Bistecchine di soia con
radicchio, funghi e bianco di Cerveteri
Le tradizioni sono qualcosa di meravigliosamente bello. In
taluni Paesi per creare una tradizione basta pochissimo, l’intenzione di farlo,
in altri le tradizioni affondano le radici in millenni di storia. Questo è
evidentemente il caso dell’Italia, in cui potenzialmente qualunque pietra
potrebbe avere valore artistico, archeologico o culturale. Tra le tradizioni
più sentite e celebrate vi sono il Capodanno, la Pasqua, ebraica o cristiana
che sia, il Ferragosto e per moltissimi le feste patronali, per taluni il
Natale, per talaltri la ‘Befana’ o Epifania. Molte persone si scagliano con
veemenza in difesa di tali tradizioni, non si capisce mai bene se per mangiare
le prelibatezze cucinate in questi casi oppure per reali convincimenti
personali, non comprendendo che in tal modo offendono profondamente la
tradizione stessa del luogo. Gran parte delle zone urbane o urbanizzate in
Italia si trovano nei territori delle popolazioni italiche, le quali preesistevano
non soltanto il cristianesimo ma la stessa Roma e in taluni casi anche l’ebraismo
che, con i suoi circa tremilacinquecento anni di storia, può certamente essere
definito ‘tradizionale’. Cosa voglia dire esattamente difendere le tradizioni è
cosa piuttosto complessa e articolata, si potrebbe pensare che festeggiare il
Capodanno sia una tradizione e su questo sarebbe difficile trovarsi in
disaccordo eppure il festeggiamento della notte del 31 dicembre è un’innovazione
‘tecnologica’, sia perché tradizionalmente i giorni non si contavano nel modo
in cui si contano oggi, sia perché l’origine reale del Veglione di San
Silvestro in realtà non ha a che fare né coi santi, né col primo dell’anno
definito dal Calendario Gregoriano, introdotto il 15 ottobre 1582, o il 5
ottobre del medesimo anno in base al Calendario Giuliano tradizionalmente in
vigore fino a quella data, bensì con il fenomeno astronomico del Perielio, che
quest’anno cade il 4 gennaio (del Calendario Gregoriano) alle 14.00 ora
italiana e che generalmente si verifica circa un paio di settimane dopo il
solstizio d’inverno boreale. Stesso discorso si può fare per il Natale, la
Pasqua e il Ferragosto, che la religione cattolica ha chiamato ‘festeggiamenti
per l’assunzione della Madre Vergine in Paradiso’ e che i Romani prima di loro
chiamavano Feriae Augusti, il riposo concesso alla cittadinanza dall’Imperatore
Augusto in aggiunta ai Vinalia rustica, ai Consualia e ai Nemoralia. È più che
evidente che la tradizione di creare momenti di convivialità al di fuori dalle
attività lavorative, anche in questo caso, preesiste la fondazione di Roma. Per
quanto concerne il concetto di ‘famiglia tradizionale’ anche qui la materia è
piuttosto complicata perché dipenderebbe, per quanto concerne l’Italia, dal
luogo e dunque dalle idee in materia delle differenti popolazioni italiche o
anche preistoriche per non parlare dell’Antica Roma, dove si usava andare a
banchettare sui sepolcri degli avi con mogli, mariti e giovincelli con cui i
pater familias intrattenevano regolari rapporti omosessuali. È dunque evidente
che parlare di tradizione in Italia è complesso come definire il menù festivo
tradizionale, che varia notevolissimamente di paese in paese e più spesso di
casa in casa. L’opzione forse più percorribile è affidarsi al buon senso e
soprattutto alla vera voglia di stare insieme e trascorrere con le persone
amate, con gli amici e con i familiari con cui si va più d’accordo o che in
quel momento hanno più bisogno di compagnia, una bella giornata e godersi una
sacrosanta mangiata di prelibatezze senza mettere in mezzo le tradizioni, ché
altrimenti c’è di che ridere a vederle rispettate coerentemente.
Questa ricetta, creata
col vino di Cerveteri, zona tradizionalmente vocata alla produzione del bianco,
è ispirata alla enorme necessità di buon senso, di rispetto e di libero
pensiero.
Vino bianco di Cerveteri
Acqua
Olio extra vergine di oliva
Cipolletta bianca
Radicchio lungo
Sale iodato
Funghi prataioli
Bistecchine di soia
Far rinvenire le bistecchine di soia in acqua tiepida, quindi
scaldare l’olio in una padella con poca cipolla tritata finemente, aggiungere
la soia scolata, strizzata e tagliata grossolanamente a listerelle di circa tre
centimetri per mezzo centimetro, farla saltare in padella a fuoco vivace
girando bene, dopo un paio di minuti o poco più aggiungere il radicchio lavato
e tagliato a listerelle, salare e dopo aver fatto cuocere a fuoco vivace per
qualche minuto sfumare con un po’ di vino, far evaporare l’alcool, quindi
aggiungere i funghi puliti, tagliati e lievemente salati, abbassare la fiamma,
coprire e lasciar cuocere per un quarto d’ora o una ventina di minuti circa.
Nessun commento:
Posta un commento