La sinistra
di ispirazione comunista ha spesso rintracciato nel
'sottoproletariato urbano' la causa di tutti i fallimenti delle lotte
proletarie contro il nemico capitalista, senza mai porsi il problema
della assurdità, per essere gentili, di tale affermazione. Il
sottoproletario urbano è quello che, in Italia e nell'Europa in
perenne mutamento, nel corso della storia, insomma, s'è sempre
arrangiato in qualche maniera, ha sempre trovato il modo di
sopravvivere e di costruire, spesso pietra su pietra, un'esistenza
decente, a volte povera, altre proiettata verso la ricchezza, ma
dignitosa. Parola troppo spesso considerata superflua eppure alla
base delle pietre miliari, per proseguire con l'elemento roccioso,
del diritto internazionale e delle idee più liberali e libertarie.
Se, ad esempio, le varie 'Internazionali comuniste' hanno preferito
escludere il popolo nella sua interezza per concentrarsi sulla classe
operaia, ben distinta dagli artigiani e da tutte quelle maestranze
che hanno creato la meravigliosa diversità della bellezza europea,
non altrettanto hanno fatto i grandi rivoluzionari dell'era moderna.
Garibaldi ha sconfitto interi eserciti con pochi e male-armati
gruppetti di persone, grazie al popolo che non ha mai sottovalutato,
il cui appoggio ha sempre cercato e non ha mai considerato ovvio. Chi
ha veramente compreso la variegatissima realtà europea e quella che
oggi si potrebbe definire transcontinentale ha sempre rispettato
profondamente il popolo e il 'popolino', senza distinzioni classiste
atte a scatenare una guerra tra poveri che hanno uno status di
proletari e poveri che non hanno neanche quello ma hanno la dignità,
la conoscenza e la sapienza negli occhi, nelle mani, nell'esperienza
e nella straordinaria capacità di creare bellezza, anche con un
fiore. Se nei centri urbani delle città più eleganti è possibile
trovare balconi adornati riccamente di statue e qualche pianta, è
nelle borgate, nei paesini di provincia, nei giardini e sui balconi
di quegli artigiiani, di
quei sottoproletari tanto vituperati dai luminari comunisti e
fascisti di tutti i tempi che si crea la meraviglia del BelPaese e la rivoluzione gloriosa della libertà democratica. Il liberalismo e il
libertarismo su cui si fondano le idee più importanti della politica
contemporanea, quella gentilezza tanto chiaramente espressa dal Primo
Ministro del Canada, Justin Trudeau, non suddividono la società in
classi di 'intoccabili', di 'convertibili', e di assoluti
rappresentanti dell'idealità dottrinale, perché il liberalismo e il
libertarismo si fondano sul rispetto profondo delle persone,
dell'ambiente e di tutto ciò che è, compresa la fantasia, la
bellezza, la maestria.
Questa
ricetta, appresa in una borgata romana da artigiani con mani esperte
e sapienti e occhi che ne hanno viste tante, è ispirata alla libertà
e al libero pensiero.
Melanzane
Sale
Olio di semi
Uovo
Pangrattato
Tagliare le
melanzane, possibilmente appena raccolte, in fette di circa 0,5cm o
0,8 cm, dunque metterle sotto sale in uno scolapasta coperte con la
carta pellicola e una pentola piena d'acqua fredda o altro oggetto
pesante. Far scolare bene l'acqua delle melanzane per qualche ora,
quindi asciugarle ben bene con la carta assorbente, passarle
nell'uovo sbattuto, quindi nel pangrattato. Friggere in abbondante,
ma non eccessivo, olio caldo e cambiarlo frequentemente appena il
pangrattato si fa neretto, girare, quindi togliere dalla padella
mettendole su un piatto con la carta assorbente, coprire con la carta
assorbente. Devono risultare croccanti fuori e moribidissime dentro,
se sono molto fresche, cioè appena raccolte o comunque raccolte la
mattina stessa, il risultato sarà una cremina di melanzane racchiusa
in una croccantissima conchiglia di pangrattato, soda e morbida al
contempo. Se possibile servire calde, appena fritte e scolate
dell'olio in eccesso.
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