Mezze maniche rigate
con radicchio e salsiccetta secca
L’egoismo, diceva Mazzini, è uno tra i pericoli maggiori
delle società liberali, mentre il totalitarismo è il peggior pericolo per
quelle socialiste o comuniste. La storia a volte ci fornisce alcuni fari per
interpretare la realtà ma non sempre siamo in grado di scremare tutti gli
orpelli che nascondono le grandi verità illuminate da tali personaggi. Ovviamente
Mazzini è uno tra questi, un pensatore di straordinaria capacità, un ideologo,
si sarebbe detto ma a ben guardare egli era un pericoloso insurrezionalista, un
pensatore esplosivo per il tempo in cui ha vissuto. In parole contorte e
spinose ha spiegato quello che sarebbe accaduto di lì a relativamente pochi
anni, ha immaginato, capito, compreso e ha inserito tutto il suo pensiero sotto
un misticismo intriso di un Dio, che egli invoca in continuazione, che niente
ha a che vedere con le religioni e tanto meno con Roma. Era un sovversivo, uno
che minava con le parole lo status quo, tutto il pensiero e l’agire e i poteri
a lui contemporanei. Un visionario le cui parole arrivavano clandestinamente
nel suo Paese con la forza di una rivoluzione, e un suono più assordante di
quello di cannoni e armi da fuoco.
Don Gallo affermò che i cristiani democratici erano un
ossimoro “non mi risulta che Gesù Cristo sia morto di polmonite” affermava
combattivo. Per Mazzini vale lo stesso discorso, non era Garibaldi, non aveva
la sua comprensione istintiva, pratica, pragmatica della gente, dell’oppressione,
della libertà ma aveva capito il suo tempo, il presente e il futuro e, come l’Eroe
dei Due Mondi era capace di annusare l’aria e capire i pericoli, egli era stato
capace di leggere tra le parole e comprendere i punti che non potevano che
essere deleteri per le società moderne.
L’egoismo, inteso come incapacità di comprendere che la
libertà non è il semplice conseguimento del benessere personale, anche se certo
ne è una parte, l’incapacità di comprendere che tutta l’Umanità è collegata,
che è necessario lottare per far sì che le società non siano create sulle
diseguaglianze bensì sul rispetto e sulla libertà, è da Mazzini individuato
come il tarlo delle società liberali, o meglio liberiste perché ove c’è libertà
dell’Umanità intera c’è la vera società liberale altrimenti vi è soltanto una
società liberista, in cui il denaro è e rimane un mezzo di sfruttamento e
oppressione e non un mezzo per raggiungere il Progresso dell’Umanità intera.
Un genio. Un genio che scriveva in modo tanto contorto da far
pensare ad un rovo di spine in cui, a guardar bene, si trovano ghiottissime e
succulente more, colme di semi di libertà e di libero pensiero.
Questa ricetta è ispirata alla bellezza del pensiero mazziniano,
semplice nell’essenza ma irto di complicate evoluzioni all’apparenza.
Salsiccetta secca buona
Radicchio
Olio extravergine di oliva
Chianti rosso con un goccio di vinsanto oppure Amarone della
Valpolicella
Sale integrale
Salvia
Acqua
Mezze maniche rigate De Cecco
Parmigiano reggiano Latteria Sociale Beduzzo Inferiore
Lavare le foglie di radicchio e tagliarle a listerelle, far
scaldare leggermente l’olio, versare il radicchio, farlo ammorbidire, quindi
spellare e tagliare a dadini la salsiccetta, farla saltare in padella per
qualche minuto quindi aggiungere il vino, far sfumare, abbassare la fiamma. Nel
frattempo far bollire l’acqua, salarla e cuocere la pasta, scolarla senza
buttare l’acqua di cottura, ripassarla in padella, spolverare a piacere con
parmigiano.
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