lunedì 3 ottobre 2016

Fagottelli con patate e erbe provinciali



La scuola è uno dei pilastri delle conquiste sociali delle società democratiche. Garantire il diritto all’istruzione è una delle prerogative primarie di qualunque società aperta e libera, composta da cittadini che esercitano il proprio diritto di voto in piena coscienza e partecipano alla vita sociale nelle modalità e nelle forme che più si confanno alle loro capacità e interessi.
Qualunque regime, qualunque dittatura ha puro terrore di una cosa fondamentalmente, una bambina o una donna, una persona con un libro e una penna in mano. La cultura e la conoscenza sono da sempre le armi più temute da chiunque abbia a cuore l’oppressione altrui. Nei regimi sedicenti democratici la questione è un po’ più complessa, ci sono delle regole da rispettare, una specie di formalità da mantenere. Eppure non è così difficile notare che maggiore è il livello di democrazia reale maggiore è l’attenzione all’educazione e alla cultura.
Le società davvero libere si fondano, in effetti, sulla loro capacità di mantenersi tali mediante la partecipazione attenta e concreta di cittadini informati e consapevoli alla vita civile, alla vita attiva.
In Italia sono stati escogitati vari modi per ‘scippare’ la cultura dalle menti degli italiani, cosa alquanto difficile visto che basta fare una passeggiata in uno dei tantissimi splendidi borghi per capire quanto sia importante e viva la nostra storia, il più meschino è stato quello di distruggere sistematicamente la scuola infestandola col virus dell’impossibilità della concretezza positiva, della libertà e della felicità dell’apprendere e dell’insegnare. La scuola italiana è una gran rottura di scatole, è noioso frequentarla sia come insegnanti che come studenti e questo è il frutto di una sistematica distruzione della democrazia nel nostro Paese.
L’Italia è però una nazione particolarmente relisiente, abituata a barbari d’ogni risma, ceto, epoca, ed esistono, o meglio resistono, veri e propri gioielli dell’arte di insegnare e apprendere. Sono gemme rare, nonostante gli sforzi individuali e spesso collettivi, luoghi del possibile, di sogni e utopie che forse tanto immaginari e tanto utopici non sono.
Uno tra questi è nascosto e protetto dalle montagne abruzzesi, è la Scuola d’Arte Grue di Castelli, nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, provincia di Teramo.
Questa ricetta, semplice e con elementi che ormai rappresentano una tipicità abruzzese, è ispirata a questo luogo del sapere e della conoscenza.  

Farina bianca
Farina integrale
Acqua
Lievito di birra
Lievito madre essiccato
Patate
Sale iodato
Olio extravergine d’oliva
Salvia
Rosmarino
Menta
Gomasio integrale


Impastare le due farine unendo un po’ di farina integrale a quella bianca e al lievito madre essiccato, quindi il lievito di birra fresco sciolto in acqua tiepida. Far lievitare a lungo. A parte lessare le patate con tutta la buccia, scolarle, sbucciarle, condirle con sale e olio. Creare palline di circa sei centimetri di diametro, inserirvi quindi le patate condite, e le foglioline, o pezzi di esse, delle erbe provinciali lavate in proporzione uguale. Porre in una teglia oliata, cospargere con un filo d’olio e il Gomasio integrale, infornare in forno già caldo a 210°C o 230°C per una mezzoretta, finché siano ben cotti.  

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