C'era una
volta, tanto tempo fa, una fanciulla figlia di un guardaboschi. La
sua bellezza, gentilezza, intelligenza e grazia erano rinomate tra
gli abitanti del bosco, che amavano molto la sua compagnia. Cresciuta
sin dalla più tenera infanzia tra cime innevate e vallate dove il
grande freddo dell'inverno arrivava a sfiorare i 40° C al di sotto
dello zero, faggete che nell'autunno incendiavano di un rosso dorato
il verde brillante dell'estate che in primavera si copriva di
coloratissimi anemoni, aveva sviluppato una serenità nello sguardo
limpido e vivace come l'acqua di una lama di gravina.
Cansiglio |
Folletti, elfi,
animali e abitanti della Grande Foresta discorrevano con lei tra
aghifoglie e doline carsiche, mostrandole, di quando in quando, le
meraviglie sotterranee delle grotte, che da quelle parti si chiamano
bus.
L'allegra spensieratezza e la meravigliosa voce da usignolo
della fanciulla ben presto divennero oggetto di conversazione nei
paesi del bosco, da quelli abitati dai discendenti di antiche
popolazioni caucasiche, i Cimbri, fin nel cuore della Repubblica di
Venezia, dove viveva un giovane e irrequieto nobile che non riusciva
mai a star fermo un minuto e rivolgeva sempre gli occhi verso un
qualche altrove dove le navi mercantili sembrava potessero portarlo.
I suoi amici lo ammiravano per la sua capacità di agire d'istinto e
la sua volitiva lealtà ma lo canzonavano per le sue idee stravaganti
che affollavano la sua mente e il suo cuore, per il resto sgombro da
altre attrattive.
Non si innamorava mai, pareva che sulla sua pelle
diafana non passasse neanche l'ombra della passione amorosa che
faceva invece sognare e sospirare i suoi amici, i quali, per fargli
uno scherzo, lo sfidarono a conoscere la bella figlia del
guardaboschi, di cui si dicevano meraviglie. Volevano proprio
divertirsi perché sapevano bene che sarebbero comunque stati divisi
da una rigida separazione classista.
Un bel giorno
di maggio, quando le api e le vespe erano indaffaratissime nel loro
mestiere di impollinatrici, il gruppetto di giovani veneziani si
mosse verso la Grande Foresta. Gli abitanti del bosco li guardavano
con sospetto e temevano per l'incolumità della loro amata fanciulla
che, proprio nell'istante in cui il gruppetto si stava muovendo, era
intenta a raccogliere erbe aromatiche con cui adornare i lunghi
capelli corvini e insaporire succulente prelibatezze che amava
cucinare.
Il giovane
spavaldo appena la vide si piantò, tra lo scherno dei suoi compagni,
nel bel mezzo del prato, più immobile di uno stoccafisso, le parole
non gli uscivano dalla bocca, che del resto era aperta in una
rigidità innaturale, il suo incarnato, leggendariamente chiaro, si
tinse per la seconda volta nella sua vita di un purpureo rossore e i
boccoli che gli adornavano la fronte si misero in bella posa per
incorniciare meglio il volto istupidito da un rapimento estatico.
La prima
volta che le guance si erano tinte di un rosso che avrebbe potuto far
invidia ad un pittore di Pompei era stato tanto tempo fa, quando,
prima e ultima occasione, aveva rubato la marmellata di gelsi dalla
dispensa e si era fatto subito scoprire, ma questa è un'altra
storia.
Cansiglio |
Nonostante
gli abitanti del bosco cercassero di distrarla, la figlia del
guardaboschi girò la testa nella direzione dell'insolito gruppetto e
dello stoccafisso, ehm, del nobile veneziano con i boccoli
plasticamente ricadenti sull'aristocratica fronte.
Fu questione
di una frazione infinitesimale della velocità con cui la luce si
muove. I due si guardarono e tanto bastò a far loro capire che
sarebbero stati felici soltanto se fossero riusciti a restare insieme
in tutte le vite e le epoche e le forme in cui si sarebbe espressa la
forma di vita che incarnavano in quel momento.
In men che
non si dica gli amici capirono di aver fatto centro e nel contempo
compresero che avrebbero dovuto impegnarsi non poco per aiutare i due
a superare barriere che sembravano invalicabili a quel tempo ma non
sapevano che la fanciulla non era la figlia del guardaboschi di una
foresta come le altre: era la figlia del guardaboschi del Cansiglio e
aveva diritto di sposare anche un esponente della nobiltà veneziana.
Dopo un
lunghissimo corteggiamento i due riuscirono finalmente ad unirsi e
vissero felici e contenti.
Questa
ricetta è ispirata alle fiabe e alle leggende della Foresta del
Cansiglio.
Peperoni
rossi
Zucchine
freschissime
Olive nere
secche e condite
Olio
extravergine di oliva
Cipollina
scalogno
Origano
siciliano
Pennette
Delverde
Sale
Timo fresco
Parmigiano
Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Friggitelli
Olio
extravergine di oliva al basilico
Lavare le
verdure, togliere picciolo e semi, tagliare i peperoni in fettine
sottilissime per il lato corto, e tagliare un friggitello a pezzetti.
Tritare pochissima cipolla scalogno, metterla in padella con l'olio e
soffriggere lievemente, quindi aggiungere i peperoni, salare,
aggiungere origano, olive e far cuocere a fuoco vivace ma non troppo.
A parte cuocere le zucchine. Lessare la pasta in abbondante acqua
salata, porre in una insalatiera le zucchine e i peperoni, amalgamare
il tutto con l'olio al basilico e il parmigiano grattugiato, scolare
la pasta, condirla nell'insalatiera girando bene.
Peperoni
rossi
Zucchine
freschissime
Olive nere
secche e condite
Olio
extravergine di oliva
Cipollina
scalogno
Origano
siciliano
Pennette
Delverde
Sale
Timo fresco
Parmigiano
Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo Inferiore
Friggitelli
Olio
extravergine di oliva al basilico
Lavare le
verdure, togliere picciolo e semi, tagliare i peperoni in fettine
sottilissime per il lato corto, e tagliare un friggitello a pezzetti.
Tritare pochissima cipolla scalogno, metterla in padella con l'olio e
soffriggere lievemente, quindi aggiungere i peperoni, salare,
aggiungere origano, olive e far cuocere a fuoco vivace ma non troppo.
A parte cuocere le zucchine. Lessare la pasta in abbondante acqua
salata, porre in una insalatiera le zucchine e i peperoni, amalgamare
il tutto con l'olio al basilico e il parmigiano grattugiato, scolare
la pasta, condirla nell'insalatiera girando bene.
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