Pasta di piselli con
daikon
Il patriottismo è spesso confuso con il fanatismo militarista
e l’affettata dimostrazione di fedeltà ad istituzioni militari o civili. Si
celebra nei municipi, nelle sedi più prestigiose del governo, nelle caserme
eppure l’amor di patria è quello dimostrato giornalmente da milioni e milioni
di persone che, nonostante tutto, continuano a creare la meravigliosa diversità
italiana.
Gli eroi, i patrioti sono spesso confusi con coloro che hanno
sacrificato fino all’ultimo respiro per la nascita e la creazione della nazione
ma se è vero da un lato è un’esagerazione.
La patria è composta da tutte quelle persone che vivono,
hanno abitato, hanno antenati e sentono di appartenere ad un determinato
territorio come parte interagente, come elemento imprescindibile di qualcosa di
tanto indefinibile da sembrare ovvio.
Amare la patria, riconoscersi in una bandiera o disconoscerne
i colori e gli stemmi come un’offesa ha molto poco a che fare con il servizio
militare, con le baionette e le trincee. D’altronde la nazione, lo stato sono
concetti moderni, mentre il patriottismo è un sentimento antichissimo che si
ritrova in molteplici forme.
Ha a che fare con quello che spesso viene definito il
radicamento territoriale, radicamento che spesso ci risulta più evidente e più
doloroso quando si è lontani da quel suolo tanto adatto alla nostra
conformazione mentale e spirituale.
Certo, l’Italia, essendo il Paese con una tale biodiversità
da essere di gran lunga la prima in una gran quantità di ‘classifiche’ sulle
differenze che costituiscono l’essenza stessa dell’italianità, non è una nazione
che stimola negli abitanti un patriottismo spontaneo. Ad un primo sguardo ma l’apparenza
inganna.
Nelle dispense e sulle tavole degli italiani è più facile
trovare un buon bicchiere di vino rigorosamente italiano, possibilmente
acquistato non troppo lontano dal proprio territorio da chi ne produce di ‘buono’,
che bevande straniere e generalmente parlando il ‘coltivato in Italia’ e il ‘fatto
in Italia’ danno un senso di fiducia e confidenza che altri prodotti certamente
non ispirano, non perché ‘stranieri’ ma perché la produzione italiana è
generalmente espressione di una cultura variegata in cui l’orto del vicino
produrrà sicuramente qualcosa di diverso, più o meno gradevole in base al
gusto, e il produttore medio-piccolo riesce, soprattutto quando ha la capacità
decisamente non italiana di consorziarsi e unire le forze con gli altri per
affermare la propria specializzazione e specificità, ad attrarre l’attenzione e
costruire la fiducia del consumatore anche di quello non troppo consapevole.
Il grande direttore d’orchestra Daniel Baremboim scrive in un
suo libro interessantissimo, ‘La musica è un tutto’, edito da Feltrinelli, che
è terrorizzato dalle specializzazioni eccessive per cui uno scienziato che
studia una determinata materia non sa niente di tutto ciò che accade intorno a
lui.
L’altissima specializzazione italiana è invece un distillato
di cultura umanistica molto ampia e spesso maggiore è la capacità di conoscenza
in tanti settori, più specifica sarà la specializzazione nella produzione e
nella creazione. Tipicità tutta italiana, che racchiude in sé l’orgoglio
patriottico più puro, quello composto da costanti tentativi di miglioramento e
da quel ‘diritto al mugugno’ esercitato dagli abilissimi marinai genovesi di
Camogli.
Questa ricetta è ispirata a tutti coloro che si sentono
italiani e che sono fieri di esserlo, anche semplicemente riportando nel
BelPaese quelle attività che possono costruire sviluppo sostenibile.
Pasta di piselli Biorì
Daikon, rape e foglie
Acqua
Olio extravergine di oliva
Sale iodato
Aglio rosso di Sulmona del Parco Nazionale del Gran Sasso e
Monti della Laga
Peperoncino
Gomasio
Sale grigio di Bretagna
Sbucciare le rape di daikon e lavare accuratamente le foglie,
tagliarle a pezzetti, considerando che la rapa cuoce leggermente prima della
foglia. Scaldare l’olio con peperoncino e aglio tagliato sottile, quando inizia
a soffriggere l’aglio mettere la verdura, salare con i sali e il gomasio, far
cuocere a fuoco vivace, quindi abbassare la fiamma, coprire con un coperchio e
continuare a cuocere. Lessare la pasta di piselli, scolarla e ripassarla in
padella col daikon.
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