Zuppa veloce con rape
rosse fresche, patate, rosmarino, salvia e timo
Immaginare politici onesti intellettualmente e praticamente
non è poi così complicato. Esistono, sono sempre esistiti, anche in Italia.
Impossibile è pensare che non debbano accettare taluni compromessi, agire in
quella zona grigia in cui il lecito e l’illecito si incontrano con buona pace
del senso civico. Da qualche anno, quasi una ventina, la zona grigia ha virato
al nero bituminoso e qualcosa bisogna fare. Immaginare uno stato criminale è
possibile, più che ipotizzarlo ne chiariscono i confini i tribunali
internazionali, quelli che intervengono quando uno Stato non può o non vuole
agire contro il sovvertimento dello Stato di diritto. Gli italiani, il popolo
sovrano, non vuole andare verso quella direzione, non ama il nero bituminoso e
non ama il catrame che si appiccica sui costumi nelle meravigliose coste
mediterranee. La mancanza di democrazia, la tendenza verso quel catrame, si sta
diffondendo verso Paesi tradizionalmente considerati altamente democratici. Si
incolpa la crisi economica, che di fatto non c’è in Europa e marginalmente c’è
in America del Nord, ci sono difficoltà, c’è una non equa, non giusta
distribuzione della ricchezza e dei mezzi per produrla ma da molti anni in
Italia non si soffre più quella fame di cui hanno avuto esperienza le
generazioni precedenti, quelle che hanno vissuto la guerra, il primo dopoguerra,
i primi anni del Novecento o durante il glorioso Risorgimento. Dopo il boom
economico degli anni ’60 del Novecento la fame vera, quella per cui i piatti
risuonano di un vuoto assordante anche per giorni interi, non c’è più stata. Né
in Italia, né in Europa, se non in casi veramente limite. Quindi la crisi
economica non è quella del ’29, non è quella per cui non c’è di che sfamarsi,
la crisi vera dell’Europa e del cosiddetto Occidente è una crisi di democrazia,
di libertà.
Dopo la contrapposizione in due blocchi, sovietico e
atlantico, del Pianeta s’è ripresa la vecchia ma sempre funzionante dicotomia
tra i Mori e i Crociati, va avanti dal Medioevo e il meccanismo di
contrapposizione ha sempre funzionato relativamente bene, senza incepparsi
troppo, nel corso dei secoli.
La crisi economica sarebbe dunque una crisi culturale, di
impossibilità di integrazione, tra l’altro aggravata dalle minacce che arrivano
dalla sponda Sud e Sud-Est del Mediterraneo.
Non è così, o almeno lo soltanto in parte.
La vera crisi è una crisi di democrazia che niente o
pochissimo ha a che vedere con la cosiddetta integrazione.
Un problema vero dell’Italia è che la zona grigia ha virato
verso il bituminoso e che la medesima tendenza sta prendendo piede in altri
Paesi. I diritti civili e sociali sono stati dati per acquisiti e dunque per
scontati, la democrazia è stata data per ovvia e dunque si è indebolita, la
libertà è stata camuffata da liberismo e da quell’egoismo che Mazzini aveva
compreso essere il grande nemico delle società libere.
Dopo il crollo del Muro di Berlino, parlare di Stato sociale
sembrava una bestemmia, ovviamente non soltanto non lo era ma era esattamente
quello che bisognava far comprendere all’Occidente. Quello che ha vinto tra
Comunismo e Capitalismo non è stato il secondo, bensì la terza opzione, quella
praticata in Canada e in molti Paesi europei, la democrazia libertaria e
liberale, lo Stato di diritto e lo Stato sociale.
Quello che ha creato le condizioni al libero e pieno sviluppo
delle società non è stata l’abolizione di dazi e gabelle, c’era anche
nell’impero sovietico, bensì la libertà di sentirsi partecipi dello Stato, la
libertà di pensare lo Stato quale strumento per meglio organizzare le esigenze
collettive di libertà e di benessere collettivo.
Poter uscire di casa senza inciampare in un marciapiede inesistente
e con una bella buca sull’asfalto per prendere un autobus che arriva in orario
su cui è seduto un bigliettaio e la cui frequenza di passaggio è commisurata
alle reali esigenze della popolazione per recarsi a lavoro o a fare la spesa o
al parco per giocare o in una biblioteca pubblica per studiare o in una scuola
pubblica e ben funzionante per imparare o in un ospedale perfettamente
funzionante per fare i controlli di routine e poi rientrare in una casa e
vedere che il proprio salario basta a vivere dignitosamente, a pensare al
futuro e al presente, a godere la propria vita insieme agli altri, magari
andando in un caffè e poi a teatro, ad ascoltare un concerto o al cinema, come
accade in terra di Francia, ecco questo è quello che ha vinto, mentre il
Capitalismo e il Comunismo hanno perso entrambe mostrando la loro inefficacia.
Gli Stati Uniti sono stati colpiti da una gravissima crisi che ha mostrato un
Paese lacerato da divisioni interne, i ricchi da una parte e tutti gli altri
dall’altra. L’Europa no, il Canada no. E sistematicamente hanno fatto
capoccella i peggiori istinti repressi di chi non ama la libertà e lo stare
insieme pacificamente, istinti che sono stati subito ingigantiti, sbattuti sui
giornali e nei telegiornali, che non parlano mai di ciò che funziona davvero,
se non molto raramente. Invece di puntare i riflettori, di far vedere tutto ciò
che c’è di bello nelle società occidentali, cosiddette, si è messo in scena il
teatro dell’orrore con una platea vuota, intenta a vivere e creare bellezza,
libertà, altrove. In quell’altrove in cui la zona grigia è tale e le persone
sanno benissimo come barcamenarsi per tenere il timone senza scuffiare, senza
andare alla deriva verso il catrame bituminoso ma tendono, invece, a navigare
verso acque pulite, cristalline in cui sia piacevole immergersi.
Questa ricetta, semplice e veloce, quasi ovvia, è ispirata
alla semplicità della libertà.
Rape rosse fresche
Patate
Salvia
Timo
Rosmarino
Spaghetti spezzati
Acqua
Patate
Parmigiano Latteria Sociale Beduzzo Inferiore
Sale integrale siciliano
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