La diffidenza è stata ampiamente alimentata, poi, dai racconti cavallereschi e dall'epica che diede origine alla letteratura in lingua volgare, la Chanson de geste con i racconti delle gesta di Paladini di Francia senza macchia e senza paura in cui però era facile riconoscere tratti tipici dell'animo umano e di Saraceni spregiudicati, furbi, intriganti e invariabilmente cattivi.
I cantori di tali narrazioni raccontavano anche le faccende di paesi e paesini, portavano notizie e divertimento e ponevano le basi per la creazione dei tipi fissi della cosiddetta Commedia dell'Arte, ma questa è un'altra storia. 

In altre parole, non c'è poi tanto da stupirsi se l'espressione 'Mamma li Turchi' ancor oggi veda gli abitanti dell'antica Costantinopoli, odierna Istanbul, quali invasori e terribili mostri che periodicamente vengono evocati, magari per giustificare l'acquisto di qualche nuova portaerei, ma anche questa è un'altra storia. 

Ora il sapere che San Isidoro, Averroè e i tanti monaci amanuensi si sono premurati di conservare è molto più facilmente fruibile, è considerato un diritto. 
Il sapere è conditio sine qua non per l'essenza stessa delle società contemporanee fondate sulla democrazia e dunque sul conoscere per deliberare eppure ancor oggi, nell'epoca dell'informazione luminosa, pare che il principio della conoscenza, non soltanto di quella appresa con lo studio sui libri ma anche quella del dialogo, della libertà, sia qualcosa su cui lavorare ampiamente e alacremente per creare pacifiche unioni tra le popolazioni ed evitare in tal modo scontri poco fruttuosi per chiunque tranne per i trafficanti senza scrupoli di armi e persone, i veri 'saraceni' dell'era moderna che spessissimo si presentano in giacca e cravatta.

Questa ricetta, nel venticinquesimo anniversario della storica data del 6 agosto 1991, in cui Tim Berners-Lee mise on line la prima pagina del World Wide Web, è ispirata ai tanti punti di contatto, alle tante possibilità di dialogo tra una sponda e l'altra del Mediterraneo e tra una sponda e l'altra dell'Oceano per creare ideali ponti luminosi di conoscenza contro la negazione stessa della libertà e della vita democratica.

Olio extravergine
Grano saraceno Ecor
Acqua
Vino mentanese Garibaldino bianco
Alici sottolio
Foglie di cipollina fresca
Pomodori secchi
Aglio
Peperoncino
Sale


Far scaldare l'olio con le foglie di cipollina lavate e tagliate a listerelle, i pomodori secchi lavati e tagliati a listerelle, l'aglio tagliato sottilissimo, qualche alice franta sul piatto con la forchetta, aggiungere il grano saraceno, girare bene, sfumare col vino quindi aggiungere acqua e vino, salare poco, coprire e far cuocere a fuoco medio non troppo basso. Servire con un filo di olio a crudo caldo oppure freddo.  

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