Fagottelli con pecorino lucano e noci
Alla corte di
Federico II di Svevia scienziati e sapienti del suo tempo discorrevano e
discettavano di questioni inerenti ai massimi sistemi con un buon livello, per
l’epoca, di libertà relativa. Gli incontri tra menti pensanti e tra colti e
dotti d’ogni materia hanno portato ad una progressione della scienza, del
sapere e al fondamentale recupero di conoscenze e di parte di quella cultura
che rischiava di andare irrimediabilmente perduta dopo la caduta dell’Impero
romano d’Occidente. Seppure molte tecnologie sviluppate dagli antichi Romani
siano rimaste oscure fino all’epoca moderna, le basi della cosiddetta cultura
occidentale sono state, per quanto possibile, salvate da un manipolo di
sapienti i cui nomi rimasero celebri durante il Medio Evo al punto da venir
citati nelle opere letterarie di Dante e Boccaccio. Tra loro vi era il matematico
Fibonacci che individuò una serie numerica sempre ripetuta e presente in natura
e Michele Scoto, o Michael Scot, un dotto scozzese che si dilettava di
alchimia, astrologia e filosofia e che viene considerato il più importante
averroista del Medio Evo, colui, in altre parole, che fece conoscere per primo
i commenti di Averroè alle opere di Aristotele, consentendo, dunque, la
diffusione di uno tra i pilastri della cultura cosiddetta occidentale recuperato
tramite le note a margine, i commenti appunto, di Abū al-Walīd Muḥammad ibn
Aḥmad Ibn Rušd, nato a Cordova nel 1126 e considerato il più influente filosofo
e dotto arabo del suo tempo insieme ad Avicenna. Scoto e Averroè sono
personaggi diversi tra loro eppure accomunati da un peculiarissimo destino,
condiviso, per taluni versi, da un altro Federico, il Linceo Cesi, e da
Giuseppe Tucci, quello di custodi del sapere di tutta l’umanità.
Questa ricetta è
ispirata a quelle persone che nella storia hanno, più o meno consapevolmente,
saputo recuperare e trasmettere alle generazioni successive i saperi, le
conoscenze, il pensiero e le culture di società antecedenti quella in cui hanno
vissuto, permettendo, dunque quel progresso dell’umanità tanto caro a Mazzini.
Pecorino lucano
poco stagionato
Noci
Acqua
Farina
Lievito di birra
Noci
Impastare la
farina con acqua e lievito di birra. Far lievitare a lungo, creare dischetti di
pasta spessi poco meno di un centimetro, farcirli con un cubotto di pecorino e
mezzo gheriglio di noci, richiudere e mettere nella teglia per plum cake oliata
oppure foderata di carta forno. Infornare in forno ben caldo a circa 210°C o
230°C per il tempo necessario alla cottura.
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