Amaranto con curcuma
fresca, sidro delle Asturie, patate americane, fagiolini e tonno affumicato
Nel 2016 si festeggia il ventesimo anniversario del Consorzio
Sabina D.O.P., un momento importante per il primo olio a ricevere il
prestigioso riconoscimento europeo che premia un nettare facilissimo da
utilizzare in cucina perché caratterizzato da un sapore che non copre gli
altri, bensì si armonizza perfettamente con gli alimenti. In realtà l’olio
prodotto nella Sabina reatina e romana è, seppur con le modificazioni delle
tecnologie, quello utilizzato dalle leggendarie madri involontarie di quel
popolo che riuscì a creare uno tra i più importanti e tecnologicamente,
socialmente, culturalmente progressisti, per l’epoca, imperi dell’antichità. I
Sabini popolavano, spesso insieme ai Latini, territori che nel tempo non hanno
perso una sostanziale, seppur non fattuale, unità territoriale ed erano una
popolazione pacifica, non rissosa e molto lontana negli usi e costumi dallo
spocchiosissimo miles gloriosus tanto magistralmente inscenato da Plauto. Attualmente
la Sabina non ha ancora, tranne per l’eccezione che conferma la regola del
Consozio, creato una effettiva unità territoriale, non ha costruito momenti di
coesione al di fuori dagli spazi religiosi e quindi non ha costruito una rete
di socialità e di partecipazione civica tale da poter essere considerata alla
stregua della Maremma Toscana o della Val d’Orcia. I vent’anni del Consorzio
Sabina D.O.P. e gli sforzi compiuti in questi quattro lustri fanno ben sperare
ma finché le persone del posto non capiranno che è necessario creare coesione
civica al di fuori dalle religioni ci sarà ben poca possibilità di agire
concretamente per creare quello sviluppo sostenibile che costituisce l’unico
futuro, e presente, per un’area tanto bella da poter essere soltanto
potenzialmente considerata a forte vocazione turistica e artigianale.
Questa ricetta è ispirata a quelle piccole meraviglie che
portano avanti l’Italia, nonostante tutto e nonostante l’insopportabile giogo
religioso che impedisce e ostacola la crescita economica, sociale e civile del
nostro Paese.
Amaranto Rapunzel
Aglio rosso di Sulmona dal Parco Nazionale del Gran Sasso e
Monti della Laga
Curcuma fresca
Sale iodato
Olio extravergine di oliva
Sidro Sueve Sidreria Crespo
Acqua
Curry mild biologico
Paprika dolce
Semi di finocchio dai Monti Iblei
Patate americane
Fagiolini
Patate americane
Tonno affumicato Sapor Maris
In una pentola bassa dal fondo alto scaldare olio e acqua con
uno spicchio d’aglio tagliato a fettine sottili, la curcuma sbucciata e
lasciata intera, il curry, i semi di finocchio e una spolverata di paprika
dolce, versare a pioggia l’amaranto, salare e girare, quindi sfumare col sidro.
Aggiungere acqua per circa il doppio, quasi il triplo del volume. Abbassare la
fiamma, far bollire con la pentola coperta a fuoco basso per circa una
mezz’oretta, cinque minuti prima della fine della cottura togliere il coperchio
e far evaporare l’acqua in eccesso girando per evitare che si attacchi al
fondo. Nel frattempo cuocere al vapore i fagiolini lavati e privati del
cornetto e del picciolo e le patate americane sbucciate e tagliate a pezzi non
troppo grandi. Nella pentola di cottura dell’amaranto aggiungere i fagiolini
spezzettati, le patate e qualche ritaglio di tonno affumicato Sapor Maris,
accendere la fiamma e ripassare per qualche istante per far amalgamare il
tutto, eventualmente aggiungendo qualche fogliolina di menta fresca.
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