Minestrone amarognolo
con curcuma fresca
«Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il
peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono
creature che – nel loro rancore contro le religioni tradizionali come
"oppio delle masse" – non possono sentire la musica delle sfere.».
Questo pensiero, riportato su Wikipedia è attribuito ad Albert Einstein.
La genialità che esprimeva attraverso formule fisiche e
matematiche nonché tramite l’amore incondizionato per i gelati, ha una sua
forma di completezza in questa frase che qualunque ateo profondamente convinto,
e quindi senza necessità di confutare alcunché, della giustezza delle proprie
idee non può non fare propria e condividere.
Parlare di musica delle sfere forse potrebbe sembrare un modo
come un altro per significare spiritualità, conoscenza profonda al di là e al
di sopra di qualunque chiusura mentale, sia essa derivante dalla religione, sia
essa derivante dalle religioni di atei e non religiosi o dalla scienza. Un ateo
fanatico è molto simile ad un inquisitore domenicano, ad uno scienziato
oltranzista o a qualunque fanatico di qualsiasi ideologia.
L’ateismo è una predisposizione dell’animo umano alla libertà
e pertanto un ateo non fanatico difficilmente ama gabbie e incasellamenti,
dogmi e preconcetti fondati su ipotesi e su una tra le tante possibilità di
comprensione e sistemi per spiegare cosa sia effettivamente il vivere,
negandosi e negando agli altri, con la certezza della fede nel proprio
fanatismo l’essenza stessa di ciò che pretendono di conoscere senza ombra del
minimo dubbio.
La frase più bella e più cristiana mai ascoltata da un vero
cristiano è stata, di fronte ad una dichiarazione di ateismo, “anch’io sono
ateo”, una frase pronunciata da un prete di strada cui venivano i nervi a
sentir nominare il ‘cristianesimo moderato’ cui rispondeva con l’umorismo
mugugnante genovese “non mi risulta che Cristo sia morto di raffreddore”. Il
prete era Don Andrea Gallo, una persona che aveva trovato la via verso la
conoscenza nella bellezza del vivere. Chiunque riesca a comprendere, anche
soltanto per un istante, la meravigliosa bellezza in cui siamo immersi e di cui
siamo parte e partecipi non si pone più il problema delle religioni, non si
pone più la questione delle ideologie, semplicemente trova quella necessaria
coscienza che rasenta l’assoluto in cui si è qui ed ora e contestualmente
ovunque e in qualunque tempo.
Tale comprensione è in forma di istanti per gran parte delle persone
poi ricomincia il tran-tran quotidiano eppure esistono molti modi per ritrovare
quel principio di assolutezza, in piccoli gesti, nelle gentilezze, in un
pensiero carino, in un fiore di campo, in una carezza o in un piatto preparato
senza fretta, come un minestrone che cuoce a lungo prima di trovare il suo
gusto peculiare.
Finocchi
Funghi champignon
Spinaci freschi
Radicchio lungo
Rucola
Patate gialle abruzzesi
Cipolla ramata
Carote
Acqua
Olio extravergine di oliva
Sale grigio di Bretagna
Curcuma fresca
Maggiorana
Sbucciare carote, patate e curcuma, pulire i finocchi,
lavarle insieme alle altre verdure. Metterle in pentola, aggiungere abbondante
acqua e far cuocere a lungo. Eventualmente aggiungere fiocchi d’avena o miglio.
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