mercoledì 4 ottobre 2017

Insalatona d’ottobre

Insalatona d’ottobre

Dopo il referendum clandestino ma autorizzato dalle istituzioni regionali che si è svolto in Catalogna, il re Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos de Borbón y Grecia, conosciuto col nome di Felipe VI di Spagna, ha pronunciato uno storico, quanto forse poco opportuno e pertinente, discorso alla nazione. In primo luogo egli non ha menzionato in alcun modo le violenze contro i civili da parte delle forze dell’ordine, non ha fatto cenno alle motivazioni e all’impatto dello sciopero generale e ha ribadito i principi espressi dalla Carta costituzionale soltanto per quanto concerne quello che si potrebbe definire l’ammutinamento delle istituzioni catalane di fronte alla decisione della Corte costituzionale. Seppure il discorso sia stato di notevole importanza e si inserisca di fatto in una tradizione familiare che vede i reali di Spagna riaffermare i principi democratici dello stato di diritto in situazioni anche notevolmente critiche, le lacune che esso contiene non possono essere sottovalutate. Forse l’effetto che voleva ottenere era quello del deus ex machina che risolve col proprio intervento l’intreccio della commedia, per restare nella terminologia teatrale utilizzata dal Primo ministro che ha definito farsesca la consultazione assicurando nel contempo una ingente presenza militare sul territorio con l’ordine di impedire anche con l’uso della forza tali consultazioni, ma non ha mantenuto l’imparzialità necessaria per svolgere il ruolo di risolutore super partes. Felipe VI ha infatti dimostrato di non essere al di sopra delle parti come la sua carica istituzionale presupporrebbe, egli ha, appellandosi alla Costituzione e ai meccanismi di protezione dell’impianto democratico che essa contiene, ‘tirato le orecchie’ all’istituzione catalana, a rigor di logica del mantenimento dello stato di diritto, ma non alle istituzioni governative che, invece di imporre alle autorità regionali di non aprire i seggi, hanno attaccato i civili che avrebbero dovuto difendere. Il re non è evidentemente equiparabile al nostro Presidente della Repubblica, è persona abituata a pensare di essere sovrano di una nazione per diritto divino e forse non comprende la sacralità del popolo in democrazia.
Questa ricetta è ispirata agli omissis nei sistemi democratici.

Fagioli zolfini del viterbese
Castagne di Melfi
Farro di Ville di Fano o di Amatrice
Pancetta affumicata
Pecorino Ecofattorie sabine stagionato 2 mesi
Olio extravergine di oliva
Sale integrale siciliano
Timo fresco
Melissa officinalis fresca
Fette tostate Gentilini
Acqua
Alloro

Mettere a bagno e lessare i fagioli zolfini, scolarli lasciando da parte l’acqua di cottura e farli intiepidire. Incidere le castagne sul lato lungo con l’apposito coltellino e lessarle da sole o con qualche foglia di alloro tenendo in considerazione che le foglie di tale pianta possono essere pericolose per donne in gravidanza. Scolarle, lasciarle intiepidire e sbucciarle. Mettere a bagno il farro e lessarlo, scolarlo. Porre la pancetta tagliata a cubetti piccoli in una padella a temperatura ambiente, porre sul fuoco molto basso, girando di quando in quando, fino a che diventerà croccante, ripassare nella padella il farro, le castagne parzialmente sbriciolate e fatte a pezzetti, i fagioli, se necessario aggiungere un po’ di acqua di cottura degli stessi, salare, togliere dal fuoco e far intiepidire. Tagliare a dadini il pecorino, mettere nell’insalatiera, aggiungere la spadellata, la melissa e il timo, un filo d’olio e le fette biscottate spezzate a crostini.



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