Insalata gustosa di maggio all’aroma di cedro piretto
Giuseppe Mazzini
e Karl Marx non si amavano molto, anzi si potrebbe pensare e affermare che si
detestassero cordialmente. Il primo, col suo linguaggio di un’epoca che cerca
di esprimere il futuro che ha già e ben compreso, ostico e spinoso, lucido e
visionario al contempo aveva immediatamente compreso i punti deboli della ben
strutturata teoria marxiana, ne aveva capito la fine, le diramazioni e gli
sviluppi futuri e aveva immaginato che quelle teorie avrebbero soltanto
indebolito il lavorio e il progresso delle libertà. Marx, dal suo canto, forse
aveva intuito che Mazzini aveva ragione o forse, più semplicemente non aveva
capito che cosa stesse preconizzando quell’italiano che pareva avesse molte
fonti di informazioni su ciò che accadeva a livello internazionale e che
riusciva così bene a coinvolgere e ad armare moti e rivoluzioni. Il teorico del
comunismo accusava l’ispiratore del Risorgimento, in parole povere e non
utilizzate direttamente, di essere una testa vuota e piena di vagheggiamenti
neocristiani, mentre Mazzini aveva liquidato il Manifesto, che taluni
sostengono essere stato scritto addirittura in risposta alle idee mazziniane, e
tutte le teoriche che ne derivavano come una forma di opposizione ad un sistema
che avrebbe portato soltanto ad una deriva totalitaria in quanto escludeva
completamente l’individuo con tutte le sue sfaccettature dalle possibilità di
sviluppo progressivo ed armonioso di una società sempre più in collegamento
internazionale. L’idea del movimento internazionale era venuta all’italiano,
che prese parte alle riunioni indette da comunisti e socialisti, riuscendo
quasi ad imporre le sue idee. Se ciò fosse accaduto probabilmente Stalin,
Hitler, Franco e Mussolini non avrebbero mai avuto ragion d’essere, l’Europa si
sarebbe unita ben prima di quanto accaduto e forse oggi vivremmo in un mondo
più libero ma queste sono supposizioni, idee che si sviluppano col senno di
poi.
Certo è che
Mazzini aveva individuato immediatamente i punti deboli nell’elaborazione, le
falle nell’analisi, le problematiche per la lotta verso la conquista
progressiva delle libertà e le derive di tali teorie. Se la sua capacità di
analisi e visione era di gran lunga più arguta e immaginifica di quella di
Marx, il linguaggio del suo tempo non gli metteva a disposizione i vocaboli e
le espressioni adatte a farsi comprendere e a costruire castelli di lucide
teoriche che tanta influenza, per lo più negativa ma non soltanto, hanno avuto
sul pensiero novecentesco. Quella che sembra un’ossessione per Dio e per l’Umanità
altro non è che un modo per esprimere ciò che sarebbe esistito più di cent’anni
dopo la pubblicazione degli scritti sui doveri e poco meno di duecent’anni
prima la ‘riscoperta’, la teorizzazione del nuovo umanesimo da parte di Papa
Francesco I Bergoglio. Mazzini era l’uomo del futuro ma il suo linguaggio era
quello del passato, per quanto si sforzasse. Non ha mai avuto la capacità di
esprimersi che aveva Manzoni anche se le sue idee sono oggi più che mai
attualissime, ovviamente riviste e corrette con un linguaggio più moderno e ‘spazzolato’
da tutte quelle necessarie precauzioni che deve avere un testo che si rivolge
alle società segrete e ai cospiratori.
Questa ricetta,
gustosa e semplice, è ispirata ai ‘se’ della storia e alla difficile
comprensione di ciò che è davvero rivoluzionario nel momento del suo compiersi.
Fave fresche
Parmigiano
reggiano della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Nespole
Ciliegie
Piselli
freschissimi novellini
Olio
extravergine di oliva
Sale integrale
siciliano
Insalatina da
taglio mista
Cedro piretto
Sesamo integrale
Sgranare i pisellini e le fave, sbucciare le nespole e privarle del
nocciolo, lavare per bene le ciliegie e privarle del nocciolo tagliandole a
metà, lavare bene l’insalatina e spezzettarla grossolanamente. Porre il tutto
in una insalatiera, condire con olio, sale, qualche goccia di succo di cedro
piretto, fiocchi di scorza di cedro piretto ben lavato, sesamo integrale,
scagliotte di parmigiano ben stagionato. Girare accuratamente, far riposare
qualche minuto prima di servire.
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