L'amaranto è
uno pseudo-cereale altamente nutritivo e proteico originario del Sud
America. Il nome, nell'immaginario musicale italiano, è
immediatamente associato alla FIAT Topolino protagonista di una
canzone di Paolo Conte, e gli antichi greci e latini descrivono nei
loro trattati una pianta con questo particolare nome anche se pare
sia un'altra specie perché non risultano particolari tracce di
coltivazione mediterranea della stessa. Un mistero che forse soltanto
il più famoso Topolino Disney potrebbe risolvere con un bel viaggio
nel tempo che, chissà, magari potrebbe evidenziare una gran quantità
di collegamenti tra i popoli e le civiltà unite e divise dall'oceano
che non hanno lasciato tracce comprensibili a chi ha tramandato le
antiche conoscenze nei millenni. Sarebbe in effetti possibile
ipotizzare forme di contatto tra popolazioni molto più ramificate e
frequenti di quello che la moderna storia occidentale ha preso in
considerazione quale certezza fattuale anche soltanto pensando alla
costruzione degli archi. Durante il Medio Evo si persero molte
conoscenze, anche tecnologiche, pratiche, sviluppate durante l'epoca
romana, tra cui come costruire un arco solido e resistente anche a
notevoli pesi. Guardare un edificio medievale con un arco con
architrave orizzontale senza neanche una chiave di volta dovrebbe far
rabbrividire e riflettere molto a lungo sull'importanza della
conoscenza. D'altronde anche entrare nel Museo di Arte Orientale
Giuseppe Tucci o nel Museo Pigorini di Roma può stimolare il
medesimo brivido dietro la schiena, non tanto a causa dell'aria
condizionata, bensì del salto nel buio che hanno compiuto talune
società tecnologicamente, socialmente e culturalmente complesse che,
spesso per motivi di fanatismo religioso unito a guerre, sono
sprofondate indietro nella storia fino ad arrivare a modalità di
vita e di conoscenza simili in tutto e per tutto a quelli
preistorici.
L'amaranto ha
una storia che ricorda quella degli archi medievali, considerato
dagli Atzechi il cibo degli dei, la sua coltivazione è stata
cancellata dalla ottusa violenza di conquistadores medievali che
ritenevano di aver fatto una grande scoperta che meritava il nome di
un grande esploratore di carte geografiche, Amerigo Vespucci, ma
dalla Società Americana di Scienza è stato poi riscoperto nel 1975
generando una notevole curiosità tra scienziati, nutrizionisti e
figli dei fiori.
In questa
ricetta, adatta a vegetariani, vegani, celiaci e intolleranti al grano ma non a chi ha problemi renali, i collegamenti tra le colture tradizionali di una parte o
dell'altra del Pianeta si ricreano con un risultato fresco e molto
nutriente.
Menta fresca
Olio
extravergine di oliva Azienda Agrituristica Le Farnie
Melanzane
lunghe
Amaranto
Rapunzel
Sale
Curry
Farina di
grano saraceno Molino Rossetto
Cipolla
bianca
Mondare e
tagliare le melanzane a pezzi grossolani, fare un soffritto leggero
in acqua e olio con un trito di poca cipolla bianca, aggiungere le
melanzane, salare, coprire e far cuocere girando di quando in quando
a fuoco medio. Nel frattempo lessare l'amaranto in acqua bollente
lievemente salata per circa una mezz'ora girando spesso ma non troppo
e poi far riposare per qualche minuto, la proporzione è di circa 125
grammi di amaranto per 312,5 grammi di acqua. Quasi a fine cottura
aggiungere menta fresca nelle melanzane, farle intiepidire e dunque
triturare nel robot da cucina, aggiungere il composto all'amaranto,
aggiungere curry, menta fresca spezzettata ed eventualmente
aggiustare di sale, versarvi a pioggia la farina di grano saraceno
fino ad ottenere un impasto morbido ma non molliccio. Porre in
frigorifero per far addensare. Avvoltolare nella carta forno e
infornare in forno già caldo a 180°C o 200°C per una mezz'ora
circa.
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