Fiorellini di pasta
fyllo con indivia belga witlof e Parmigiano Reggiano
Le piante amano la musica, questo sembra essere stato ormai
ampiamente dimostrato da un gran numero di studi scientifici eppure sembrerebbe
che non dispongano di un apparato uditivo. Cosa ‘sentono’ le piante quando si
propaga nell’aria un certo tipo di musica piuttosto che un altro e perché se si
parla loro in modo gentile, e questo può averlo sperimentato chiunque abbia in
casa, in giardino o in terrazzo degli amici del regno vegetale, crescono,
generalmente parlando, meglio, più rigogliose, più sane e forti? È un bel
mistero cui la scienza ha provato a dare risposte senza di fatto riuscire a
giungere a nulla che sia davvero comprensibile. C’è chi parla di onde sonore,
chi di vibrazioni del suono ma chiunque abbia un giardino o un balcone
rigoglioso sa che il segreto è nell’amore che si dedica alla coltivazione delle
stesse, nella forza che si esprime occupandosi in modo concreto e gentile di un
altro essere vivente. Un po’ come per le persone o per gli animali. Un po’ come
dovrebbe forse essere per il pianeta. La musica però ha soltanto marginalmente
a che fare con le cure amorevoli, è qualcosa che le piante amano o odiano, come
gli esseri umani, i quali sono però dotati di orecchie e apparato uditivo. La
scienza può spiegare molte cose ed è utile per il progresso dell’umanità eppure
ci sono moltissime spiegazioni che le sono precluse in quanto disciplina che
pretende di essere esatta e che dunque applica rigidissimi filtri e modelli
teorici per l’osservazione del reale di cui la Natura, nella sua meravigliosa
perfezione, si infischia bellamente. Qualunque potatore esperto e abile alla
domanda: ‘una volta studiate tutte le caratteristiche botaniche, come si
scelgono, quando si è sull’albero, i rami da potare?’ risponderà ‘è la pianta a
dirlo’. Le piante non hanno un apparato fonatorio, come fa dunque la pianta a
‘dire’ al potatore quale ramo le crea più disturbo che beneficio? Impossibile
secondo la scienza, talmente ovvio da non aver bisogno di parole per la
millenaria esperienza distillata nei semplici gesti del potatore esperto. È
evidente che nel gesto del potatore c’è un’attenzione, un amore, una conoscenza,
una sapienza e una gentilezza che la pianta ‘sente’, così come ‘sente’ la
musica, e, a suo modo, si fa capire da chi vuol comprendere.
Questa ricetta è ispirata alla gentilezza necessaria nella
coltivazione di piante, politiche e rapporti interpersonali.
Pasta Fyllo
Indivia belga witlof
Parmigiano Reggiano della Latteria Sociale di Beduzzo
Inferiore
Sale rosa dell’Himalaya
Olio extravergine di oliva
Sesamo
Lavare e affettare l’indivia belga, salarla, tagliare dal
foglio di pasta fyllo rettangoli di circa 20cmx10cm, porli nel palmo della mano
e riempire il centro con la witlof e un tocchetto di Parmigiano, chiudere
leggermente la parte centrare e lasciare i lembi del foglio aperti a creare un
fiore. Porre i fiorellini in una teglia oliata, spennellare di olio con il
pennellino i Genietti, spolverare di sesamo e mettere in forno a 150°C o 170°C
per una decina di minuti o un quarto d’ora circa.
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