giovedì 20 ottobre 2016

Bistecchine di soia con radicchio, funghi e bianco di Cerveteri

Bistecchine di soia con radicchio, funghi e bianco di Cerveteri

Le tradizioni sono qualcosa di meravigliosamente bello. In taluni Paesi per creare una tradizione basta pochissimo, l’intenzione di farlo, in altri le tradizioni affondano le radici in millenni di storia. Questo è evidentemente il caso dell’Italia, in cui potenzialmente qualunque pietra potrebbe avere valore artistico, archeologico o culturale. Tra le tradizioni più sentite e celebrate vi sono il Capodanno, la Pasqua, ebraica o cristiana che sia, il Ferragosto e per moltissimi le feste patronali, per taluni il Natale, per talaltri la ‘Befana’ o Epifania. Molte persone si scagliano con veemenza in difesa di tali tradizioni, non si capisce mai bene se per mangiare le prelibatezze cucinate in questi casi oppure per reali convincimenti personali, non comprendendo che in tal modo offendono profondamente la tradizione stessa del luogo. Gran parte delle zone urbane o urbanizzate in Italia si trovano nei territori delle popolazioni italiche, le quali preesistevano non soltanto il cristianesimo ma la stessa Roma e in taluni casi anche l’ebraismo che, con i suoi circa tremilacinquecento anni di storia, può certamente essere definito ‘tradizionale’. Cosa voglia dire esattamente difendere le tradizioni è cosa piuttosto complessa e articolata, si potrebbe pensare che festeggiare il Capodanno sia una tradizione e su questo sarebbe difficile trovarsi in disaccordo eppure il festeggiamento della notte del 31 dicembre è un’innovazione ‘tecnologica’, sia perché tradizionalmente i giorni non si contavano nel modo in cui si contano oggi, sia perché l’origine reale del Veglione di San Silvestro in realtà non ha a che fare né coi santi, né col primo dell’anno definito dal Calendario Gregoriano, introdotto il 15 ottobre 1582, o il 5 ottobre del medesimo anno in base al Calendario Giuliano tradizionalmente in vigore fino a quella data, bensì con il fenomeno astronomico del Perielio, che quest’anno cade il 4 gennaio (del Calendario Gregoriano) alle 14.00 ora italiana e che generalmente si verifica circa un paio di settimane dopo il solstizio d’inverno boreale. Stesso discorso si può fare per il Natale, la Pasqua e il Ferragosto, che la religione cattolica ha chiamato ‘festeggiamenti per l’assunzione della Madre Vergine in Paradiso’ e che i Romani prima di loro chiamavano Feriae Augusti, il riposo concesso alla cittadinanza dall’Imperatore Augusto in aggiunta ai Vinalia rustica, ai Consualia e ai Nemoralia. È più che evidente che la tradizione di creare momenti di convivialità al di fuori dalle attività lavorative, anche in questo caso, preesiste la fondazione di Roma. Per quanto concerne il concetto di ‘famiglia tradizionale’ anche qui la materia è piuttosto complicata perché dipenderebbe, per quanto concerne l’Italia, dal luogo e dunque dalle idee in materia delle differenti popolazioni italiche o anche preistoriche per non parlare dell’Antica Roma, dove si usava andare a banchettare sui sepolcri degli avi con mogli, mariti e giovincelli con cui i pater familias intrattenevano regolari rapporti omosessuali. È dunque evidente che parlare di tradizione in Italia è complesso come definire il menù festivo tradizionale, che varia notevolissimamente di paese in paese e più spesso di casa in casa. L’opzione forse più percorribile è affidarsi al buon senso e soprattutto alla vera voglia di stare insieme e trascorrere con le persone amate, con gli amici e con i familiari con cui si va più d’accordo o che in quel momento hanno più bisogno di compagnia, una bella giornata e godersi una sacrosanta mangiata di prelibatezze senza mettere in mezzo le tradizioni, ché altrimenti c’è di che ridere a vederle rispettate coerentemente.
 Questa ricetta, creata col vino di Cerveteri, zona tradizionalmente vocata alla produzione del bianco, è ispirata alla enorme necessità di buon senso, di rispetto e di libero pensiero.

Vino bianco di Cerveteri
Acqua
Olio extra vergine di oliva
Cipolletta bianca
Radicchio lungo
Sale iodato
Funghi prataioli
Bistecchine di soia


Far rinvenire le bistecchine di soia in acqua tiepida, quindi scaldare l’olio in una padella con poca cipolla tritata finemente, aggiungere la soia scolata, strizzata e tagliata grossolanamente a listerelle di circa tre centimetri per mezzo centimetro, farla saltare in padella a fuoco vivace girando bene, dopo un paio di minuti o poco più aggiungere il radicchio lavato e tagliato a listerelle, salare e dopo aver fatto cuocere a fuoco vivace per qualche minuto sfumare con un po’ di vino, far evaporare l’alcool, quindi aggiungere i funghi puliti, tagliati e lievemente salati, abbassare la fiamma, coprire e lasciar cuocere per un quarto d’ora o una ventina di minuti circa. 

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